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Idee per la rifondazione del partito d’ispirazione cristiana

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Idee per la rifondazione del partito d’ispirazione cristiana
Piero Vassallo 02 Novembre 2012

Auspicata dalla gerarchia cattolica e attesa dai fedeli impauriti dall’indiavolato can can messo in scena dai politicanti disonesti e dai loro comici contestatori, la rifondazione di un movimento politico d’ispirazione cristiana costituisce l’unico serio incentivo a sperare nella rinascita italiana.

La tabula rasa del politicismo autorizza finalmente a guardare per il sottile e a rifiutare accomodamenti con la destra psicolabile, dunque incoraggia a rilanciare le tesi proposte dalle rigorose avanguardie cattoliche ma respinte (tra il 1944 e il 1946) dalla confusione e dal pavido conformismo prevalenti nella maggioranza democristiana.

Negli anni nei quali si è compiuta la stortura modernizzante della DC, il pensiero cattolico era purtroppo agitato da pie illusioni intorno al mondo moderno. Illusioni che Benedetto XVI ha finalmente allontanate e dissolte durante il sinodo dei vescovi: il suo discorso dell’undici ottobre 2012, ha sottolineato l’insufficienza della definizione del mondo d’oggi proposta dalla Gaudium et Spes, il documento conciliare che riassume e incorona gli argomenti ispiratori delle fughe democristiane in avanti e contro la tradizione.

L’accertata insufficienza dell’approccio maritainiano al «mondo moderno» e alle sue sciagurate rivoluzioni, costringe ad abbandonare il percorso ottimistico e irenistico tracciato da Maritain e ostinatamente battuto dai cattolici progressisti.

Il pensiero di Maritain, (come è noto ai lettori di «Umanesimo integrale») fu sempre contrario all’idea di un argine contro la sovversione: nelle rivoluzioni, Maritain, contemplava lo strumento della Provvidenza.

Se non che la furente svolta nichilista e tanatofila, che la rivoluzione moderna ha compiuto al seguito degli scolari francofortesi e californiani di Walter Benjamin, stronca le festose ragioni che giustificavano il progetto del compromesso cattolico con la modernità.

I fautori del compromesso ultimamente sono radunati nell’esangue e anacronistica scuola di Bologna, dove Melloni e Riccardi accendono dotti e superbi lumicini davanti alla figura dell’amata ma degenerata e estinta modernità.

Il rinnovato partito dei cattolici, quindi, non può nascere dall’imitazione di Alcide De Gasperi. Nel 1947, il politico trentino, infatti, subì con riluttanza i suggerimenti e le esortazioni di Pio XII alla rottura con il PCI e il PSI. E intralciò l’applicazione della politica economica alternativa – mediterranea – all’economia atlantica dei liberali. Soluzione che era proposta dal professore dell’Università Cattolica Amintore Fanfani. Lo ricorda Ettore Bernabei, nell’intervista concessa a Pippo Corigliano e pubblicata da Cantagalli editore cattolico in Siena.

Peraltro sono numerosi gli eminenti pensatori cattolici che hanno sollevato obiezioni contro lo storicismo di Maritain (ad esempio Alfredo Ottavaini, Giuseppe Siri, Cornelio Fabro, Antonio Messineo, Julio Meinvielle, Augusto Del Noce, Ennio Innocenti, Gianni Baget Bozzo).

Qualificati sono gli storici e i testimoni cattolici che hanno contestato la politica di De Gasperi (ad esempio Luigi Gedda, Gianni Baget Bozzo, Ettore Bernabei).

Il padre gesuita Giovanni Sale ha pubblicato un saggio («Dalla monarchia alla repubblica», Jaca Book, Milano, 2003) in cui si trova una perfetta descrizione delle oscillazioni degasperiane tra la fedeltà alla dottrina sociale della Chiesa e il timido ossequio alle contrarie opinioni dei liberali e dei progressisti.

Correva l’anno «costituente» 1946, quando un insigne filosofo del diritto, Guido Gonella, presentò al congresso democristiano un eccellente schema di costituzione, affermando coraggiosamente: «Noi non vogliamo una costituzione di partito… ma la costituzione del popolo italiano. Ma il popolo italiano è un popolo cristiano, e quindi nel nostro Paese i principi generali della politica e del diritto pubblico devono essere conformi all’etica cristiana».

De Gasperi bocciò la proposta Gonella con un tortuoso ragionamento: «Il discorso di Gonella è stata una magnifica esposizione della costituzione. Se dovessi fare un appunto, è proprio questo: egli è stato troppo teologo. Questo, assolutamente parlando, non è un difetto, ma sul terreno tattico della lotta con gli avversari può dar luogo a contraccolpi inaspettati».

La fedeltà alla dottrina sociale può dar luogo a contraccolpi pericolosi, conviene dunque seguire i consigli della prudenza democristiana e abdicare ai principi. Di qui la mostruosa attribuzione della sovranità al popolo e l’implicita negazione del primato che compete a Dio e alla sua indeclinabile legge.

D’altra parte Ettore Bernabei, ha pubblicato clamorose (e mai confutate) rivelazioni sull’incauto accordo tra De Gasperi e l’iniziato Raffaele Mattioli il gran banchiere crociano, che, lo ricorda Massimo Caprara, si dichiarava emulo di quel Parvus, organizzatore del viaggio di Lenin a Pietroburgo (1).

Da diversi e per certi aspetti contrastanti punti di vista, Luigi Gedda (nel saggio «18 aprile»), Giulio Andreotti (nelle sue sapide testimonianze sulla storia della DC) ed Eugenio Corti (nella «Breve storia della Democrazia cristiana»), hanno dimostrato che l’opposizione democristiana a Pio XII aveva origine da un complesso d’inferiorità nei confronti della cultura laica, in quegli anni interpretata sontuosamente dal papa laico Benedetto Croce e dall’iniziato Raffaele Mattioli (2).

Davanti a simili dimostrazioni di fragilità e di conformismo, ci si chiede se Augusto Del Noce esagerò, quando sostenne che la scristianizzazione dell’Italia fu attuata non senza responsabilità dei democristiani.

Forse il più esatto bilancio dell’impostazione «laica» che De Gasperi volle dare alla DC è stato formulato da Cornelio Fabro, quando deplorava «la viltà di ministri e dei prelati cristiani e perfino cattolici – come in Italia – di combattere e far combattere apertamente (come il Vangelo voleva) l’approvazione dell’infame legge del divorzio (1974) e di quella incomparabilmente più infame dell’aborto» («Riflessioni sulla libertà», Edivi, Segni, 2004). La stima che si deve alla persona di De Gasperi e al suo severo stile di vita. L’attenzione dei cattolici rifondatori può invece rivolgersi ai politici italiani (Alberto Beneduce, Amintore Fanfani ed Enrico Mattei ad esempio) che – seguendo le indicazioni della Quadragesimo anno – attuarono una politica economica intesa a stabilire un efficace equilibrio tra impresa privata e impresa di Stato.

Questa linea, che affonda le radici nel tardo, splendido medioevo italiano, costituisce la vera alternativa a quell’imperialismo mondiale del denaro la cui sciagurata azione nell’oscuro presente, conferma le ragioni della dura condanna formulata da Pio XI.

Piero Vassallo

Cause di una rovina

di Eugenio Corti

Tra le principali cause dell'attuale smarrimento di identità della cultura cristiana si deve collocare la comparsa, poco prima della seconda guerra mondiale, di un corpo di idee nuove, promosse dal filosofo cattolico francese Jacques Maritain.
Costui, convertitosi nel 1905 dall'ateismo rivoluzionario al cattolicesimo, aveva in un primo tempo scritto opere antirivoluzionarie (come Antimoderno e i tre riformatori), e si era in seguito distinto per un efficace ammodernamento del tomismo, per il quale gli siamo debitori ancora oggi. Aveva insomma molto bene meritato nel campo della cultura cattolica, e glien'erano venuti ampi riconoscimenti e una straordinaria autorità. Per farsi un'idea della grande autorità acquisita da Maritain tra le due guerre e nel dopoguerra, si pensi a quella - nello stesso periodo di tempo - di Benedetto Croce nella cultura laica italiana: con la differenza che l'autorità di Maritain non si limitava all'ambito francese, ma si estendeva alla cultura cattolica del mondo intero.
Prima della guerra, però, Maritain aveva formulato un suo grande progetto di "nuova cristianità", che si staccava non poco dall'insegnamento perenne della Chiesa, e l'aveva diffuso mediante un volume che divenne notissimo; Umanesimo integrale (uscito in Francia nel 1936, tradotto in italiano nel 1946). L'opera si caratterizzava per la ricerca delle verità e virtù, e valori cristiani "impazziti" - cioè delle verità e virtù, e valori cristiani "prigionieri dell'errore" ma pur sempre cristiani - che si trovano nel patrimonio culturale di determinati gruppi avversi alla Chiesa, segnatamente dei comunisti e dei laicisti radicali. Di questi gruppi Maritain prospettava l'inclusione nella "nuova cristianità", appunto sulla base di tale patrimonio comune.
Le sue idee vennero severamente confutate dalla rivista dei gesuiti "Civiltà cattolica" (anno 1956, v. III, pagg. 449463) in un importante articolo del direttore padre A. Messineo, considerato allora portavoce di papa Pio XII: detto articolo si conclude con le parole: "L'umanesimo integrale non è l'umanesimo dell'uomo rigenerato dalla grazia... Nella sua sostanza l'umanesimo integrale è un naturalismo integrale".
Malgrado questo, le idee di Maritain incontrarono sempre maggior credito e adesione tra i cristiani: qui in Italia il successo si fece un po' alla volta addirittura travolgente, favorito anche dagli stessi avversari, i quali, mentre non intendevano certo farsi inquadrare dai cristiani, vedevano pero in quel progetto un'occasione d'incontro che bloccasse l'avanzata allora in atto dei cristiani su piano nazionale.
Va detto, per amore di verità, che diversi dei primi portatori delle idee di Maritain, e del suo discepolo e braccio destro in politica Mounier, erano persone colte, disinteressate e per più aspetti esemplari. Tali, del resto, erano gli stessi Maritain e Mounier; così qui in Italia Dossetti, Lazzati, La Pira e parecchi altri fino a Martinazzoli. Tuttavia il chiudere troppo a lungo gli occhi sulla realtà delle cose, il fare - anche se in buona fede - spazio all'errore, può comportare sbocchi molto gravi. Paradigmatico fu il caso di La Pira che, a quanto sembra, allorchè nel 1956 venne richiesto da Crusciov - col quale aveva notoriamente scambio di corrispondenza - di far conoscere in Occidente il suo famoso "rapporto segreto" al XX Congresso, in cui si denunciava e demoliva lo stalinismo, non ne volle sapere. La Pira cioè non avrebbe accettato di collaborare al ristabilimento di una verità comportante la liberazione dalla schiavitù per centinaia di milioni d'esseri umani; evidentemente perchè, se avesse accettato, avrebbe con ciò stesso implicitamente riconosciuto di avere costruita la propria testimonianza anche su una colossale menzogna. Viene spontaneo chiedersi fino a che punto si debba a questa omissione di La Pira - e ad altre consimili di personaggi "esemplari" come lui il fatto che tra i cattolici italiani l'enormità negativa dell'esperimento storico comunista venne recepita in modo del tutto inadeguato. Tanto che, al pari degli altri italiani, i cattolici vivono ancora oggi in uno stato di semi menzogna.
Dice il Vangelo: "riconoscerete i falsi profeti dai loro frutti". Dai frutti, cioè dai fatti.
Cos'è derivato nei fatti dall'apertura che tanti cattolici finirono col fare non soltanto al mondo contemporaneo in generale, ma specificamente al comunismo, al laicismo, e ad ogni genere di modernismo? Per cominciare, una spaccatura nella cultura cattolica che ha portato alla sua paralisi. Poi limitandoci ai soli accadimenti maggiori una cessazione, nell'ambito delle società più avanzate, delle conversioni al cattolicesimo, che prima si contavano ogni anno a centinaia di migliaia. Inoltre una crescente perdita della nostra identità, con conseguente caduta delle vocazioni religiose: nel giro di appena una decina d'anni i chierici nei seminari si ridussero alla metà, e in qualche diocesi addirittura a un quinto o a un sesto. Negli ordini religiosi si ebbero colossali defezioni: tra i gesuiti diecimila padri su trentaseimila abbandonarono lo stato religioso, tra i domenicani (altro ordine culturalmente avanzato) la percentuale delle defezioni fu ancora più elevata (si fa presto a dirlo: ma quando mai nella storia millenaria della Chiesa si era assistito a qualcosa di simile?). In pari tempo, l'Azione Cattolica italiana ha visto il numero dei propri membri precipitare da tre milioni a seicentomila.
È ben noto il lamento di papa Paolo VI già nel giugno 1972: "Il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio... Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una "giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio". E la sua precisazione (18.9.74): "Grande parte di essi mali non assale la Chiesa dal di fuori, ma l'affligge, l'indebolisce, la snerva dal di dentro. Il cuore si riempie di amarezza".
Contemporaneamente, ha avuto luogo sul piano storico una nuova, tumultuosa avanzata della società secolarizzata, che si è affermata rapidamente nel costume (paganesimo sessuale, droga, scristianizzazione crescente del popolo), nonchè nell'ambito delle leggi (divorzio, aborto ed altre).
Quanto a Jacques Maritain va ricordato che più tardi si è spaventato e ricreduto. Nel suo ultimo libro importante infatti, Il contadino della Garonna (1966; traduzione italiana ritardata al 1969), Maritain ha parlato, riprovandolo, di un "neo-modernismo" inaspettatamente scatenatosi nella Chiesa, confronto al quale quello che a principio secolo preoccupava tanto non fu che "un modesto raffreddore da fieno".
Ma ormai il danno era fatto. I suoi seguaci non sono più tornati indietro: anzi, dopo che si è arrivati alla spaccatura del partito politico cristiano, essi si sono subordinati agli eredi del comunismo, dandogli modo di prendere la guida del governo.
Che fare oggi, in tale situazione? Ci richiamiamo a un'altra affermazione di papa Paolo VI: "Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non-cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all'interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia". Il Papa aggiunge: "Ciò che manca in questo momento al cattolicesimo è la coerenza".
Ecco: i cattolici che non si sono messi al seguito degli atei devono conservarsi coerenti, e conservare gelosamente la propria identità. Consci di quella promessa che è pegno di vittoria, fatta da Cristo ai suoi: "Io sarò con voi sino alla fine". Dobbiamo anche ricordare quel severo ammonimento del Vangelo: "Voi siete il sale della terra; ma s
e il sale perde il suo sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini" (Mt 5,13).

Bibliografia

Eugenio Corti, Le responsabilità della cultura occidentale nelle grandi stragi del nostro secolo, Mimep-Docete, Pessano (Ml) 1998.
Eugenio Corti, Breve storia della Democrazia Cristiana, con particolare riguardo ai suoi errori, Mimep-Docete, Pessano (Ml) 1995.
Giovanni Cantoni, La "lezione italiana", Cristianità, Piacenza 1980.

Il Timone - n. 6 Marzo/Aprile 2000
http://www.youtube.com/watch?v=ITuQRffpoDY

Il partito d'ispirazione cristiana c'è da anni, Forza Nuova, basta votarlo.

Il partito d'ispirazione cristiana c'è da anni, Forza Nuova, basta votarlo.

ma stai dando i numeri ? cosa è ? chi li conosce ?
già il fatto che è un partito già lo squalifica ai miei occhi.

io sto cercando un movimento,non un partito, che si occupi del bene comune dei cittadini ,non delle banche o di alcune classi sociali .....
Un movimento che parta dall insieme dei nuclei familiari che formano un popolo con stesse tradizioni e lingua, possibilmente. Abitanti uno stesso territorio ma non chiuso ad altre lingue e tradizioni.Alla base riconosce tutti gli uomini aventi la stessa natura ,quindi fratelli.

ma non venitemi più a parlare di movimento politico cristiano che ,oggi come oggi, la cosa diventa subito equivoca . I valori universali irrinunciabili vanno difesi senza cristianensimo ;non è necessario .Basta la ragione .

Tu stai dando i numeri, ma che utopia da 4dimensione insegui?
Tutti gli uomini fratelli quando non siamo manco un popolo.
Cerchi il Movimento, di quale colore arcobaleno?
Ma chi ti conosce a te, forrest gump.

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