Non sono facili da ricordare, i nomi degli abitanti del piccolo acquario zoo-politico nazionale: si tratta di esemplari comuni di ittiofauna minore e destinata a estinguersi senza lasciare traccia, pur avendo ingombrato le televisioni con la loro non-politica regolarmente emergenziale, vuota e cieca, orientata solo dagli umori volatili dai sondaggetti settimanali. Un copione sempre più increscioso ma in voga da decenni, cioè sin da quando i sogni sparirono dalla politica e finirono, uno dopo l'altro, nel loro speciale cimitero. Il primo grande ospite del mausoleo, secondo Bob Dylan, si chiamava John Kennedy: se viene ucciso come un cane l'Imperatore del Mondo, significa che il piano è partito da molto in alto, e con l'intento di fare moltissima strada. Del resto, un killer lo si trova sempre. E il piano dispone di un intero armadio di passaporti: da quello del Cile, dove assassinare Salvador Allende, a quello della Svezia, il paese in cui freddare il primo ministro Olof Palme sorpreso sottobraccio alla moglie, all'uscita di un cinema, come un cavaliere senza scorta. Un leader a cui non piaceva, la piega che stavano prendendo gli eventi: troppe ingiustizie, troppe bugie.
Il piano eliminò il grande sindacalista panafricano Thomas Sankara, profeta della sovranità economica grazie a cui il continente nero avrebbe smesso di essere preda di razziatori e terra di emigranti. Nel cimitero lo seguì l'eroe di guerra Yitzhak Rabin, trasformatosi in campione della pace per spegnere un incendio durato mezzo secolo, usato come alibi da tutti gli incendiari, sotto qualsiasi bandiera. Il piano si era messo a correre, quando Bill Clinton aveva liberato da ogni vincolo la finanza speculativa, cancellando il Glass-Steagall Act con il quale Roosevelt aveva separato le banche d'affari dal credito ordinario. L'appetito degli arconti si fece smisurato: sfrattarono Gorbaciov e fecero un sol boccone della Russia, ma ancora non bastava. C'erano due torri, gemelle, da buttare giù: soffiò così forte, il Re dei Venti, da abbatterne anche una terza, neppure sfiorata da alcun aereo. Più che sufficiente, l'apotesi panica, per lordare di guerra mezzo mondo, inventando terrorismi tragicamente sanguinosi e pronti a fare strage persino nel cuore dell'Europa, il continente nel frattempo sottomesso con il più antico degli stratagemmi, il monopolio privato del denaro un tempo pubblico.
In realtà, il germe primitivo del piano potrebbe essere antichissimo, stando alle memorie del plenipotenziario vaticano Giacomo Rumor, raccolte dal figlio Paolo nel saggio "L'altra Europa": un'unica filiera scelta per esercitare un potere pressoché dinastico, ereditato addirittura 12.000 anni fa nella terra dei Sumeri, dai misteriosi rifondatori del pianeta. E architettato per dominare - attraverso regni, imperi e religioni, fino alla politica moderna - l'intera umanità post-diluviana, quella che ieri ascoltava il verbo di Greta Thunberg e oggi ha appena finito di assistere allo spettacolo madornale dell'elezione notturna di Joe Biden, dopo aver sentito raccontare che la peste del millennio sarebbe stata trasmessa all'uomo da un maledetto pipistrello. Non si scherza, coi signori del piano: una delle tombe più famose, nel cimitero dei sogni, è quella di Ernesto Che Guevara. E' a due passi da quella di un altro comunista, Patrice Lumumba, fatto assassinare dal mercenario Moise Ciombé. Si può morire da idealisti, ma la mano del killer non risparmia nemmeno chi ha creduto di proteggersi ricorrendo anche al più spietato cinismo: ne sa qualcosa Muhammar Gheddafi.
Poco importa che gli ordini vengano da Ur o da Washington, da Tel Aviv o da Betlemme, da Teheran o da Pechino: dovrebbe essere chiaro a tutti, ormai, che il piano non ha patria. Vuole il mondo, e non da oggi. Lo vuole a qualsiasi costo: ieri facendo morire anche i bambini, in Grecia, rimasti senza medicine, e ora costringendo miliardi di individui a vivere nel terrore, faccia a terra, rinunciando per sempre alla loro relativa libertà. Quando accade qualcosa di mostruoso, il monitor va regolarmente fuori fuoco: lo racconta in modo impareggiabile Dino Buzzati, evocando un nemico incombente - i tartari - che in realtà non si vedono mai. Dove siamo finiti, se siamo arrivati al punto in cui è vietato pensare? Dove siamo, se - per decreto - è vietato anche respirare? Non avrai altro orizzonte che il mio vaccino, dice l'intruso che si è impadronito del pianeta con l'aiuto dei consueti avventurieri, a loro agio tra Wuhan e Parigi, New York e Riad. Dove siamo, se i cosiddetti social media tolgono la parola al presidente degli Stati Uniti, nell'agghiacciante indifferenza di giornali, televisioni e magistrati?
Qui, siamo: nel cimitero dei sogni. Che però non è deserto, come potrebbe sembrare. C'è chi passeggia, in piena notte, tra quelle sepolture. Cammina e medita: sa che il piano non è una fantasia, purtroppo, ma non è neppure l'unico. Non c'è mai un solo piano, ce ne sono svariati. E non è detto neppure che i grandi decisori siano così unanimi, nell'attuare quello che appare il disegno dominante, coi suoi risvolti francamente tenebrosi. La storia - scrisse Montale - non è poi la devastante ruspa che si dice: lascia sottopassaggi, cripte, nascondigli. E' bene non dimenticarlo mai, specie quando il cielo è così minaccioso da far temere il peggio, in mezzo alla desolazione di una dismisura che sembra irreparabile, letteralmente inaffrontabile come una misteriosa malattia, una peste terminale da fine della storia. Qualcuno può farlo deragliare, il piano, senza però che lo si sappia in giro: provvederanno i soliti storyteller, a piccole dosi, a somministrare caramelle ai bambini, il bacio della buonanotte. Si tratta anche di non turbarla troppo, la pace mortale dell'acquario: tutti quei pesci devono continuare a poter fingere di esistere.
Smisero, i loro nonni - come ricorda Paolo Barnard - quando i grandi azionisti del piano scomodarono l'avvocato d'affari Lewis Powell, perché approntasse un vademecum. Istruzioni precise, su come intrappolare i sognatori in entrambi i modi, cioè stroncando brutalmente gli irriducibili e comprando tutti gli altri, uno alla volta. Nel mappamondo, la piccola Italia restava un osso duro: c'era da demolire l'Iri, il maggiore aggregato industriale dell'intera Europa, motore (pubblico) del ruggente boom privato. C'era da lavorare molto, per fabbricare una prigione scintillante, senza democrazia, i cui ospiti - italiani e francesi, tedeschi e inglesi - ricominciassero a guardarsi in cagnesco, facendosi le scarpe. C'erano narrazioni favolose, da inventare: sommi tecnocrati, filibustieri e capitani coraggiosi, tutta una classe politica da mandare al macero, o in esilio in Tunisia. C'erano eroi di latta, da lanciare in pista, a dire a tutti: rassegnatevi, d'ora in avanti avrete sempre di meno. E giù applausi scroscianti, anche se poi - incidentalmente - il tritolo disintegrava i giudici antimafia.
Quando il fiato si è fatto pesante, sono arrivati infine i saltimbanchi a recitare le loro parodie, le piccole rivoluzioni da operetta. Gli hanno lasciato la scena, per qualche tempo, gli uomini del piano. Ma, al segnale convenuto, hanno ripreso il controllo e accelerato, spingendosi ben oltre l'immaginabile: segregazione obbligatoria e coprifuoco, come in guerra, grazie allo zelo di opportune marionette. Nessuna terapia: il copione prescrive la paura, come medicina unica. E il risultato - l'obbedienza - deve aver sbalordito gli stessi strateghi dell'azzardo: al punto da incoraggiarli a non avere più freni, osando l'inosabile, nel progettare il nuovo inferno per le pecore. Deve saperlo, chi cammina fra le tombe: non sarà facile trovare le parole per cambiare il piano. Serviranno trucchi, l'artificio creativo dell'affabulazione. Non c'è altro linguaggio, alla portata dell'acquario: bisognerà giocare con le stesse antiche frottole, riconvertendole in qualcosa di spendibile, titoli e slogan per l'eventuale nuova era, dando tempo ai frastornati e ai creduloni. Armarsi di pazienza è l'unico sistema, per chi davvero vuol provare a fare uscire i sogni dal loro cimitero.
(Giorgio Cattaneo, 5 febbraio 2021).
La storiella mi è piaciuta. Ma credo Cattaneo stia con Draghi.
Sai che non lo so, seguo questa avventura di Magaldi e l'avvicinamento di Cattaneo, che fa parte del Movimento (che non é detto sia un monolite), ma ultimamente credo di aver notato qualche titubanza su vari temi, forse é solo un'impressione.
Resta da chiedersi chi sono gli "gli uomini del piano" e visto che probabilmente Cattaneo ne deve avere almeno una idea, perché non li nomina. Sono forse gli stessi che hanno trasformato il 'sol dell'avvenire' da sogno a incubo con 100 milioni di morti? Quelli che stanno portando l'occidente al declino totale? Quelli che hanno messo fine alla libertà di parola? Che hanno scatenato la serie infinita di guerre in MO? Perché oltre ai sogni c'è anche la realtà e quella non scompare al sorgere dell'alba.
Articolo magnifico. In sintesi, dice che il Piano vive su di una affabulazione continua che stordisce le masse e rende prigionieri del 'sistema' anche quelli che osano ribellarsi: prigionieri perchè vittime sacrificali a rinforzo del sistema stesso. Questo lo aggiungo io...ma è implicito.
Da qui una conclusione che mi piace riaffermare: l' origine del Potere è metafisica, non è puramente e semplicemente 'umana' e da questa 'entità' promana l' autorità politica che incatena gli esseri. Il Potere in definitiva è attribuzione di 'regalità', quella 'regalità' che 'scendeva' a Uruk, Mari ed altre città stato sumere in tempi diversi. E' una regalità intessuta di parole, nomi, lettere, numeri e simboli. E' un potere che si fonda cabalisticamente e che cabalisticamente viene 'indirizzato' e 'guidato' verso l'esito voluto. Non guardiamo dunque alle 'Mario-nette' per capirlo ed individuarlo. Queste sono solo l' interfaccia visibile di un 'incantamento' che da troppo tempo ha reso prigionieri gli uomini, dediti al 'culto della personalità' proprio per questo, per questa 'aura' presentita in certuni ma la cui origine appunto non è in loro.
"l' origine del Potere è metafisica,"
Quella è la legittimazione del potere quasi sempre di origine divina, esempio cristiano : il Papa che incorona l'imperatore in chiesa, esempio islamico : islam = sottomissione, in via di principio sottomissione a Dio in realtà al suo rappresentante sulla terra. Il fatto è che il potere in molti casi ha bisogno di una legittimazione di natura immateriale o divina perché deve trascendere le vicende umane soggette al dominio del tempo e della finitezza della vita umana. Il potere poi è reale, cioè deve incidere sul reale altrimenti è solo illusione del potere. Quando non è di origine divina è manipolabile attraverso 'principi' , 'diritti', 'valori' illusioni e sogni creati ad arte.
Un membro della Casa Bianca di G W Bush non meglio identificato sembra abbia così articolato la situazione :
'We're an empire now, and when we act, we create our own reality. And while you're studying that reality—judiciously, as you will—we'll act again, creating other new realities, which you can study too, and that's how things will sort out. We're history's actors...and you, all of you, will be left to just study what we do'
Del resto, vado a memoria, a settembre un eminente rabbino newyorkese aveva affermato con sicurezza che ‘loro’ avevano i mezzi per far eleggere chi volevano.
E LO HANNO FATTO.
Infatti lo avevo già letto perché è stato riportato in bella evidenza anche da Fox News.
Qui il testo originale. Una lettura notevole. I padroni del discorso ormai non si celano più, hanno gettato la maschera e piuttosto che perdere una elezione organizzano un colpo di stato. Perché proprio di un colpo di stato si è trattato il 2 Novembre.
Ma credo Cattaneo stia con Draghi.
Leggo adesso questo articolo di Cattaneo in cui dà conto di un intervento di Magaldi su YT, dal quale si deduce che hai ragione:
https://www.libreidee.org/2021/02/magaldi-con-draghi-litalia-cambia-la-storia-europea/