Perché le popstar m...
 
Notifiche
Cancella tutti

Perché le popstar muoiono, e invece i dinosauri del rock sono immortali


Davide
Membro
Registrato: 2 anni fa
Post: 2583
Topic starter  

"La ruggine non muore mai” era il cartello di un ferramenta, o di un servizio di manutenzione, che campeggiava in una strada di Akron, Ohio. Doveva diventare un verso immortale, perché faceva rima con “Hey hey, my my / rock and roll can never die”. La ruggine è il peggior nemico del rock, e del pop, per tutti quelli che hanno mancato l’appuntamento con l’antiruggine dell’immortalità. Non è colpa loro, l’antiruggine degli dèi appartiene a un’epoca, precisa, ma è questione del caso. Gli Stones, per celebrare i loro cinquant’anni di carriera, hanno registrato un album di cover di blues. “Blue & Lonesome” è balzato in due giorni al primo posto in classifica di tutte le classifiche del mondo. Il giorno in cui Mike Jagger trasvolerà in un’altra dimensione, solo gli stolti scriveranno “morto”. Nessuno sarà sfiorato dal pensiero, lui è già immortale. Un perché parziale lo ha spiegato Keith Richards, pertiene alla qualità di essere sopravvissuti a se stessi, al tempo che era stato concesso, e pure alla propria musica.

Ma non è solo questo. Bob Dylan ha vinto il Nobel per la Letteratura, premio inutile, perché sancisce un’esistenza eterna già guadagnata nella neghittosità esibita di una vita corporale. Roger Waters può dare del maiale ignorante a Trump e i Pink Floyd riunirsi solo per le cause filopalestinesi. Ma i Pink Floyd possono dire e fare ciò che vogliono, sono immortali e nulla li può scalfire. Tutto questo non è accaduto né accadrà alle rockstar e popstar dell’epoca a venire, l’epoca che è la nostra. Paola Peduzzi dice che è il brontolio risentito della mia generazione. Ma non sono così vecchio, non c’è nulla di personale, gli immortali sono i miei fratelli maggiori. La faccenda è altra, e non è la solita belinata autoaccusatoria-autoconsolatoria dei nani sulle spalle dei giganti. Non è nemmeno questione dell’immensità dei talenti, poiché a qualcuno venuto subito dopo (e a qualcun altro che verrà) sarà garantito l’ingresso nel Nirvana hall of fame, che però è cosa diversa. David Bowie non è morto, è transumanato, come avrebbe detto Pasolini, o Dante. E’ probabile che Springsteen non sia un immortale, perché è un highlander, condannato per l’eternità a quattro ore di concerto vitalistico ogni sera. Il problema non è neppure che – morto un George Michael, morto un Prince – si dissolva qualcosa di un’epoca che si chiude.

E’ un’arte antica, ritualizzata in secoli di civiltà, presente in tutte le culture, e non per caso. Il panegirico dice le lodi di una vita illustre, la laudatio funebris dice il bene di un estinto. Tra i due generi, non solo perché sempre di lode si tratta, esiste un legame sottile, misterioso, nobile, che è poi quello tra la vita e la morte.

Il problema è che quest’epoca venuta seconda, la nostra, era umana, troppo umana. Elvis è vivo per contratto, quindi va lasciato fuori dal mazzo. Jim Morrison, Jimi Hendrix, non sono immortali perché chi muore giovane, eccetera, altra belinata. Lo sono perché hanno attraversato la porta del tempo e dello spazio: e non perché abbiano utilizzato qualche chiavistello lisergico, ma perché hanno cambiato il tempo di un tempo che non è stato soltanto musica: loro ne erano la colonna sonora. Un’epoca di rivoluzione (in senso astronomico, eh) del costume, del sociale, del politico, del sesso. Dell’estetica, soprattutto. La più grande rivoluzione (astronomia) planetaria, o se volete la più grande spalmata di marmellata o vaselina che l’occidente abbia conosciuto dai tempi della tracimazione napoleonica in Europa. E infatti non bastarono cinquant’anni di Restaurazione per restaurare il mondo com’era, e infatti Napoleone è un Immortale al di là dei suoi demeriti. E infatti ancora oggi è pieno di bonapartisti che si credono immortali.

Poi è venuto il tempo normale. Il tempo in cui la rivoluzione è stata la globalizzazione, ma senza una Grande Idea né una grande colonna sonora. Il tempo in cui la musica è diventata consumo, il rock è ridiventato pop, la psichedelia è diventata dance. In cui si è sentita anche molta buona musica, ma di un’altra epoca, perché mancavano la grazia e l’hybris. Un’epoca che ancora non è riuscita a fare i conti con il lascito estetico (culturale) degli immortali, e ci prova ancora adesso. Con un po’ di Trump, un po’ di fake news, un po’ di musica, un po’ di dolore, un po’ di stelle cadenti del rock e del pop.

Maurizio Crippa
Fonte: www.ilfoglio.it
Link: http://www.ilfoglio.it/musica/2017/01/01/news/dylan-stones-rockstar-immortali-musica-112983/
1.01.2017


Citazione
[Utente Cancellato]
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 544
 

Ho sempre sostenuto la superiorità della musica rock e derivata rispetto alla musica pop.
I modern talking,gli alphaville e altri più o meno si ricordano. Gli iron maiden gli scorpion e altri hanno fatto la storia. Punto!


RispondiCitazione
PietroGE
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 4107
 

Bello questo articolo!
L'eternità deriva dalla novità. Una rivoluzione come quella degli anni '60 - '70 non c'era mai stata, nessuno aveva mai sentito testi di canzoni come quelli di Dylan e, dopo quel decennio, nessuno, neanche lui ha più scritto quelle cose.
Nessuno si immaginava che da una Stratocaster potessero emergere suoni come quelli che creava Hendrix o che in un concerto si potessero sentire atmosfere sonore come quelle dei Pink Floyd. Gli eroi dell'epoca vivevano come reale il sogno nietschiano del superuomo, al di là della vita e della morte.
Quelli del risveglio sono ritornati gli 'ultimi uomini'.


RispondiCitazione
massi
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 721
 

M'è toccato andare a vedere chi è Maurizio Crippa e ho scoperto che è addirittura vicedirettore de Il Foglio.
Non si capisce che cavolo vuol dire e oltretutto è scritto malissimo.
Le rockstar degli anni sessanta e settanta sono migliori delle mezze calzette di oggi? Cazzo che novità.
Sul perchè (auspicato dal titolo) non dice assolutamente nulla... e qui si che ci sarebbe da scrivere.
E quali sarebbero le "popstar" contrapposte ai dinosauri del rock? Non erano forse "popstar" Jimi Hendrix, Jim Morrison, Bob Dylan, David Bowie?


RispondiCitazione
[Utente Cancellato]
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 365
 

Sul perchè (auspicato dal titolo) non dice assolutamente nulla... e qui si che ci sarebbe da scrivere.

Sí, sarebbe interessante ma mi pare che nonostante la popolarità del quesito nessuno riesca a dare una risposta che non sia sul generico "talento individuale" o diversa tempra (un po' mitologica) della gioventù di una volta.

C'erano delle condizioni che consentivano ai giovani di pensarsi come una comunità dotata di autonomia con il vantaggio di potersi porre in antitesi a un "nemico" colpevole di tutto (della famosa "repressione") che erano i padri.

In quelle condizioni, che costituivano il presupposto di un senso di appartenenza forte e come detto autonomo, era possibile o meglio "acquisiva realmente senso" lo sviluppo dei talenti e della creatività dei vari artisti.
Un discorso molto diverso da quello sulle "qualità individuali" e che a mio avviso, se affrontato in profondità, rivelerebbe delle implicazioni interessanti e cogenti non solo relativamente alla musica.


RispondiCitazione
Condividi: