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Massimo Fini - Africa, la guerra che non c'era


Tao
 Tao
Illustrious Member
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I recenti massacri di cristiani in Nigeria e in Kenya per mano di integralisti islamici ci raccontano della disgregazione, sociale e culturale, oltre che economica, di un Continente, il Continente Nero.

Fino a pochi decenni fa la storia dell'Africa nera e delle sue mille etnie era stata una storia in cui si ricercavano gli accomodamenti più che i conflitti. E salvo le eccezioni ovvie in una vicenda millenaria vale per l'intera Africa ciò che l'antropologo John Reader scrive per le popolazioni del delta del Niger: “ Il rischio di conflitti era altissimo, il delta interno del Niger avrebbe dovuto essere un focolaio di ostilità interetniche. Eppure ciò che distingue la regione durante i 1600 anni di storia documentata non è la frequenza dei conflitti quanto la stabilità di pacifiche relazioni reciproche”. I neri africani sono stati maestri nel creare istituti per canalizzare e rendere innocua l'aggressività di gruppo, come la festa orgiastica, la guerra ritualizzata, cioè finta (chiamata 'rotana' presso i Bambara e altre tribù per distinguerla dalla 'diembi' la guerra vera), o, prima che vi arrivassero i kalashnikov, la guerra fatta togliendo le alette alle frecce in modo da rendere il tiro impreciso. Nel 1970 assistetti a Nairobi a una Convention sulla guerra in Africa cui partecipavano i rappresentanti di moltissime etnie. E quel che ne veniva fuori è che la guerra in Africa, fino ad allora, era stata una cosa ridicola, non solo rispetto a ciò che han combinato occidentali e islamici, ma in termini assoluti.

Se in Africa nera c'erano state poche guerre, non ce n'era mai stata una di religione. Perchè le tribù nere non sono monoteiste, non hanno un dio unico, e spesso nemmeno un pantheon di dei, sono animiste, hanno un senso sacrale e magico della Natura. Un conflitto per questioni religiose è quindi inconcepibile. Più in generale, come scrive ancora Reader, “la gente sa come comportarsi perchè è consapevole delle differenze e il reciproco rispetto consente alle tribù di prosperare e ai simboli dell'unità di gruppo di svilupparsi”. Insomma un profondo senso della propria identità che passa però per il rispetto di quella altrui. Questa era l'Africa nera prima che, al seguito delle armate coloniali, vi irrompessero i missionari cristiani, gli islamici e, da ultimo, il devastante modello economico occidentale alla disperata ricerca di nuovi mercati, per quanto miseri, perchè i nostri sono saturi (ma adesso, in una sorta di contrappasso, vi dominano i cinesi che comprano intere regioni).

Le culture nere, checchè ne pensi quella 'superiore' (secondo lo storico inglese Hugh Trevor-Roper l'Africa nera prima dell'incontro con gli europei non ha avuto una Storia ma solo “lo sterile turbinio di tribù barbare in pittoresche ma irrilevanti zone del globo”), erano estremamente raffinate nel pensiero astratto e nel sentimento spirituale (si veda, per esempio, la cosmogonia dei Dogon) e nel gusto estetico, come sa chi abbia fatto un salto al museo delle 'Arti primitive' in Quai Branly a Parigi, ma fragili proprio per il motivo per il quale quella cristiana e islamica son forti. Non essendo monoteiste, mancando di un'idea forte, totalitaria, radicale, inclini piuttosto alla tolleranza e all'accomodamento si sono fatte penetrare docilmente dal cristianesimo e dall'islamismo. Ne sono nati degli ibridi, dei mostri che oggi si massacrano l'un l'altro per convinzioni che non erano mai state le loro. Ma a partorire questi mostri e le loro efferatezze, di cui oggi ci sdegnamo agitando lo spettro del consueto ricorso alla forza, siamo stati noi. Noi e gli islamici.

Massimo Fini
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
8.05.2012


Citazione
Anonymous
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Post: 30947
 

Che il colonialismo culturale e l'imperialismo abbiano distrutto l'Africa è fuori questione, ma la vera ragione della scarsa aggressività e propensione alla guerra dell'Africa precoloniale va ricercata nella dispersione di una scarsa popolazione in un territorio ricchissimo di risorse adatte al livello di sviluppo sociale raggiunto in una determinata fase della Storia.
Tanto è vero che quando questo equilibrio si spezza, localmente, guerre e violenza esplodono eccome (e il livello di violenza non si misura sull'esistenza o meno di un AK-47, cioè sul livello di tecnologia raggiunto da una società).
Nella razza umana non esistono differenze di propensione alla violenza nel Dna delle etnie che la compongono, esistono condizioni ambientali diverse che ne determinano lo sviluppo. Ma questo Fini sembra ignorarlo.


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dana74
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beh se si pensa che c'è gente, definitasi antirazzista che applaude ed invoca la civiltà superiore di andarli a liberare e gestire come si deve Fini direi che ci ha visto giusto.

Un ripassino sui ribelli che hanno creato eriempito le fosse comuni di neri subsahariani

"E soprattutto, la “rivoluzione” del Pdac ha fatto fuggire a causa dei pogrom razzisti il proletariato, composto da milioni di lavoratori immigrati dall'Egitto, dall'Africa subsahariana e dall'Asia, pogrom condotti dal nuovo regime, che ha etichettato i neri (libici e immigrati) come “mercenari” esponendoli a stragi di massa. Persino i giornali borghesi favorevoli all'intervento della Nato, come il Guardian hanno dovuto ammettere l’entità dei pogrom razzisti scatenati dagli insorti:

“Kim Sengupta ha raccontato sull'Independent dei 30 corpi in decomposizione abbandonati a Tripoli. La maggioranza, etichettati come mercenari di Muhammar Gheddafi, era nera. Sono stati uccisi in un pronto soccorso, alcuni sulle barelle, altri nelle ambulanze. ‘Al popolo libico non piace la gente con la pelle nera’, ha spiegato un miliziano riferendosi agli arresti di neri (…) Sono stati riportati anche gli slogan scritti dai ribelli a Misurata durante i combattimenti, che inneggiavano alla 'brigata che ha cacciato gli schiavi neri'. A causa del razzismo ci sono state retate di neri e orribili omicidi”. (guardian.co.uk, 30 agosto).

Le milizie “rivoluzionarie” di Misurata hanno perpetrato una vera e propria pulizia etnica a Tawergha, a sud di Misurata, radendo al suolo la città"

http://www.icl-fi.org/print/italiano/spo/75/libia.html

e sono gli stessi antirazzisti che amano i ribelli stipendiati dal Qatar (nota democrazia) che dichiarano e concretizzano la minaccia di uccidere donne e bambini alawuiti

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=46701


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