Amore, inquisizione...
 
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Amore, inquisizione e (falso) fatalismo


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Cosa c'è di più perverso che pervertire l'Amore ? Non lo so. Oggi però ogni mala~radice dovremmo ricondurla lì, nella inquisizione di questa profonda e incontrovertibile evidenza degenerativa (storica) inappuntabile.

L'Amore delle piccole cose, non perché insignificanti ma perché sottili. L'Amore della ricchezza d'animo che non è esagitazione e nemmeno sofferenza. L'Amore del sacrificio ma non in senso fisico e non "per disperazione". Per esempio, i genitori che nell'allevare il proprio figlio sono costretti a notti insonni nonostante il resto della loro giornata sia faticosa e non consenta il recupero. Però l'idea che quel sacrificio è per il bene della loro futura meraviglia cambia l'intento e l'intento è tutto... Perché ove è impossibile trarre energie dalle cose terrene, le energie arrivano lo stesso...

Certo non tutti i figli sono poi lo specchio dei nostri propositi migliori. Non solo perché potrebbero mostrare tare di crescita magari ereditarie, ma anche perché potrebbero incontrare nel percorso cattive compagnie e "deviare dalla retta via". Potrebbero anche ammalarsi, avere incidenti, crescere in un ambiente malsano che non favorisce le migliori prospettive, nonostante i genitori ce la mettano davvero tutta.

Eppure, nonostante tutto, rimane che l'Amore quando scende in campo non ha contraltare. Non c'è trippa per gatti. Pare quasi che non si faccia vivo proprio perché lo sa bene. Allora, tutti i nostri più forbiti ragionamenti atti a sostenere ciò in cui credevamo fermamente finiscono invariabilmente nella spazzatura. Siamo così richiamati dolorosamente a ricominciare tutto da capo.

Non che ce ne abbiamo voglia, certamente. Il sottoscritto poi... Meno che meno. Se c'è modo di fuggire, state traquilli che sarà "mio". Poi, come ho detto tante volte, tra tutti i miserabili senza pudore ed esperti di grandi fughe d'Amore, non ne conosco peggio di me. Anche se qualcuno a sua volta potrebbe ripetere la stessa cosa, poi a guardarlo bene, noto invariabilmente come sia meno esperto, oltre ogni evidenza evidente.

Potrei inchinarmi a uno come Hawking, che di certo di fughe immaginarie ne sa qualcosa, se non fosse che non fuggiva da nulla, era celebrato e non mi è mai parso sofrisse poi troppo del suo stato, anzi, ci marciava su. Il fatto che frequentava Epstein di certo non gioca a mio favore per stabilire questa strana classifica rovesciata, tuttavia non includo nel lista (delle questioni miserabili) ciò che esce proprio dai confini del lecito e passa all'osceno e all'orrido. Insomma, non mi pare proprio d'avere a che fare con coloro che riescono a fare certe cose e non solo passandola liscia ma proprio rigirando la vergogna in autocelebrazione per avere "osato" tanto, cose che non riusciamo ad avere per l'anticamera del cervello, rendendo sta gente "appartenenti a un altra specie", certamente intelligente, certamente d'aspetto antropoide, ma con un altro animo.

Insomma, anche se oggi i trans gareggiano nello sport femminile per stracciare come nulla fosse record su record (ma quanto devi essere miserabile per fare una stronzata del genere ?!) e sentirsi bene mentre asfaltano ogni senso e ogni senno che riguarda proprio ed esclusivamente le rivendicazioni di genere (ci abitueremo a quest'andazzo "suicida") ogni confronto dovrebbe stare sullo stesso piano. Non si possono equiparare pere con mele. Secondo millenaria saggezza. Se conti pecore non ti ritrovi un egual numero mucche, ma ancora pecore. Se hai 100mila imbecilli, sia pure che la metà siano fatti di materia cerebrale e l'altra di demenza artificiosa, non ti ritrovi un genio. Ma 100mila deficienti con capacità di moltiplicare solo la porzione deficitaria, dato che è quella preminente.

Questo poi vale ancora di più per l'epicentro di tutto che è l'Amore. Perché ad esempio equiparare un certo tipo di animo con un altro che nulla a che fare con l'Amore e poi chiamare quello con lo stesso sostantivo... Perché ?!

La radice inquisitoria è interessata prima di tutto a deviare attenzione parcheggiandola dove ha senso (per una certa politica malevola) che vi rimanga. Se ad esempio siete pecore e l'intento è quello del lupo è chiaro che la sua ragione non è di vostro interesse. Sono interessi conflittuali. Se però il lupo fosse come la volpe che è in grado di ipnotizzare le sue vittime allora la faccenda avrebbe tutt'altro spessore "malevolo" e diventa possibile (per chiunque) pigliare fischi per fiaschi. Una volta ho visto un filmato Yt ove una volpe metteva in evidenza le sue qualità con un gallo che era appollaiato sopra un ramo dentro un pollaio. L'ha addormentato dondolando la testa dolcemente, quello e cascato a terra come un caco maturo e la bestiola con calma ha scavato un buco sotto la rete è andata a prenderlo e se l'è portato via. Peccato che quel documento non sono stato in grado di recuperarlo. Ecco, direi che quell'episodio ritratto dalle videocamere notturne di un contadino del villaggio globale sia l'esatto specchio della relazione tra le masse inurbate e i satrapi che ne gestiscono il governo, giù giù fin dentro nei comuni. Ferragni docet.

In questo modo non è mai importante cosa c'è, ma quello che manca. A questo proposito vi invito a dare un occhio a un importante documento gratuito fatto dalla fazione amercana conservatrice, certamente non nelle mie corde, ma non per questo indegno di attenzione. Perché ci parla esattamente di quello che manca. Si tratta del docufilm "The Fall of Minneapolis" (QUI) che racconta dal punto di vista della polizia quello che è accaduto il 25 maggio 2020 con la morte di Floyd e l'inizio dei disordini di Minneapolis che culminarono con l'irruzione della folla inferocita nella sede del 3° distretto, poi distrutta. Un punto di vista (quello della polizia) che è largamente mancato nei media, non diversamente dall'opinione dei "no-qualcheccosa" in periodo pandemico. Degli 800 agenti allora in servizio, solo 500 sono rimasti ad oggi e in un ambiente che vantava prima di quella data il tasso più basso di criminalità negli USA. Ora è una delle città meno sicure. Più di un terzo dei veterani, tra i migliori e fieri d'essere operatori di giustizia e ordine, si è licenziato controvoglia perché ha perduto fiducia negli enti governativi che avrebbero dovuto tutelare il loro lavoro (e la città) sia per mandato civile che per contratto.

Minneapolis oggi è in mano alla malavita ed è accaduto (badate bene) dopo che le autorità si sono inginocchiate a enti "rappresentativi" come i BLM chiedendo perdono per le presunte macchie che lo schiavismo bianco avrebbe lasciato storicamente (controllato dagli aschenazi che non possiedono alcun senso etico) per poi di fatto abbandonare senza remore cittadini anche di colore nelle mani della criminalità organizzata locale. Tra l'altro senza contare le famiglie miste ove gente di colore è stata amorevolmente allevata da bianchi. Dimostrando (se mai ce ne fosse dubbio) per l'ennesima volta l'andazzo suicida di sti "movimenti di rivendicazione" che cercano tutto tranne che di affermare ciò che millantano. Oggi le luci si sono spente su Minneapolis e si sono accese su Gaza. Eppure tutto cambia perché nulla (di sto schifo) venga cambiato.

Come ho avuto modo di ribadire a più riprese, i patti (che ci legano alla vita civile e inurbata) sono stati stralciati già da diversi decenni. Non esiste più quel legame tra tasse, benessere e lavoro. Si fa davvero fatica a capire cosa significa concretamente, dato che nessuno vuole scoprire di essere stato tradito, me ne rendo conto. Perché è una aperta sfida, una evidente sfida non alla nostra persona, ma esclusiviamente verso il legame di fede e non altro.

D'altronde noi abbiamo stretto tali patti di fede con professionisti assoluti del tradimento. Quelle forze originarie catto~aschenazi che sempre sono all'opera e chiaramente dietro a ogni manovra di sto genere. Gente che ha affinato le sue proprie tecniche in millenni e che ad ogni tradimento non ha fatto altro che rispondere rilanciando e rinnovando fede con altri patti "irresistibilmente affascinanti" che ovviamente non erano altro che futuri potenziali tradimenti (per costoro). A queste forze non interessa "rispettare i patti", ma trovare il modo migliore per tradirli e così rinnovarli. Sono fatti così... Quindi se si ostenta perversamente l'intento di volersi fidare di sti esseri, poi non ci si può lamentare che ci hanno tradito. Come gli agenti di Minneapolis. Come la prima produttrice del docufilm che indicavo, Liz Collin, una brava giornalista in quanto seria e onesta che ha sposato il capo dei sindacalisti della polizia di Minneapolis e che ha realizzato questa inchiesta da un punto di vista privilegiato e quindi è stata attaccata in modo aggressivo da tutti i maggiori media, come siamo orami abituati a vedere, alla "Max del Papa". Lei, un fulgido esempio di classe media americana tradita nel profondo e che ora vaga in una specie di stato confusionale in cui dichiara apertamente "di avere perso fiducia nell'umanità", in un intervista di Jan Jekielek sul canale "american thought leaders" (QUI in IT). Tipico di chi subisce shock di quel genere.

No dolce Liz, hai solo perso la tua fede che ritenevi incrollabile in un mondo giusto e sano. Non era ne l'una ne l'altra cosa ma i nostri satrapi avevano tutta l'intenzione di farcelo credere. Di vendercelo esaltando quelle qualità. Perché sono esperti assoluti di manipolazione dell'Amore. Nel senso che i "brillamenti" che usano come specchietto per le allodole, sembrano proprio riflettere un senso di legame profondo che invece è stabilito unilateralmente (da noi con noi stessi) con l'unico fine di svelarsi per quello che è realmente: un inganno. Prima o dopo è poco importante e l'illusione che non sia così è l'unica cosa che si può perdere.

Dirò di più. Se solo ci fosse appena appena la possibilità, se solo i nostri satrapi tornassero sui loro passi mostrandosi di nuovo "ragionevoli", saremo pronti a ristabilire con loro nuovi patti. Subito !!! Certo, non gli è data per ora la possibilità di sapere "cosa vogliamo veramente" in alternativa a quello che non sono più disposti ad assecondare. Pensavano che la fede nella tecnologia sarebbe bastata. Si sbagliavano, ma d'altronde per chi non ha proprio modo di vivere il legame d'Amore, perché non lo conosce se non per astrarre valore, è arduo beccare esattamente come riformulare un patto che ha scientemente tradito apposta. Nel senso che tende a sbagliare e non potrebbe essere altrimenti.

Per questo è anche molto pericoloso parlarne. Soprattutto qui dove si è deciso di "lavare i panni sporchi dell'umanità", nel digimondo. Un po come i Ghostbusters davanti a Gozer (QUI). Dopo che i tuoi miserabili mezzi si sono svelati per quello che sono, inutili davanti al Dio della distruzione, egli non può che concederti un dono tipo "scegliere come distruggere l'umanità". Di nuovo, la tua fede. Che in realtà significa che non può procedere se non gli è dato un permesso. Poi comunque è "incrociando i flussi" che puoi rispedirlo da dove è venuto.

Oh no ?!
 
Ecco, però c'è un però. Spesso mi sono trovato a dovermi confrontare con un altro atto inquisitorio: se non credi nel libero arbitrio allora sei fatalista. Ci sono tre stronzate in una ed è difficile contraddire una semantica che si autoincensa da sola senza che vi sia in nessun punto un qualsivolgia aggancio di coerenza. Voglio dire, già con la parola "credere" inziamo male. Perché dovrei "credere" nell'evidenza osservata che mi restituisce l'esperienza sensoriale ? Se vedo una mela, vedo una mela. E' un illusione ? Chissene, se vedo una mela vedo una mela. Ma allora non credi che possa essere altro... No, chissene, la miseria ladra, di credere, se vedo una mela, vedo una mela non una pera ne una palla. Riconosco che vedo una mela e la distinguo dalla pera. Mi rendo conto che se però insisto non è per convincere me stesso, ma perché ho di fronte chi sta cercando di aggredire l'evidenza. Perché ha tutto l'interesse a farne la sua puttana. Non voglio arrivare a dire che la filosofia sia diventata la serva di tale proposito insieme ad altre "scienze" dell'incoscienza. Perché siamo andati anche oltre... I limiti (di tolleranza e decenza) sono stati abbondantemente superati, non ora ma da secoli ormai.
 
Quel potere catto~aschenazi che dominava nell'anno 1000 come non ci fosse un domani è ancora lì. Intatto. A fare sfracelli inenarrabili come e meglio (cioè più attrezzato) rispetto prima. Se ci sta è evidente che la sua opera deve in qualche modo corrispondere a un significato "esotico" (parola che uso spesso sostituendola ad "esoterico") maggiore. Chissà che dietro ai vari strati incrostati inquisitori non si riesca a raggiungerne il Cuore Nero.
 
Al mio demone interessa però chiarire il punto circa il fatalismo. Avere ben chiaro che non esiste alcun libero arbitrio non corrisponde affato ad  avere "atteggiamento di chi accetta il corso degli eventi, senza tentare di opporvisi con atti di volontà" come recita Treccani (e due gatti) - QUI.
 
Anzi, proprio sapendo che non c'è, fare ogni sforzo per mettere in atto il proprio meglio per confutare ogni dubbio, procede proprio dall'evidenza evidente che comunque accadrà quello che deve accadere. Cioè che il nostro "ego" riferito alle identificazioni (fisico~corporee) non può nulla. La materia deve essere "informata", resa cosciente e il passaggio non può procedere diversamente se non dal massimo impegno personale. Il che non vuol dire non fare errori o non accorgersi che avendo fatto quello che abbiamo fatto diversamente saremmo arrivati a concludioni differenti. Ma che l'onestà verso noi stessi è il fondamento.
 
Essere onesti con noi stessi significa sapere profondamente dentro di noi d'averle proprio provate tutte, almeno limitatamente alle nostre scarne possibilità umane. Non abbiamo però avuto modo di cambiare il destino. Lo constatiamo e basta. C'è poi un altra "sensibilità" che ci mostra come (nella disfatta) "lo sapevamo" fin da principio ma non abbiamo potuto negare a noi stessi di provare lo stesso, come se stessimo sfidando Dio (in un certo senso). Allora, tutto ciò che viene realizzato è quella specie di scollamento tra la nostra "canoscienza" (la capacità di Vedere e l'essere Sensibile) e la profonda accettazione anche e soprattutto di ciò che non ci piace ma che siamo chiamati ugualmente ad affrontare e superare. L'eventualità da noi rifiutata che si ripresenta ciclicamente. Così diventa cruciale osservare quella specifica sensibilità che riguarda noi e il prossimo (in Uno). Così avviene che gli episodi siano da noi affrontati tante volte e ci pare quasi che ci sia una specie di "accanimento terapeutico" esotico (divino). Poi però, non appena "accettiamo profondamente" l'inevitabilità dell'esistenza, ecco che avviene qualcosa di straordinario... Gli eventi prendono come una differente piega (lo percepiamo e lo constatiamo) e nuove sfide (finalmente) prendono il posto di quelle vecchie...
 

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