purtroppo certi argomenti non possono essere affrontati in maniera razionale. Vedi quando anni fa Larry Summers dovette constatare che poche donne intraprendono studi scientifici, concludendo che forse non erano poi molto portate per quel tipo di studi. Guai dire cose simili. Protesta oggi, protesta domani, alla fine Larry Summers dovette dimettersi. Per aver constatato il vero. Se si dice che, ad esempio, le donne a scuola hanno mediamente voti superiori agli uomini (ed è vero), tutto va bene. Se si deve però constatare che le donne nella ricerca contano come il due di picche (nonostante i voti migliori), non va bene. E lo stesso se osi constatare che ci sono gruppi di persone che sono migliori di altre in alcune discipline. Forse perchè qualcuno si immedesima e tende a sentirsi colpito personalmente. Non capisco perchè non si può dire che un gruppo di persone è mediamente più capace di un altro gruppo in qualcosa.
Perchè l'omologazione è voluta, ed è molto conveniente, sia sociologicamente che economicamente.
Perciò viene fatta percepire la diversità, ogni diversità, come un disvalore, quando è sempre stata una ricchezza. Anzi la ricchezza. E così ogni tradizione, peculiarità, memoria, appartenza culturale, etnica ecc.., che sono fonti di diversità vengono stigmatizzate e declinate negativamente, sotto vari pretesti "buoni" e "giusti" e soprattutto "democratici" che viene fatto confondere con "tutti uguali", ma nel senso di fatti in serie.
Pian pianino su tante cose. Il politically correct è una delle chiavi. Anche le opinioni "diverse" vanno condannate. Sono diversità.
Ma già si vede: Genitore 1 Genitore 2
Un domani convinceranno la gente che se tu ti chiami Antonio e lei Giovanna è "discriminatorio" e pian pianino sarà meglio chiamarvi 743569 e 239876.
Comunque non è nuova la cosa, ci hanno sempre provato. Dalla Rivoluzione Francese, abolita storia e filologia, cambiato il calendario, cambiate le misure che erano millenarie e inventato metro, Kg ecc...
L'uomo nuovo, senza storia radici e memoria. Il Bolscevismo uguale, abolita, storia, filologia, religione, imposto il Russo. Il resto monco. Stessa cosa, l'uomo nuovo, che poi invece significa uniforme, non nuovo.
Il globalismo non è altro che la medesima cosa in una nuova versione.
No, ma la cosa straordinaria è che parlate di omologazione. Meno male che scripta manent.
Che il mio discorso possa avere a che fare con cripto omologazioni di qualche tipo è semplicemente assurdo; è drammatico invece il fatto che non vi rendiate conto che la vostra curiosissima "diversità" in realtà non è altro che un incasellamento forzato in un vostro privato sistema di categorie mentali il cui scopo precipuo è unicamente quello di confermarvi nella assoluta necessità dell'uso di quelle stesse scatoline categoriali. E per forza vi arrabbiate quando vengo a romperle (le vostre scatoline)
Imprigionate la vita nelle vostre scatolucce tutte separate, ordinate e col numerino poi dite : "ecco, guardate che bella la diversità"
Io non contesto i vostri dati e nemmeno tanto le vostre discutibili interpretazioni di quei dati; contesto il grigiore della vostra ermeneutica di servizio. Che gusto ci trovate...
BaronCorvo , io non scomoderei l'ermeneutica per gli Arthur de Gobineau e Alfred Rosenberg che scrivono su questo sito .
tania, grazie di essere arrivata, in questa discussione si sentiva proprio la mancanza delle inutili opinioni di un marxista 🙂
di nulla
ciao
che a livello di test scolastici gli asiatici siano più intelligenti dei bianchi e che i bianchi siano più intelligenti dei neri è un fatto ben risaputo.
in america in molte graduatorie di ammissione alle università ecc., selezionano non per risultati, ma per razza, altrimenti ci sarebbero troppi pochi neri ammessi ecc.
ovvero candidati con risultati migliori vengono lasciati fuori a favore di canditati con risultati peggiori a seconda della razza.
non ho ben capito tutto questo azzannarsi su dati e fatti mainstream.
poi ovviamente non si dice "più intelligente" perché è effettivamente inappropriato oltre che politically incorrect, e sono statistiche anche molto legate alla condizione socioeconomica.
ciò non toglie che razze diverse abbiano attitudini differenti. è evidentissimo negli sport, o nelle arti (musica, danza), ma è così anche in attività di tipo intellettuale.
Viviamo in un'epoca molto ingenua; per esempio, la gente compra prodotti la cui eccellenza è vantata dalle stesse persone che li vendono.
Jorge Luis Borges.
Comunque non è nuova la cosa, ci hanno sempre provato. Dalla Rivoluzione Francese, abolita storia e filologia, cambiato il calendario, cambiate le misure che erano millenarie e inventato metro, Kg ecc...
Di Rivoluzione francese e Storia in generale hai detto qualcosa o accennato anche nella pagina 1 o 2 di questo stesso post, ora non vado a cercare.
Vorrei chiederti un parere, se non ti tolgo troppo tempo, a proposito dell'affidabilità di certi storici e di certe Scuole. Mi ricordo, se ricordo bene, che tu scrivesti che la storia in molti testi è romanzata e fatta semplice, focalizzata su singoli personaggi, come un raccontino diciamo, quasi senza considerare il contesto e la società di riferimento.
Frugando su Wikipedia ho guardato rapidamente alcune voci. Voci che non rientrano nell'ambito del Revisionismo storico, o almeno su Wikipedia non vi è scritto che si tratta di Revisionismo storico. Dunque, mi fa supporre studiosi che utilizzano semplicemente metodi diversi da quelli usati prima di loro.
Tu scrivesti, mi pare, che i Revisionisti sono coloro che in genere operano una ricerca più approfondita, indipendente, onesta e leale. Ma volevo chiederti un parere su questi altri storici che come detto non vengono classificati come revisionisti.
Si parla di studiosi che hanno approfondito la Storia attraverso un approccio multidisciplinare, integrando cioè la ricerca storica con strumenti provenienti da altre discipline. Vorrei chiederti se, qualora ti fosse capitato di studiarli, ritieni tali Scuole e storici attendibili, cioè ritieni che il contenuto delle loro divulgazioni sia quanto più vicino al vero, senza troppo preoccuparsi se ciò avrebbe recato fastidio a qualcuno.
La Scuola delle Annales ("...coinvolgimento nello studio della storia di altre discipline, dalla geografia alla sociologia"; "Un altro elemento innovativo apportato da questa corrente di studio fu lo spostamento dell'attenzione dallo studio della storia degli "eventi" (histoire événementielle) a favore dello studio della storia delle strutture.").
Marc Bloch
Lucien Febvre
Henri Pirenne
Fernand Braudel (opere come Il Mediterraneo all'epoca di Filippo II oppure Civiltà materiale, economia e capitalismo, XV-XVIII secolo oppure Grammatica delle civiltà ; ma anche il metodo-approccio noto come Longue durée)
Il movimento della Nouvelle histoire
Jacques Le Goff
Pierre Nora
Michel Vovelle (è attendibile come esperto studioso della Rivoluzione francese?)
Albert Soboul (è attendibile sullo stesso tema di Vovelle?)
Georges Lefebvre ("considerato a suo tempo come la massima autorità riguardo alla Rivoluzione francese", lo ritieni attendibile?).
Immanuel Wallerstein
Georges Duby: suoi studi sul Medioevo.
Invece, riguardo un sociologo che ha scritto di elites: Charles Wright Mills e il suo libro Le élite del potere.
Ti chiedo un parere per una mia curiosità, qualora tu abbia letto qualcosa di qualcuno di essi. E soprattutto un tuo giudizio su questo approccio multidisciplinare che un pò accomuna tutti loro, se cioè i risultati a cui giungono e che divulgano sono comunque comodi verso certi poteri che hanno interesse al modo in cui quei risultati sono divulgati, e se di conseguenza questa Scuola sarebbe anch'essa una fuffa, un fumo senza arrosto, una Scuola che si spaccia come più genuina ed onesta nello studio della storia per via di un metodo ed approccio innovativo, laddove però ciò porterebbe in sostanza agli stessi comodi risultati divulgati.
Viviamo in un'epoca molto ingenua; per esempio, la gente compra prodotti la cui eccellenza è vantata dalle stesse persone che li vendono.
Jorge Luis Borges.
Ahahah...cioè l'ingenuità della nostra epoca sarebbe quella che gli osti dicono che il loro vino è buono???
Eh sì, succede solo nella nostra epoca, meno male che c'è Borges che ce lo dice.
😀
Come non essere d'accordo. E' tutto verificabile e per spirito partecipativo vorrei riformulare di nuovo il mio contributo che non è per nulla diverso. Partiamo dal fatto incontestabile di prima. Il nome "Kevin" nel mondo anglosassone e sinonimo di idiozia, per esempio in pubblicità, quando il messaggio deve essere chiaro e diretto, a chi deve interpretare un' idiota, uno scemo, un pirla, o una persona poco intelligente, dai creativi gli viene affibiato il nome "Kevin" oppure gli viene fatta vestire una t-shirt con la scritta "Kevin". Significa, attenzione a quest'uomo: è un' idiota. O, attenzione quest' uomo è meno intelligente degli altri. Il pubblico capisce subito che non c'è speranza per "Kevin", non è colpa sua, è nato così, non ce la fa, ed è chiaro che dirà una cazzata. Si crea così l'aspettativa che viene puntualmente rispettata dall'interprete con uno sfondone. Nei racconti popolari anglosassoni esistono inoltre storie, giochi, e racconti brevi, di idioti di turno che hanno sempre come nome del personaggio principale "Kevin". Ora, la scienza non riconosce come un dato scientifico, questo fatto. Stranamente - o forse no - questo dato non viene insegnato a scuola e non risulta presente ne libri di testo universitari, neanche quelli tradotti in inglese. Io credo che la mancanza sia da ricondurre al discorso di manipolazione della realtà a favore di un sistema globalizzato, dove tutti, devono essere uguali a favore del mercato, e, un "Kevin" qualsiasi può permettersi di dare aria alla bocca come tutti gli altri, con il risultato che porta alla situazione attuale, dice idiozie ma pensa di fare domande. La Storia, quella vera - non quella sui libri di testo - prova il fatto a conoscenza di tutti: "Kevin" è un' idiota. Sicuramente è un' idiota per gli anglosassoni, che sono più intelligenti dei neri, e quindi, di tutti i "negroidi" e quindi, anche degli italiani. Prendiamo atto. Se lo dicono loro sarà vero. I "Kevin" sono idioti dunque, questo è certo. Come del resto negare l'esistenza di razze diverse? Infatti, se dico: guarda che razza di imbecilli ci sono in giro. E' evidente, che le razze, esistono.
Viviamo in un'epoca molto ingenua; per esempio, la gente compra prodotti la cui eccellenza è vantata dalle stesse persone che li vendono.
Jorge Luis Borges.
Ahahah...cioè l'ingenuità della nostra epoca sarebbe quella che gli osti dicono che il loro vino è buono???
Eh sì, succede solo nella nostra epoca, meno male che c'è Borges che ce lo dice.
😀
Nelle civiiltà Cristiane ad esempio era considerato vergognoso fare pubblicità nelle botteghe per i propri prodotti. Non si sognavano nemmeno. E negli stessi USA nei primi tempi. Ma non è quello il senso. Perchè l'oste, come hai detto, ha sempre decantato il suo vino, e così l'ambulante. Però erano considerati per quello che erano. Borges non essendo Baron Corvo, ha inteso sottolineare con questo aforisma un processo, che è macroscopico tra l'altro, ma Baron Corvo non ha capito. Il che è normale.
Viviamo in un'epoca molto ingenua; per esempio, la gente compra prodotti la cui eccellenza è vantata dalle stesse persone che li vendono.
Jorge Luis Borges.
Ahahah...cioè l'ingenuità della nostra epoca sarebbe quella che gli osti dicono che il loro vino è buono???
Eh sì, succede solo nella nostra epoca, meno male che c'è Borges che ce lo dice.
😀
Nelle civiiltà Cristiane ad esempio era considerato vergognoso fare pubblicità nelle botteghe per i propri prodotti. Non si sognavano nemmeno. E negli stessi USA nei primi tempi. Ma non è quello il senso. Perchè l'oste, come hai detto, ha sempre decantato il suo vino, e così l'ambulante. Però erano considerati per quello che erano. Borges non essendo Baron Corvo, ha inteso sottolineare con questo aforisma un processo, che è macroscopico tra l'altro, ma Baron Corvo non ha capito. Il che è normale.
Ma no Mincuo, purtroppo ti sbagli; su Borges temo che tu proprio non sappia cosa dire, sai?
Non lo dico con cattiveria ma un autore come lui può essere travisato e sopravvalutato solo da un certo tipo di persona come quelli che nel 2013 ancora si ascoltano quel grigio kapellmeister di Bohm per Mozart (a sentire Bohm siete rimasti tu e qualche guerriero fantasma giapponese sperduto nella giungla).
Borges era uno sprezzante omino nostalgico e un po' checca, molto pauroso e servile che gabellava per arcano sapienziale il suo nichilismo accidioso e senza orizzonte.
Una cosa ha scritto di veramente bello, El Informe de Brodie in particolare due racconti di quella raccolta, El Otro Duelo e El Evangelio Segùn Marcos.
C'è tutto il compiaciuto (molto compiaciuto) brivido della vertigine di chi si ferma a contemplare il non senso del mondo.
Dopodiché c'è la vita Mincuo e di fronte a quella Borges si è sempre cacato in mano conscio del suo grande problema: la mancanza di sangue, la sua anemicità affettiva, il suo narcisismo da poverino incapace di empatia.
Frasi come quella che hai citato sono solo l'espressione dell'impasse intellettuale e psicologica in cui si rifugia il misero borghesuccio che si sente circondato dalla società di massa. Una patetica forma di elitarismo con le pezze al culo che spaccia per "noblesse" il proprio regredire in una nicchia sempre più angusta e miserabile.
Nient'altro.
Comunque non è nuova la cosa, ci hanno sempre provato. Dalla Rivoluzione Francese, abolita storia e filologia, cambiato il calendario, cambiate le misure che erano millenarie e inventato metro, Kg ecc...
Di Rivoluzione francese e Storia in generale hai detto qualcosa o accennato anche nella pagina 1 o 2 di questo stesso post, ora non vado a cercare.
Vorrei chiederti un parere, se non ti tolgo troppo tempo, a proposito dell'affidabilità di certi storici e di certe Scuole. Mi ricordo, se ricordo bene, che tu scrivesti che la storia in molti testi è romanzata e fatta semplice, focalizzata su singoli personaggi, come un raccontino diciamo, quasi senza considerare il contesto e la società di riferimento.
Frugando su Wikipedia ho guardato rapidamente alcune voci. Voci che non rientrano nell'ambito del Revisionismo storico, o almeno su Wikipedia non vi è scritto che si tratta di Revisionismo storico. Dunque, mi fa supporre studiosi che utilizzano semplicemente metodi diversi da quelli usati prima di loro.
Tu scrivesti, mi pare, che i Revisionisti sono coloro che in genere operano una ricerca più approfondita, indipendente, onesta e leale. Ma volevo chiederti un parere su questi altri storici che come detto non vengono classificati come revisionisti.
Si parla di studiosi che hanno approfondito la Storia attraverso un approccio multidisciplinare, integrando cioè la ricerca storica con strumenti provenienti da altre discipline. Vorrei chiederti se, qualora ti fosse capitato di studiarli, ritieni tali Scuole e storici attendibili, cioè ritieni che il contenuto delle loro divulgazioni sia quanto più vicino al vero, senza troppo preoccuparsi se ciò avrebbe recato fastidio a qualcuno.La Scuola delle Annales ("...coinvolgimento nello studio della storia di altre discipline, dalla geografia alla sociologia"; "Un altro elemento innovativo apportato da questa corrente di studio fu lo spostamento dell'attenzione dallo studio della storia degli "eventi" (histoire événementielle) a favore dello studio della storia delle strutture.").
Marc Bloch
Lucien Febvre
Henri Pirenne
Fernand Braudel (opere come Il Mediterraneo all'epoca di Filippo II oppure Civiltà materiale, economia e capitalismo, XV-XVIII secolo oppure Grammatica delle civiltà ; ma anche il metodo-approccio noto come Longue durée)
Il movimento della Nouvelle histoire
Jacques Le Goff
Pierre Nora
Michel Vovelle (è attendibile come esperto studioso della Rivoluzione francese?)
Albert Soboul (è attendibile sullo stesso tema di Vovelle?)
Georges Lefebvre ("considerato a suo tempo come la massima autorità riguardo alla Rivoluzione francese", lo ritieni attendibile?).
Immanuel Wallerstein
Georges Duby: suoi studi sul Medioevo.Invece, riguardo un sociologo che ha scritto di elites: Charles Wright Mills e il suo libro Le élite del potere.
Ti chiedo un parere per una mia curiosità, qualora tu abbia letto qualcosa di qualcuno di essi. E soprattutto un tuo giudizio su questo approccio multidisciplinare che un pò accomuna tutti loro, se cioè i risultati a cui giungono e che divulgano sono comunque comodi verso certi poteri che hanno interesse al modo in cui quei risultati sono divulgati, e se di conseguenza questa Scuola sarebbe anch'essa una fuffa, un fumo senza arrosto, una Scuola che si spaccia come più genuina ed onesta nello studio della storia per via di un metodo ed approccio innovativo, laddove però ciò porterebbe in sostanza agli stessi comodi risultati divulgati.
Allora:
Io ho intanto fatto distinzione tra storia divulgativa e non, dicendo che quella divulgativa è sostanzialmente 100% propaganda. E così è.
Quelli che citi invece, che non ho letto tutti, sono di un livello superiore.
Quindi bene, che poi siano attendibili più o meno, che abbiano una qualità chi superiore chi inferiore attiene alle cose umane.
Vovelle, Febre, Lefebvre, Boboul ecc.. sono tutti storici marxisti, quindi leggono la storia sotto una lente. Già la parola storiografia marxista presuppone un tipo di lettura. E' stata molto spinta culturalmente, anzi è stata quella imposta si può dire.
Quindi hai una lettura che tende a confermare una teoria, e a diffonderla, inconsciamente o meno, e perciò evidenzia più degli aspetti e magari tralascia degli altri.
La Rivoluzione Francese ebbe molti aspetti.
Grande capitale bancario e prospettive dell'industria che di fatto avevano capito che era arrivato il loro tempo ed era finito quello della nobiltà e del clero fondati sulla terra. E avevano interesse ovviamente al potere.
La Massoneria, che era portatrice di idee illuministe, anticlericali, ma in una chiave elitista di controllo. Ed ebbe grande espansione in Francia.
Il Giansenismo, pauperista e antipapale e che costituì di fatto la propaganda popolare, non certo le raffinate idee illuministe, e spiega anche parzialmente meglio il Giacobinismo.
La situazione, il contesto reale: il Re debole, la situazione finanziaria (qui sarebbe da aprire una pagina su chi era dietro, e io consiglio sempre di seguire il denaro, ma è una storia più difficile da trovare) e la situazione geopolitica. Parte della Rivoluzione fu "importata" cioè c'erano interessi esteri.
Ora un taglio che vuole mettere in evidenza i conflitti sociali magari trascura degli altri aspetti.
Quindi il mio consiglio è leggerli ma poi leggere qualcosa di diverso e alla fine farti un'idea. Cerca tra i Revisionisti della Rivoluzione Francese.
Per fare un paragone è come il processo: un processo equo ha accusa e difesa, e il giudice sente entrambi, poi giudica. Se sentisse uno solo non ci sarebbe nemmeno bisogno dei processi ma solo di sentenze preformate.
Io tra 100 anni posso scrivere un volume sulla guerra in Libia, evidenziare i conflitti di classe, che erano presenti, ma tacendo un pò su geopolitica.
Se non leggo un altro che me li fa presenti come importanza, non li conosco o li sottovaluto. Se leggo due campane magari poi giudico meglio.
Altri consigli sono di leggere storia economica e storia diplomatica.
Poi che ti devo dire: si acquista un sesto senso.
Ad esempio io posso leggere delle condizioni del popolo, dei lavoratori, artigiani, contadini.... Questo viene preso per buono, ma se non si trovano accompagnati dati e paragoni con altri Paesi (salari, tasse, reddito medio) e approfondimenti e rimandi precisi io so già che è meglio andare a controllare e che al 90% ci saranno sorprese. Una regola è sempre quella di vedere le affermazioni quanto supportate sono, di evitare chi fa molto "racconto" e molte "conclusioni" e "giudizi" e privilegiare chi tramite i fatti, più documentati possibile, fa emergere le conclusioni al lettore.
Sesto senso anche lo si acquista nella qualità, si capisce profondità, ricerca d'archivio, fonti primarie, metodologia, rigore ecc..
Il fatto che uno ideologicamente faccia emergere una lettura marxista, o quel che ti pare, a me non disturba particolarmente, basta che scriva i fatti e non li nasconda o capovolga, e sia documentato, cioè abbia qualità.
Duby ho letto delle cose, e anche Bloch o altri. La qualità è buona poi io però cerco sempre di avere contesto economico e geopolitico cioè storia economica e storia diplomatica. E sono un patito degli archivi.
N.B. la parola "Revisionisti" è una distinzione un pò così, assurda nel significato, ma magari usata per comodità o anche per altri motivi in chiave popolare.
La Storia E' REVISIONE continua, come tutta la scienza in generale.
Se non lo fosse sarebbe "dottrina" "religione" "dogma". O ideologia.
Quando diventa quella roba là non è più storia.
Viviamo in un'epoca molto ingenua; per esempio, la gente compra prodotti la cui eccellenza è vantata dalle stesse persone che li vendono.
Jorge Luis Borges.
Ahahah...cioè l'ingenuità della nostra epoca sarebbe quella che gli osti dicono che il loro vino è buono???
Eh sì, succede solo nella nostra epoca, meno male che c'è Borges che ce lo dice.
😀
Nelle civiiltà Cristiane ad esempio era considerato vergognoso fare pubblicità nelle botteghe per i propri prodotti. Non si sognavano nemmeno. E negli stessi USA nei primi tempi. Ma non è quello il senso. Perchè l'oste, come hai detto, ha sempre decantato il suo vino, e così l'ambulante. Però erano considerati per quello che erano. Borges non essendo Baron Corvo, ha inteso sottolineare con questo aforisma un processo, che è macroscopico tra l'altro, ma Baron Corvo non ha capito. Il che è normale.
Ma no Mincuo, purtroppo ti sbagli; su Borges temo che tu proprio non sappia cosa dire, sai?
Non lo dico con cattiveria ma un autore come lui può essere travisato e sopravvalutato solo da un certo tipo di persona come quelli che nel 2013 ancora si ascoltano quel grigio kapellmeister di Bohm per Mozart (a sentire Bohm siete rimasti tu e qualche guerriero fantasma giapponese sperduto nella giungla).Borges era uno sprezzante omino nostalgico e un po' checca, molto pauroso e servile che gabellava per arcano sapienziale il suo nichilismo accidioso e senza orizzonte.
Una cosa ha scritto di veramente bello, El Informe de Brodie in particolare due racconti di quella raccolta, El Otro Duelo e El Evangelio Segùn Marcos.
C'è tutto il compiaciuto (molto compiaciuto) brivido della vertigine di chi si ferma a contemplare il non senso del mondo.
Dopodiché c'è la vita Mincuo e di fronte a quella Borges si è sempre cacato in mano conscio del suo grande problema: la mancanza di sangue, la sua anemicità affettiva, il suo narcisismo da poverino incapace di empatia.Frasi come quella che hai citato sono solo l'espressione dell'impasse intellettuale e psicologica in cui si rifugia il misero borghesuccio che si sente circondato dalla società di massa. Una patetica forma di elitarismo con le pezze al culo che spaccia per "noblesse" il proprio regredire in una nicchia sempre più angusta e miserabile.
Nient'altro.
Come avevo detto. Nessuna sorpresa.
Viviamo in un'epoca molto ingenua; per esempio, la gente compra prodotti la cui eccellenza è vantata dalle stesse persone che li vendono.
Jorge Luis Borges.
Ahahah...cioè l'ingenuità della nostra epoca sarebbe quella che gli osti dicono che il loro vino è buono???
Eh sì, succede solo nella nostra epoca, meno male che c'è Borges che ce lo dice.
😀
Nelle civiiltà Cristiane ad esempio era considerato vergognoso fare pubblicità nelle botteghe per i propri prodotti. Non si sognavano nemmeno. E negli stessi USA nei primi tempi. Ma non è quello il senso. Perchè l'oste, come hai detto, ha sempre decantato il suo vino, e così l'ambulante. Però erano considerati per quello che erano. Borges non essendo Baron Corvo, ha inteso sottolineare con questo aforisma un processo, che è macroscopico tra l'altro, ma Baron Corvo non ha capito. Il che è normale.
Ma no Mincuo, purtroppo ti sbagli; su Borges temo che tu proprio non sappia cosa dire, sai?
Non lo dico con cattiveria ma un autore come lui può essere travisato e sopravvalutato solo da un certo tipo di persona come quelli che nel 2013 ancora si ascoltano quel grigio kapellmeister di Bohm per Mozart (a sentire Bohm siete rimasti tu e qualche guerriero fantasma giapponese sperduto nella giungla).Borges era uno sprezzante omino nostalgico e un po' checca, molto pauroso e servile che gabellava per arcano sapienziale il suo nichilismo accidioso e senza orizzonte.
Una cosa ha scritto di veramente bello, El Informe de Brodie in particolare due racconti di quella raccolta, El Otro Duelo e El Evangelio Segùn Marcos.
C'è tutto il compiaciuto (molto compiaciuto) brivido della vertigine di chi si ferma a contemplare il non senso del mondo.
Dopodiché c'è la vita Mincuo e di fronte a quella Borges si è sempre cacato in mano conscio del suo grande problema: la mancanza di sangue, la sua anemicità affettiva, il suo narcisismo da poverino incapace di empatia.Frasi come quella che hai citato sono solo l'espressione dell'impasse intellettuale e psicologica in cui si rifugia il misero borghesuccio che si sente circondato dalla società di massa. Una patetica forma di elitarismo con le pezze al culo che spaccia per "noblesse" il proprio regredire in una nicchia sempre più angusta e miserabile.
Nient'altro.Come avevo detto. Nessuna sorpresa.
Sì, se tu avessi capito ma purtroppo appena vedi un'idea diversa ti spaventi e ripeti le stesse frasi uguali per tutti come il disco di una segreteria telefonica.
Ma mica lo fai con me solamente, con tutti la stessa cosa, le stesse frasi...