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Una prima battuta d'arresto del renzismo?


radisol
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Lunedì 01 Giugno 2015

Regionali 2015, una prima battuta d'arresto del renzismo?

Una tendenza evidente appare confermata dalla tornata elettorale regionale appena conclusasi, ma non è quella che in molti si aspettavano. Non c'è la tenuta dell'illusione renziana, non c'è la ripetizione 40% delle Europee, bensì si verifica il consolidamento dell'astensionismo (la media dei votanti è stata solo del 52%), che emerge a variabile caratterizzante del quadro emerso dalle urne. Intorno a Renzi, intorno alla Troika, intorno al Partito della Nazione non c'è nulla di nulla: c'è un cittadino su due che non vota e un elettorato disilluso sempre più dalla partecipazione elettorale, che questa volta non aveva neanche la promessa di 80 euro a potergli fare turare il naso.

A pagare la lontananza di massa dal seggio è stato il PD, uscente con un consenso dimezzato rispetto ad un anno fa e in evidente crisi di capacità attrattiva rispetto all'ipotesi del Partito della Nazione, che vedeva in Liguria un tentativo di debutto. Se il progetto renziano era quello di dare il la ad una nuova balena bianca, capace di svuotare di senso allo stesso tempo l'esistenza di un “centro-destra moderato” e di partiti “antisistema” come M5S e LegaNord (per non parlare della “sinistra” già svuotata da anni) il progetto sembra pesantemente fallito.

Addirittura il PD - Toscana esclusa - crolla a livello di consenso in regioni tradizionalmente a suo appannaggio come l'Umbria, dove si afferma al lumicino; vince sì in 5 regioni su 7, ma le candidate più marcatamente filorenziane, Paita e Moretti, vengono sconfitte pesantemente in Liguria e in Veneto, mentre a vincere in Campania e Puglia sono personaggi come De Luca ed Emiliano fortemente legati agli intrecci politico-affaristici dei loro territori più che espressione diretta del PD; gente che controlla il partito sul piano locale, rendendolo proprio comitato elettorale, più che il contrario.

De Luca, al centro della vicenda degli "impresentabili" di qualche giorno fa, sembra essere l'incarnazione della modalità con cui lo stesso Renzi ha gestito nel passato il suo rapporto con le urne: basta vincere, non importa con chi e con quanto. Peccato che si inizia a perdere, come dimostra la Liguria, dove la vicenda delle primarie-farsa si è unita ad un'amministrazione regionale uscente sciagurata (basti pensare alle conseguenze della gestione dell'alluvione e al vaso di Pandora che scoperchiò rispetto al sistema di potere locale, tra affari spregiudicati, relazioni dubbie, appalti pilotati), scaricando tutto il suo peso proprio su Renzi che vi aveva puntato tutte le sue carte.

E chissà che succederà ora con l'elezione campana: per legge dovrebbe essere lo stesso premier a dimissionare De Luca immediatamente, dopo averlo sostenuto finora; l'alternativa sarebbe una sorta di decreto ad personam che scavalchi la legge Severino, con le ovvie ricadute di popolarità su un tema sempre più sensibile come quello della corruzione sul quale il Movimento 5 Stelle potrebbe guadagnare ancora più consenso.

Si rafforza fortemente intanto la Lega, soprattutto al centro Nord, diventando decisiva in Liguria, stravincendo in Veneto nonostante la scissione di Tosi ed ottenendo buoni risultati in regioni storicamente del PD come Umbria e Toscana. E' evidente come lo smembramento di Forza Italia nelle varie correntucole affaristiche locali - che prima Berlusconi riusciva a contenere sotto la sua ala - abbia fatto diventare Salvini l'unico, al momento, a poter pensare di poter ricreare sotto la sua ala un centrodestra competitivo.

Un centrodestra che sarebbe però sempre più di ispirazione lepenista, basato sulla verve salvinista nello sfruttare il malcontento diffuso spostandolo verso posizioni xenofobe e nazionalistiche; progetto che però sembra fortemente ancora inadeguato quanto a possibilità di poter diventare maggioritario, strutturandosi simbioticamente in opposizione a Renzi e alle sue politiche, e per questo impossibilitato ad avere l'appoggio dei poteri forti dell'Ue che per gli eventuali compagni di viaggio di Salvini (Area Popolare, Forza Italia) è condizione imprescindibile; e soprattutto ancora debole, inesistente, al Sud dove ha ottenuto percentuali risibili pagando una storia politica impossibile da cancellare con qualche comizio, peraltro contestatissimo come quasi tutti quelli effettuati dal segretario leghista.

Tiene anche il Movimento 5 Stelle, che ottiene buoni risultati pressochè ovunque e si consolida anche in terreni scivolosi come le amministrative; ovunque si aggira intorno al 20%, è primo partito in diverse regioni e dimostra di riuscire a resistere sulle sue posizioni, anche utilizzando un atteggiamento meno aggressivo nei toni e nelle pratiche (più utilizzo della televisione e meno dei grandi palchi, disponibilità a collaborare su alcuni temi specifici con gli altri partiti..). Il “movimento” sembra essersi dato delle forme di radicamento territoriale, in controtendenza a tutti gli altri partiti, elemento che a distanza di due anni dal boom delle Politiche del 2013 sembra aver pagato sul lungo periodo. E chissà che in una fase di disoccupazione prolungata, di riforme della scuola, di crisi economica che non accenna a diminuire, un M5s che continua a battere sul tema del reddito di cittadinanza e barricadero su un tema forte come la formazione non possa ulteriormente crescere nei consensi drenando ulteriormente il PD renziano..

E' evidente ad ogni modo che jobs act, disoccupazione giovanile alle stelle, crisi economica che non smette di farsi sentire aldilà di zerovirgolapiù zerovirgolameno di crescita sembrano aver abbastanza messo in soffitta l'appeal da rottamatore di Renzi, per quanto all'orizzonte ancora non ci siano alternative possibili reali sul piano maggioritario. Ad ogni modo, rimane evidente che questi risultati contano poco su un piano alto di governance: sullo stile americano, la quantità dei voti conta poco o niente, ciò che conta è prenderne uno in più: l'appeal iniziale di Renzi è servito proprio a permettere, sotto l'effetto oppiaceo dell'illusione del “giovane al comando”, che lo scollamento tra rappresentati e rappresentanti divenisse strutturale. Gran parte del prossimo Senato, se passasse l'Italicum, sarebbe oltre che inutile anche rappresentativo di poco o nulla, dati i livelli di astensione: anche questa è una vittoria di Renzi, per quanto possa ora iniziare per il ducetto di Pontassieve una nuova fase, probabilmente meno felice di quella appena conclusa.

Uno svuotamento di ogni democraticità delle istituzioni, quello del primo anno di Renzi, che si serviva dello stesso spauracchio di Salvini per legittimare l'idea che il premier fosse comunque il meglio possibile, nonostante una serie di riforme dalla durezza adamantina quanto a impatto sociale; mentre il consenso nei confronti di questa operazione inizia a sgretolarsi, si inizia ad intravedere uno spazio nel cui lanciarsi: e non è quello di una neo “sinistra” istituzionale nata già morta, ma quello dell'organizzazione e del conflitto in ambiti dove la traiettoria renziana sembra poter andarsi a schiantare, in primis il mondo della scuola che sembra poter avere nei prossimi mesi potenzialità di mobilitazione tutte da esplorare.

InfoAut Redazione

http://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/14777-regionali-2015-una-prima-battuta-darresto-del-renzismo


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Storno
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Un altro articolo scritto da analfabeti funzionali che hanno scambiato le proiezioni per risultati.
Sicuri che sono solo il 50%? O forse sono percentualmente più fra i giornalisti che non fra i cittadini?


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radisol
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Un altro articolo scritto da analfabeti funzionali che hanno scambiato le proiezioni per risultati.
Sicuri che sono solo il 50%? O forse sono percentualmente più fra i giornalisti che non fra i cittadini?

A parte che a InfoAut non ci sono "giornalisti" professionisti .... quello di cui parli, e a proposito di "analfabeti", nemmeno si capisce benissimo cosa vuoi dire ( il 50% di che ? immagino degli astenuti ma non è che sia molto chiaro) non mi sembra francamente l'elemento dirimente dell'articolo ... se invece sono il 52% o il 48% cambia significativamente il discorso ?

Ma possibile che in molti passate le giornate a correggere con la matita rossa o blu gli eventuali "errori" degli altri ... e raramente invece entrate nel merito delle questioni ? Dove sta il gusto o il divertimento di questo ?


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Storno
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http://it.wikipedia.org/wiki/Analfabetismo_funzionale#Risultati_della_ricerca
In realtà la definizione di wikipedia è imprecisa, perché è inclusa anche la capacità o meno di comprendere un semplice grafico.
Il 50% si riferisce ai cittadini italiani.

Le opinioni altrui (come quelle espresse nell'articolo) si leggono e si rispettano, si possono condividere o meno.

La disinformazione (ovunque intorno al 20%, primo in diverse regioni) deve essere stigmatizzata.


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Anonymous
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Io credo che la vera notizia non sia la mezza sconfitta di Renzi, ma quella del M5S, che perde voti e non ottiene nessuna regione, riesce pure a perdere la Liguria contro Toti e Paita, ma quando mai ti ricapita un'occasione simile?
Io se fossi nei dirigenti del M5S (sempre che esistano, al di là di G&C) qualche domanda me la farei...
Ma insomma, un movimento che esiste da 2009 e in sei anni cos'ha ottenuto? Parma, Livorno, qualche altro centro minore, qualche poltrona in molte regioni e un bel po' di deputati a Roma che però non sono riusciti a spostare di una virgola i rapporti di forza nel Parlamento...
Ora, non voglio sostenere che l'erba del vicino è sempre più verde, ma vogliamo fare un confronto con i nostri cugini al di là dai Pirenei?
Podemos è nata due anni fa e ha già conquistato le tre più importanti città del paese ed è determinante in molte regioni. Non da sola, ovviamente, ma non saranno forse lí le ragioni di questa differenza?


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