Notifiche
Cancella tutti

Un Mondo di Ombre

Pagina 2 / 2

GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2208
Topic starter  

Beh, molto simile all'anime che citavi c'è una frase della grandissima Ursula K. Le Guin: "Accendere una candela significa gettare un’ombra" (più o meno, vado a memoria).
Quindi al buio non ci sono ombre. E' la luce che è inseparabile dall'ombra.
E ovviamente con luce e ombra si intende bene e male.
E' una visione molto diversa da quella, per esempio, del Signore degli anelli, opera religiosa molto prima che fantastica, dove l'ombra è creata direttamente dalla luce e da lei permessa.
Tornando più in topic, e in particolare al Vangelo secondo Tommaso, concordo anche io sulla grandezza del messaggio, in completa antitesi con i Vangeli poi eletti ad unica verità del messaggio di Gesù.
Che sia vero o un falso poco importa, almeno a me, ma ne apprezzo il contenuto.

La citazione Rasna l'ho messa proprio per la necessità di evidenziare come sia messo il divino (non necessariamente Dio) accanto al male, per efftto di elaborata "tecnica" di prossemica tra Male (cioè una espressione di negatività "pura", che nei fatti è meno che astratta oltre che del tutto irrealizzabile) e Divino. Per saperla "vera" si devono cancellare degli assunti che rimettono ordine, come l'identità tra luce e ombra. Se affermo che una candela in una stanza basta a fare ombra ma una stanza buia non può avere ombre, non sto criticando, sto assumento la premessa che serve ad associare una certa idea di Male (l'Ombra) al tutto. Per contro posso dire che senza spegnere la candela un cieco può non vedere una cippa, ma le ombre non spariscono, in modo da formare una prima sponda critica alla cervice perchè lego il fenomeno all'individuo, alla sua manipolabile condizione effimera e sensibile, sciogliendo l'attenzione dalla oggettività dei fenomeni (di per sé indiscutibili). Se poi dico che i corpi possono tutti emettere luce in modo da non formare mai ombre, sto ribaltando come un guanto il concetto della stanza più sopra, dimostrando che induce a un rapporto falso con una oggettività falsa: non è l'ombra il problema, ma il fatto che i corpi siano un riflesso della stessa, siano ciò che sono in relazione all'ombra per luce riflessa. Una lampadina non fa ombra su di sé, la produce per riflesso sui corpi verso cui proietta luce e che non ne hanno abbastanza di propria. Posso anche dire che in verità i corpi emettono tutti luce ma io non la vedo, ripigliando il discorso del cieco.

Ragionamenti parziali e "forzati" a me fanno molto arrabbiare. Come con il mio docente di pedagogia che al primo giorno di lezione ci piazza in aula sta perla: "La famiglia secondo voi è un luogo sicuro dove vivere?". E' la stessa cosa della stanza, la domanda induce delle risposte che vanno tutte verso un unica direzione, quella voluta dal docente in questo caso. Per fortuna lui voleva solo evidenziare come certe situazioni famigliari siano prepotentemente bisognose di assistenza esterna, per ragioni davvero non diversamente opinabili. Ma in un momento storico dove il concetto di famiglia in questa parte della società terraquea subisce un bombardamento atomico da decenni, suona come dire: "perché non finiamo il cadavere con un bel colpo di grazia e non ci sbarazziamo di questo inutile orpello del passato?".
Se studi antropologia capisci all'istante che la famiglia ben prima di essere un costrutto sociale con declinazioni infinite di significato, è un elemento centrale di stabilità sociale su cui ogni categoria di senso prende valore.
Il rapporto affettivo tra madre e figli è l'assunto centrale su cui si fonda la stabilità emotiva dell'individuo, non la premessa che permette alla strega cattiva di mangiare i bambini, che è più o meno il senso che stiamo raggiungendo. Se è eviente che non tutte le relazioni tra consanguinei possano risolvere la questione, il discorso è applicabile diametralmente ad ogni alternativa immaginabile: "gli orfanotrofi secondo voi sono luoghi sicuri dove vivere?", "le case famiglia secondo voi sono luoghi sicuri dove vivere?" etc. etc., dove per "sicuri" non significa con la porta blindata, le telecamere e lo sceriffo che spara ai malentenzionati che si avvicinano, ma sicuri di poter dare quella relazione affettiva che costruisce con l'emotività individuale quella stabilità fondamentale per l'Umanità intera.
Anche in questo caso la risposta è scontata, ma di segno opposto.


RispondiCitazione
Pagina 2 / 2
Condividi: