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Sono io la precaria dello scandalo


Tao
 Tao
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Mi presento. Mi chiamo Chiara Di Domenico, sono la prima laureata della mia famiglia: una laurea in Lettere, vecchio ordinamento, che pensavo di utilizzare per insegnare, ma poi qualcuno ha deciso che ci voleva una specializzazione, e mi sembrava stupido ripetere gli stessi esami solo perché era stato deciso così.

Sono diventata libraia alla libreria Martelli di Firenze (catena Edison, la stessa che ha appena messo in cassa integrazione tutti i suoi dipendenti), dove un incauto business plan ci ha sballottato fuori dalla libreria in 11 e sparpagliati nelle altre librerie, fino a lasciarci per strada. Così ho continuato a lavorare, testardamente, nell'editoria. Ho fatto un master universitario, e senza passare per lo stage ho iniziato a lavorare con le edizioni Fernandel.

Chi mi conosce sa la storia dei miei ultimi anni. Non vale la pena ricordarla nel dettaglio qui, perché non è che una delle tante. Proprio per quella storia, che è una storia vincente, visto che oggi posso permettermi di investire 600 dei miei 1.200 euro di stipendio in un monolocale a Roma, il Pd mi ha scelto giovedì per parlare di lavoro. Esordendo l'ho detto: «Sono la precaria ignota», rappresento una categoria che stringe i denti e sacrifica tempo e fatica nella speranza di un po' di normale stabilità. Non sono tesserata Pd, non sono mai stata tesserata. Insieme ad altri precari da due anni organizziamo un festival, «Mal di Libri», che dà voce ai tanti (bravi) scrittori e lavoratori ignoti che hanno difficoltà a trovare spazi.

Oggi lavoro per una casa editrice che rispetta il mio contratto a progetto.

Ieri ho parlato per 8 minuti del nostro lavoro. Di chi si è stancato di firmare un contratto a progetto senza obbligo di ore e si ritrova paradossalmente a fare straordinari che non gli verranno mai pagati. Di chi è costretto ad aprirsi la partita iva pur avendo un solo datore di lavoro. Di chi viene mandato a casa, sostituito da un apprendista, perché così è lo stato a pagare le tasse, e non il suo datore di lavoro.

Per anni accetti. Ti metti in gioco. Poi ti accorgi che passano gli anni e niente cambia.

Per anni mandi lettere, come un San Girolamo dal deserto, ai giornalisti, ai direttori di testate, agli uomini e donne di spettacolo e di cultura. Alcune sono diventate note sul mio profilo facebook. Una volta ho invitato il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano a venire nel mio quartiere a conoscere i precari di cui parlava spesso. Ha voluto il mio numero, mi ha detto «La contatteranno». Silenzio.

Ho scritto una lettera a Federico Fubini, giornalista del Corriere della Sera, che portando ad esempio Angelo Sraffa dice che siamo incapaci di farci sentire. L'ho invitato a una cena collettiva, lui mi ha proposto un incontro nella sua città.

Allora ho deciso di farci sentire.

C'è un elefante, nel salotto letterario dove lavori ogni giorno. È davanti agli occhi di tutti, ma tutti fanno finta di niente. E quell'elefante è un ricco collage di ruoli e nomi noti. È forte a destra come a sinistra, e quella parte sinistra fa ancora più male. Io ieri ne ho fatto uno di questi nomi, non per attaccare, ma perché in questo paese, in un sistema di informazione ormai improntato solo sullo scandalismo, devi fare scandalo per fare sentire la voce tua e della classe che rappresenti. Ho fatto un nome che conosco, quello di Giulia Ichino, perché mi ha colpito leggere che è stata assunta da Mondadori negli stessi anni in cui in Italia si attuava la Legge Biagi. Mi ha colpito che fosse stata assunta a 23 anni quando molti di noi a quell'età hanno giusto la possibilità di uno stage non retribuito. In questo paese è ancora legittimo stupirsi e avere libertà di parola. Ho detto che c'era un elefante nel salotto letterario. E l'elefante finalmente si è accorto del topolino. Si è alzato, ha gridato «Allo squadrismo».

Ha detto che ero strumentalizzata dal Pd, come se non sapessi leggere e pensare da sola. Non importa. Non sono una squadrista. La libertà di parola vale per me e per tutti. Ma è importante riportare l'attenzione sui precari, chè è il motivo di tutto questo rumore.

Giovedì l'ho detto a Bersani e a tutto il gotha del Pd presente: chi ha potere ha responsabilità. Ha responsabilità Bersani, nel proporsi come prossimo Presidente del Consiglio, nel riformulare una legge sul lavoro che permetta un futuro, una casa, un'istruzione e una pensione agli italiani di oggi e di domani. Ma ha una responsabilità anche chi ricopre ruoli stabili nelle aziende, nel tutelare chi è più debole. In Mondadori non sono tutti assunti. Molti lavorano a contratto a progetto, peggio a partita Iva. Chi è testimone di questa disuguaglianza deve intervenire. Ora che tutti guardano l'elefante bisogna intervenire, e occuparsi di chi è costretto a non partorire, a vedersi decurtare lo stipendio pur di avere un lavoro, a chi si ritrova a pagare migliaia di euro di tasse perché il suo datore di lavoro lo vuole ma non vuole prendersi i rischi di un'assunzione. Chi prende i tram, chi ascolta i discorsi per strada, lo sa quanto questo è diventato frequente. Troppo frequente. Io sono solo un topo, che ha osato guardare negli occhi un elefante. Mi hanno accusato di un «attacco ingiusto». Non ho mai alzato la voce. Non ha mai minacciato. Mi sono solo chiesta come si possa andare avanti a fare finta di niente. A guardare indifferenti chi non ce la fa più. A vedere le differenze e dire che siamo uguali. Io sono uguale a V. a cui è stato proposto di licenziarsi dal suo tempo indeterminato per farsi riassumere quando avrà finito il periodo di maternità. Sono uguale a chi non dorme più. E tutta l'istruzione, tutta la cultura illuminista, e i diritti acquisiti negli ultimi cinquant'anni, mi dicono che anche il figlio di un tramviere ha diritto di fare, bene, e sereno, il lavoro per cui ha studiato. E se molte persone hanno la fortuna di crescere con una bella biblioteca in casa, anche altri hanno diritto di usufruire delle biblioteche e delle scuole pubbliche. Quelle che stanno cercando di toglierci, quelle per cui fino ad ora si è fatto troppo poco. È lotta di classe questa? A me interessa solo che i diritti valgano per tutti. E che si regolamenti, finalmente, il mercato del lavoro, sui diritti, e non, come qualcuno ha detto, sulla fortuna. Facciamo delle nuove quote. Dopo le quote rosa, facciamo le «quote qualunque»: per ogni cognome eccellente assunto, due ignoti meritevoli assunti. Non è una provocazione, non è aggressione, forse sì, è lotta di classe.

Chiara Di Domenico
Fonte: www.ilmanifesto.it
9.02.2013


Citazione
clack
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Con tutta la solidarietà possibile, quella di chi non ha mai avuto un'occupazione degna delle proprie capacità, ma anzi ha sempre visto una pletora di mediocri cercare di buttarlo il più possibile in fondo alla fila, vedo in questo post un'ingenuità di fondo che senza voler offendere nessuno, mi viene da definire plateale.
Chiara: la casta è casta. La Ichino ne fa parte e quindi gode come i figli di Monti e della Fornero dei diritti di censo e di ereditarietà che ai suoi membri competono per diritto para-divino.
Che nella fattispecie riguardano quello che a tutti gli effetti altro non è se non un cartoccio di lupini. Ovverosia avere un lavoro non precario, cosa che dovrebbe essere un diritto di tutti, dato che sta scritto nella costituzione, ma che invece grazie all'azione dei loro augusti genitori è diventato uno tra i principali elementi di distinzione tra chi è parte della casta e chi no.
Il che rappresenta anche un metro per valutare fino a che punto è stata miserevole l'azione di quegli ignorantissimi semianalfabeti che sono i loro potenti genitori e quali sono gli effetti da essi causati.
Quel diritto, che a ben vedere è di livello infimo, anche se attraverso di esso passa il confine tra una vita vivibile e agiata e una che rappresenta invece una condanna agli stenti protratta per un numero variabile di decenni, gli appartenenti alla casta lo difendono e lo difenderanno fino alla morte, usando come arma primaria proprio il rivoltare contro chiunque osi stigmatizzare lo status quo da essi perseguito quegli stessi argomenti che descrivono la palese, meschina e inumana evidenza dei fatti.
I veri squadristi sono loro, che infatti fanno squadra tutti insieme, di qualunque colore e credo politico siano. Che poi è sempre lo stesso: la ricerca e la difesa del massimo privilegio per sé stessi, anche quello che materialmente non si riesce a utilizzare, per lasciare il nulla a tutti gli altri. E guai a chi si lamenta.
Tutti insieme sono protesi alla difesa del loro privilegio, con la ferrea compattezza che dello squadrismo è il cardine numero uno, nei confronti di qualsiasi cosa invochi un minimo di giustizia sociale.

Detto ciò, andare a perorare determinati argomenti su un palco del PD mi sembra a questo punto qualcosa di davvero fuori dal mondo.
Ma come, se è stato proprio quel partito l'origine della deregolamentazione selvaggia del lavoro e dello scippo dei diritti dei lavoratori. E tu che fai, vai a proporre un loro recupero proprio da quel pulpito?
Cosa ne ricavi? Nulla di positivo, perché i diritti non te li ridanno, e anzi proprio mentre parli progettano di togliertene degli altri, e dopo cinque minuti dal tuo intervento, saranno di nuovo tutti a pensare come arricchirsi maggiormente sulle spalle di qualcun altro, mediante la negazione dei suoi diritti, e ai danni della cosa pubblica sottraendo illecitamente le risorse ad essa destinate.
Ma intanto si fanno belli, proprio mediante lo sfruttamento ignobile delle tue sofferenze e delle tue istanze più che legittime.
Pertanto ottieni soltanto di dare sostegno a un palese falso: ovvero alla pretesa dimostrazione che un partito che è la causa primaria degli odierni mali del paese e che è stato il primo massacratore della classe lavoratrice, ha invece interesse per il destino di quest'ultima e offre ad essa una sponda e un sostegno attraverso i quali attuare un recupero delle proprie condizioni di vita.
Il che non è assolutamente vero, come dimostrano i fatti, ma intanto si è fornito a quel partito un argomento spendibile al riguardo e si è dato un sostegno tangibile al suo modo di procedere, che come noto si fonda sull'applicazione di un bispensiero orwelliano portato ai livelli più indegni di falsità e perversione.
Benedetti ragazzi: sia pure con la massima benevolenza, in casi come questo mi viene da chiedermi cosa studiate a fare così tanto, se poi non riuscite a capire cose tanto elementari.
Probabilmente è solo una questione di esperienza. E quella non te la fai sui libri ma solo vivendo e cercando di trarre insegnamento da quel che la vita ti pone dinnanzi. A questo riguardo, però, è l'esperienza stessa ad avermi insegnato che proprio la presunzione e il sussiego derivanti dalla consapevolezza di avere tanto studiato e superato tanti esami rappresentino per molti un impedimento sostanziale a comprendere la realtà.
Come dimostra peraltro proprio il governo dei "professori", che più inetti, incapaci, disumani, traditori e causa di danni maggiori mai ce ne sono stati nella storia di questo paese.


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Primadellesabbie
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 5039
 

Probabilmente è solo una questione di esperienza. E quella non te la fai sui libri ma solo vivendo e cercando di trarre insegnamento da quel che la vita ti pone dinnanzi. A questo riguardo, però, è l'esperienza stessa ad avermi insegnato che proprio la presunzione e il sussiego derivanti dalla consapevolezza di avere tanto studiato e superato tanti esami rappresentino per molti un impedimento sostanziale a comprendere la realtà.

Per queste poche righe é valso la pena leggere tutta la storia.


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