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Analisi geopolitica sui cambiamenti indotti dal Brexit

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Si trovano molti articoli che discutono delle ragioni del voto in ambito locale e delle possibilità o meno che venga imitato da altri in Europa ma pochi che analizzino le ragioni ed il cambiamento dello scenario sotto l'aspetto geopolitico

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UNIONE EUROPEA: IL DAY AFTER SI ANNUNZIA SPLENDIDO SE SI RINUNZIA AGLI ALIBI PARALIZZANTI DI IERI di Antonio de Martini

https://corrieredellacollera.com/2016/06/30/unione-europea-il-day-after-si-annunzia-splendido-se-si-rinunzia-agli-alibi-paralizzanti-di-ieri-di-antonio-de-martini/

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La scelta britannica di uscire dalla UE, in cui non è mai realmente entrata, non è frutto di una lotta tra vecchi e giovani nè di una lotta di classe tra poveri e ricchi. E frutto di una tradizione secolare che ha fatto grande la piccola isola.

Spiegazione.

Il primo Ambasciatore inglese, nominato da Elisabetta I presso la sublime porta è del 1582 e si chiamava William Harborne .

L’anno seguente, Harborne, forte dei poteri conferitigli, nominò Harvey Millers Console in Egitto, Richard Forster in Siria e più tardi, John Tipton in Algeri. Compito di tutti far crescere la neonata Levant Company che in breve presentò bilanci col 300% di guadagno.
Il primo battello Olandese che si presentò davanti alla costa di Aleppo per fare shopping con 100.000 ducati d’argento fu nel 1595.Ne nacque una rivalità cui gli inglesi posero fine più tardi col primo “navigation act”.

I naviganti dei mari del Nord cominciarono ad insidiare nel commercio, i Veneziani e i genovesi. Gli olandesi – approfittando dell’embargo spagnolo contro gli inglesi e dei noli meno costosi offerti – divennero “undisputed masters of the Mediterranean spice market”.

(calendar of state papers and manuscripts relating to english affairs existing in the Archives and collection of Venice and in Other libraries of northern Italy. Eyre and Spottiswoode; London 1897).

Forti delle tecniche costruttive meno costose e di maggior spirito d’impresa, Inglesi e Olandesi “saltarono le intermediazioni arabe e Mediterranee” e divennero a partire dal porti di Londra e Rotterdam gli esclusivisti della distribuzione dei prodotti prima spediti per la via della seta, senza peraltro rinunziare alla guerra da corsa – ufficialmente contro il naviglio spagnolo – che danneggiò principalmente i veneziani e ne aumentò i costi di esercizio fino a renderli insopportabili.

Circa cento anni dopo ( 1647) gli inglesi promulgarono il loro primo ” atto di navigazione” che proibiva l’importazione in Inghilterra di merci che non fossero state imbarcate nel porto di origine delle stesse, colpendo ad un tempo gli intermediari mediterranei e i correligionari olandesi diventati pericolosi.

A questa politica egoista ed economicamente realistica, gli inglesi si sono sempre attenuti ed è a questa che hanno fatto riferimento nella loro scelta del Brexit.

L’Europa ha due vissuti distinti: uno quello della mia generazione che ha partecipato alla costruzione dell’edificio e l’altro quello dei giovani che se lo sono trovato bello e fatto e che adesso ne sentono la mancanza.

Una intensissima disinformazione è all’opera da entrambe le parti, ma la realtà e che gli inglesi, la loro vera élite, non il povero Cameron, hanno cominciato a guardare all’India (tra poco il paese più popoloso del mondo) ed agli altri paesi del Commonwealth con crescente interesse e con prurito e fastidio alle pretese tedesche verso i nuovi mercati, che sfruttando l’abbrivio cinese vogliono colonizzare utilizzando lo strumento europeo.

Come nel ‘500 assaltarono il Mediterraneo e nel 600 l’Atlantico, fidano nelle loro capacità di intrapresa , nell’affermazione della lingua inglese, nella possibilità di creare una élite angloamericana per ottenere almeno un secolo di prosperità.

I media italiani rigurgitano di scemenze interpretative circa le motivazioni di questi o di quelli , di polemiche tra intellettuali , come sempre ritardatari, ma nessuno indica cosa fare se non in termini tanto generici da meritare il riso o una gratifica dall’Intelligence Service.

Liberati dai vincoli delle sanzioni verso la Russia – come gli olandesi verso la Spagna – andranno ad occupare un mercato di basso valore tecnologico di 200 milioni di persone in grado di pagare a pronta cassa con materie prime.

Liberàti dal vincolo UE, gli basterà rafforzare i rapporti con l’India per risolvere a questa il problema di essere filo americana ma rifornita da armi russe ( è il principale cliente).

; nel rapporto con la Cina, rivaleggeranno a mani libere contro la Germania imbarazzata dai vincoli e necessità spartitorie con i 27 UE.

La sterlina, dopo le incertezze iniziali , sta recuperando e si sistemerà con un rapporta favorevole alle sue esportazioni. La UE finirà per accettare il blocco migratorio, ma non oserà imporre un blocco di merci che comunque non sarebbe osservato da nessuno.

Ma anche l’Unione Europea avrà i suoi vantaggi, se ben diretta: Tutte le eccezioni richieste e ottenute dalla Gran Bretagna possono essere abolite. Adesso che i veti inglesi non esistono più ( ad esempio quello del fiscal compact del 2012)non ci sono alibi.

Adesso che i gaullisti non si oppongono più può essere varata la Comunità Europea di Difesa .

Adesso che si può, variamo il ministro Europeo unico del Tesoro unificando i tassi di interesse visto che si tratta della stessa moneta.

Se usciranno con in mano il solito blabla, non ci resterà che da aggiustare il motto di Karl Krauss: “quando il sole della politica è basso, i nani hanno il profilo di giganti”.

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