Mostruosamente FIOM
 
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Mostruosamente FIOM


Johannmatthias
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Secondo l’opinione di alcuni la differenza principale tra la piazza di Milano della Lega Nord e le manifestazioni dei lavoratori a Roma è che la prima ha trovato piena espressione politica, con un progetto radicale nettamente definito in senso reazionario-populista, e le seconde sono ancora completamente prive di interlocutori politici credibili ed adeguati ai tempi. Se questa è la lettura allora, forse, non è stato colto completamente il sentire della piazza di Roma.

Detto in poche parole, a mio parere, la piazza di Milano ha un suo leader riconosciuto, leader che è tale a causa del suo progetto e, di conseguenza, è sostenuto da un elettorato reazionario-populista, elettorato estremamente ed acriticamente bisognoso di una figura di un leader al quale dare delega incondizionata a prendere decisioni in propria vece.

La piazza di Roma, invece, mi sembra più incline alla diffidenza verso i partiti ed i loro dirigenti, trovando però nel sindacato un’associazione che, pare, a sensazione dei manifestanti, essere in grado di farsi portavoce delle richieste crescenti dei lavoratori e di una parte di cittadini che si identificano nelle sue rivendicazioni e proposte.

Lasciamo perdere le “starlettine” del PD presenti, pronte a mettere la propria presenza sulla bilancia nel caso si dovesse formare un nuovo soggetto politico. Loro non vogliono rischiare nulla di sé, perché corrono il rischio della poltrona e dell’oblìo, ma la loro presenza in un nuovo soggetto politico sarebbe auspicabile unicamente in un soggetto politico che applichi internamente la democrazia diretta. In questo caso sarebbero gli iscritti a decidere se vogliono ancora i vari Cuperlo, Civati e Fassina.

Accantoniamo anche momentaneamente la richiesta di un soggetto politico coerentemente anticapitalista e parliamo piuttosto di un soggetto in grado di dimostrare in primo luogo la sua estraneità all’attuale casta politica, pur essendone profondo conoscitore.
Parliamo di un soggetto che abbia chiare idee, un programma ben preciso, dei leader convincenti e trascinanti, perché di questi purtroppo l’attuale popolo italiano necessita ancora oggi.

Ne è la dimostrazione il M5S, che, nonostante i suoi meccanismi di elezione e revoca, di partecipazione diretta al voto ed alla formazione di proposte di leggi, tipici della democrazia diretta, necessita comunque di una voce convincente, trascinante e vagamente populista, quale è quella del suo leader.
Questa è una caratteristica dell’Italia ed anche l’elettorato di sinistra non riesce a superare tale limite.

Di interlocutori politici credibili ed adeguati ai tempi ce ne sono. La piazza di Roma è una piazza tesa anche alla conferma di un leader, di un leader specifico, che già si era rivelato tale per le sue chiare idee di politica economica, di amministrazione della cosa pubblica, di diritti civili e del lavoro; idee ampiamente palesate nelle trasmissioni televisive e talk-shows e documentate su Youtube.
Purtroppo per la piazza, questo leader non si lascia tirare per la giacchetta ed entrare nell’arena politica e vuole rimanere in quella sindacale, a suo pieno diritto, ovviamente.
Se fare politica nella seconda accezione weberiana del termine vuol dire amministrare la cosa pubblica, allora il sindacato sta facendo politica fin dalla sua nascita e nessuno gli può togliere il diritto di farlo.

Il sindacato, definito libera organizzazione dall’art. 39 della Costituzione, non può fare “politica” a livello istituzionale, perché la costituzione non lo prevede per questo ruolo.
Per la partecipazione all’amministrazione della cosa pubblica, l’art. 49 della Costituzione ha previsto delle libere associazioni di cittadini, cioè i partiti. Sia per i sindacati , che per i partiti la Costituzione ha previsto una partecipazione interna con metodo democratico.

La richiesta di maggiore democrazia interna alle associazioni ha portato tra l’altro allo statuto del 2004 della Fiom, alle primarie del PD ed in ultimo alla democrazia diretta del M5S.

Dalla richiesta di maggiore democrazia interna alla formazione di un nuovo soggetto politico con queste regole democratiche, come le richiede l’articolo 49 della Costituzione, il passo è breve.

La questione oramai si pone nei seguenti termini: quale forma democratica si intende utilizzare per un ordinamento interno di un’associazione politica e di un’associazione sindacale: la democrazia delegata o la democrazia diretta?

Basta applicare le regole della democrazia diretta o semi-diretta (www.unicivium.it) per risolvere i problemi di rappresentanza,di partecipazione e di decisione, togliendo ai capi e ai vertici di partito ogni autorità, la quale, così facendo, torna in possesso agli iscritti.

Purtroppo gli attuali vertici dei partiti, eccetto qualche eccezione, vanno palesemente nella direzione opposta, cosa che impedisce una modifica dei loro statuti nella direzione richiesta.
Non rimane che formare una nuova associazione politica, un nuovo partito, appoggiandosi ad un’organizzazione esistente che le faccia da “tutore”.

La Fiom è forse l’unica organizzazione sindacale di massa con uno statuto sufficientemente democratico. Essa, avendo una propria struttura e ramificazione, sarebbe anche in grado di sostenere un nuovo soggetto politico parallelo, senza che i suoi vertici ne facciano direttamente parte.

Può fungere da grande cassa di risonanza per la nascita di un’ associazione politica nuova, profondamente democratica, che nasce dal basso, sceglie e revoca i propri dirigenti; una sponda politica per tutti coloro che negli attuali partiti non hanno fiducia e non si sentono partecipi, ma che si sentono, invece, rassicurati dalle richieste e dalle proposte dei leader di questa organizzazione sindacale.
Un movimento politico che ha come proprio portavoce un movimento sindacale, un movimento politico che entra finalmente là dove si decide, in parlamento, che non rimane solamente in piazza a prender bastonate e che contemporaneamente mantiene, sotto il profilo organizzativo, la sua più totale autonomia, avendo propri dirigenti e rappresentanti eletti e revocabili dalla base tutta.

Così si potranno occupare meglio, in tandem, del lavoro, ma anche della redistribuzione delle ricchezze, degli appalti pubblici, delle regalìe alle fondazioni e degli stipendi dei vertici sindacali, della corruzione e del lavoro nero. Con un fattivo aiuto del terzo potere dello stato si possono fare cose egregie e, non ultima, una sbirciatina all’articolo 42 della Costituzione, prima che la forbice dell’impoverimento si allarghi ancor di più.

Può funzionare. Un mostro sindacal-politico? Ce ne si può fare una ragione. Non credo sia più mostruoso degli attuali partiti o lobby. Sicuramente è più democratico. Garantito.

Un cordiale saluto
Matthias von der Schulenburg
www.unicivium.it


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radisol
Illustrious Member
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Sostanzialmente l'eventuale progetto di cui si parla nell'articolo è il vecchio "partito del lavoro" teorizzato ai tempi della Cgil di Cofferati ... e poi saltato in cambio del "piatto di lenticchie", l'incarico a sindaco di Bologna, con cui D'Alema e Veltroni si comprarono di fatto il Cofferati medesimo ...

Forse leggermente più "radicale" oggi come contenuti, ma il progetto sostanziale sarebbe quello ... ed oggettivamente qualche spazio politico serio l'avrebbe pure ...

Con un problema però che Cofferati alla sua epoca non aveva ... quello di dover dire una parola chiara e netta, per potersi opporre veramente allo "stato di cose presenti", sull'Europa e sui suoi vincoli, moneta unica compresa ... come fatto notare più volte da Giorgio Cremaschi che quell'ambiente lo conosce bene ... e qui oggettivamente la vedo più dura ...


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Jor-el
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Completamente d'accordo. Europa e Eurozona sono si possono continuare ad eludere con le favolette sull'Altra Europa dei Nostri Sogni. Intanto leviamoci da questa. Se poi esiste da qualche parte un'Europa solidale e Mediterranea, la troveremo.


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Simulacres
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Eccone un altro in preda a un attacco di coito (compulsivo!).


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Johannmatthias
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Spero proprio di no, spero proprio che non diventi un doppione del fallimentare progetto di allora. Già si raggrumano i citati soggetti, le “starlettine”, intorno all'idea di un nuovo soggetto politico e non si attende altro che succeda qualcosa all'interno del PD

No, così certamente non va, altrimenti sarà sempre fallimentare. Ci ritroveremmo l'ennesima aggregazione costituita dall'alto.

Secondo me non ha senso attendere che succeda qualcosa all’interno del PD, perché ci sono di già gli iscritti del PD che attendono che succeda qualcosa fuori. Se ciò che succede fuori appartiene ai soliti noti, non c’è nessun interesse. Tanto vale.
Quindi la spaccatura la si provoca costituendo il nuovo soggetto politico senza per il momento includere certi personaggi.
Voglio poter decidere io, insieme agli altri iscritti, tramite elezione, se volere o meno questi personaggi nel partito e , di seguito, in base ad una statuto di democrazia diretta, avere io la facoltà, se necessario, di buttarli fuori.

Pensavo a qualcosa di diverso, ad un meccanismo che permetta la costituzione dal basso, di un'aggregazione, un'associazione politica senza più le eterne deleghe, delegati, consiglio dei delegati, comitati centrali e semi-centrali.

Che un'organizzazione sindacale li abbia, posso capire, anche se oggigiorno, con una buona piattaforma, il segretario generale potrebbe essere eletto tranquillamente online dalla base e non da un comitato centrale.

Penso che non sia necessario che Landini si metta in campo, può anche arrivare dopo o non arrivare mai, ma diventa essenziale come portavoce, come lo potrebbero divenire anche altri personaggi del mondo sindacale e del giornalismo, senza per questo farli diventare deputati o senatori della repubblica.(tanto l'abolizione del Senato salta)

La mia idea si basa sulla necessità di:

1) -un appoggio organizzativo della FIOM e da parte dei suoi iscritti per la nascita del nuovo soggetto politico. Serve una struttura e questi ce l'hanno.

2) -far nascere il soggetto politico con uno statuto di democrazia diretta, già pronto, ed eventualmente aggiustabile in seguito a maggioranza dei 2/3 .

Vorrei veramente insistere su questo aspetto perché è fondamentale comprendere, che la revoca del mandato è essenziale in una democrazia. Che senso ha non poter far retrocedere dei personaggi diventati sgraditi?
Ciò non significa che vado ad imporre un mandato imperativo.

3) -far nascere il soggetto politico con al massimo 4 - 5 scopi fondamentali, dei quali il lavoro è solo uno. Gli altri potrebbero essere:
- salvaguardia dello stato sociale
- controllo delle risorse finanziarie pubbliche e ridistribuzione di esse
- istruzione.

Ho scritto potrebbero essere. Poi scelgono gli iscritti. Landini stesso ha già parlato dei punti essenziali in varie occasioni.

Se fosse necessario, la base avrebbe successivamente tutti gli strumenti di democrazia diretta per deliberare e votare degli scopi aggiuntivi che si dovessero rendere necessari. Non deve necessariamente diventare comunque un partito che si occupa di tutto.

Questo per spiegare che la vera differenza della mia proposta sta nel metodo, nel tipo di democrazia e struttura interna al partito da adottare, non tanto negli scopi. Inoltre, limitarsi al solo lavoro quale unico scopo, diventa riduttivo e penalizzante.

Buona serata dall'Insubria.

Matthias
www.unicivium.it.


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