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La vittoria di Donald Trump. Tra rottura e ripetizione della Storia


Davide
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1. Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America

Non esulto. Non gioisco. Sono solo moderatamente meno preoccupato. Per il momento.
La candidatura Clinton era il frutto marcio di un'America stravolta che la crisi sistemica ha reso torva, torbida, ipocrita, feroce e cinica ben più di quanto già fosse quando nel secolo scorso gettò due bombe atomiche sui civili giapponesi e uccise in Vietnam circa 2 milioni di persone.
Le élite che più di duecento anni fa ci hanno donato l'Illuminismo, hanno fatto la Rivoluzione Francese e scritto i Diritti dell'Uomo e del Cittadino, da tempo vogliono sbarazzarsi dei vincoli che i loro stessi vecchi valori impongono alle loro idee e alle loro azioni. Dopo la presa del potere della borghesia quei vincoli furono trasformati in ipocriti simulacri e disattesi con regolarità, ma c'era un ritegno, a volte solo formale, che comunque non permetteva di gettarli esplicitamente a mare. La borghesia come classe che doveva occupare ed egemonizzare lo spazio sociale aveva bisogno di un decente apparato ideologico. Oggi, nell'attuale crisi sistemica questi vincoli per quanto formali essi possano essere sono lo stesso sentiti come un'insopportabile camicia di forza che non permette tutte le sconsiderate azioni che le élite pensano di dover fare per mantenere la loro supremazia. Da quando è scoppiata la crisi, nel secolo scorso, la borghesia come corpo sociale si è dissolta, lasciata come falso bersaglio per falsi alfieri del proletariato, e le sue ristrette élite si sono rintanate in bunker inaccessibili a qualunque classe sociale, fuori del raggio d'azione di qualsiasi controllo democratico, impermeabili a qualsiasi valore, laico o religioso.
Ecco allora che ogni ritegno viene meno, che l'appello ipocrita ai diritti umani definiti nell'epoca moderna si accompagna al sostegno spudorato di forze ultra-oscurantiste premoderne e l'appello alla democrazia si accompagna all'istigazione a delinquere e al sostegno esplicito a nazisti dichiarati. Stiamo parlando di Siria e Ucraina.
Questo è ciò che rappresentava Hillary Rodham Clinton. Questo è ciò che fino a ieri ha esaltato la nostra sinistra e la sua corte di intellettuali.
La devastazione della "più bella Costituzione del mondo", cioè la nostra, è parte integrante di questo processo e di questa mentalità.
Questa è la cifra culturale dell'epoca contemporanea. Un disastro.
Non è un caso che i due candidati alla Casa Bianca siano stati i meno amati di tutta la storia statunitense e che il più "impresentabile", Donald Trump, sia forse addirittura il meno funesto.

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