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Orso - Fantozzi, Cipputi, i precari e l’elettorato del M5s


Tao
 Tao
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Chi non ricorda il pavido, insicuro ma divertentissimo ragionier Fantozzi Ugo, del grande Paolo Villaggio, condannato al lavoro impiegatizio e a un’infinità di umiliazioni fino all’agognata pensione? E chi non ricorda il simpatico Cipputi, operaio metalmeccanico comunista e “grillo parlante” del vignettista Francesco Tullio Altan, che ha popolato un’infinità di vignette in un'epoca in cui il lavoro dell’operaio di fabbrica era ancora tutelato? Persino coloro che sono relativamente giovani e nella loro esistenza hanno conosciuto soltanto la precarietà, è probabile che conoscano questi due personaggi del passato. Due protagonisti, creati dalla fantasia di Villaggio e Altan non dal nulla, ma dalla realtà sociale dei loro tempi, che per molti e decisivi aspetti non sono più quelli attuali.

Fantozzi, con il precedente del ragionier Giandomenico Fracchia (trasformatosi in seguito nel ragionier Filini, compagno di sventura di Fantozzi), e Cipputi, il sagace operaio “comunista” integrato nella produzione capitalistica, pur diversissimi fra loro, com’erano diversi i loro creatori dal punto di vista dei percorsi esistenziali e della formazione culturale, almeno una cosa la condividevano: il lavoro relativamente sicuro e moderatamente garantito, con redditi che gli consentivano di vivere e di allevare i figli, come la bruttissima Mariangela, “bertuccia” di Fantozzi. Ovvero il lavoro imposto al produttore/ consumatore dal capitalismo del secondo millennio, in un’ottica, se pensiamo agli anni sessanta e settanta, d’integrazione nel sistema e moderatamente emancipatrice. Infatti, ambedue potevano permettersi di allevare i figli sopportandone i costi, di sostentare il bilancio familiare e di pensare alla pensione. Fantozzi, l’impiegato vessato dalla direzione e “sottostimato” dai colleghi – l’espressione mobbing allora non era diffusa, ma esistevano già le pressioni e le vessazioni sul posto di lavoro – andava persino in vacanza, caricando all’inverosimile la mitica Bianchina e portandosi dietro l’intera famiglia, costituita dalla signora Pina e Mariangela. Cipputi l’operaio, sempre in tuta come il suo ruolo sociale e produttivo imponeva, e Fantozzi l’impiegatuccio, fasciato da improbabili, grotteschi pantaloni “ascellari” che a stento ne contenevano l’epa, potevano comunque pagare le bollette, far fronte alla spesa alimentare e concedersi qualche piccolo “vizio”. Le questioni che i due si ponevano, per quanto serie e decisive nella loro esistenza e per quanto anche allora i soldi non bastassero mai, non erano “avrò ancora un lavoro domani?”, oppure “riuscirò a mangiare e a pagare le utenze domestiche la prossima settimana?”.

Oggi il problema non sono tanto Fantozzi e Cipputi, che potrebbero essere anziani pensionati, costretti al parco con i piccioni o a osservare con le mani dietro la schiena i lavori nei cantieri, o che addirittura potrebbero essere già defunti. Il problema, in prospettiva futura, sono i loro figli e i loro nipoti, che devono vivere ancora a lungo in una realtà sociale insidiosa e degradata, sconosciuta agli ascendenti. Il rapporto con il potere e con la classe dominante che potevano avere, pur nella loro diversità di ruolo, Fantozzi e Cipputi, è diverso dal rapporto con il potere dell’epoca e i suoi agenti strategici che hanno i loro figli e nipoti, in buona parte precari e privi di prospettive future di miglioramento. E’ diversa anche la comprensione dei problemi, oltre che la sostanza dei problemi stessi, il che testimonia un grande cambiamento generazionale e culturale. In un’intervista di molti anni fa, in cui Paolo Villaggio interpretava la sua creatura Fantozzi, sulla questione delle pensioni il comico, attore e scrittore ebbe a dichiarare che Fantozzi sogna la pensione fin dal primo giorno di lavoro. Sogno sconosciuto di un mondo perduto per un precario trentenne, o quarantenne, che vive il presente. Cipputi, il metalmeccanico comunista sempre in tuta nelle vignette di Altan, comprendeva bene la sua situazione sociale, nonché sapeva valutare la forza del nemico di classe, anche se rivelava con le sue battute una certa impotenza politica, da intendersi in senso lucacciano (G. Lukacs). La prova? In una memorabile vignetta, l’operaio Binis, rigorosamente in tuta blu, si avvicina a Cippa, che sta lavorando con una macchina utensile e indossa i guantoni, e gli dice: “Qui cercano di fotterci di nuovo, Cipputi.” Cipputi, come sempre imperturbabile, gli risponde: “Speriamo che sia l’ultima, Binis. Non ho più il culo di una volta.” Moltissimi giovani, oggi, non si rendono minimamente conto del perché la condizione della precarietà lavorativa domina la loro esistenza, ritenendola una condizione di vita addirittura “naturale”. Ci sono laureati costretti a lavorare come parasubordinati (lavoro autonomo economicamente dipendente), cioè come dipendenti senza tutele ipocritamente chiamati con altro nome, non di rado sottopagati, che credono sinceramente di essere “dei professionisti”, di essere “performanti”, di vivere in armonia con il loro tempo, l’unico possibile. Oltre l’impotenza politica – che non esclude un certo grado di comprensione della realtà – c’è il non comprendere il mondo in cui si è costretti a vivere. Una sorta di analfabetismo politico e sociale indotto, che non riguardava tanto il Cipputi, metalmeccanico “comunista” d’altri tempi, ma che ha investito come un’onda d’urto le generazioni della precarietà.

Nell’individuare il nemico di classe Cipputi non aveva soverchi problemi e Fantozzi, l’eterno “perdente”, l’”inferiore” predestinato, capiva chi erano i “superiori”, li conosceva e li temeva, anche se non tutte le disgrazie e le sue grottesche disavventure erano imputabili al loro agire. Cipputi, che conservava vistose tracce di coscienza di classe, e lo stesso impiegato Fantozzi sapevano chi era il loro nemico, riuscivano a individuarlo ed erano in grado di valutarne la forza e la pericolosità. Al punto tale che il pavido Fantozzi, talvolta, poteva permettersi qualche scatto d’orgoglio, oppure riusciva addirittura a ribellarsi e a gridare pubblicamente il suo dissenso (destinato però a rientrare nel breve), come nel celebre caso della “corazzata Kotiomkin” (Potemkin) che “è una cagata pazzesca”. Nel film Il secondo tragico Fantozzi del ‘76, con la regia di Luciano Salce, oltre alla visione forzata del celebre film russo, la contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, membro della classe dominante, apostrofa Villaggio-Fantozzi come “impiegato!” e Fantozzi-Villaggio, pur con la solita salivazione leggerissimamente azzerata, afferma polemicamente la sua dignità di “inferiore” e la sua identità rispondendole: “Fantozzi!”. Ma in quegli anni i lavoratori erano ben difesi da quella autentica “costituzione delle libertà”, all’interno di fabbriche e uffici, rappresentata dallo Statuto dei lavoratori. Inoltre, come si è detto, individuavano il nemico nella classe proprietaria borghese, o nei residui della vecchia aristocrazia sopravvissuti e in essa integrati, come la mitica contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, per quanto meno cinica e spietata, più disposta al contatto con i dominati, della Contessa cantata da Pietrangeli. Precisiamo che nel vecchio ordine capitalistico il nemico era più facilmente individuabile, e quindi anche rappresentabile nei film e nelle vignette, mentre oggi le sue capacità di nascondimento, di mimesi, sono incomparabilmente superiori e se ne sta a distanza di sicurezza dalle masse dominate, esponendo in vece sua i subdominanti politici e “tecnici”. Così, Fantozzi ragionier Ugo poteva fisicamente vedere e temere Cobram II, potente direttore del personale (ereditario o a vita che fosse), la contessa Serbelloni Mazzanti e altri noti persecutori, mentre Cipputi aveva ben chiaro chi era “il Fiat” che gli imponeva i ritmi di lavoro, sin tempi della catena di montaggio. I loro figli e nipoti precari, o esclusi dal lavoro e dal reddito, sembr
ano incontrare insormontabili difficoltà nell’individuare il nemico neocapitalistico, di classe e di civiltà. A volte sparano a zero, genericamente, sulle banche, concentrando la protesta addirittura contro gli immobili che le ospitano, altre volte sui “costi della politica” nazionale, indubbiamente elevati e fonte di privilegi. Ancor peggio, sbagliando completamente mira e cadendo nella trappola sistemica della “guerra fra poveri”, se la prendono con i lavoratori più anziani e stabilizzati, egoisti che sottraggono risorse e futuro ai giovani, e addirittura con i vecchi pensionati.

Ebbene, Fantozzi e Cipputi neppure in situazioni eccezionali di estrema difficoltà e disorientamento, avrebbero potuto dare il consenso a una “cosa” come il movimento cinque stelle. C’erano i partiti di massa, ai loro tempi, ben strutturati se non mastodontici, che bene o male davano rappresentanza, parziale e condizionata fin che si vuole, ma effettiva, ai dominati e ai loro interessi. Così, il partito comunista rappresentava gli operai come il Cipputi, pur mantenendo in vita il mito della Rivoluzione a fronte di politiche concrete con un contenuto sempre più mite e socialdemocratico, mentre la democrazia cristiana rappresentava molti impiegati, alcuni non troppo dissimili dal Fantozzi, predicando una libertà dai contorni ambigui, condizionata dalla subordinazione agli usa, alla nato e al blocco occidentale. Oggi, invece, in contesti sociali e politici profondamenti diversi, precari e esclusi, spesso giovani trentenni o neoquarantenni, quando non giovanissimi, hanno intuito di non poter ottenere rappresentanza alcuna dai cartelli elettorali del sistema, hanno trovato tutti gli accessi sbarrati, per un posto stabile e tutelato, e di conseguenza hanno riversato il loro consenso su m5s. Sono loro che rappresentano lo “zoccolo duro” del consenso al cinque stelle – nuovo partito con un piede ormai saldamente dentro il sistema – e sono loro che più di altri lo tengono in piedi, determinandone la fortuna elettorale. Ciò spiega perché Grillo tuona contro i dipendenti pubblici e i pensionati sparando nel mucchio, accusandoli di vivere sulle spalle del resto del paese, avallando, in tal modo, la visione sbagliata del problema sociale che porta alla “guerra fra poveri” e avvantaggia soltanto i dominanti. Infatti, anche un figuro come Monti, al governo, spergiurava che per incrementare l’occupazione giovanile e ridurre la precarietà era necessario colpire i diritti dei lavoratori più anziani, ancora tutelati, o agire sulle pensioni. Cosa voleva lo stragista sociale Mario Monti? Colpire i Fantozzi e i Cipputi ancora in vita, già pensionati o negli ultimi anni di lavoro, facendo credere che ciò avrebbe giovato, non al capitale, ma ai giovani precari o inoccupati. Ciò spiega altresì perché Grillo, con impeto liberista, vorrebbe azzerare le tutele sindacali dei lavoratori dipendenti, ancora difesi da contratti stabili, ben al di là della giusta punizione da infliggere ai sindacalisti, gialli e venduti, di cgil, cisl e uil. Così facendo e predicando, Grillo e il suo socio Casaleggio potranno trattenere il consenso dei giovani precari, sotto-occupati e disoccupati, ma sbaglieranno completamente strada, facendo il gioco della classe dominante postborghese, che gongola dietro le quinte quando i poveri si accapigliano fra loro, e inevitabilmente di quei subdominanti politici nazionali che il cinque stelle vorrebbe mandare, almeno a parole, tutti a casa.

Eugenio Orso
Fonte: http://pauperclass.myblog.it
Link: http://pauperclass.myblog.it/archive/2013/06/03/fantozzi-cipputi-i-precari-e-l-elettorato-del-cinque-stelle.html
3.06.2013


Citazione
Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 30947
 

motivo ricorrente della storia comunista: fra tutti i nemici possibili, quello contro cui dedicarsi con più accanimento è sempre quello che ha più o meno il tuo stesso target, si direbbe in termini commerciali.


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Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
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Quello che non riesco a capire è perchè certe analisi come questa di Orso non si meritano la prima pagina di questo sito, che invece è concessa a mitragliatrici spara caxxate come Di Cori Modigliani o baluba razzisti come Della Luna.
(è una domanda retorica la mia, in realtà lo capisco bene..)


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Gattonerosso
Honorable Member Redazione
Registrato: 2 anni fa
Post: 718
 

Così facendo e predicando, Grillo e il suo socio Casaleggio potranno trattenere il consenso dei giovani precari, sotto-occupati e disoccupati, ma sbaglieranno completamente strada, facendo il gioco della classe dominante

"SBAGLIERANNO"???

Ma quale "sbaglieranno", lo fanno apposta. Roba da matti, sembra che si parli di bambini che - poverini - sbagliano... Invece si tratta di un progetto preciso di manipolazione delle masse, Casaleggio e Grillo sanno benissimo quello che stanno facendo.

Detto questo, io però vorrei sapere che differenza c'è sia nel caso in cui lo sappiano sia nel caso in cui non lo sappiano: nessuna, in pratica. Ossia, se lo sanno allora sono criminali consapevoli, se invece non lo sanno allora sono criminali inconsapevoli cioè sono cretini criminali. Ma a noi, che siano criminali-criminali oppure che siano cretini-criminali, cosa ci frega? Tanto sempre criminali sono... Per cui è intellettualmente scorretto scrivere che "sbagliano", si deve scrivere che sono dei criminali, e l'unico eventuale dubbio è se sono anche cretini o meno.


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Simulacres
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 278
 

"SBAGLIERANNO"???

Ma quale "sbaglieranno", lo fanno apposta. Roba da matti, sembra che si parli di bambini che - poverini - sbagliano... Invece si tratta di un progetto preciso di manipolazione delle masse, Casaleggio e Grillo sanno benissimo quello che stanno facendo.

Ho la netta impressione che il tuo sbraito (e accoliti...) contro Grillo (&CO) sia il resoconto di una insopportabile fraseologia da impotente rievocante "Memorie d'oltre-tomba", condito di odio e di mediocrità scoraggianti dettati dalla potente impotenza di un languido Beccamorto. Un "lutto" senza fine!


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