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un potere sugli altri


GioCo
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In ogni manuale che tratti di sociologia, cioè di rapporti e relazioni umane, si ribadisce che non esiste alcun "potere" per imporre la volontà di un singolo sulle masse. Ogni posizione diversa da questa è ritenuta eretica e trattata con biasimo e sospetto da chinunque ritenga di trattare seriamente la materia.

Ogni posizione critica è etichettata come "complottista", anche se questo neologismo non solo non significa niente, ma è un ossimoro in quanto definisce ciò che vuole smentire. Le "teorie del complotto" sono eterne e comuni oltre che normali da sempre e servono a cercare di bucare la fitta nebbia di silenzi in cui i piani di chi ci è nemico sono avvolti per ovvi motivi. Se un qualsiasi generale non considerasse i complotti come costruzioni di relazioni "del nemico" all'ordine del giorno della sua agenda, sarebbe un Pirla Colossale, da sbattere a fare i lavacessi imperituro, non un militare serio ... e stiamo parlando di un intelligenza di terzo ordine, dopo quella degli Uomini e degli Animali.

Alex Jones non è un accademico e devo dire che in diverse occasioni si è guadagnato le mie simpatie. E' un personaggio esuberante e carico di buone intenzioni, un Semplice cha fa simpatia. Ma se al posto di caricare come un toro tutto quello che non capisce perchè "rosso" (con riferimento all'oggetto "bandiera" della corrida, non alla politica e al comunismo) fosse capace di fermarsi un poco di più a ragionare, forse non avremmo tutti questi grattacapi a distanziare l'etichetta del complotto dall'immagine dello stupido credulone per antonomasia.

Prendiamo il suo scoop al Bohemian Grove, dove un gruppo di turbo capitalisti, politici di spicco e influenti uomini del mondo del potere made in USA, si rilassano allegramente nelle loro giornate di vancanza, "fingendo" di fare sacrifici al Dio Moloch e partecipando a orge con prostitute.
Non voglio metterla sulla morale, ma la domanda nasce spontanea: un modo migliore per rilassarsi non ce l'avevano?

Uno dei termini più antichi per definire la forza è la capacità di sopportare il dolore, sia fisico, sia mentale.
Non quindi saper sollevare un treno in corsa, come fa Superman o fare stragi a piacimento, come ci insegnano le politiche neocon del Caos.
Vestendo le tecnologie giuste, tutti possono diventare Superman o generatori di Caos. Ma chi può sopportare di perdere tutto ciò in cui crede? Chi può dirsi capace di saper perdere quello che Ama? Chi può dirsi capace di perdere anche solo quelle quattro sciagurate abitudini (o certezze) su cui pensa di poggiare la sua fortuna, come il lavoro (se ce l'ha) o la conoscienza?
Come si fa a non rimanere destabilizzati dalla perdita delle certezze e da conseguente devastante ignoto domani che saremmo chiamati ad affrontare del tutto impreparati?

Il potere costituito, rappresentato dal potere delle èlite che si è avvicendato nella Storia, ha notato che i semplici avevano molto più POTERE, ma non ne erano consapevoli e non sapevano sfruttarlo. Sapevano meglio dei privilegiati sopportare il dolore, perché erano obbligati ad allenarsi o morire di stenti. Studiando meglio, il potere ha capito che c'erano almeno due vie per garantirsi quel potere: credere consapevolmente in ciò che permetteva di sopportare il dolore o essere costretti a sopravvivere.
Ma non erano sufficienti a garantirsi un vantaggio sugli schiavi. Era necessario prima donare al mondo dei semplici la debolezza, cioè far vivere il miraggio del privilegio e il comfort del potere semplice cioè quello agitato davanti al naso del diritto. La carota.
Con il diritto, si sarebbero svincolati dall'esercizio del sacrificio, le necessità di preservare e conservare, di non sciupare niente, perchè il diritto avrebbe giustificato ogni spreco. Lo spreco è alla base del piacere del ricco ed è anche la base del veleno che rende deboli, cioè incapaci di sopportare il dolore, dato che la sopportazione è un apprendimento che si può raggiungere esclusivamente con l'esercizio.
Si può nascere con i muscoli di Maciste o con il cervello di Eistein e per loro l'esercizio non è che un modo per rinforzare una qualità già in essere che può essere espressa al massimo con l'apprendimento e l'allenamento. Anche la resistenza al dolore parte da una base genetica e poi si rinforza con l'esercizio: chi può gestire gli incroci e le sue discendenze, potrà quindi selezionare le caratteristiche corrette per avere già in partenza la migliore dotazione necessaria. Tuttavia, rispetto alla forza fisica o all'intelligenza, la resistenza non ha qualità autocostruttive. Il forte sarà sempre spinto a misurarsi in prove di forza e l'intelligente in prove di intelligenza e poi l'ambiente darà loro più o meno possibilità di evolvere. Ma chi altri sarebbe spinto a resistere al dolore "per gioco" oltre a un sociopatico? Solo uno che è costretto.

Così mentre i rampolli delle Elité hanno recuperato una fede che avesse come perno l'abitudine alla perdita e al dolore (non sono mica i Gesuiti a far loro spesso e volentieri da Insegnanti?) in modo da prepararsi a Governare sui semplici beotamente ridotti al "potere del piacere" del sempiterno "Happy Days", l'Umanità è stata spaccata in due: gli schiavi eletti, quelli immersi nel "miele" del patto sociale che garantisce il "diritto allo spreco" dello "standard industriale" e gli schiavi ignavi, coloro che devono rimanere senza diritti e senza accessi ai privilegi dello spreco.


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Denisio
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Ottimo articolo con utili riflessioni.
Nelle civiltà dove la religione è vero esercizio di spiritualità la prova di resistenza al dolore è una pratica consolidata.

http://www.dionidream.com/immagini-di-monaci-shaolin-che-vi-lasceranno-senza-fiato/


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Nelle civiltà dove la religione è vero esercizio di spiritualità

I monaci shaolin non professano alcuna religione, semmai una filosofia.
Detto questo potrebbe indicarmi non tante ma una civiltà dove la religione è vero esercizio spirituale? Grazie.


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Denisio
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Nelle civiltà dove la religione è vero esercizio di spiritualità

I monaci shaolin non professano alcuna religione, semmai una filosofia.
Detto questo potrebbe indicarmi non tante ma una civiltà dove la religione è vero esercizio spirituale? Grazie.

Buongiorno. Che l'accezione della parola religione abbia conosciuto altre forme di interpretazione e talvolta di delegittimazione a causa dello scopo manipolatorio della religione, non toglie che possa ancora essere usata per indicare altre forme di culto più genuine come quella in esempio. Detto questo non credo serva fare esempi, tante sono state le religioni che hanno costellato l'umanità e tanta è l'ignoranza e possibile fonte di pregiudizio in merito. 🙄


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Nelle civiltà dove la religione è vero esercizio di spiritualità

I monaci shaolin non professano alcuna religione, semmai una filosofia.
Detto questo potrebbe indicarmi non tante ma una civiltà dove la religione è vero esercizio spirituale? Grazie.

Buongiorno. Che l'accezione della parola religione abbia conosciuto altre forme di interpretazione e talvolta di delegittimazione a causa dello scopo manipolatorio della religione, non toglie che possa ancora essere usata per indicare altre forme di culto più genuine come quella in esempio. Detto questo non credo serva fare esempi, tante sono state le religioni che hanno costellato l'umanità e tanta è l'ignoranza e possibile fonte di pregiudizio in merito. 🙄

la ringrazio della risposta che sostanzialmente ha rafforzato le fondamenta della torre di Babele.


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Denisio
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la ringrazio della risposta che sostanzialmente ha rafforzato le fondamenta della torre di Babele.

😆

Già si sono impegnati gli "illuminati" e la massoneria a invertire e plasmare il significato delle parole a loro piacimento, se poi ciascuno si prende il diritto di rideterminarle, non è che la torre di babele si capovolga ....

buona domenica


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GioCo
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Nelle civiltà dove la religione è vero esercizio di spiritualità

I monaci shaolin non professano alcuna religione, semmai una filosofia.
Detto questo potrebbe indicarmi non tante ma una civiltà dove la religione è vero esercizio spirituale? Grazie.

Esempio calzante @Denisio e che non era nemmeno tra quelli che stavo considerando.
Riguardo alla locuzione "monaci shaolin" che è in uso presso l'occidente, in effetti tratta di monaci buddisti di UNO specifico tempio costruito sul monte Song che pare risalga al 100 a.C. ed è tutt'ora esistente, convertiti mezzo secolo dopo la fondazione da un militare indù alla pratica Vedica, allora chiamata, in quelle regioni indiane, Kalari-Payat, allo scopo di difendere l'eremo che per le incessanti offerte era diventato una specie di cassaforte di ricchezze capaci di attrarre malintenzionati da ogni dove.

Fu distrutto nel 1928 da un incendio e poi successivamente nel 1966 occupato dalle Guardie Rosse di Mao. Gli archivi storici vennero persi ma sembra che gli originali furono messi in salvo dai monaci e con l'arrivo di Deng-Xiao-Ping e la rivalutazione del cosiddetto "patrimonio culturale cinese", una operazione furba per creare una unità Nazionale che non c'è di fatto mai stata, il monastero riprese vita e tutt'ora ha ripreso le antiche usanze. Ma pare anche che le attuali tecniche in uso presso i monaci siano in parte un recupero circense (cinese) e la decantata "storicità" shaolin non è del tutto accolta dagli storici contemporanei come certa. I cinesi non sono famosi per la loro "Perestrojka" e "Glasnost'" quanto per la loro chiusura etica e politica, tutta unilaterale e le fonti per ciò sono molto difficili da verificare.

Invece è più certo quanto accadde in Spagna, nell'ordine Gesuita dei chierici regolari. Anche loro conobbero la dissoluzione per bolla papale nel 1773, tuttavia la Compagnia sopravvisse nei territori cattolici della Russia, perché la zarina Caterina II non concesse l'exequatur al decreto papale di soppressione. Furono poi ricostituiti da papa Pio VII Il 7 agosto 1814, con la bolla Sollicitudo omnium Ecclesiarum. Il Primo Trattato di Parigi fu firmato il 30 maggio 1814 e stabiliva le frontiere della Francia dopo la sconfitta di Napoleone, esiliato poi sull'Isola d'Elba. La battaglia di Waterloo che decretò tra le altre cose il successo dei Rothschild alla borsa di Londra, si svolse il 18 giugno 1815, con gli eserciti francese da una parte e anglo-prussiani dall'altra. Quella battaglia gettò poi le premesse per la prima guerra.

A leggere le "prove" di quell'Ignazio, autoproclamato "Generale di Gesù", c'è da farsi accapponare la pelle per l'orrore puro e gli spettacolari esercizi di montagna Buddisti, paiono il loro contraltare "luminoso". In effetti il buddismo è nato in una relativa abbondanza che in Cina come in India (terre da sempre molto fertili) non sono mai mancate. Non c'è molto che si possa paragonare al terribile inverno di Roma del 1538-1539, dove Loyla incontra Filippo Neri. L'Europa di quel periodo emerge dall'inferno del medioevo e ha davanti ancora secoli di orrori che superano abbondantemente la fantasia di Lovecraft più sfrenata.
In quel contesto non c'era la possibilità di fare le comari, o sciegliere la duplice via del qui e del qua buddista (scusa se lo tratto un po' male, ma questo diluvio che subiamo di "superiorità asiatica" rispetto le nostre tradizioni, mi sta un po' sulle scatole) ma bisognava imparare a stare nella schifezza e nell'orrore facendo del bisogno virtù. Chi soppravviveva a quell'inferno e riusciva ad emergere sulla massa veniva fuori o completamente marcio o spettacolarmente forte, senza molte "vie di mezzo".

Prima che venga poi frainteso, non c'è l'ho con i monaci shaolin o con il buddismo ma con una procedura che l'odioso Camus (nel senso che si rende inutilmente odioso) ostentatamente omo, descrive con la teoria della "Sostituzione". Abbassando di molto i toni l'intuizione è secondo me felice, in quanto sottolinea come i processi culturali che da millenni in tutto il Globo sono sempre stati integrativi con salti evolutivi anche importanti, ma sempre conservando buona parte delle tradizioni del passato, abbiano subito un "salto di qualità" strutturale non positivo. Credo che il salto sia dovuto alla tecnologia, non solo dei cellulari e della TV, ma anche di pratiche cognitivo-comportamentali etero guidate (ad esempio tramite la pubblicità) dovute alla migliore ricerca scientifica psicologica e neuro-biologica. In sostanza alla migliore conoscienza del corpo e della psiche umani usati per scopi non orientanti al miglioramento della umanità nel suo complesso. Tali pratiche hanno portato ad una forzatura del rinnovamento che è proprio di un processo culturale, trasformando quel rinnovamento in uno stupro collettivo di massa delle coscienze.

La tradizione asiatica è bellissma e non mi sogno di criticarla, ma il fatto è che inserita nel contesto attuale della nostra società, si comporta come un virus, sostituisce le nostre tradizioni soppiantandole di netto, come se noi non avessimo di meglio da offrire. Questo non è solo triste è anche molto pericoloso.


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