Ragionare con le Nu...
 
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Ragionare con le Nuvole


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Leggo e penso, penso e credo, credo e agisco.

"Leggo" è un leggere la realtà, i contesti che abitano nelle valutazioni. Impossibile non vivere l'esperienza, non essere attaccati ai terminali dei nostri sensi e non vivere la percezione. Quando dormiamo, quando siamo svegli, quando lavoriamo, quando preghiamo, noi facciamo esperienza e leggiamo l'accadere del momento. In un sogno, come nella realtà.

Se "leggo" quanto mi accade, vivo il momento, non posono non pensarlo, se sono cosciente. Se sono incosciente non leggo quanto accade. Ma nel leggere, devo giudicare. Non tanto in senso positivo o negativo, ma in senso più ampio: devo poter credere che ciò che vivo ha dei significati, riconoscere questi significati e stabilire le connessioni tra i significati. In verità ciò che accade è solo ciò che accade, siamo noi che dobbiamo aggiungere i significati.

Lo facciamo prima con il corpo, poi con gli occhi. Questo perché da neonati impariamo prima a gestire i significati vicini, toccandoli, poi quelli più lontani, quando apriamo gli occhi al mondo e lentamente mettiamo a fuoco le immagini di ciò che tocchiamo. L'esperienza sprofonda poi dentro nel corpo e quando diventiamo grandi agisce come organo, una ruota da usare per cumulare significati di cui la parola sarà l'ultima e la meno importante. Allora la maggior parte di ciò che sappiamo, ad essere buoni il 99,9%, è senza parole, sono significati silenti sprofondati nel corpo che si accumulano, anche adesso ... e adesso.

Tuttavia le parole dominano come incantesimi i nostri panorami corporei interiori, sono il mezzo tramite cui ordinare significati di un mondo vaporoso che non ha significati suoi, è solo ciò che accade.

Noi quindi, siamo simili a bambini che guardano il cielo cercando di capire quali forme hanno le nuvole. Ecco un Drago fiammeggiante. Ecco un Cavaliere e la sua Dama. Ecco un tavolo e delle sedie.
Queste nuvole non sono però fuori, sono dentro. Sono le immagini che ci abitano. Ogni volta che parliamo, le parole come contenitori imbrigliano le nuvole e usano il nostro cielo interiore come una lavagna, per modellare nuvole secondo la nostra indiscussa volontà magica.

Ma i maghi sono stronzi e il potere gli da alla testa, quindi non riescono ad accontentarsi dei loro mondi, anche se sono infiniti. Devono scassare il c...o agli altri maghi. E' una specie di legge della malattia, un modo per diffondere parassiti orrendi: una volta contagiato tutto ciò che ti riesce divertente e andare a scassare il magico regno degli altri. Anche perché il tuo è ridotto a una pietà tale che non te lo viene a cercare più nessuno: il cielo è plumbeo che pare notte, un gelo d'oltre tomba ammorba ogni luogo e ogni tempo, tanto che non ci sta volentieri nemmeno la sabbia li dentro e poi comunque la magia non funziona. Siamo nel regno della demenza e la parola non serve che a produrre suoni distorti privi di significato che non sia pura disperazione.

Allora abbiamo corpi che vivono nel privilegio, individui che si sentono al top del potere Umano e per ciò come in paradiso, anche se abitano già da vivi l'ultimo piano dell'inferno dove regna solo demenza. Gelo e incoscienza totale. Dominano esclusivamente perché nessuno "legge" questa semplice realtà: ogni uomo conosce significati per il 99,9% (ad essere buoni) senza parole e crede questi granitici, scolpiti nella pietra.

Peccato che se sappiamo di essere tutti solo bambini predatori di nuvole, giocare non equivale a voler distruggere il vivente. Ma se invece crediamo che i significati siano pietre, allora ce li tireremo addosso, peggio che le scimmie. Ce li tireremo tra deserti interiori di demenza.


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