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Lo scenario in movimento delle elezioni


Tao
 Tao
Illustrious Member
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1. Obama è stato eletto e in Italia, guarda un po’, lo scenario elettorale cambia.

Fino a una settimana fa lo schema grosso modo era:

a) Centrodestra in confusione con Lega tentata dalla chiusura a testuggine e le minacce populiste antimontiane, antitedesche e antieuro di Berlusconi (inasprite, e non a caso, dopo la condanna milanese per frode fiscale).

b) Centrosinistra sicuro di sé con l’alleanza PD-SEL e come programma l’«agenda Monti» con qualche lenitivo e qualche lassativo. Ma senza Monti, altrimenti non funziona.

c) Il M5S che pur non riuscendo a intaccare il non-voto, ha ottenuto notevoli risultati prima a Parma e poi in Sicilia, sulla base di un programma che possiamo definire “minimalista” riguardante l’etica politica, la buona amministrazione e una giustizia giustizialista, senza alcuna idea esplicita di cosa sia la crisi sistemica che stiamo attraversando, ma con collage di reazioni (anche condivisibili) ad alcuni dei suoi effetti.

Un movimento che avendo finora costruito il proprio successo e il proprio consenso con un brillante meccanismo di web marketing, ora rischia di pagare la propria carenza politico-organizzativa concreta e non virtuale (che è ciò che viene messo alla prova quando bisogna passare al “fare”) con soluzioni amministrative (ordini secchi dall’alto, più che naturali in mancanza di una struttura che possa far valere le ragioni “dal basso”: l’anomia del web induce l’ipertrofia leaderistica.

d) Infine tensioni per la creazione di un quarto polo, provenienti da vari rivoli sociali, territoriali, sindacali e politici che coprono un ventaglio che va da forme ortodosse di sinistra radicale a forme eterodosse e infine a forme del tutto a-ortodosse (come ad esempio è Alternativa).

2. Ma ecco che dopo l’elezione di Obama sta prendendo forma il partito di Monti, in forma diretta.

Non è un caso. Esiste una sequenzialità tra la seconda investitura dell’imperatore statunitense e il progetto di investitura del vassallo italiano. E’ una consequenzialità politica incapibile se si continua ad obbligare lo sguardo entro la visuale consentita dal paraocchi dell’economia e della finanza. Una visuale non solo ristretta ma che causa difetti di parallasse o di messa a fuoco, così che da un anno il nostro Monti è stato visto come l’amichetto della Merkel, il difensore ad oltranza dell’euro-marco, mentre al contrario era l’amichetto del giaguaro (la Merkel questo lo sa), quello che con Hollande e Cameron, spalleggiati da Washington, devono costringere la Germania ad aprire la porta della gabbia dell’euro-marco per far scattare quella dell’euro-dollaro.

Perché le cose stanno così quando si ha a che fare con una politica sub-imperiale (quella tedesca): che al di sopra ce n’è una imperiale, per definizione. Una trappola dentro l’altra, una matrioska di trappoloni, se è più illustrativo.

3. Da questa situazione non si scappa con soluzioni “economiche”, con il revamping di modelli gloriosi e intrinsecamente coerenti, perché la realtà capitalistica è intrinsecamente incoerente, perché la crisi è sistemica e ciò vuol dire che è causa del concorso di una molteplicità di fattori di cui ad esempio le attuali scelte di politica monetaria sono più un effetto che non una causa, pur con l’ovvio fenomeno di retroazione. In particolare sono l’effetto di un periodo convulso di assestamento durato alcuni anni dopo il Nixon Shock del 1971.

Un assestamento precario che ha comunque un visibile segno territoriale. Che altro è l’austerity montiana se non un servizio a mercati finanziari internazionali che non stanno sulla Luna, come il pensiero economicistico si immagina, bensì a Londra e a New York? Un servizio che, va da se, deve anche tener conto del fatto che stiamo in Europa e che al centro dell’Europa c’è la Germania.

Da questa situazione si uscirà solo con un progetto politico, dunque, che sappia ampliare le contraddizioni entro e tra attori a noi contrapposti e che la crisi scaglia uno contro l’altro negli scenari nazionali e in quelli internazionali.

O pensiamo di essere così forti da poter combattere contro tutti contemporaneamente, corpo contro corpo, classe contro classe?

Contraddizioni, tra l’altro, che emergono in continuazione dal suolo come funghi inaspettati.

E’ di pochi giorni fa l’attacco dell’«Economist», ovvero della City, alla Francia. Un richiamo all’alleato perché sia più convincente con la Germania, così come è successo con l’Italia? O che altro?

4. E’ in questo scenario che acquista un significato la “novità” del partito Monti-Montezemolo. L’ambigua indecisione dell’attuale premier si spiega. Preferirebbe risiedere al Quirinale ma capisce che gli USA siano preoccupati e cerchino in tutti i modi, anche scomposti e non lineari, di ricostruire un blocco occidentale compatto e ubbidiente in vista di un inasprimento degli scontri sistemici in atto.

Ma se oggi c’è il ticket Napolitano-Monti, domani con chi il Presidente Monti potrebbe prolungare il golpe bianco? Perché è questo in predicato.

Con un PDL in preda all’ira funesta di un Berlusconi pressato dalla magistratura? Con un centrosinistra che forse non ce la fa e se ce la fa dovrà rendere conto a troppi alleati a “sinistra”?

Intanto corre ai ripari e firma impegni che vincoleranno i governi successivi, a meno di un governo che ponga all’ordine del giorno la ricostruzione del patto costituzionale coi cittadini, oggi abbondantemente stracciato. E’ per scongiurare questa eventualità che lancia dal Kuwait messaggi minacciosi di preallarme: “Non posso garantire [l’Italia] per il futuro”, cioè dopo il voto.

Monti ha già ripetutamente dichiarato riguardo una sua candidatura - la prima volta guarda caso da New York - che benché lui pensi ad altro (con tutta probabilità per l’appunto al Quirinale) se glielo chiedessero (chi? non certo Montezemolo ma qualcuno ben più potente) lui ubbidirebbe. Gran spirito di servizio. Peccato che non sia a favore della Patria.

La domanda è se la mossa Monti-Montezemolo sia reale o serva solo a rinormalizzare il quadro politico, compattandolo verso il centro con l’ausilio di volontari sul lato sinistro senza pretese di paga. Così che lui possa finalmente involarsi verso il Colle.

Staremo a vedere. Ma per carità non con le mani in mano.

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Fonte: www.megachip.info
19.11.2012


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peronospora
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Anche se fossero i teletubbies a vincere le elezioni , il programma non cambierebbe comunque


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