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Un popolo?

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Jor-el
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Se ci buttiamo a testa bassa sulla definizione di popolo, non ne usciamo più. Quindi chiediamoci, prima di cominciare, perché stiamo parlando di popolo? La schematica divisione destra/sinistra vorrebbe da una parte un popolo definito nei termini di suolo e sangue, dall'altra l'insieme di tutti i proletari del mondo. Sono due concezioni fuorvianti, oltre che datate. Mi sembra ovvio che nessuno di noi voglia includere nel "popolo italiano" quella classe di parassiti che ha succhiato il sangue a generazioni di italiani e che ora si vuole persino dare una dimensione cosmopolita (il paradigma è Marchionne), così come è stupido pensare che il popolo si possa sollevare legittimamente solo quando avrà preso piena coscienza di essere "tutti i proletari del mondo". In realtà il popolo italiano deve combattere la sua battaglia a prescindere da quello che fanno i greci, gli egiziani, i palestinesi e gli ebrei. Anzi, un popolo che si solleva è ispirazione e concreto aiuto alla battaglia di tutti gli altri popoli. E' questo il senso vero e concreto dell'Internazionalismo: dare alle lotte nazionali, che sono sempre il punto di partenza, un orizzonte internazionale, che è sempre l'obiettivo finale. I questo senso, nella lotta di tutti i popoli, valori come tradizione, cultura e lingua non sono soltanto conservati, ma amplificati, e diventano patrimonio di tutti.


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cdcuser
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Ottimo commento Jor-el, concordo.


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tania
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Mi sembra che la denuncia dilagante dei cosidetti "populismi" di estrema destra contribuisca ad alimentare l'equivoco , ma penso che "popolo" non sia esclusivamente una parola fascista ( si pensi , appunto , all'uso nazionalsocialista del termine "Volk" ; o all'uso da parte di Borghezio di "popolo padano" ; all'uso sionista di "popolo ebraico" ; o all'uso da parte di M.LePen di "popolo francese" eccetera ) ma credo possa essere usato anche con accezioni emancipative di sinistra ( il "siamo qui per volontà del popolo" degli inizi della Rivoluzione francese , ad esempio ; oppure "la guerra di liberazione del popolo vietnamita" eccetera ) . In ogni caso tendo a diffidare ( in generale e soprattutto di questi tempi , simili agli '30 del Novenceto ) del termine "popolo" quando è seguito da un aggettivo identitario o nazionale . Soprattutto oggi che si impone la verità di una grande affermazione di Marx : "i proletari non hanno patria".

L'aggettivo "popolare" mi sembra invece più connotato , più attivo : basti esaminare ciò che intendevano significare espressioni come "comitato popolare" , "movimento popolare" , "fronte popolare" oppure , all'interno dell'ordinamento statale , "democrazia popolare" , per non parlare dell'"esercito popolare di liberazione" , per constatare che l'aggettivo politicizza il sostantivo conferendogli una certa aura emancipativa , di sinistra
PS anche se devo ammettere che "popolare" mi è sempre apparso un aggettivo un pò demagogico : insomma qualcuno saprebbe con certezza a chi viene riferito ? Nel caso di "arte popolare" , il popolo mi sembra si riduca sempre ai contadini o agli artigiani rurali ; nel caso di "medicina popolare" alle contadine "delle passate generazioni"(?) ; nel caso di "misure (anti)popolari" ad impiegati , operai e pensionati ; nel caso di "lingua popolare" il significato è addirittura mistificante ( come aveva mostrato Pierre Bourdieu in un saggio che adesso mi sfugge il titolo ) ; eccetera . In tutto ciò si osservi che i proletai marxiani di oggi ( i cosiddetti extracomunitari senza diritto di cittadinanza , la nuova "classe pericolosa" , i nuovi "barbari" ) non sono nemmeno presi in considerazione .


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Primadellesabbie
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@ tania

Qui intendo utilizzare il vocabolo in senso onnicomprensivo, relativamente al nostro Paese, non vedo come potrei fare altrimenti ad esprimere quello che voglio.

Certo si può usare in modo generale, esiste il "popolo del mondo", e forse anche quelli di altri mondi.

Indipendentemente da anatemi emotivi, é vero anche "il popolo tedesco" o i "popoli latini", niente impedisce di usare il termine per distinguere o identificare una parte da un insieme più generale.

Bisogna considerare, poi, l'attitudine di chi si dispone a distinguere, azione che tende in genere a separare il distinto dal resto, il rimarchevole dal generico. In questo caso il termine scivola, nell'uso, ad identificare la parte più consistente, l'ordinario piuttosto che il distinto, la plebe piuttosto che i patrizi.

Ma questa é la lingua che, come si sa, si piega all'uso. Chi é abile ha la capacità di usare i termini con agilità e al tempo stesso salvarne la precisione di significato e individuare l'uso prevalente in quel momento.

Chi legge o ascolta, a sua volta, deve avere l'abilità di capire l'intenzione di chi scrive o parla dai termini che usa e dall'uso che ne fa. Proposito frustrato, come ben sappiamo, dalla povertà di termini e dall'uso sempre più monotono di quei pochi, cui tendiamo tutti.


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Lif di euro-holocaust
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Non citerò alcuno in particolare, ma la cosa divertente è che, per un certo modo di intendere le cose, ogni cosa è sempre mescolanza di altre cose, che necessariamente hanno un'identità loro, quindi differente, per poter essere quell'altro di cui si è mescolanza. In pratica, l'identità esisterebbe solo come mescolanza e questa come composto di identità (sempre) altrui.

Ossia: l'italiano è mescolanza di greco, longobardo, arabo (come dice Tania. Ma il latino e le altre lingue italiche?), ma greco e longobardo e arabo che sono? Mescolanze di mescolanze, così all'infinito, senza caratteri che li distinguano? O esiste distinzione, anche solo intuitiva, o non esiste. Se esiste, bene di che parliamo?

Tra l'altro, tornando all'esempio della lingua, un conto è dire che sia esistita l'influenza longobarda o araba, un conto è dire che non esiste identità. Le influenze, nella lingua italiana, si sono innestate in un tronco derivante soprattutto dal latino e in parte dal greco (o vogliamo raccontarci che gli etimi della parole usate regolarmente ancora oggi siano altro?). E' questo tronco fondamentale, e le sue autoctone mutazioni nel tempo, ciò che per gran parte rende l'identità linguistica italiana quello che è e non altro.

Ribadisco, un conto sono influenze varie ed eventuali, un conto l'esistenza di un tronco, compatto o variegato, ma che porta avanti elementi che altrove non si ritrovano o si ritrovano differenti. Lo stesso vale per le abitudini, sotto ogni punto di vista. Se gli austriaci hanno lo strudel, solo perché hanno lo strudel smettono di essere austriaci o lo sono meno?

La verità è che "popolo", "nazione" e termini affini vengo visti ideologicamente (come dimostrano anche alcuni commentatori da queste parti), finendo per negare ciò che invece è evidente. Il fatto che si neghi o si relativizzi una identità tipo quella italiana, forse comporta che ci sia un problema culturale (specie in chi nega e relativizza), ma non cambia il fatto che esista la lingua italiana con quella sua storia specifica, non cambia il fatto che esistano insiemi di abitudini e modi di sentire che non sono sovrapponibili a chiunque altro fuori dai confini nazionali, ecc.

Convengo che molto, l'italiano comune, abbia fatto per mettere a repentaglio la sua identità, ma non pigliamoci in giro. Il pericolo e le cause erano quelle segnalate da Pasolini e qualche altro. Il resto degli esempi storici fatti ad esempio da Primadellesabbie, semmai, hanno creato condizioni per creare gruppi di italiani contro altri italiani, non per renderli meno italiani (anche se su questo se ne può discutere, in alcuni casi: chi sposa il globalismo...).

Sono dell'idea che ci siano molte forze centrifughe in gioco in Italia (e l'esterofilia non aiuta), ma è una colpa di cui non ci si vuole far carico. Se si parte dal presupposto culturale che non esistano le identità chiedere qualunque cosa a quell'insieme di individui che chiamiamo popolo è solo un controsenso. Se volete che gli italiani si liberino, bisogna pretenderlo in quanto italiani. Altrimenti saranno semplicemente una massa informe (come poi vogliono le élites occidentali attuali, anche nel loro tollerare l'immigrazione di massa, ulteriore elemento di frammentazione, violenza e crescita di disagio sociale. Fatto da molti ancora troppo negato, nonostante la mole impressionante di dati disponibili, in Italia o altrove, in tutto il cosiddetto Occidente).


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tania
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@Primadellesabbie

Certamente la nostra lingua è limitata , ma credo offra già sufficienti vocaboli per poter far capire le proprie intenzioni .
Per quanto mi riguarda la questione sta nel collocare "il popolo" ostinatamente dalla parte dell'emancipazione . Chi la pensa come me credo eviterà spontaneamente ( senza il bisogno dello Zanichelli ) di affibbiare dall'alto caratteristiche identitarie , inerti , "naturali" , escludenti , a qualsiasi struttura sociale che , come noto , sono per definizione dinamiche ( oltre ad essere per definizione "comunità immaginate" ) ; e credo abbandonerà spontaneamente ( sempre senza il bisogno dello Zanichelli ) al loro destino reazionario l'espressione "popolo + aggettivo nazionale e/o identitario" .


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Primadellesabbie
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...la questione sta nel collocare "il popolo" ostinatamente dalla parte dell'emancipazione...

Su una cosa sono senz'altro in accordo con te: i sistemi che non prevedono gli strumenti materiali e culturali necessari ai più sfortunati (chissà se é così?) per crescere come individui prima, e come individui sociali poi, vanno messi decisamente all'indice e aspramente combattuti.

Bisogna fare particolarmente attenzione, dopo la "scoperta" dell'economia, a teorie che vedono nella condizione di sfruttamento il mezzo che il destino riserva ai diseredati per evolvere. Teorie "scientifiche" o "religiose".

Questo meccanismo, tra altri guai, deresponsabilizza i detentori della ricchezza e del potere rispetto ai doveri etici, e non solo, che la loro posizione comporta e, più grave, consente a qualsiasi mediocre (limito i termini) di occupare posizioni preminenti nella società, con quel che ne consegue. Basta guardarsi intorno, vicino e lontano.

Tutte le lingue hanno dei limiti, la nostra come le altre, l'uso accurato dilata un poco le possibilità.

Poi c'é Dante che riesce a dare alle parole il significato che vuole "volge...", ma é un'altro pianeta.


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Anonymous
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La risposta è ovvia: il vero sangue italiano è quello prodotto da oltre duemila anni di genti per la gran parte italiche, più apporti più o meno generosi di altra provenienza europea, con piccole e temporalmente molto limitate presenze non-europee (sì, una mescolanza, ma "quella" e non un'altra, ossia, non è che se esistono le mescolanze allora una è come un'altra, ossia ancora "non si rimane mescolati a vita").

Il volto e i costumi ne conseguono. Non a caso, ad esempio, nonostante quel che si dice, tutti questi volti arabi nel Sud Italia io non li vedo. Altrettanto, nonostante tutto, nel Meridione d'Italia le ragazze si vestono come vogliono, mentre in tutti i Paesi islamici sul Mediterraneo le ragazze indossano sempre più il velo.

Sinceramente, non so dove tania trovi il coraggio e il tempo per controbattere a una serie di ca...te razzistico nazionaliste come queste, fra l'altro già ampiamente confutate da almeno un secolo (e questo la dice lunga sull'ignoranza di chi le scrive)


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tania
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Sinceramente, non so dove tania trovi il coraggio e il tempo per controbattere a una serie di ca...te razzistico nazionaliste come queste, fra l'altro già ampiamente confutate da almeno un secolo (e questo la dice lunga sull'ignoranza di chi le scrive)

Bdurruti sinceramente a volte evito di rispondere perchè non trovo le parole adatte per non rischiare di offendere .


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Lif di euro-holocaust
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La risposta è ovvia: il vero sangue italiano è quello prodotto da oltre duemila anni di genti per la gran parte italiche, più apporti più o meno generosi di altra provenienza europea, con piccole e temporalmente molto limitate presenze non-europee (sì, una mescolanza, ma "quella" e non un'altra, ossia, non è che se esistono le mescolanze allora una è come un'altra, ossia ancora "non si rimane mescolati a vita").

Il volto e i costumi ne conseguono. Non a caso, ad esempio, nonostante quel che si dice, tutti questi volti arabi nel Sud Italia io non li vedo. Altrettanto, nonostante tutto, nel Meridione d'Italia le ragazze si vestono come vogliono, mentre in tutti i Paesi islamici sul Mediterraneo le ragazze indossano sempre più il velo.

Sinceramente, non so dove tania trovi il coraggio e il tempo per controbattere a una serie di ca...te razzistico nazionaliste come queste, fra l'altro già ampiamente confutate da almeno un secolo (e questo la dice lunga sull'ignoranza di chi le scrive)

E quale sarebbe questa confutazione (da almeno un secolo?!) che non esisterebbero gli italiani?

Noto tra l'altro che ormai si usano espressioni tipo "razzista" con la stessa facilità con cui in un film statunitense si dice "fuck". Probabilmente, certi meccanismi sono anche simili.


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OlausWormius
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Questi testi ( tra gli altri ) mostrano come la lingua che stiamo utilizzando in questi istanti è per lo più di "origine straniera" ( come si direbbe oggi ) : greca , longobarda , araba eccetera . Ecco , questi testi addrebbero sempre accompagnati ( per capire il senso di cosa stiamo parlando ) da "Merritt Ruhlen , On the Origin of Languages , Stanford Univ Pr" : qui si mostra come non esista alcuna linguaggio originario , isolato e immutabile , ma solo linguaggi che si mescolano , si influenzano e si arricchiscono gli uni con gli altri in un perenne mutamento . E questo ovviamente per quanto riguarda ogni ambito dello scibile umano : dalla matematica e l'astrologia ai cosiddetti "usi e costumi" , dal storia del pensiero fino alla pizza margherita : nulla è autoctono , nulla è isolato e immobile .

Non mi intrometto nella discussione sui popoli dato che le questioni etniche e razziali non mi entusiasmano per niente.

Mi interessa solo far notare che non c'è nulla di spontaneo nella formazione delle varie lingue.
Come al solito ci diamo troppa importanza.
Le lingue sono state create a tavolino secondo precisi schemi e si intrecciano tra loro non per casualità dovute agli spostamenti delle popolazioni (anche questi casuali secondo alcuni ma non è così) ma in base a vari criteri stabiliti dalle elites (gli Illuminati).
Noi usiamo un determinato linguaggio ma non è il nostro (come la moneta tanto per intenderci).
Il linguaggio è una forma di programmazione.

Per chi le vuole vedere le prove sono qui anche se molti fanno finta di non vederle: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=69544


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haward
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Lif@
Se tu dici che esiste un qualcosa che possa consentire di risalire ad una identità "italiana", pur con tutti i distinguo e le approssimazioni del caso, e, per di più, per avvalorare la tua tesi illustri che esiste una lingua "italiana", sempre con tutte le contaminazioni, gli influssi e le variazioni possibili e immaginabili, sei di DESTRA. Ergo, sei anche razzista, xenofobo, ovviamente fascista (e, quasi sicuramente antisemita). Sei un nostalgico conservatore, reazionario e legato a schemi obsoleti, sorpassati, per non dire spazzati via dalla "moderna"ricerca storiografica, sociologica, linguistico-filologica, demografica ed antropologica. Studia Marx, Freud, Adorno, Marcuse, Horkheimer, Levi Strauss, Barthes, Focault e poi ne riparliamo.


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Anonymous
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E quale sarebbe questa confutazione (da almeno un secolo?!) che non esisterebbero gli italiani?

Tanto per iniziare, io sono un esempio vivente di confutazione delle tue "teorie", dato che sono il prodotto dell'incrocio fra uno slavo e una pugliese. Quest'ultima una terra che, seguendo il tuo discorso, ha ben più di greco che di italico, sempre supponendo che esistano queste categorie.

Le lingue sono state create a tavolino secondo precisi schemi e si intrecciano tra loro non per casualità dovute agli spostamenti delle popolazioni (anche questi casuali secondo alcuni ma non è così) ma in base a vari criteri stabiliti dalle elites (gli Illuminati).

Scusa Olaus, hai mai pensato di farti assumere da Giacobbo per scrivergli i testi?


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OlausWormius
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Scusa Olaus (bla bla)...

Sei davvero così ingenuo o fai solo finta di esserlo? Spero la seconda.
Non hai ancora provato a dare una spiegazione a quanto da me mostrato in quel post. Il massimo che sei riuscito a fare sono queste battutine da ripetente della terza media.

Perché non ci provi? Pensi davvero che certi termini si mettano insieme per caso?
In un qualche post passato avevi scritto che le religioni secondo te erano state create dalle caste sacerdotali dell'antichità. Era una delle poche cose sagge che hai scritto anche se poi alla fine ti fermi lì e non vai ad indagare (per comodità e codardia) su cosa significa questo.
Nel caso specifico che stiamo trattando se non ti piace il termine "Illuminati" puoi sempre usare il termine "casta sacerdotale" benché Illuminati è più corretto.

Invito tutti a leggere e giudicare da soli. Non fidatevi dei cosiddetti "esperti". Usate il vostro cervello autonomamente, servirebbe per quello in fondo.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=69544


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Primadellesabbie
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Topic starter  

…non so dove…trovi il coraggio e il tempo per controbattere a una serie di ca...te…
…sei di DESTRA. Ergo, sei anche… Studia…
…hai mai pensato di farti assumere da Giacobbo…
Sei davvero sciocco o fai solo finta di esserlo? Spero la seconda. …Il massimo che sei riuscito a fare sono queste battutine da ripetente della terza media. …

Mi pare che sia entrato in funzione il turbo.


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