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TI: scuola, la materia religione


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http://www.gdp.ch/editoriali/chiesa-e-religione-nella-scuola-id109955.html

Editoriali - Cosa c'e' in ballo
Chiesa e religione nella scuola
Dopo 13 anni di melina e sperimentazioni, nell'ultimo anno in Parlamento una soluzione condivisa sull'insegnamento della religione nella scuola sembrava a portata di mano, e invece... L'editoriale di Claudio Mesoniat.

di Claudio Mesoniat (*) - 11 febbraio 2016

Peccato. Dopo 13 anni di melina, prima, e di arruffate sperimentazioni poi, nell'ultimo anno in Parlamento (e certamente anche in Governo) una soluzione condivisa sull'insegnamento della religione nella scuola sembrava a portata di mano. C'era una maggioranza, nella Commissione scolastica, che a giorni avrebbe licenziato un rapporto favorevole alla cosiddetta "soluzione mista".

La materia "religione" sarebbe tornata ad avere, nella scuola, una sua dignita', inserita nel curricolo delle discipline obbligatorie, ma nel pieno rispetto della liberta' degli allievi e delle famiglie, che avrebbero potuto scegliere tra due opzioni: storia delle religioni secondo un'impostazione laica, da una parte, e dall'altra cultura cristiana secondo l'impostazione delle due Chiese, cattolica ed evangelica, riconosciute di interesse pubblico nella nostra Costituzione. Ma all'ultimo momento, l'iniziativa che chiedeva l'introduzione della storia delle religioni nelle scuole e' stata ritirata dal suo titolare, che con una mossa tattica ha cosi' tolto la terra sotto i piedi ai colleghi che si erano dati da fare per costruire il consenso.

Lasciamo a chi legge di valutare le ragioni della scelta, peraltro legittima, del deputato Quadranti, autore dell'atto parlamentare ("si stava andando verso qualcosa di diverso da quanto auspicato") e cerchiamo invece di mettere a fuoco la natura del problema dal punto di vista della Chiesa.

Non si tratta, a mio parere, di rivendicare nessun privilegio, nessun posto al sole. E neppure, a ben guardare, di chiedere alla politica di difendere un "diritto" di presenza della Chiesa nella scuola. Si tratta, da parte dei cristiani, di offrire un servizio, un contributo, in un momento di grave crisi della societa'. Crollano le maggiori evidenze, come quella del senso e del valore della persona, del senso e del valore della famiglia, e tutti noi intuiamo, e ripetiamo come un ritornello, che "non possiamo lasciar crescere i nostri giovani nell'ignoranza dei fondamenti religiosi e culturali della nostra convivenza, della nostra civilta' ".

Soprattutto quando ci stiamo abituando all'impatto epocale con altre culture e al prevedibile "meticciato" che le migrazioni, inarrestabili, ci costringeranno ad affrontare.

Ma come? Nella paura di chi ha smarrito il senso di se', o a testa alta, con l'apertura di mente e di cuore di chi e' cosciente delle proprie radici? Che pero' vanno riscoperte, ormai, piu' che "difese".

Bisogna ripartire dalle grandi domande sulla vita e dai grandi desideri del cuore, cui Cristo pretende di essere risposta. Per questo l'atteggiamento della Chiesa, come anticipa papa Francesco, non potra' piu' fare affidamento sui "valori acquisiti" e sulle leggi che li "proteggono". La Chiesa, ripetiamo, in questo momento difficile ma affascinante offre il suo contributo. Alla societa', alla scuola, quest'offerta interessa? Se e' cosi', la politica lo dica.

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Ma non puo' finire tutto nel cestino:
http://www.gdp.ch/cronache/ticino/ma-non-puo-finire-tutto-nel-cestino-id109922.html

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(*) gia' giornalista della RSI, poi direttore del Giornale del Popolo, in pensione da poco


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