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Superare gli schemi, imparare dai movimenti


Davide
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Registrato: 2 anni fa
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La sorpresa
C’è poco da fare, l’entrata in scena dei gilets jaunes (GJ) ha colto tutti di sorpresa, chi più chi meno. Fra quelli più stupiti dobbiamo mettere, oltre alle “autorità”, i marxisti e gli operaisti vecchio stampo: costoro, applicando schemi del passato, non si aspettavano che il primo movimento nazionale di massa contro la “globalizzazione” ed il “neoliberismo” post 2008 scaturisse dalle “classi medie” (sarà chiaro oltre perché ho posto le virgolette a questa espressione). D’altronde lotte recenti importanti, evocatrici e anticipatrici come quelle di Ryanair, Amazon e Google potevano alimentare l’idea che la spallata dovesse iniziare tra i nuovi proletari del XXI secolo nei quali, similmente ai gilet gialli, poco o nulla contano sindacati e partiti tradizionali. I più stupiti di tutti? Quelli secondi cui le classi medie dovevano sparire o quasi, per lasciare il posto ad una bella lotta di classe proletaria pura e dura e, per converso, quelli che pensano superata la legge del valore e attendono un movimento di liberazione della “moltitudine” attestata su richieste altisonanti come “rifiuto del lavoro”, “reddito di cittadinanza”, “beni comuni” e via andando, ben lontani dalle prosaiche istanze “poujadiste” (anti-fiscali e qualunquiste) che hanno inizialmente acceso la miccia del malcontento generale.
Tra quelli meno sorpresi i movimenti NOTAV, NO TAP ecc. in Italia, Bure in Francia, ed altri, già abituati a ragionare in termini di trasversalità e di pluriclassismo all’interno dei territori. Ma sorpresi comunque per la fulmineità, l’ampiezza, la radicalità del movimento GJ, e magari anche qui per la trivialità delle sue rivendicazioni di partenza.
Tale sorpresa, e di conseguenza l’incompletezza o inadeguatezza delle prime analisi del fenomeno sono comprensibili ed inevitabili.
Comprensibili perché ogni grande movimento, ma questo in particolare, presenta sempre aspetti nuovi ed inattesi, i quali dipendono dalla congiunzione di diversi fattori e da tutta l’evoluzione storico-sociale che li precede, e sono dunque destinati a soverchiare gli schemi con cui si è prima ragionato.
Inevitabili perché le griglie interpretative adottate per orientarsi nel nuovo non possono essere, in un primo momento, che quelle suggerite dalle esperienze dei movimenti del passato, le quali, sia pur non sufficienti, sono pur sempre l’unico materiale da cui partire. A patto di non fermarsi ad esso, di studiare il movimento nella sua specificità ed originalità, di apprendere da esso per procedere oltre, verso la formulazione di nuove ipotesi di critica teorica e di lavoro rivoluzionario.
Vediamo dunque quali sono gli schemi del passato, cosa hanno ancora da dirci, come superarli. E cosa insegna il nuovo movimento.

CONTINUA QUI https://www.carmillaonline.com/2018/12/19/superare-gli-schemi-imparare-dai-movimenti/


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