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Piero Marrazzo e la morale privata


Tao
 Tao
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Se qualcuno mi dicesse che i politici vanno giudicati unicamente da come servono gli interessi della collettività e non dalla loro vita privata, non sono sicuro che sarei d’accordo.

Sarebbe di certo un principio sacrosanto, che difenderei con passione, se vivessimo in un paese felice in cui i politici non pretendessero di dettare a noi cittadini le norme della buona condotta privata. E soprattutto non lo facessero con un occhio costantemente rivolto ai desideri di Santa Romana Chiesa Cattolica. E soprattuttissimo non si offrissero a noi come modelli di condotta integerrima.

Visto che l’Italia è l’Italia ci vediamo invece costantemente inflitti una morale familistica a fronte del quale il diritto della scelta individuale appare debole e costantemente messo sulla difensiva.

Per questa ragione non sono in genere di umore granché tollerante quando i politici vengono colti con le mani nella marmellata. Se tu politico fai i comodi tuoi in privato mi sta bene, ma se la cosa salta fuori ti dimetti, perché un minimo di regole — regole che per lo più hai stabilito tu — devono valere anche per te. L’onere delle regole che tu stabilisci non può ricade solo sui cittadini o loro faranno eccessivamente le spese del tuo fariseismo.

E’ per questo che mi hanno infastidito le critiche al quotidiano Repubblica che per mesi ha cercato di inchiodare Berlusconi alla vicenda Noemi Letizia. La campagna di Repubblica è stata sacrosanta, proprio per la scandalosa possibilità che Berlusconi si riserva di essere al di sopra di ogni regola e principio che vale per tutti gli altri.

Ed è per questo che nella vicenda di Piero Marrazzo io vedo due questioni: il presunto ricatto operato ai suoi danni da quattro carabinieri, e la possibilità che lui fosse in una condizione realmente ricattabile. Tra le informazioni ancora frammentarie di tutta la vicenda sembra assodato che agli atti non ci sia alcuna denuncia per estorsione da parte del governatore del Lazio.

La mia solidarietà a Piero Marrazzo ha un limite ben preciso, e cioè se corrisponde al vero la sua dichiarazione che il video fosse un falso e che i quattro assegni sono stati oggetto di rapina. Altrimenti non ci sarà da parte mia alcun

Gianluca Bifolchi
Fonte: http://subecumene.wordpress.com
Link: http://subecumene.wordpress.com/2009/10/24/piero-marrazzo-e-la-morale-privata/#more-717
24.10.2009


Citazione
Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 30947
 

Anche un bambino capirebbe che 80milaeuro/4 per 20mila euro nessuno ricatterebbe il presidente di una regione che intanto ne guadagna centinaia di migliaia di euro e cmq ha un potere che potrebbe far trasferire su marte i 4 carabinieri..il rischio non vale la candela..
In realtà non è il problema il ricatto il problema è che si voleva far sapere che Marazzo come a suo tempo il portavoce di Prodi (che fece tremare il governo)andava a trans ...è la solita distruction of character..
http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/09/10/24/marrazzo-interrogatorio-carabinieri-99999.html

chi ricatta veramente marrazzo?
Chi è che gli fa sapere che si esistono foto e filmati di presunti atteggiamenti intimi con una persona ...
chi lo tiene per le palle e gli dice o fai quello che diciamo noi o sei finito...

da chi non è ben visto?
basta capire come ha vinto Alemanno a Roma,con quali voti ed appoggi è riuscito a vincere,e per capire questo basta capire quando è che Alemanno sbraita particolarmente e si erge a difensore..
quelli sono quelli che lo hanno fatto eleggere e che vogliono che anche la regione abbia lo stesso identico orientamento del comune..visto il potere che ha la regione e che per esempio non ha la provincia..
poi l'opera è completa almeno nella capitale..a livello nazionale lo è da tempo!

Avete capito di chi si tratta?

ciao


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radisol
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Post: 8261
 

La versione ufficiale, per il momento, è questa: quattro carabinieri infedeli incastrano Piero Marrazzo in visita da un transessuale. Lo filmano. Lo ricattano. Il governatore paga il prezzo dell’estorsione. Marrazzo ammette dinanzi al pubblico ministero, che lo ascolta come vittima e testimone, di aver frequentato il transessuale.

Ma quel che appare grave nel suo comportamento è quel che non dice, non ha detto e sembra di non voler dire. Il governatore del Lazio non ha detto di essere stato ricattato né tantomeno ha denunciato l’estorsione, come avrebbe dovuto fare. Non ha detto di aver firmato - ai carabinieri che lo minacciavano - degli assegni per evitare che scoppiasse uno scandalo.

Ora che lo scandalo è esploso, non dice che cosa è accaduto e non sembra disposto ad ammettere le sue responsabilità. Marrazzo sembra non comprendere che gli scandali sono lotte per il potere proprio perché mettono in gioco la reputazione personale di chi governa e la fiducia di chi è governato. Quanto è affidabile oggi il governatore? Si può avere fiducia in lui? Marrazzo si protegge da ogni interrogativo agitando le ragioni della privacy. Come se questa formula magica - la mia privacy - potesse evitargli quella che, altrove, chiamano "valutazione di vulnerabilità": quanto le sue decisioni possono essere libere dalle pressioni o dai ricatti ai quali lo espone la sua scapestrata vita privata? Nel pasticcio in cui si è cacciato, il governatore ha solo una strada davanti a sé. Obbligata ed esclusiva: assumersi la responsabilità della verità. Non c’è e non può essercene un’altra, meno che mai il farfuglio di mezze verità e menzogne intere che ieri Marrazzo ha sfoggiato.

È nell’ordine delle cose che ora si voglia - in buona o mala fede, non importa - apparentare lo scandalo di minorenni e prostitute che scuote Silvio Berlusconi con quel che accade a Marrazzo. È forse utile chiarire che i due affari non hanno la stessa natura anche se un identico valore pubblico. È sufficiente ricordare i fatti. È stato Berlusconi a trasformare la sua crisi coniugale e la sua avventata vita privata in affare pubblico. "Chi è incaricato di una funzione pubblica deve chiarire", dice Silvio Berlusconi (Porta a Porta, 5 maggio). Va allora dato atto al premier che, all’inizio dello scandalo che lo chiama in causa, è consapevole che in gioco ci sia il significato etico e politico di accountability e quindi del rendiconto di quel che si fa, della censurabilità delle condotte riprovevoli - anche private - perché è chiaro a tutti (e anche a quel Berlusconi) che non ci può essere una radicale contrapposizione "tra il modo in cui un uomo di potere tratta coloro che gli sono vicini (la sua morale) e il modo in cui governa i cittadini (la sua politica)". Nel corso del tempo, il capo del governo dimenticherà queste premesse e rifiuterà di assumersi la responsabilità della verità, ma questa è un’altra storia.

Qui importa soltanto dire che, consapevole dell’obbligo alla trasparenza per chi ha una responsabilità di governo, è Berlusconi a sollevare dinanzi all’opinione pubblica lo scandalo che ancora oggi lo stringe. Non accade così per il governatore del Lazio. Dal 2006, Piero Marrazzo è il bersaglio di una deliberata azione di killeraggio politico. Alla vigilia del voto regionale di tre anni fa, un paio di 007 privati, con la collaborazione di due marescialli della Guardia di Finanza, vanno a caccia di informazioni distruttive che lo liquidino dalla corsa elettorale. Gli spioni prelevano informazioni dagli archivi del Viminale e dell’anagrafe tributaria. Scrutano le dichiarazioni dei redditi, le disponibilità patrimoniali, i contratti immobiliari. Filmano e pedinano il futuro governatore, sua moglie, il suo staff. È un lavoro che consente di ricostruire con le documentazioni delle carte di credito, i tabulati telefonici, le destinazioni e le spese di viaggio, la vita privata e pubblica di Marrazzo. In quell’occasione, le intrusioni o i pedinamenti devono svelare anche la segreta debolezza del governatore per i trans se i due spioni, Pierpaolo Pasqua e Gaspare Gallo, reclutano un viado per incastrare il candidato del centrosinistra alla Regione.

L’operazione salta nel 2006 perché le manette arrivano prima dello scandalo. Che riaffiora oggi. Una "segnalazione" dà l’imbeccata a due carabinieri che in un monolocale della Cassia c’è una carico di cocaina. Nell’appartamentino, trovano Marrazzo in compagnia del trans. Sarà interessante accertare da dove - e per volontà di chi - è partita quella "segnalazione". È un fatto, tuttavia, che già in settembre una fonte vicina agli ambienti del governo (oggi chiede l’anonimato) avverte più d’un giornalista che "sta per uscire un filmatino con Marrazzo che sniffa con due trans. Vedrete che lo butteranno su Internet, magari in qualche sito minore, domiciliato all’estero, perché è difficile che un qualche giornale possa fare un’operazione del genere". È ragionevole pensare allora che, almeno da un mese, c’era chi prossimo al governo sapeva del guaio in cui s’era cacciato Piero Marrazzo. Questo, come è ovvio, non vuol dire che ci sia stato qualcuno nell’esecutivo a pilotare lo scandalo contro il governatore. Vuol dire soltanto che, per quel che è accaduto tre anni fa e ancora con le indiscrezioni diffuse alla fine dell’estate, l’affare appare più fangoso di quanto dica la ricostruzione ufficiale: quattro carabinieri infedeli che vogliono lucrare qualche euro da una minaccia estorsiva.

Però, quale che sia la natura del ricatto e il volto dei ricattatori, sia l’affare frutto di casualità o di black propaganda, le difficoltà e i doveri pubblici di Piero Marrazzo non mutano. È vero, non ha deciso di mettere in piazza la sua vita privata come ha fatto Berlusconi in maggio, ma - anche se strattonato e forse incastrato - le sue debolezze sono ora lì, nude, sotto gli occhi di tutti e il governatore ha l’obbligo di affrontarle, in pubblico e a viso aperto. Anche per lui, come per il capo del governo, deve valere un codice di trasparenza, l’impegno a dichiararsi, un’assunzione di responsabilità che è piena soltanto se si è in grado di raccontare la verità, anche sulle abitudini private. Se è in grado di farlo, il governatore può rimanere al suo posto. Se non può assumersi la responsabilità della verità, farebbe meglio a dimettersi, e presto.

(24 ottobre 2009)

Giuseppe D'Avanzo

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/marrazzo-spiato/marrazzo-davanzo/marrazzo-davanzo.html


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radisol
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Se ho ben capito, si è già dimesso ... e giustamente .....

Il problema non sono i suoi "vizi privati" ma il fatto che ieri ha mentito clamorosamente, ha negato il fatto, ha detto di non aver mai subito alcuna estorsione ..... e che se la avesse subita avrebbe immediatamente fatto denuncia agli organi competenti ....

Non era vero niente e giustamente si è dovuto dimettere ... come personaggio pubblico non era più affidabile .....

Non amo minimamente Marrazzo, nella sua gestione della Regione Lazio ha completamente contraddetto la sua fama di "paladino dei deboli" che si era conquistata come giornalista, mi ci sono scontrato anche personalmente su due vertenze di zona, quella sulla salvaguardia del S.Maria della Pietà e quella contro la realizzazione dell’inutile autostrada Roma - Latina ....

Però .... ora che si è giustamente dimesso ..... che enorme differenza da Berluskoni !!!

K.

da bellaciao.org/it


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radisol
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Marrazzo ed i carabinieri ricattatori - Gli atti

al link :

http://bellaciao.org/it/spip.php?article25144


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