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Riprendere il cammino di Marx,Engels,Lenin.


Anonymous
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La sconfitta della rivoluzione mondiale segnò la sconfitta della rivoluzione russa.

"Compagni...
Quando abbiamo iniziato la rivoluzione internazionale, lo abbiamo fatto non perché fossimo convinti di poterne anticipare lo sviluppo, ma perché tutta una serie di circostanze ci spingevano ad iniziarla. Pensavamo: o la rivoluzione internazionale ci verrà in aiuto e allora la nostra vittoria sarà pienamente garantita, o faremo il nostro modesto lavoro rivoluzionario, consapevoli che, in caso di sconfitta avremo tuttavia giovato alla causa della rivoluzione e la nostra esperienza andrà a vantaggio di altre rivoluzioni. Era chiaro per noi che senza l'appoggio della rivoluzione mondiale la vittoria della rivoluzione proletaria era impossibile. Già prima della rivoluzione e anche dopo di essa, pensavamo: o la rivoluzione scoppierà subito, o almeno molto presto, negli altri paesi capitalisticamente più sviluppati, oppure nel caso contrario, dovremo perire. Nonostante questa consapevolezza, facemmo di tutto per salvaguardare, in tutte le circostanze e ad ogni costo, il sistema sovietico, poiché sapevamo di lavorare non soltanto per noi, ma anche per la rivoluzione internazionale. Ma in realtà il movimento non è stato così lineare come ci attendevamo. E' vero però, e possiamo constatarlo con soddisfazione, che la rivoluzione si sviluppa in tutto il mondo, e solo grazie a questa circostanza la borghesia internazionale, benché economicamente e militarmente più forte di noi, non è in grado di soffocarci. Cosa dobbiamo fare adesso? Adesso è necessario preparare a fondo la rivoluzione e fare uno studio approfondito del suo sviluppo concreto nei paesi capitalistici avanzati."

Queste frasi furono pronunciate da Lenin nel rapporto sulla tattica del Partito comunista russo al III congresso dell'Internazionale Comunista (5 luglio 1921). Esse riassumono l'essenza della strategia dell'Ottobre. La rivoluzione russa non era che l'inizio della rivoluzione mondiale. Per una serie di circostanze la storia aveva affidato il compito di iniziare la rivoluzione proletaria internazionale al proletariato russo, nel paese capitalisticamente più debole, più arretrato, ma dove si potè sviluppare un partito comunista che, per bagaglio di teoria marxista e di esperienza pratica, per la selezione dei quadri rivoluzionari, fu tale da collocarsi in posizione dirigente rispetto alla rivoluzione mondiale.

La strategia internazionale del partito bolscevico vedeva nella Russia l'anello più debole della catena capitalistica internazionale. Rompendo questo anello si sarebbe facilitata la vittoria della rivoluzione negli altri paesi europei, in primo luogo la Germania. Le condizioni per la rivoluzione mondiale c'erano ed erano un prodotto della guerra imperialistica. Toccava al proletariato russo iniziarla, togliendo ai capitalisti europei il tradizionale baluardo della reazione costituito dallo zarismo.

Già Engels nel 1875 diceva che: "nessuna rivoluzione può ottenere vittoria definitiva nell'Europa occidentale finché l'odierno stato russo le sussiste accanto. Ma il vicino più immediato è la Germania, sarà la Germania a sostenere il primo urto con gli eserciti russi della reazione, perciò la caduta dello stato russo, il crollo dell'impero zarista, è una delle condizioni preliminari della vittoria finale del proletariato tedesco."

A sua volta il proletariato europeo, tedesco in primo luogo, sarebbe corso in aiuto della rivoluzione russa. Al partito bolscevico era chiaro infatti che il proletariato russo, in un paese economicamente debole e arretrato, sconvolto dalla crisi provocata dalla guerra, attanagliato dalla fame e accerchiato dagli altri imperialismi, non avrebbe tenuto a lungo il potere senza l'aiuto della rivoluzione internazionale.
La "Santa Alleanza" tra le forze imperialiste l'avrebbe schiacciato, sia con la guerra dall'esterno sia foraggiando con armi e denaro la reazione borghese all'interno, scatenando la guerra civile, se il proletariato degli altri paesi non avesse fatto la sua rivoluzione. E così fu infatti: le forze imperialiste si accordarono per schiacciare la prima rivoluzione proletaria. Nel 1919 la Russia sovietica era completamente accerchiata: tedeschi, la flotta inglese e polacca ad Ovest; truppe inglesi, francesi, americane e serbe al Nord, francesi in Ucraina, inglesi in Caucasia e Transcaspica al Sud; ad est sbarcarono le truppe giapponesi.
La resistenza del proletariato russo fu eroica, ma senza la lotta del proletariato europeo non avrebbe potuto vincere lo scontro militare. Questa lotta impedì agli imperialismi un più deciso intervento, tenendo i loro governi sotto il costante pericolo di una insurrezione proletaria in casa loro.
dagli ammutinamenti e ribellioni nella flotta e nell'esercito da parte dei proletari che si rifiutavano di sparare contro i fratelli, alle rivoluzioni in Germania, ai tentativi in Italia, il proletariato europeo dimostrava la sua adesione alla rivoluzione in URSS.

Tanto che il primo ministro inglese ammonì gli alleati imperialisti: "Se di desse il via a un'azione militare contro i bolscevichi l'Inghilterra diventerebbe bolscevica e finiremmo per avere un soviet a Londra."

In questa situazione internazionale il compito principale del partito bolscevico fu quello di costruire l'organismo dirigente della rivoluzione mondiale. Difendere con i denti il potere sovietico non bastava: era necessario compiere tutti gli sforzi possibili per dare al proletariato mondiale un partito come quello bolscevico, la III Internazionale Comunista; o la rivoluzione internazionale portava al potere la classe operaia anche nei paesi capitalisticamente più sviluppati, o tutta la rivoluzione, anche quella in Russia sarebbe stata sconfitta. (Prima parte)


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Allora;
solo la rivoluzione internazionale, puntando alla dittatura del proletariato in tutto il mondo, o nel gruppo dei paesi più sviluppati, può creare le premesse per la costruzione del socialismo. In caso contrario il proletariato che per primo prende il potere, verrebbe inevitabilmente a perderlo: comunismo e capitalismo non possono coesistere.
Ma la rivoluzione negli altri paesi o rimase solo un tentativo, che non trovò nessuna direzione, o fù repressa nel sangue.
E' in questo fallimento ebbe un ruolo pesante l'opportunismo che si affiancò alla borghesia nel bloccare e reprimere la classe operaia.
Il potere sovietico, uscito vittorioso dalla guerra cibile, si trovò isolato, in un paese sfinito da anni di guerre e di guerra civile. Gran parte degli operai erano accorsi in massa a difendere la dittatura del proletariato come organizzatori politici nelle province periferiche o come soldati sui vari fronti e le fabbriche erano semi-smobilitate.
Nelle città dominava la fame, nelle campagne vi era una economia di sussistenza.
"naturalmente le distruzioni provocare dalla guerra e dalla rivoluzione avranno spossato l'Europa intera. Ma un proletariato forte e cosciente saprà ricostruire nel giro di qualche anno una potente industria che contribuirà ad aiutare la Russia arretrata", scrivevano Bucharin e Preobazenskij alla fine del 1919.
Ma il proletariato europeo non potè far nulla perché ancora oppresso dal capitalismo e questo aiuto mancò.
Qualunque paese da solo, non avrebbe potuto realizzare il socialismo e vivere pacificamente in un mondo capitalista. ma particolarmente la Russia sovietica non avrebbe potuto realizzare il socialismo senza la presenza di una moderna grande industria e del necessario sviluppo delle forze produttive.
La dittatura del proletariato che grazie alle condizioni internazionali rivoluzionarie aveva potuto resistere all'attacco degli imperialismi, cominciò a sgretolarsi sotto l'azione delle forze economiche che in Russia operavano.

In Russia il proletariato aveva sì preso il potere, ma non poteva ancora abolire il mercato, il denaro, le classi, cioè costruire la società comunista. Questo era possibile solo su scala internazionale.
Fino a quando, ammoniva Lenin in quegli anni, "non trionferemo su scala mondiale, il commercio è il solo legame economico tra decine di milioni di contadini".
La ripresa economica, sulla base del libero commercio cioè dell'esistenza del mercato capitalistico, non poteva che significare la ripresa delle forza della borghesia ed alla lunga anche la fine del potere proletario. la borghesia era stata sconfitta militarmente ma non ancora economicamente. E cambiò tattica cercando di riconquistare il potere non attraverso uno scontro frontale ma dall'interno dello stato sovietico e del partito.
Tra proletariato e borghesia la guerra era tutt'altro che finita. "Chi vincerà, il capitalismo o il potere sovietico'" scriveva Lenin nel 1921. L'analisi della natura sociale dell'URSS ci dimostra inequivocabilmente che ha vinto il capitalismo.

Lo stalinismo fu lo strumento della borghesia.
La borghesia cercava di infiltrarsi nel partito al potere:"Elementi non sufficientemente comunisti, o anche del tutto parassitari, stanno affluendo in gran numero nel partito. Il partito comunista russo è al potere e ciò attira inevitabilmente ad esso, insieme con gli elementi migliori, anche gente preoccupata unicamente di far carriera..."
Chiudere la porta del partito bolscevico, epurarlo dagli elementi borghesi e piccolo-borghesi, mantenerlo organismo di direzione rivoluzionaria della classe operaia è l'indicazione di Lenin ancora nel 1919. Ma nel 1924, alla sua morte, Stalin lanciò la "Leva Lenin" che aumentò gli iscritti del 50%.
Lo stalinismo fu la forma politica con la quale la borghesia riprese il potere politico in URSS. Non attaccando apertamente il marxismo e il leninismo ma mascherandosi da marxista e leninista la borghesia, con Stalin, condusse la lotta all'interno del partito bolscevico.

"La dialettica della storia è tale che la vittoria del marxismo teorico costringe i suoi nemici a travestirsi da marxisti." Lenin in "I destini storici della dottrina di Karl Marx"
Lo sviluppo capitalistico in URSS fu definito "costruzione del socialismo in un solo paese". La via internazionalistica fu abbandonata per quella nazionalistica tanto da far gongolare di soddisfazione i capitalisti americani: il "New York Times" il 20 dicembre 1942 esprime la soddisfazione per l'orientamento russo in politica internazionale: Le parole d'ordine di Stalin... non sono parole d'ordine marxiste che spingono il proletariato del mondo intero a unirsi, ma parole d'ordine che puntano sul patriottismo, sulla libertà, sulla patria".

Nel 1943 Stalin sciolse l'Internazionale Comunista perchè "ha compiuto il suo ruolo storico" e "la sua esistenza è ormai un ostacolo al rafforzamento dei partiti operai nazionali".

Anche in questo caso la stampa americana, espressione dell'imperialismo più forte, esultò: "Trionfo diplomatico di ben più larga portata che le vittorie di Stalingrado e Capo Bon!...Il mondo respira, la vecchia follia di Trotskij è abbandonata. Il sogno di Marx è finito".
E la "Chicago Tribune": "Stalin ha ucciso i sacerdoti della fede marxista. Ha giustiziato i bolscevichi il cui regno era il mondo e che volevano la rivoluzione universale."
Purtroppo quest'ultima cosa era vera. Gli oppositori interni, i bolscevichi che avevano lottato contro lo zarismo, che avevano diretto la rivoluzione d'0ttobre e che cercavano di contrastare il dominio della borghesia nel partito furono incarcerati e uccisi con l'accusa di "traditori" e "fascisti"

Nelle "purghe" staliniane degli anni '30 (che il PCI non ha mai denunciato pur essendone al corrente) i militanti bolscevichi scomparvero a plotoni. La maggioranza assoluta del Comitato Centrale bolscevico in carica dal 1917 al 1923 fu eliminata e così i tre segretari del partito dal 1919 al 1923 e la maggior parte dell'ufficio politico in carica tra il 1919 e il 1924. (seconda parte).


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MarioG
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In Russia il proletariato aveva sì preso il potere, ma non poteva ancora abolire il mercato, il denaro, le classi, cioè costruire la società comunista. Questo era possibile solo su scala internazionale.

Chissa' perche' il (fantomatico) 'comunismo' non puo' svilupparsi in un solo paese...
Mi sembra un gran brutto segno per l'Utopia.
Comunque e' chiaro perche' vanno a braccetto col progetto del governo unico globale.


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Giovina
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Chissa' perche' il (fantomatico) 'comunismo' non puo' svilupparsi in un solo paese...
Mi sembra un gran brutto segno per l'Utopia.
Comunque e' chiaro perche' vanno a braccetto col progetto del governo unico globale.

Carina questa.....


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@ Giovina e MarioG vi ringrazio della partecipazione.

Andiamo avanti.
Su 139 membri del CC eletti nel 1934 già nel 1938 108 furono arrestati e uccisi. Solo 22 si ritrovarono in carica nel 1939. Tutti "fascisti" e "traditori"?
L'eliminazione di quadri rivoluzionari si estese a tutto il partito e non solo ai vertici. Nel 1938, su 333 segretari di partito delle repubbliche e delle regioni, l'80,5% aveva aderito al partito dopo la morte di Lenin, il 91% non era militante comunista durante la rivoluzione nè durante la guerra civile.
Sui 10.902 segretari dei comitati di distretto e locali il 92% aveva aderito al partito dopo il 1924.
I "vecchi bolscevichi", un'intera generazione rivoluzionaria era stata eliminata dal partito ormai non più comunista ed era stata arrestata, deportata e uccisa.
Al suo posto nel partito erano entrati i giovani funzionari, gli ammin istratori e i dirigenti delle imprese del nuovo stato capitalista.
L'avanguardia del proletariato mondiale era stata sterminata.

La sconfitta del proletariato mondiale nella grande crisi rivoluzionaria degli anni dal '17 al '30 ha lasciato una pesante eredità. Le posizioni marxiste che per larghi settori del proletariato europeo erano un dato di fatto sono state soffocate nella classe dalla controrivoluzione borghese. I rivoluzionari sono caduti a migliaia sotto i colpi della democrazie occidentali, sotto quelli del nazismo e del fascismo e sotto quelli dello stalinismo.
Ma la teoria marxista e l'esperienza pratica di tutte le lotte dei movimenti operaio, delle quali la rivoluzione d'Ottobre è la più grande, rimangono.
Il compito dei rivoluzionari, dei comunisti, è di riprendere il camino sulla strada indicata dall'Ottobre del '17. A chi dice che questa strada rivoluzionaria non è più percorribile rispondiamo con Lenin: "I tratti fondamentali della nostra rivoluzione non hanno un'importanza esclusivamente russa; ma hanno un'importanza internazionale, nel senso della INEVITABILITA' STORICA che si ripeta su scala internazionale ciò che è accaduto da noi". Per questo "il bolscevismo è diventato la teoria e la tattica mondiale del proletariato".

Alla classe operaia, contro chi ripete gli ormai vecchi e decrepiti discorsi sul marxismo "superato" e addirittura "morto", i comunisti ripropongono la completa validità del marxismo.
Lenin, nel discorso al IIi congresso della gioventù comunista russa del 2 ottobre 1920, ribadendo i fondamenti scientifici e quindi la validità universale della teoria marxista, così si esprimeva:
"Se vi ponesse il problema del perchè la dottrina di Marx ha potuto impossessarsi di milioni e decine di milioni di cuori della classe rivoluzionaria, ricevereste una sola risposta: ciò è successo perchè Marx si basava sulle solide fondamenta del sapere umano accumulato nell'epoca del capitalismo; perchè avendo studiato le leggi dello sviluppo sociale, Marx comprese l'inevitabilità dello sviluppo del capitalismo, che conduce al comunismo e, soprattutto, lo dimostrò sulla base dello studio più esatto, più dettagliato e profondo della stessa società capitalistica, mediante la completa assimilazione di tutto ciò che la scienza sino allora aveva apportato".

@MarioG rileggi con calma e trovi molte risposte.

(Di certo non do motivi di bannarmi )!!!


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Anonymous
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Il comunismo non c'è, il governo mondiale del capitale c'è.
Il capitale si esprime politicamente nell'involucro della democrazia imperialistica.
Ovviamente con diverse gradazioni e forme a seconda dell'economia più o meno sviluppata nei paesi. Ma la sostanza non cambia.
Pertanto non "vanno a braccetto".
Mi pare che l'utopia sia nelle teste di chi crede che questo mondo sia il migliore possibile, basta ogni tanto una ritoccata qui e la e ad ogni crisi mettere in galera i colpevoli...

(Anni fa Agnelli disse che l'uomo aveva raggiunto il suo fine: la società capitalista...)


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mincuo
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A nayer meylekh mit naye gzeyres, a nay yor mit naye aveyres


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MarioG
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Lo stalinismo fu la forma politica con la quale la borghesia riprese il potere politico in URSS. Non attaccando apertamente il marxismo e il leninismo ma mascherandosi da marxista e leninista la borghesia, con Stalin, condusse la lotta all'interno del partito bolscevico.

Ottimo! Un esempio di dialettica che 'va all'indietro'?

"La dialettica della storia è tale che la vittoria del marxismo teorico costringe i suoi nemici a travestirsi da marxisti." Lenin in "I destini storici della dottrina di Karl Marx"

Ma allora, il comunismo avanza sulle spalle dei processi storici 'oggetttivi' e ineludibili, oppure ha bisogno della protezione dell'Alto Ordine dei custodi fedeli dell'Ortodossia? Senno' rischia che "Elementi non sufficientemente comunisti" mettano in crisi tutta la costruzione?
Dunque: da un lato e' sempre ribadita la pretesa di 'scientificita'' basata comprensione dei processi oggettivi, dall'altro, quando fa comodo, si invoca la scusante dei traditori della nuova Chiesa.


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@MarioG permettimi un ottimo consiglio, su ebay trovi l'unica copia (rarissima): La rivoluzione d'Ottobre, 1917-1977 attualità della via rivoluzionaria. (Del 1977 Genova).
Non lasciartela sfuggire, e poi ne riparliamo.

(Ne ho una copia).


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