"Qui ad Aleppo non abbiamo più nulla, ma non ci arrenderemo"
Il racconto di Padre Ibrahim. Missili jihadisti sul quartiere cristiano, a ogni ora del giorno e della notte: "Nessuno può scappare, i vivi sono sepolti assieme ai cadaveri"
"La maggior parte della gente non riesce nemmeno a pensare alla fuga: non ha soldi neanche per il cibo" (LaPresse)
Riceviamo e pubblichiamo questo racconto di Padre Ibrahim Alsabagh, francescano e parroco della cattedrale latina di Aleppo, colpita lo scorso ottobre da un attentato mentre si stava celebrando la messa vespertina.
Amici carissimi, provo a raccontare quello che stiamo vivendo qui ad Aleppo da quando è cominciata l’offensiva dell’esercito regolare per riprendere possesso dell’intera città. Nella notte tra il tre e il quattro febbraio, due missili lanciati dagli jihadisti hanno colpito la zona di Soulaymanieh-Ram, dove si trova la nostra Succursale.
Avevo appena cominciato a pensare a radunare tutti i Frati d’Aleppo in Capitolo pastorale locale, per decidere insieme se e come intensificare il nostro servizio nella zona di Soulaymanieh e di Midaan, quando ci ha raggiunto la notizia dell’accaduto. Il risultato di questi incessanti bombardamenti è sempre tragicamente lo stesso: morte e distruzione, morte di cittadini inermi e distruzione delle loro povere case. Due cristiani sono rimasti uccisi, diversi i feriti e innumerevoli le case danneggiate. Come non essere scoraggiati? Avevamo appena finito di riparare, in qualche modo, i danni provocati dai missili caduti il 12 aprile 2015 quando… ecco che nuove esplosioni arrivano a devastare ciò che con immensa fatica e sacrifici era stato risanato. La nostra chiesa di san Francesco non è stata fino a ora danneggiata significativamente, ma il tetto delle aule di catechismo invece sì: colpito è andato parzialmente distrutto. Anche le pareti sono rimaste danneggiate dalle scosse provocate dalle esplosioni e i vetri ridotti in mille frantumi.