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Travaglio - Smaltimento rifiuti


Tao
 Tao
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Ogniqualvolta le indecenze trasversali della politica ci inducono in tentazione di pensare che i politici sono tutti uguali, la cronaca ci ricorda che, anche sforzandosi, è impossibile eguagliare Bellachioma: lui è fuori concorso. L’altroieri la Corte costituzionale ha provveduto a smaltire un altro cumulo di monnezza abbandonato da due anni a Montecitorio: la legge anti-Caselli che nell’estate 2005 impedì all’ex procuratore di Palermo di candidarsi alla Procura nazionale antimafia e spianò la strada all’altro concorrente, Piero Grasso. Anche quella legge, come pure il lodo Meccanico-Schifani, la Pecorella e mezza Cirielli, era incostituzionale. Violava l’articolo 3 della Costituzione sull’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Nel paese degli smemorati, è il caso di riepilogare di che si tratta.

Nell’autunno 2004, alla vigilia del pensionamento del procuratore Vigna, il Csm bandisce il concorso per il suo successore. Caselli, Grasso e altri fanno domanda. E subito,nella controriforma Castelli dell’ordinamento giudiziario, spunta un codicillo che elimina Caselli: prevede l’impossibilità per chi ha compiuto 66 anni di concorrere a incarichi giudiziari direttivi (che «scadranno» a 70 anni e dovranno restare «coperti» per almeno 4). Caselli i 66 anni non li ha ancora compiuti, ma per dargli il tempo di compierli Vigna viene prorogato fino all’estate 2005. Centinaia di magistrati gli chiedono di rifiutare e andarsene subito, per non prestarsi alla manovra. Vigna invece accetta. Ma il 19 dicembre Ciampi rimanda indietro la Castelli: tanto per cambiare, è incostituzionale. I tempi si allungano e, per la Casa delle Impunità, c’è il rischio che il Csm decida sulla Dna prima dell’entrata in vigore della Castelli-bis. A questo punto scende in campo Luigi Bobbio, magistrato in aspettativa e senatore di An. Presenta un emendamento con effetto immediato (la Castelli è una legge delega e sarà operativa solo mesi dopo, coi decreti delegati) che taglia fuori tutti gli ultrasessantaseienni pur di fulminarne uno. E lo dice pure: «Dobbiamo avere la certezza che Caselli non vada alla Superprocura». Visto che le leggi sono «provvedimento generali e astratti», questa è specifica e concreta: bisogna farla pagare a Caselli per aver combattuto la mafia e processato i suoi sponsor politici. Così impara ad applicare i principi costituzionali dell’obbligatorietà dell’azione penale dell’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge. Che la cosa serva di lezione a chiunque volesse fare come Caselli. «I processi di mafia e politica sono falliti», sentenziano i Ferrara, gli Iannuzzi e i Macalusi. Ma, se fossero falliti, a Caselli farebbero ponti d’oro: il suo guaio è che sono perfettamente riusciti. Andreotti colpevole anche se prescritto, Contrada condannato definitivamente, Dell’Utri condannato in primo grado.

Il Riformista s’inventa che Caselli deve stare alla larga dalla Dna in nome di un’antimafia «più riformista». Gli spaccatori del capello in quattro e i sessuologi degli angeli parlano d’altro o si voltano dall’altra. Un emendamento del ds Calvi che farebbe saltare la porcata al Senato viene bocciato grazie alla decisiva astensione di Rifondazione. L’emendamento Bobbio passa appena in tempo, quando il Csm sta per scegliere tra Caselli e Grasso. Nel pieno della partita, una delle due squadre viene squalificata per aver rispettato le regole del gioco. Così vince l’altra, cioè Grasso, per mancanza di avversario. Naturalmente la porcata si applica a tutti i magistrati «over 66» e blocca centinaia di concorsi già banditi. «La legge anti-Caselli andrà cancellata», giura Prodi. Poi però ha la bella idea di nominare Mastella alla Giustizia, e anche quella vergogna resta in vigore, insieme a tutte le altre. Chissà se c’entrano qualcosa con l’«aria irrespirabile» e la «spazzatura» di cui parlano oggi Prodi, D’Alema e Berlusconi. Nessuno s’accorge che non basta sloggiare bellachioma da Palazzo Chigi, se poi le sue vergogne restano in vigore. Per fortuna c’è la Consulta, che cancella la legge Bobbio: oltrechè incostituzionale, è pure «irragionevole», visto che i magistrati vanno in pensione a 75 anni. Il risultato, si capisce, è la paralisi del Csm, ora costretto a riaprire tutti i concorsi in cui gli «over 66» avevan fatto ricorso al Tar contro la legge Bobbio. Costoro potranno rientrare in partita. Caselli invece, destinatario unico della legge, ormai è tagliato fuori. Grasso infatti si dice «contento» per la bocciatura di una legge che °© assicura oggi - «non ho condiviso». Poteva dirlo prima.

Marco Travaglio
Fonte: www.unita.it
22.06.07


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