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Serra sciopero è un costo..mbè e alura?


Maria Stella
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Serra ( Fondo Algebris) alla Leopolda gela il pubblico: "lo sciopero non è un diritto, è un costo!" Embè? Certo che il diritto di sciopero del lavoratore ( che è diventato un abuso per colpe note,almeno ai meno rincitrulliti,ma che il furbone non tocca, trattandosi di poteri forti e pingui)., comporta un costo ai padroni del vapore che ormai son quelli che stampano debito..pardon..danaro..

Si,si chiama ancora danaro..una convenzione che dobbiamo ancora rispettare.

Anche il diritto ad un compenso congruo per il lavoratore comporta un costo , ed anche a quel costo i furboni del vapore vogliono sfuggire..così come sono insofferenti al diritto alla sicurezza (se non si tratta della loro sicurezza) ed alla serenità del cittadino,che ormai è un suddito di serie z, verso il quale ritengono di non aver doveri, e questo nonostante il danaro sonante e ballante, la vera ricchezza,venga da chi lavora e crea ricchezza vera,e lavora invece di giocare a zecchinetta e risiko.

Ovvio che è meglio fingere di non capire e continuare a creare confusione e disinformazione che rende, eccome se rende!.

E allora che facciamo..la buttiamo in vacca: favoriamo il caos, lo sfascio della famiglia, il terrorismo, le città disastrate, i fiumi che esondano perchè pulirli comporta un costo, e la austerità vuole che tutto sia trascurato e fatiscente..i soldi se ci sono non si toccano, così dopo tutto ci costerà il doppio ed il debito crescerà e sarà colpa nostra che fessi fessi ci crederemo..forse. La sanità la svuotiamo, cosi che che non sanerà, ma accopperà, perchè se funziona costa.

Serra, un tipino sveglio, profitta di tutto questo cretinario e minaccia di non investire in Italia, e spinge per buttare alle ortiche un diritto del cittadino libero,frutto di annose conquiste. Il cittadino libero è figura che deve sparire. Quindi Serra tace sulla verità: se investe, come investe, a Londra, il costo è ZERO, se investisse in Italia il costo sarebbe del 26%. Nessuno è così cretino di portare qui i suoi capitali, ovvio,manco se il costo del lavoro scende a livello più basso della Cina.

Credo che sia facile da capire,anche per il più condizionabile dei piddini - puddini Insomma, sarebbe ora che certi personaggi smettessero di raccontare balle, che non sarebbero orma credibili nemmeno nel più sperduto villaggio della Papuasia.
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oriundo2006
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Si, innanzitutto per chi sciopera: perde il salario della giornata.


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spadaccinonero
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lo stesso serra delle pensioni a 75 anni
non posso dire cosa penso di lui


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Matt-e-Tatty
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Il problema vero dello sciopero non è il costo ma il prodotto.
Un tempo produceva potere contrattuale. Mi paghi da fame, io non ti raccolgo il grano, non ti mungo la mucca e non vengo a lavorare nella catena di montaggio, se chiami qualcuno per sostituirmi lo tempesto di schiaffi. devi metterti d'accordo con me se vuoi riprendere.

E il borghese doveva accordarsi, perché il grano marciva, la mucca si lamentava e gli veniva la mastite, la catena non produceva.

Oggi invece il borghese chiude e apre da un'altra parte, il grano lo raccoglie lui con il trattore, la mucca ha la mungitrice e se l'operaio a 500€ non la vuole attaccare ne prende un altro a 300 che nessuno lo legna come sarebbe avvenuto un tempo. Anzi, l'operaio a 500 non sciopera e il crumiro pronto è regolarizzato con l'agenzia interinale, il contratto a termine etc.

Ma nessuna Camusso spiega come mai l'azienda può delocalizzare e nessuno in generale spiega come mai un crumiro ora è crumiro per legge mentre in tempi più "arretrati" veniva giustamente unto con una brocca di vite stagionata.


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Ma nessuna Camusso spiega come mai l'azienda può delocalizzare

Te lo spiega la Costituzione quando dice che:
• l'iniziativa economica privata è libera;
• la proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati;
• la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.

Quello che purtroppo nessuna Camusso spiega è come possiamo incentivare le imprese a produrre sul nostro territorio e cosa ha determinato REALMENTE la caduta del livello dei nostri salari.
Per avere le risposte “giuste” bisogna anche saper fare le domande giuste.
Diversamente non resta che chiedere l’abolizione dell’istituto della proprietà privata. Il che per me ci può anche stare, intendiamoci!


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bysantium
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Ma nessuna Camusso spiega come mai l'azienda può delocalizzare

Te lo spiega la Costituzione quando dice che:
• l'iniziativa economica privata è libera;
• la proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati;
• la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.

Quello che purtroppo nessuna Camusso spiega è come possiamo incentivare le imprese a produrre sul nostro territorio e cosa ha determinato REALMENTE la caduta del livello dei nostri salari.
Per avere le risposte “giuste” bisogna anche saper fare le domande giuste.
Diversamente non resta che chiedere l’abolizione dell’istituto della proprietà privata. Il che per me ci può anche stare, intendiamoci!

"...e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale.."
A me pare che questa frase sia sufficiente per impedire, fortemente penalizzare, la delocalizzazione.
E sono certo che presto quest'articolo della Costituzione verrà rivisto proprio per non dar adito ad eventuali(ora incredibili) misure di garanzia della "funzione sociale".


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[Utente Cancellato]
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Infatti io ho esplicitamente detto “che purtroppo nessuna Camusso spiega come possiamo incentivare le imprese a produrre sul nostro territorio”.
Ma per creare degli incentivi economici ad hoc non c’è bisogno di tirare in ballo la Costituzione, di parlare di espropri proletari , di nazionalizzazione delle imprese o di "ungere" qualcheduno "con una brocca di vite stagionata". Basterebbe volerlo fare. Gli strumenti ci sono.
E rispetto a dover decidere chi deve rimetterci la casa, l’azienda, il lavoro o il c..o, il meccanismo degli incentivi sarebbe più semplice da attuare sia dal punto di vista tecnico che da quello della conflittualità sociale.
E gli imprenditori italiani (la stragrande maggioranza) insieme ai loro dipendenti farebbero i salti di gioia.
Il fatto è che queste due categorie perlopiù brancolano ancora letteralmente nel buio mentre la Camusso, Renzi, Berlusconi, Serra e tutti gli altri lo sanno benissimo cosa si potrebbe (dovrebbe) fare. Invece ci lasciano tranquillamente andare in piazza a pascolare un pò, giusto per perdere ancora qualche ora di produzione, di lavoro, di stipendio, di salario ... tanto prima o poi ti viene fame ...


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spadaccinonero
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quante aziende (fiat ad esempio) per interi decenni sono state letteralmente campate dallo Stato Italiano e oggi sono andate via?

se fosse davvero "libero mercato" i parassiti dovrebbero restituire tutto ciò (e con gli interessi) che hanno preso negli anni d'oro

dopodiché possono andare dove vogliono

qui si vuole la botte piena e la moglie ubriaca

e tutto questo lo sanno i sindacati ma da vili complici quali sono fanno finta di non sapere


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Maria Stella
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Nat afferma: "..purtroppo nessuna Camusso spiega come possiamo incentivare le imprese a produrre sul nostro territorio”.

E mi sembradi capire che immagina i soliti incentivi pecuniari. Non servono,e gli investitori degli altri Paesi lo hanno detto , sia i cinesi che gli inglesi e gli americani..non vengono da noi ed i nostri se ne vanno non solo perchè le tasse sembrano uno scherzo di cattivo gusto tanto sono alte,ma sopratutto per la lentezza delle burokrazie,per la mancanza di certezza.. oggi ti dicono che la pratica x va bene.. domani tutto cambia e la pratica viene bloccata..Ikea per aprire un negozio che offriva posti di lavoro su al nord, non ricordo ilpaese.. dopo 6 anni, molte spese ufficiali e.."nascoste"..ha gettato la spugna ed ha aperto in Spagna credo.Lavoriamo male, siamo deresponsabilizzati, spesso corrotti e abbiamo leggi scritte appositamente male perchè poi possano avere diverse interpretazioni..e non scherzo. è cos'-Vengono scritte male non per ignoranza,ma per ordini ricevuti..meglio tenersi generici ed affidarrsi volta per volta alle interpretazioni dei vari fori..una diversa dall'altra..ma l'idea non è dei giudici..ovviamente..e la giustizia si rallenta.. ed i costi salgono..altro che incentivi..BASTONATE AI POTERI GIUSTI CI VORREBBERO,ma gli italiani continuano a non voler sapere,capire,svegliarsi e ..regolarmente cadono dal pero sognando l'uomo della provvidenza invece di sperare in se stessi e nella capacità di scuotere i parassiti e fare pulizia


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Georgejefferson
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TITOLO III
RAPPORTI ECONOMICI

Art. 35.

La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.

Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.

Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.

Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.

Art. 36.

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.

Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Art. 37.

La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.

Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.

La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.

La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

Art. 38.

Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.

I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.

Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.

Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.

L'assistenza privata è libera.

Art. 39.

L'organizzazione sindacale è libera.

Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.

È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica.

I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.

Art. 40.

Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano. [6]

Art. 41.

L'iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

Art. 42.

La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.

La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.

La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale.

La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità.

Art. 43.

A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.

Art. 44.

Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; aiuta la piccola e la media proprietà. La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.

Art. 45.

La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata.

La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.

La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato.

Art. 46.

Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.

Art. 47.

La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.

Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.


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