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Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
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Per chi è abituato all’osservazione delle dinamiche del consenso, il presente periodo storico italiano rappresenterà quello che in gergo tecnico si definisce "case study": in effetti anche su media di stampo non propriamente liberale (quali “Libero”) giorno dopo giorno sta montando un onda di criticità che, tenuto conto dello strapotere mediatico di cui dispone questo governo, fa pensare.

Se infatti si analizzano dal punto di vista statistico i pareri espressi nei vari blog delle pagine online dei quotidiani nazionali (in primis corriere e repubblica) ove vi sia la possibilità di esprimere posizioni sulla notizia i lettori fino ad oggi si dividevano in maniera più o meno equa rispetto a posizioni filogovernative, riprendendo in maniera sorprendentemente esatta la distribuzione delle previsioni di voto.

Naturalmente il “picco” negativo o positivo dipende in maniera esplicita dalla posizione espressa dal media in esame: è evidente che il lettore medio di “Repubblica” si differenzia decisamente da quello de “Il Giornale”, per cui eventuali differenze si spiegano facilmente con l’orientamento politico del lettore.

Ora, in Italia come nel resto del mondo la gestione del consenso (ottenuto con uno strapotere mediatico che ha similitudini solo con Cina e Cuba) appare la chiave di volta per garantire un controllo delle notizie che comincia sostanzialmente da quella che Chomsky definisce “riding the tiger” (cavalca la tigre), gestite con maniacale perfezione tramite i guru dell'informazione.

Un esempio a questo proposito viene dagli articoli pubblicati sul "Corriere" da  [Angelo Panebianco] ( http://www.corriere.it/editoriali/10_febbraio_26/La-corruzione-e-i-partiti-editoriale-angelo-panebianco_3b6a2f76-229d-11df-8195-00144f02aabe.shtml ) , che riesce nella non facile impresa di difendere l'attuale legge elettorale, schierandosi in maniera nemmeno tanto implicita a fianco del ministro Scajola che giusto ieri ha segnalato il rischio di un crollo del sistema.

Panebianco, dimenticandosi evidentemente che proprio la legge elettorale incriminata fornisce lo strumento principe alle oligarchie di partito, assicurando che il mero posizionamento in lista nelle prime posizioni garantisca l'elezione (e quindi chi detiene incarichi direttivi nei quattro partiti di maggioranza si possa arrogare la scelta degli eletti), ritiene che il ritorno ad una legge che permetta la scelta del candidato da parte dell'elettore ingigantisca le problematiche di lobbying.

Se oggettivamente questa metodologia risulta presente in tutto il mondo occidentale, va detto che, simmetricamente, non essendo l'eletto direttamente deciso da un burocrate di partito, necessiterà in ogni caso dell'apporto popolare, che naturalmente sarà presente fino a che la delusione non prevarrà sull'utilitarismo.

In altri termini, finché il politico che ho eletto  farà i miei interessi sarà mia cura appoggiarlo, ma nell'istante in cui ciò non dovesse avvenire il mio voto sarà indirizzato verso altri lidi: ciò ovviamente non può accadere oggi, in quanto il politico risponde esclusivamente alle esigenze di chi l'ha fatto eleggere, che non è più l'elettore: l'affaire Di Girolamo, già evidente in tutta la sua gravità fin dal gennaio 2009, ma esploso in tutta la sua carica putrescente oggi, ne fornisce una prova oggettiva. 

Inutile dire che sulla base di una legislazione volta alla tutela dello stato nella sua interezza, che preveda limiti oggettivi al lobbying e soprattutto ai parlamentari (e qui torna necessario in primis determinare una regola precisa sul conflitto di interessi, che chiaramente vede protagonista non solo il presidente del consiglio, ma la totalità dei politici Italiani) anche le attività a favore di gruppi specifici appare tutto sommato un male molto minore della attuale completa degenerazione del tessuto gestionale del governo centrale.

Resta il fatto che risulta chiarissima una svolta epocale nei confronti della politica: se infatti ieri la stragrande maggioranza dei commenti sui blog erano equamente disposti, oggi gli unici pasdaran a favore dei politici (di destra) sono i professionisti ingaggiati dalle società di statistica, e purtroppo anche da alcune testate per dirigere le opinioni sui blog.

Una delle tecniche utilizzate, per esempio, è quella di pubblicare gli ultimi due commenti in maniera che siano "filogovernativi" poiché è provato che la lettura dei blog per il 72% dei lettori si ferma ai primi due post: analizzate i commenti sul "Corriere" e vi renderete facilmente conto di ciò.

Ciò che però in questi giorni sta spaventando terribilmente i gestori del consenso sono i segnali che da tutte le parti giungono alla politica: un analisi anche superficiale della rete dimostra che la possibilità di restare in contatto offerta dagli strumenti disponibili (facebook e twitter in prima linea ma anche blogs e webpages personali) sta facendo montare una ondata di indignazione che risulta difficilmente gestibile tramite i tradizionali media.

Attenzione: se la corrispondenza fra scontenti sui blog e votanti disillusi si dovesse confermare, questo potrebbe essere il momento per un fenomeno di riversamento in una nuova organizzazione politica che, posto che si differenziasse nettamente dalle vecchie strutture e facesse piazza pulita dei vecchi professionisti, potrebbe davvero rappresentare una svolta epocale nel panorama Italiano, ed in termini addirittura maggiori di quanto non abbia fatto la lega 20 anni fa.

A questo si aggiunge l'ulteriore preoccupazione relativa a [Saviano] ( http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/25/news/ribellarsi_allo_scandalo-2420371/index.html?ref=search#commenta ) , che ha espresso ufficialmente ciò che la stragrande maggioranza degli Italiani chiede a gran voce dopo la sequenza ininterrotta di scandali che emergono drammaticamente non già nelle ultime settimane ma da mesi: una decisa sterzata alla deriva completa che vediamo giorno dopo giorno nella gestione pubblica.

Origine di questa nuova consapevolezza del disastro che ci aspetta non è la televisione che imbriglia le notizie ad uso e consumo di loschi figuri che oggettivamente continuano a gestire il pubblico ad esclusivo uso e consumo dei soliti furbetti, né alcuni quotidiani che ci ammanniscono una visione falsata della realtà, ma una rete che riesce a pubblicare spezzoni di intercettazioni che, lungi dal risultare "liberticide", permettono di inquadrare perfettamente la presunta (questa sì) moralità di chi gestisce i soldi pubblici.

Questo spiega l'accanimento con cui si tenta di mettere sotto controllo la rete, ed anche una sentenza (quella relativa ai dirigenti Google di questa settimana) prodromica al controllo di qualunque contenuto riversato in rete, tentativo del resto cominciato con la proposta di sottoporre qualunque scritta su internet al controllo di un direttore responsabile regolarmente iscritto all'ordine dei giornalisti.

Appare drammatico che legislazioni simili (che hanno naturalmente grossi dubbi di costituzionalità) si siano materializzate in generale solo in alcuni paesi al mondo: Cina, Cuba, Iran e... Italia ne sono alcuni esempi.

Trovate forse qualche attinenza fra queste nazioni?"

Alex Cariani
Fonte: http://iltafano.typepad.com/
Link: http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2010/02/segnali---di-alex-cariani.html
27.02.2010


Citazione
mazzi
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 455
 

Paragoni del cazzo, che fanno veramente riflettere sulla buona fede dell'articolista.

Se Cuba, Cina ed Iran (notoriamente i migliori amici degli USA) non applicassero filtri e limitazioni al net, si ritroverebbero con una "rivoluzione" colorata un giorno si e uno no.

Ma Cariani, ti sembra il caso... ?


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