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Revelli: Fabbrica spaccata, impossibile gestirla(intervista)


Tao
 Tao
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Lo storico Marco Revelli: Marchionne non è un buon manager, ha diviso una comunità sofferente, ora dovrà cambiare strada. Giudizio positivo sull´esito del voto: toglie all´ad ogni alibi ma gli impone di scoprire le carte se vuole governare Mirafiori

«Ragionando realisticamente sarà impossibile gestire una fabbrica così spaccata. Anche perché non è la divisione tra una metà pienamente convinta e una metà contraria. Il sì è un sì trangugiato». Marco Revelli, storico e sociologo, è convinto che sarà molto difficile per Marchionne proseguire sulla strada che ha tracciato.

Come giudica il risultato?

«Il migliore possibile: toglie a Marchionne ogni alibi, gli impone di scoprire le carte e di cambiare registro se vuole veramente governare la fabbrica».

Ma l´ad del Lingotto vuole governarla con l´accordo firmato a Natale. Ci riuscirà?

«No, si produce di più con uomini liberi che imbrigliati. Si ottiene di più puntando sulla collaborazione, non sulla resa incondizionata. Si governa con il consenso, non con la gente che subisce. Se fossi in lui tirerei una bella riga. Questa è l´unica soluzione per uscirne, si è mosso troppo male».

Perché?

«Non è un buon manager. Ha diviso una comunità sofferente che ha di fronte a sé un anno e più di cassa a 800 euro al mese. Un signore molto ricco ha giocato con le loro vite e li ha divisi. Per realizzare una cosa irrealizzabile. Gli addetti di Mirafiori sono troppo vecchi, mantenere i ritmi previsti dall´accordo non è come viaggiare in jet da Torino a Detroit. È logorante. Sarebbe duro da realizzare anche per ventenni. In questo piano c´è più la prepotenza gratuita che la risposta ad esigenze reali».

I sindacati come escono da questa vicenda?

«Chi ha firmato male. L´impressione è che le organizzazioni rimarranno in fabbrica, ma non staranno più nella testa degli operai come loro tutori. Invece la Fiom, pur stando fuori, rimarrà nella loro testa come l´unico sindacato che tutela, anche in quelli che hanno votato sì. Fim, Uilm e Fismic sono diventati i guardiani: se qualcuno violerà le regole, le prime a rimetterci saranno loro. Saranno la longa manus dell´azienda».

La Fiom ha ragione a pensare a una battaglia legale?

«Sì, non si può far funzionare una fabbrica con la metà della fabbrica senza rappresentanza. Si può far funzionare una boita, un´officina come diciamo noi piemontesi, non un reparto con più di 5 mila persone. Nel modello tedesco, molto citato, la rappresentanza è sacra».

Chi ha perso?

«La politica, compreso chi ha responsabilità istituzionali, ha scaricato la scelta sugli operai. Come l´entomologo che guarda le formiche. Il rapporto tra Marchionne e i 5 mila delle Carrozzerie non è una cosa privata, riguarda la città e il Paese. La politica ha fatto harakiri».

Diego Longhin
Fonte: www.repubblica.it+
18.01.2011


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