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Ricolfi – Meno ascoltati ma meno sicuri


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
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Dopo un iter durato due anni il disegno di legge sulle intercettazioni sembra arrivato in dirittura finale (la Camera dovrebbe iniziare la discussione già la prossima settimana). Ma com’è il nuovo testo licenziato dalla commissione Giustizia? Per valutarlo dobbiamo ricordare quali sono i tre «beni» in gioco: la privacy, la libertà di informazione, la sicurezza.

Sul primo punto, la privacy, è difficile non dare un giudizio positivo. Se il disegno di legge sarà approvato nella nuova versione, la privacy ne risulterà rafforzata sotto almeno due profili: diminuirà il numero di cittadini ascoltati, perché per i magistrati diventerà più difficile intercettare; verrà limitato il coinvolgimento delle persone estranee alle inchieste, perché un'apposita udienza-filtro provvederà a distruggere le conversazioni irrilevanti. Da questo specifico punto di vista, la tutela della privacy, gli unici che potrebbero dolersi della nuova disciplina sono i fautori dello sciagurato slogan «intercettateci tutti», espressione - come minimo - di una visione illiberale della democrazia.
Sul secondo punto, la libertà di informazione, il giudizio dipende da come si valuta la qualità dell’informazione giudiziaria nel nostro Paese.

Nel testo attuale vengono indubbiamente introdotte limitazioni alla libertà dei giornalisti di pubblicare, ad esempio perché dopo la cosiddetta udienza-filtro le conversazioni irrilevanti vengono distrutte, o perché le sanzioni verso giornalisti ed editori, pur meno pesanti di quelle previste inizialmente, restano comunque in piedi. In breve c'è meno libertà di pubblicare, ma è tutto da dimostrare che la libertà di cui i giornalisti godevano prima non fosse eccessiva, o che i giornalisti stessi non abbiano ampiamente abusato di tale libertà.

E' sul terzo punto, la sicurezza, che cominciano invece le dolenti note. La nuova versione del disegno di legge licenziata dalla Commissione Giustizia può sembrare accettabile se la si compara alla prima versione, quella approvata dal Senato a giugno, ma solo perché tale versione era del tutto priva di logicità e ragionevolezza. Se invece la si compara con la legislazione attuale, non possiamo non preoccuparci. Il nuovo testo, infatti, prevede una serie notevole di limitazioni ed ostacoli all'attività investigativa delle procure, e verosimilmente indebolirà l'azione di contrasto alla criminalità. In poche parole: saremo meno ascoltati, ma anche meno sicuri.

Si potrebbe obiettare che questo è il prezzo della tutela della privacy. Ma non è precisamente così. Perché, anche ammesso che il numero di intercettazioni fosse eccessivo, come i dati suggeriscono e molti magistrati (anche di sinistra) ammettono, mettere i bastoni fra le ruote all'attività delle procure non era l'unica via per limitare gli abusi. Se lo scopo era di ridurre il numero delle intercettazioni era sufficiente contingentarle, ossia mettere un tetto al loro numero totale, in modo da costringere i magistrati a usarle oculatamente, come spontaneamente avviene con le risorse scarse.

Lo strumento di contrasto alle intercettazioni privilegiato dal disegno di legge è invece quello di sottrarre al Gip del tribunale locale il potere di autorizzarle, per trasferirlo a un collegio di tre giudici del tribunale del capoluogo distrettuale. Secondo la maggior parte dei magistrati, ivi compreso il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, questa norma comporterà "enormi difficoltà organizzative", con un'ulteriore caduta di efficienza della macchina della giustizia. E' come se, per far andare più piano un conducente spericolato, anziché dargli una vettura meno veloce si procedesse a disseminare la sua strada di buche, curve ed ostacoli. Peccato, perché con forme di razionamento il numero di intercettazioni si poteva ridurre senza infliggere gravi danni collaterali alle indagini.

Perché la traiettoria del disegno di legge sulle intercettazioni ha condotto a sacrificare il bene della sicurezza sull'altare della privacy ?
Una ragione ovvia è che esiste un interesse del ceto politico, di tutto il ceto politico, a proteggere sé stesso arginando il potere di indagine della magistratura e ponendo dei limiti alla libertà di informazione. Ma esiste anche una ragione meno evidente che ha condotto a sacrificare in misura così cospicua il bene della sicurezza, ed è il tipo di battaglia politica che editori e giornalisti hanno condotto contro il disegno di legge sulle intercettazioni. Quando quella battaglia è partita era evidente che gli sconfitti sarebbero stati i magistrati, e i vincitori sarebbero stati i giornalisti. E questo già solo per il nome che la stampa di opposizione coniò per descrivere la legge, subito definita "legge bavaglio". Chiamarla così equivaleva a dire che la posta in gioco principale non era l'efficacia delle indagini bensì la libertà di informazione: diritto dei giornalisti di pubblicare tutto e subito, diritto dei cittadini di leggere quello che i giornalisti avessero ritenuto di pubblicare e scrivere.

E invece non era così, o perlomeno alcuni di noi possono ritenere che non fosse esattamente così. Come operatori dell'informazione, potevamo anche fare una battaglia meno autoreferenziale, meno corporativa, e riconoscere che troppo spesso della libertà a noi concessa abbiamo abusato e continuiamo ad abusare. Potevamo preoccuparci di più del bene comune, o perlomeno di quello che la maggioranza degli italiani considera tale: nei sondaggi la gente si mostra più interessata all'efficacia delle intercettazioni nel contrasto del crimine che alla libertà di leggerne il contenuto sui giornali. Potevamo considerare, infine, che nella battaglia contro il pessimo testo di legge licenziato dal Senato, i giornalisti erano la parte forte e i magistrati quella debole (anche per loro colpe), tendenzialmente destinata a soccombere se priva di un vigoroso sostegno della stampa e dell'opinione pubblica.

Così, se non interverranno cambiamenti importanti - primo fra tutti la caduta della norma che prevede tre giudici del capoluogo distrettuale per autorizzare le intercettazioni - ci avviamo verso una nuova stagione. Il numero delle intercettazioni diminuirà, la stampa dovrà accettare alcune restrizioni (non tutte ragionevoli), i cittadini avranno un po' più di privacy.

Il prezzo sarà una giustizia meno efficiente e meno efficace, in poche parole un ridimensionamento del potere delle procure. Un vero peccato per un governo che ha fatto della lotta alla criminalità una delle sue principali bandiere. Un autentico paradosso per un'opposizione che, creando il mito della legge bavaglio, ha contribuito non poco a far andare le cose come sono andate

Luca Ricolfi
Fonte: www.lastampa.it
Link: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=7636&ID_sezione=&sezione=
25.07.2010


Citazione
dana74
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 14373
 

per quanto questo provvedimento contro le intercettazioni sia riprovevole e assolutamente da condannare, non cadiamo nella pia illusione che la giustizia fosse efficente per questo e che riesca a liberarci da tutti i corrotti e malfattori.
Non sono sufficienti, anche perché i giudici dispongono intercettazioni a seconda di chi gli interessa colpire.

Per quanto mi riguarda, chiunque ricopra una carica pubblica e pertanto sia demandato a gestire i soldi dei cittadini deve essere sì intercettato, da consigliere comunale al presidente della repubblica.


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Truman
Membro Moderator
Registrato: 2 anni fa
Post: 4113
 

Smettiamola di prenderci in giro pure noi: il provvedimento in discussione alla Camera c'entra con la privacy come i cavoli a merenda. E' solo una legge fatta da un delinquente abituale che tramite il potere raggiunto con i suoi crimini vuole difendere le posizioni raggiunte.
Giusto a titolo di esempio di cosa vuol dire privacy:
1) In buona parte del mondo (tra cui Francia e Regno Unito, ad esempio) si può andare in un albergo senza esibire alcun documento. In Italia ogni pernottamento al di fuori della propria abitazione è sorvegliato dai bargelli.
2) In buona parte del mondo si può entrare in un internet point e connettersi ad internet senza esibire un documento. In Italia no.
3) Negli aeroporti stanno installando i body scanner, capaci di mostrare dettagli di noi che vorremmo mantenere riservati.
4) I dati di tutti i cittadini italiani che volano in Europa vengono mandati, senza l'autorizzazione degli interessati, ad una banca dati degli USA.

Insomma per la privacy c'è molto spazio, ma non nella legge di cui si parla.


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Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 30947
 

condivisibile l'articolo di Ricolfi e pure le osservazioni di Truman...


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