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Tuor: lo strappo tra Trump e la Merkel


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Lo strappo tra Trump e la Merkel
L’Occidente si divide non essendo capace di reinventarsi un nuovo modello economico, sociale e politico

di Alfonso Tuor - 31 maggio 2017

Al recente vertice del G7 tenutosi a Taormina sembra essersi verificata una rottura tra Donald Trump e Angela Merkel. La cancelliera tedesca, abitualmente molto prudente, non ha esitato a definire i risultati dell’incontro “insoddisfacenti” e a sostenere che l’Europa non può più contare sugli Stati Uniti e deve pensare d’ora in poi a farcela da sola. Appare difficile ipotizzare che si tratti di una tempesta in un bicchiere d’acqua. Le divergenze con la nuova amministrazione americana sono profonde e toccano problemi fondamentali, come il commercio internazionale, l’accordo sul clima di Parigi, la politica nei confronti dei flussi migratori e anche la strategia da seguire in Vicino Oriente. Queste divergenze, che stanno allontanando Berlino da Washington, possono però essere lette anche come la manifestazione delle gravi difficoltà dell’Occidente e di quella che (abusivamente) viene definita la Comunità internazionale.

Il fallimento del vertice di Taormina non è infatti solo e tanto il risultato delle scelte di Donald Trump, ma probabilmente come la manifestazione della situazione critica della leadership occidentale. Questa interpretazione è addirittura confortata dall’esordio del comunicato finale del vertice di Taormina che suonava chiaramente autocritico. Infatti si poteva leggere che lo sforzo comune dei Sette Grandi deve essere teso a “costruire le fondamenta di una rinnovata fiducia sia nei confronti dei nostri Governi sia dei nostri Paesi”. Questa ammissione non è solo il preambolo delle divergenze esplose tra le due sponde dell’Atlantico, ma anche della difficoltà dei Sette di definire sia nuovi modelli di sviluppo economico, che mirino a cucire le profonde ferite sociali acuitesi negli ultimi anni, sia di ridefinire i rapporti con un mondo che sta cambiando alla velocità della luce e che non è più disposto a seguire i sermoni occidentali.

L’Occidente non ha risposte convincenti a queste nuove sfide. Non le ha la nuova amministrazione americana che, fortemente indebolita dalle conseguenze del cosiddette Russiagate, ondeggia paurosamente, spesso cercando di ammansire i critici allineandosi alle posizioni tradizionali di Washington. Il tutto sta trasformandosi in un grande e drammatico pasticcio sia per il popolo americano, che comincia a constatare il tradimento delle promesse elettorali, sia per il resto del mondo, che non riesce a capire quale sia la strategia internazionale degli Stati Uniti. Altrettanto sta però capitando all’Europa, che è restata ancorata ai paradigmi economici, sociali e politici degli ultimi anni, che però hanno messo in mostra tutte le loro pecche.

Usando parole diverse, si può dire che la Germania di Angela Merkel resta fedele a quel modello di ordine mondiale che era stato disegnato negli ultimi decenni. Berlino non sembra però riconoscere che questo modello non funziona. Dal punto di vista economico non garantisce quella crescita indispensabile per curare le ferite di molte società europee ed è quindi respinto da una parte consistente dell’elettorato. Dal punto di vista geopolitico risulta insostenibile per il ruolo crescente di Paesi come India, Cina e Russia e per il moltiplicarsi delle instabilità in numerose regioni del mondo e non solo nei Paesi musulmani. E poi vi è il grande problema di un’Europa che non è coesa e che non sembra in grado di rilanciarsi. Anche l’elezione di Emmanuel Macron alla presidenza francese e il rilancio del motore franco-tedesco non sembrano infatti sufficienti per superare le divisioni dell’Europa e per ridare al progetto europeo quello slancio indispensabile per affiancare all’Unione monetaria anche una politica estera e di difesa comune. Di questi problemi a Berlino sono perfettamente consapevoli. Quindi si può anche lanciare l’ipotesi che la cancelliera tedesca scommetta su una rimozione di Donald Trump e su un ritorno degli Stati Uniti alla politica perseguita da Barack Obama, che la cancelliera ha recentemente incontrato a Berlino.

In conclusione, lo scontro tra Donald Trump e Angela Merkel può essere letto come una conferma che l’Occidente non sembra in grado di reinventarsi e di creare nuovi modelli economici e sociali e anche di adattarsi ad un mondo che sta rapidamente cambiando diventando però anche sempre più complicato e pericoloso.


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