Travaglio - Liberaz...
 
Notifiche
Cancella tutti

Travaglio - Liberazione


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

È vero che la storia non si fa con i se, però su quella degli ultimi anni aleggia un SE grosso come una casa. Questo: se al posto di Napolitano – nel primo mandato o anche soltanto nel secondo – ci fosse stato Mattarella o qualsiasi altro presidente, dove si troverebbe oggi l’Italia? Alcuni fatti degli ultimi tre mesi parlano da soli, perché quasi certamente non avrebbero potuto accadere se Re Giorgio fosse ancora al Quirinale. I costituzionalisti di quasi tutti i giornali hanno cominciato a segnalare i gravi vizi di antidemocrazia e di incostituzionalità dell’Italicum e della controriforma del Senato. La minoranza Pd, pur fra mille contorsionismi, alla fine ha detto no alla legge elettorale del Matteo solo al comando.

Giornali governativi per definizione come il Corriere e il Sole-24 ore pubblicano articoli molto critici sul governo e sui numeri falsi spacciati dai vari ministri. La Consulta ha cassato la legge Fornero senza curarsi – com’è giusto e doveroso che sia – delle conseguenze politiche, con una sentenza clamorosa e dirompente firmata dalla giudice Silvana Sciarra, da poco designata da una felice alleanza Pd-5Stelle: una sentenza che ha spaccato in metà la Corte se è vero quello che hanno scritto alcuni giornali (mai smentiti) sul durissimo scontro tra i sostenitori dell’illegittimità della norma rapina-pensionati e la fazione che invece voleva darle il via libera, capitanata dall’ultimo parto di Re Giorgio, cioè Giuliano Amato. La sera seguente, a Otto e mezzo, un altro giorgista-amatista di ferro come l’ex giudice Sabino Cassese ha felpatamente lasciato intendere di non condividere quella sentenza. Tutto ciò si deve all’uscita di scena di Napolitano, che da semplice senatore a vita continua a tentare interferenze come se fosse presidente, ma per fortuna nessuno gli dà più retta. È come se il suo addio avesse improvvisamente scongelato un sistema che per nove lunghi anni era rimasto ibernato come un sofficino Findus nei freezer del Quirinale. Il Pd prendeva ordini da lui, lo stesso Renzi non poteva muovere un passo senza prima concordarlo con lui, la Consulta era diventata il suo braccio armato (anzi Amato), i costituzionalisti – a parte tre o quattro spiriti liberi, molto noti ai nostri lettori perché hanno sempre trovato ospitalità sul Fatto quando altrove non potevano scrivere nulla – dovevano escogitare le scuse più imbarazzanti per giustificare le sue mosse e le sue “riforme”, e i giornaloni allinearsi ai suoi ordini superiori. Ora invece al suo posto c’è un presidente-arbitro.

Che naturalmente può commettere errori (e secondo noi firmare l’Italicum lo è stato), ma evita di impicciarsi nelle faccende di competenza governativa e parlamentare. Non lascia trasparire i suoi orientamenti mentre la politica decide, e solo alla fine, quando le leggi giungono sul suo tavolo, decide se promulgarle o bocciarle. Fine della “immoral suasion” che aveva stravolto il corretto rapporto fra poteri. Con Napolitano, ben difficilmente la minoranza del Pd avrebbe osato votare contro l’Italicum: se ne avesse avuta la tentazione, si sarebbe sorbita l’immediato monito di re Giorgio a sostegno delle riforme e del governo in nome della stabilità (infatti, quando c’era lui, e l’Italicum era ancora peggio della versione finale, i pidini antirenziani l’avevano approvato due volte). Idem per il caso Lupi: ai tempi di Napolitano, i ministri Alfano e Cancellieri erano stati coinvolti in scandali (Shalabayeva e Ligresti) ben più gravi di quello che ha costretto il ministro Lupi alle dimissioni per i favoritismi al figlio: ma erano stati puntualmente salvati dai soliti interventi a gamba tesa del presunto arbitro che si era messo a giocare con una squadra contro l’altra. E avevano conservato la poltrona. Mattarella invece ha lasciato Lupi al suo destino. Anche la magistratura, intimidita per anni dalle reprimende quirinalizie e dalle inaudite pressioni sulle Procure di Palermo e di Milano, ha ricominciato a respirare. Non a Milano, dove il procuratore Bruti Liberati è rimasto intonso dal caso Robledo e ha addirittura ottenuto dal Csm la brutale estromissione del suo aggiunto, e continua a regnare una strana Pax Expo. Ma in molte altre Procure si lavora con più serenità, dopo che il nuovo presidente è tornato a difendere i magistrati e a denunciare la corruzione come la prima emergenza, anziché usare il Csm come bastone e per ammorbidire le inchieste su tangenti, mafia e politica. E tutto questo accade semplicemente perché, al posto di Napolitano, è arrivato non Che Guevara, ma Mattarella. Figuriamoci come sarebbe cambiata l’Italia se nel 2013 il Pd avesse fatto ciò che gli chiedeva la stragrande maggioranza dei suoi elettori: eleggere Stefano Rodotà per applicare finalmente la Costituzione e la volontà popolare, anziché stravolgerle entrambe. Invece del debolissimo e paralizzatissimo governo di larghe intese, quello di Letta, ne avremmo avuto uno magari provvisorio, magari di scopo, appoggiato dai due partiti vincitori delle elezioni: Pd (con Sel) e M5S. I quali, non dovendo riscrivere la legge elettorale con B., avrebbero prodotto qualcosa di meglio dell’Italicum (anche perché peggio era impossibile fare). E forse non avrebbero spianato la strada a Renzi, o almeno Renzi sarebbe premier ma non avrebbe intorno a sé il deserto. Nel frattempo B., tagliato fuori da tutti i giochi, avrebbe dovuto farsi da parte e dall’opposizione il centrodestra avrebbe potuto riorganizzarsi su basi e leader nuovi. Insomma, oggi avremmo magari una politica quasi normale e una legge elettorale quasi normale. Ma forse qualcuno – che decide sempre al posto nostro – ha deciso che noi la normalità non ce la possiamo permettere.

Marco Travaglio
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
11.05.2015


Citazione
Condividi: