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Quando la ricerca manipola la realtà


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Il 9 novembre scorso l'Ansa ha diramato una notizia che iniziava così: «Le diete yo-yo, il continuo tira e molla di rinunce e abbuffate danno dipendenza come le droghe e non aiutano a dimagrire, anzi potrebbero favorire l'obesità». Lo dimostra uno studio di due ricercatori italiani, Valentina Sabino e Pietro Cottone, emigrati in Usa da Palermo ed ora assunti alla Boston University. Pubblicato sulla rivista dell'Accademia Americana delle Scienze "Pnas", il lavoro, su "topolini", mostra che queste diete sviluppano nel cervello lo stesso tipo di condizione data dalla tossicodipendenza.

Il mondo è pieno di persone sovrappeso; ognuno di noi conosce qualcuno che non sa rinunciare ai dolci, come alla sigaretta, al caffè. Che i meccanismi della dipendenza siano uguali o molto simili tra loro è cosa nota da tempo, tanto che i manuali diagnostici sulla dipendenza da sostanze annoverano quelle illecite, insieme a quelle lecite, come la caffeina o l'alcol etilico. Altrettanto noto che quanti alternano periodi di normale dieta ad altri di eccessiva assunzione di cibo vanno incontro ad un aumento di peso.
Quindi, in un mondo pieno di persone sulle quali si potrebbero compiere studi riguardanti la dipendenza fisica e psicologica dai dolci, Valentina Sabino e Pietro Cottone, hanno avuto la brillante idea di studiare, invece, il comportamento dei roditori.
La sperimentazione ha coinvolto 155 topi nei quali è stata alternata un'alimentazione a base di normale cibo per roditori, con un'altra a base di cibi zuccherini al cioccolato, ovvero una dieta fortemente distante dalle necessità alimentari di questi animali, definiti genericamente frugivori.

I ricercatori, ovviamente, non hanno dimostrato alcun interesse per gli aspetti psicologici che portano una persona ad usare sostanze stupefacenti oppure ad abusare di sostanze lecite, come sono in questo caso i dolci. Eppure persino la gente comune dice che chi mangia tanto cioccolato ha carenze affettive; dunque una componente psicologica è conosciuta persino dai non addetti ai lavori. Interessante anche osservare che l'Ansa parla ripetutamente di "topolini", con l'intento di stimolare simpatia e un tocco di allegria nel descrivere un esperimento che ha provocato sofferenza e alla fine morte negli animali. Il fine è il solito: distogliere l'attenzione dalla realtà della vivisezione, trasmettere l'idea che tutto sia quasi un gioco a cui i "topolini" allegramente partecipano, un po' come nei cartoni animati. Nulla di tutto ciò accade nei laboratori, dove spesso, come in questo caso, la sofferenza degli animali si unisce alla palese assurdità o inutilità della ricerca. Almeno nella necessità di distorcere la realtà, i ricercatori dimostrano di sapere benissimo che gli esseri umani non hanno solo neurotrasmettitori, ma anche una psiche, che in questo caso, per poter continuare i propri inutili studi, deve essere manipolata.

Stefano Cagno (Dirigente medico-ospedaliero)
Fonte: www.liberazione.it
19/11/2009


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