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Papa sorpresa magnifica!


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http://www.gdp.ch/articolo.php?id=4689

L'intervista
Cottier: Bergoglio una sorpresa magnifica
Il cardinale Cottier su papa Francesco

di Claudio Mésoniat (*) - 15 marzo 2013

Eminenza, sorpreso anche lei mercoledì sera?
Sorpresa totale. Ma una sorpresa magnifica. Ho potuto partecipare alle Congregazioni che hanno preparato il Conclave (il card. Cottier, 91enne, non è più tra gli elettori del Papa, ndr.) e i nomi che emergevano in modo netto erano quattro. Ma Bergoglio non era tra questi. Non me l’aspettavo, anche se sapevo che lui era stato tra i più votati al Conclave del 2005 e poi aveva rinunciato in favore di Ratzinger.

Sappiamo che Bergoglio è molto vicino ai poveri, non solo dalla stampa ma anche da alcuni gesti simpatici che ha incominciato a fare, come la rinuncia a indossare mozzetta e stola, il fatto che si sia presentato ieri a pagare la stanza dell’albergo dov’era sceso prima del Conclave, la stessa scelta del nome, Francesco....
....qualcuno mi ha chiesto se forse non intendesse riferirsi al gesuita Francesco Saverio, ma lo escludo perché parlando davanti a un pubblico italiano sapeva che Francesco è Francesco d’Assisi e l’avrebbe precisato...

Ma lei intravede qualche elemento pauperistico?
No. Non c’è nulla di ideologico in lui. È la povertà evangelica, questo è sicuro.

E non c’è traccia, dunque, come qualcuno vuol vedere, della vecchia «teologia della liberazione»?
Assolutamente no. Mi ricorda un amico gesuita che era andato a vivere nelle favelas di Santiago del Cile per stare con i poveri, senza discorsi. Non è facile questa vera presenza tra i poveri. Penso che Bergoglio sia di questa famiglia; ad esempio, per citare un altro piccolo segno, lui è uno che si faceva da mangiare da solo. Dietro questo stile di vita si vede che c’è tutta un’ascesi, una spiritualità. I teologi della liberazione non hanno tempo per farsi da mangiare! Devono scrivere libri, farsi intervistare....(risata amara)

Ma lei, eminenza, era pronto a un Papa extraeuropeo, il primo?
Lo pensavo, perché si parla molto dei problemi della Chiesa in Europa ma la vita più forte della Chiesa non è più in Europa. Siamo pieni di problemi e di questioni complicate, e siamo anche un Continente vecchio. Tutti gli altri Continenti sono giovani. L’America Latina, in particolare. Ho sempre ritenuto che la nazionalità non contasse, salvo che si trattasse di una scelta simbolica verso, ad esempio, l’Asia (si faceva il nome del cardinale di Manila, ma è troppo giovane, non è entrato in linea di conto). Ma è lì il compito della Chiesa di oggi di domani. Anche la Chiesa sudamericana è abbastanza tormentata: c’è una fede semplice, molto sotto attacco dei movimenti pentecostali evangelici e c’è veramente bisogno di una nuova evangelizzazione anche in questa Chiesa, dove c’è molta generosità e anche molta vitalità.

Lei, padre Cottier, pensa si possa intravedere un’ecclesiologia particolare, più incentrata sulla collegialità, nel linguaggio che papa Francesco ha utilizzato durante il suo primo saluto, con l’accento che batteva sempre sul “vescovo di Roma”?
Non penso proprio. Mi ha stupito, certo, che abbia chiesto di pregare per il “vescovo emerito” di Roma, non per il “Papa emerito”. Ma teologicamente è esatto: il carisma di Pietro è dato al vescovo di Roma, ma dal momento in cui il vescovo di Roma non è più in attività, non ha più questo carisma. L’idea che circola secondo cui ora ci sarebbero “due Papi” è sbagliata. No, non vedo nessuna traccia né di conciliarismo né di particolare accento sulla collegialità. Era il primo incontro con il suo popolo di Roma, e l’idea del Papa non è un’idea astratta, il Papa è davvero sempre il vescovo di Roma, che riceve –come ho detto– il carisma di Pietro. Ma era chiaro che era Papa, si vedeva!

Francesco è un Papa adatto al compito, spesso invocato, di riformare la Curia romana?
Penso di sì. La Curia è uno strumento di lavoro, ed è stata continuamente riformata, cioè adattata, durante tutto il corso della storia della Chiesa. I problemi della Curia sono due: per alcuni –non tutti– c’è una rilassatezza spirituale, la Curia è un posto per la carriera. È un problema reale, di tipo spirituale, e va affrontato; ma c’è anche un problema di adattamento: forse alcuni dicasteri, o funzioni, devono essere sviluppati e altri soppressi. È un grande lavoro. Non si farà nelle prime settimane. Se si farà, bisognerà metterci del tempo, con intelligenza. Ma ricordando che questo strumento è uno strumento della parola del Papa e dunque la testimonianza di vita non deve esser un ostacolo ma un aiuto alla parola del Papa, che è la parola di Cristo.

Dopo Benedetto quali sono i grandi compiti che il Papa, con i vescovi e i cardinali, dovrà affrontare?
Il problema numero uno è l’evangelizzazione, la coscienza della dimensione missionaria della Chiesa. Ci sono due aree immense. L’Asia, dove i cattolici sono il 3% e dove vivono i due terzi dell’umanità. E poi l’Africa, dove ci sono delle comunità molto vive ma piene di problemi e che hanno bisogno di questo salto di qualità. I problemi di organizzazione sono relativi a questi compiti fondamentali.

--
(*) direttore del "Giornale del Popolo"


Citazione
hal900
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Post: 19
 

"I teologi della liberazione non hanno tempo per farsi da mangiare! Devono scrivere libri, farsi intervistare....(risata amara) ".
E magari resta loro anche un po' di tempo per farsi ammazzare da un qualche squadrone della morte in nome dell'anticomunismo...


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Raziel79
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Registrato: 2 anni fa
Post: 293
 

"alla fine della seconda stagggione ce vò r'botto"

https://www.youtube.com/watch?v=OxGiM7dW9F8


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AB
 AB
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 31
 

Ma santamaria che stronzate! Io non sono nè santo, nè asceta, nè cardinale eppure mi faccio da mangiare da solo dall'età di 12 anni. Tengo famiglia e lavoro 8/9 ore al giorno, e pure lavoro dopo cena. Ma quando torno a casa sono anche contento di far da mangiare a moglie e figli (basta che non sia minestrone di verdura, quello lo detesto).
Cosa c'è di eccezionale nel fatto che Bergoglio si cucinasse due uova una braciola o la minestrina di dado?
Badiamo a quello che farà l'uomo non alla cucina.
Andrea Breda


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