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Oltre il Grande Reset (dei miei stivali puzzolenti)


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Come ogni periodo in cui mi ritrovo a ricordare certi concetti che riguardano il prevedibile, cioè l'evoluzione più probabile che ci attende secondo una lettura che riguarda il metodo di cui mi faccio portavoce e che mette al centro le emozioni, torno a lanciare le mie provocazioni che al solito non servono per il momento presente, ma per il futuro.

Noi da quanto abbiamo iniziato questa avventura "umana", qui su questo planetoide roccioso, non abbiamo smesso di portare "inquinamento", in senso lato, cioè sia buono che meno buono. Un esempio di inquinamento "buono" potrebbe essere il ragionamento assiomatico aristotelico, uno meno buono l'idea del sacrificio molochiano.

Facciamo un salto e guardiamo cos'è successo nella prima era industriale che non è stata altro se non l'inizio di un certo inquinamento chimico con la procedura per dare colore (tinta) che serviva a dare lustro al tessile, protagonista assoluto della prima rivoluzione industriale. Tra l'abuso di carbone nei forni che occorrevano per dare energia alle macchine e annerivano le città, ai fiumi che portando i liquami prodotti dallo scarto, l'ambiente che prima era ricco diventava improvvisamente incapace di fornire cibo, come aveva fatto per migliaia di anni.

Facciamo un altro salto e vediamo come l'automobile e l'acciaio (come materia prima) sono stati i protagonisti assoluti della seconda rivoluzione. Se fossimo oggi "ancora con cavalli e calesse" magari avremo evitato l'inquinamento da polveri sottili e da gas incombusti, sottoprodotti dei carburanti fossili, oltre che degli inquinamenti dati da uno sviluppo scellerato della chimica organica che è arrivata a "riorganizzare il Mondo" insieme al petrolio e in specie con la plastica, oggi fintamente sotto accusa perchè il grande reset in verità è concepito solo come una attenuazione dell'importanza del ciclo di produzione/consumo dal punto di vista morale e civile. Questa rivoluzione ha portato nel Mondo (occidentale) insieme agli inquinamenti anche però una certa l'autonomia economica della classe operaia che è diventata poi classe media, grazie alla enorme concentrazione di beni e servizi nelle aree produttive del pianeta che hanno inziato a configurare una società "libera" dai tremendi vincoli del passato come il lavoro duro e gli stenti, ma al costo dell'esportazione di guerre, povertà e indigenza all'estero e della convivenza con "gli inquinamenti" in patria: l'ormai famigerato "modello demoniocratico" esteso a tutti gli abitanti del globo.

Arriviamo alla atomica, che se ci ha regalato una nuova conoscenza circa l'organizzazione interna della materia e un modo straordinario di ricavarne energia, impensabile solo un secolo prima, però è arrivata anche insieme a una nuova forma di inquinamento insidiosa che non potevamo nemmeno immaginare nei nostri peggiori incubi: non solo invisibile e capace di eludere praticamente qualsiasi schermo alla lunga, peggio che gli agenti patogeni, ma anche senza rimedio.

Passano i decenni e contemporaneamente arrivano i nuovi media, come la radio e la TV ma con essi arriva anche tutta una nuova serie di principi che ci permettono di manipolare certe fonti di energia diretta. Siccome a differenza della radiazione l'elettromagnetismo appare meno inquinogeno ma molto più complesso da gestire, ci abbiamo messo molto più tempo a capire come sfruttarlo per bene, ma alla fine ci siamo arrivati con il risultato (scontato adesso che lo scrivo) che abbiamo guadagnato anche qui una nuova forma di inquinamento, più subdola ancora di quella radioattiva perché solo certi specifici ambiti militari che si occupavano di antenne radar avevano dati sulla pericolosità biologica, per lungo tempo rimasta del tutto sconosciuta nonostante si sapesse molto sull'elettromagnetismo.

Ovviamente, mentre i nuovi inquinamenti si aggiungono a quelli vecchi, i vecchi vengono raffinati. Così ad esempio in chimica iniziamo a concepire molecole sempre più complesse e straordinarie per materiali incredibili, al limite della fantasia pura, fino ad arrivare a concepire nonopolveri intelligenti e indovitnate un po'? Ecco che abbiamo creato una nuova forma di inquinamento, quella delle nonopolveri.

Poteva mancare anche la biotecnologia? No, certo che no e con essa ovviamente l'inquinamento genico.

Ma sono solo io, ho c'è un aspetto perverso che sfugge in tutto questo?

Voglio dire, ok la scienza e la tecnologia, ok il progresso e il bene dell'umanità, ok anche l'avanzamento della conoscenza e dei rischi impliciti che poi devono essere gestiti, ma qui non stiamo parlando di un rapporto rischi/benefici equilibrato e consapevole!!!

Sembra piuttosto ogni volta l'equivalente di un rozzo arrembaggio alla "si salvi chi può" che però viene ogni volta presentato come uno straordinario passo avanti della nostra evoluzione. Un po' come se fare sempre più merda ci dicesse qualcosa più sul nostro miglioramento psicofisico che sulla nostra opulenza.

Tutta la gestione "della tecnologia" appare viziata tanto almeno come per la "terapia genica" di ultima concezione. Ogni passaggio è sempre stato fatto ignorando implicitamente i rischi al fine di glorificare sull'altare del progresso i benefici, fino a considerare solo i benefici, ignorando ostentatamente il resto.

Non è difficile immaginare a questo punto come potrebbe andare a finire...

Eppure, ogni volta che si tocca il tasto dei rischi che le nuove tecnologie portano, o si minimizza fino a rendere inifluenti tali rischi o li si depennano con un tratto, così, come non fossero mai esistiti e per "non tornare alle caverne". Putroppo però questo non cancella il loro effetto su di noi e con essi certamente nemmeno il rischio effettivo di doverci tornare per forza nelle caverne!!

Arriviamo quindi a oggi, in un Mondo abituato a ignorare "l'evidenza evidente" per glorificare le sue magnificenze tecnologiche e i suoi traguardi in seno alla società plasmata dalle stesse tecnologie, ma solo dove "conviene" e per alcuni.

Per carità, non sto qui facendo un processo alle nuove tecnologie e nemmeno a quelle più datate. Ne sto dicendo che prima si viveva meglio, ma ciò non toglie che questo discorso del "meglio oggi con la tecnologia che ieri senza" è parecchio fallace. Ma in particolare, perché non si può mettere sotto lente critica la dipendenza senza che ciò debba svalorizzare tutta la tecnologia e la ricerca in generale? Perché non si può oggettivamente prendere in considerazione ogni aspetto e prendere decisioni sull'intera visione della "rivoluzione tecnologica", ma sempre e solo guardando un pezzettino piccolo piccolo?

Per esempio, uno dei miei tanti cavalli di battaglia: tra le plastiche più inquinanti del pianeta c'è quella dei cruscotti delle automobili. Ne eravate al corrente? Beh, si sa almeno dagli anni '80 che è tra le plastiche più cancerogene attualmente in uso. Di nuovo, ne eravate al corrente? Si sa che sotto l'azione solare (tendenzialmente in estate) sfarina e crea micropolveri di cui l'abitacolo si satura tanto più il mezzo è vecchio. Ancora, qualcuno vi ha mai parlato di questo aspetto quando andavate a scegliere il vostro costosissimo SUV?

Paragoniamo adesso l'auto con il siero genico: non sono forse anche quelli considerabili "effetti avversi"? Quanti di questi "effetti avversi" rimangono del limbo dell'impenetrabile imperitura campagna pubblicitaria mercificatrice del nostro tempo? Se tanto mi da tanto, a secchiate per ogni tecnologia che ci circonda, quindi praticamente tutto il Mondo che ci circonda è basato sulla "fake news", al punto che mai fu tanto avventato per tale sistema mortifero darsi la classica zappa sui piedi come nel principio del "fact checking", dal momento che è dura tenerlo in piedi se si muove entro uno spazio in cui gli necessità difendere il 99,9% delle "fake" circolanti.

O no?

Quindi, era già nell'animaccia nera di st'accidente di occidente il seme della sua stessa capitolazione. Ma non c'è fretta e la questione non è destinata a risolversi in termini di mesi e nemmeno di anni o decenni. Ci vorranno secoli per venire a capo di ste 2 stron%ate per la sfilza di danni che comporteranno alla fine, tanto che le generazioni future dovranno lavorare sodo per rimediare almeno in parte a tutti i guai che come sempre, come in ogni mio intervento, non riguardano la difficoltà di "capire", ma di accettare. Riguardano la puzza degli stivali di chi spala letame.

Quindi non riguarda tanto "la verità" ma la coerenza. Una società che eleva infatti a sua guida la verità è una società di Furbi, una società che eleva a sua guida la coerenza è una società di Saggi. Per tornare a una società di Saggi secondo me, per come stiamo messi, il metro è per forza di secoli, non può accadere domani.

Nel frattempo quindi possiamo fare due cose: osservare quale può essere la deriva più probabile prossima ventura e seguirne i potenziali sviluppi secondo pattern emotivi, dal momento che una società fondata dai Furbi è una società che aspira alla guida delle emozioni che in altri termini possiamo intendere come esercizio del "potere" sul prossimo.

Perché una società dei Furbi è una che aspira alla guida emotiva? Perché è esattamente questo che fa la furbizia, escogita soluzioni pratiche semplici al fine di gestire complesse emozioni, ben sapendo che dove va l'emozione, lì si focalizza anche l'attenzione.

Possiamo anche dirla in questo modo: la gestione emotiva è compito della astuzia che diventa furbizia quando la verità (sull'astuzia) non viene condivisa.

Ma anche in questo modo: il furbo per dire il Falso deve conoscere il Vero perché nessuno arrivi a conoscerlo, se si riesce anche mai, se no il più a lungo possibile.

Una società votata quindi alla ricerca del Vero e della verità diventa immediatamente problematica nella misura in cui gli necessita nascondere la Verità. Qualsiasi Verità e a qualunque livello perchè tale atto diventa (sempre automaticamente e per la "legge" emotiva) l'esatto termine in cui si può gestire "il potere sul prossimo", in infinite forme differenti.

Una tentazione troppo grande, per chiunque.


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