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Undici anni dopo Genova


Eurasia
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Michael Braunn, Die Tageszeitung, Germania

I pesci piccoli vanno in galera, quelli grandi restano a piede libero: era questo quello che nella migliore delle ipotesi prevedevano i manifestanti che undici anni fa sono stati manganellati dalla polizia a Genova

Nessuno si aspettava che i responsabili potessero un giorno essere chiamati a render conto dell'accaduto. Ora la corte di cassazione di Roma ha smentito gli scettici. I reati contestati agli agenti sono caduti in prescrizione, ma i giudici hanno condannato i comandanti a pene pesanti. Anche se nessuno di loro finirà in prigione, la loro carriera si è interrotta bruscamente.

E' un segnale importante e inaspettato che cambia il corso preso dagli eventi dopo i giorni roventi e sanguinosi del luglio genovese del 2001. Invece di essere puniti, infatti, sembrava che in funzionari che avevano violato la legge dovessero solo ricevere riconoscimenti, decorazioni e promozioni. E' lo stato italiano non sembrava molto turbato nel vedere che i vertici della polizia avevano falsificato le prove per giustificare le ferite inflitte a manifestanti pacifisti e spesso perfino colpiti nel sonno.

In questi anni lo stato italiano si è sempre rifiutato di dare spiegazioni: sia nel periodo berlusconiano sia durante il governo di centrosinistra del 2006-2008 sono falliti tutti i tentativi di istituire una commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti di Genova. Con il coraggioso verdetto della giustizia italiana, almeno una parte di quella lacuna viene colmata. Ma un fatto più importante rimane irrisolto: dietro la polizia si nascondevano i responsabili politici, il governo italiano. Furono le sue disposizioni operative a rendere possibile il bagno di sangue di Genova. Ma né Silvio Berlusconi né i suoi ministri pagheranno per le loro colpe. (fp)

Fonte: Internazionale del 13/19 luglio 2012


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