Unica negazione: qu...
 
Notifiche
Cancella tutti

Unica negazione: quella del "diritto a rispondere"


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2211
Topic starter  

Che sia il Woke, la pandemia, l'ecologia, la società patriarcale (che ha la stessa radice di "patrimonio" o "patrimoniale" che chissà perché non rientrano nel dibattito se non di sfuggita) o qualsiasi altra stronzata infiammi l'opinionismo senza limitismo alla tiktok, cioè mordi e fuggi come l'alimentazione spazzatura del fast food, l'ordine di squadra è "negare la negazione".

Qual'è il meccanismo ? Osserviamolo meglio alla lente. Primo, ti produco una coglionaggine senza se e senza ma che viene ripetuta in modo provocatorio, come se fosse ineluttabile, invincibile, "meglio del meglio" e perché ti fa più figo, più forte, più coraggioso, più... Quello che volete. Insomma, la medaglia. Che poi è l'incensamento per il miglior comportamento.

A questo genere di stimoli siamo molto sensibili e basta un occhio alle pubblicità per capirlo. Ma da dove deriva questa "specifica" sensibilità ? E' un chiarissimo prodotto dell'educazione scolastica. Non credo ci sia bisogno di approfondire, basta il voto. Tuttavia è un educazione che parte dalla prima età già in ambito famgliare e che attiene a quello che più genericamente di volta in volta intendiamo "un buon comportamento sociale" o per antonomasia "educazione". Noi insomma nonostante anni di revisionismo, non educhiamo a "pensare" e in specie in modo "critico", cioè autonomo, ma a obbedire in modo meno critico possibile.

Insomma a "non rompere i coglioni" al manovratore. Ma siamo duri di comprendonio anche e quindi la gran massa repressiva che mettiamo in atto per gestire l'educazione fin dalla più tenera età, risponde all'esigenza di comprimere il più possibile "la ribellione" che tende (per ovvi motivi dato che rimane non gestita) a esprimersi nelle forme meno evolute e quindi più violente.

La stessa cosa accade con le emozioni: non sono mai premiate quelle auspicabili in pratica, perché poi sono difficili da gestire e non tutti sono all'altezza, anche solo di ammetterlo, ma quelle "condannabili" che sono facili da reprimere. Non sarà tanto etico ma poi vuoi mettere l'orgoglio di avere agito con efficacia per "risolvere" una palese ingiustizia che ci colpiva tutti ? Nessuno può sottrarsi...

Ecco, immaginate questa scena: siete chiamati a rispondere di un accusa in tribunale. Vi presentate, fiduciosi che l'accusa non avendo proprio senso compiuto, non potrà che risolversi brevemente. Basta andare a spiegare le vostre ragioni che nessuno potrà in nessun modo confutare. Siete quindi tranquilli e convinti che le cose si risolveranno in una bolla di sapone.

Ma voi non vi recate al lavoro o a casa dal consorte. Non state cercando di risolvere una bega di quartiere o con l'amico. Andate in una istituzione investita di un potere pubblico che è incaricata a livello governativo e per l'intera società in cui vivete di decidere per contese non chiare. Quindi non solo "non c'è certezza della pena", ma nemmeno dell'accusa. I giudici sono chiamati a decidere se ha senso l'accusa, non solo l'assoluzione o la condanna.

In altre parole se andate in tribunale l'atteggiamento dovrebbe essere di seria preoccupazione, perché non sarete voi a dire se l'accusa che vi viene mossa ha senso o meno e se il giudice dice che ha senso anche se non ce l'ha per il buon senso comune, non conta il buon senso comune ma quello del giudice ai fini legali.

Il giudice non è un Dio. E' un pirla esattamente come voi, con tutte le possibili implicazioni. Ad esempio potrebbe essere benissimo un pazzo maniaco omicida che usa i paramenti legali per evitare di essere perseguito legalmente da altri giudici. D'altronde non vedo altra possibilità logica per un siffatto mostro al fine di garantirsi un certo grado di impunità e di libertà di manovra per commettere in tutta tranquillità crimini.

Certo, direte voi, ma mica si discute del suo crimine. Come Hannibal potrebbe anche essere un mostro di genio e non solo in senso disumano. Quindi, perché dovrebbe "giudicare male" una faccenda che non lo compete ? Anche solo per "fare bella figura" e non attirare su di se l'attenzione, non ha senso che emetta una sentenza contro il buon senso minimo solo perché poi in privato fa tutt'altro...

Certo, ovvio. Ma è anche ricattabile. Quindi, genio finché vuoi, ma comunque incapace di garantire alcunché a livello legale. 

Infatti voi vi recate in tribunale e vi sentite dire che "non avete diritto a parlare".

Eccovi "la giustizia" servita su un piatto d'argento, ma sulla tavola dei satrapi che ci governano tramite i loro camerieri.

Siccome non c'è via d'uscita apparente, perché tutto è riferito all'educazione e al modo in cui pensiamo, ma ci riferiamo sempre ad altro, come la libertà, la giustizia, l'uguaglianza e tante altre stronzate del genere, senza ovviamente mai approfondire ne avere gli strumenti per "reggere" qualsivolgia approfondimento in merito che non sia "politica della seppia", ogni volta che siamo messi alla sbarra, ci arriviamo perché la condanna è surrettizia, del tutto surreale ma anche decisa da terze parti interessate che l'hanno emessa aprioristicamente, che il pubblico si deve limitare a consegnare a chi di dovere, come un pacco postale.

Ora, cosa accade se vi sentite accusati di una colpa che non avete commesso, per un accusa surreale la cui condanna è già stabilita ed è per voi inaccettabile ?

Banale, che esercitate il vostro di diritto al rifiuto di accettare tutto questo. Che viene anche quello aprioristicamente negato. Perché ?

Anche questo è banale. Dato che la condanna è emessa da interessati a vario titolo, cioè variamente corrotti che si nascondono dietro la loro investitura per accusare, la gran massa segue il capo. Che è colui che la scolastica ci ha insegnato a considerare "super partes". Cioè non scevro da condanna, ma dal pensarlo colpevole.

E chi c'è che è garante più garante del Garante ?! Capo di uno Stato che dovrebbe anche essere il Garante della (in)giustizia del Paese ?

 


BrunoWald hanno apprezzato
Citazione
Condividi: