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Avancer par peur - Andare avanti per paura


sarah
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https://www.lexpress.fr/actualite/societe/sante/avancer-par-peur_758721.html

L'anziano signore che firma questa pagina ha qualche messaggio per noi? Lessi questo articolo nel marzo 2020 e lo condivisi con i pochissimi amici che, come me, nutrivano dubbi sulla "pandemia" dai primi giorni. La pubblicazione è del maggio 2009 ( il link proviene dall'archivio del settimanale francese L'Express ) e l'autore è Jacques Attali, economista e banchiere d'Oltralpe che fu, negli anni Ottanta, consigliere speciale del presidente Mitterand. Egli collabora da anni con la politica del proprio paese ed ha incoraggiato la campagna elettorale di Emmanuel Macron. Ne riporto una traduzione che magari molti di voi potrebbero fare meglio:

Andare avanti per paura - Una pandemia di maggiore gravità farebbe sorgere la presa di coscienza della necessità di un altruismo, per lo meno dettato dall'interesse.

La storia ci insegna che l'umanità non si evolve in modo significativo se non quando ha veramente paura: essa mette allora in atto inizialmente dei meccanismi di difesa: a volte intollerabili ( dei capri espiatori e dei totalitarismi ); a volte futili ( della distrazione ); a volte efficaci ( delle misure terapeutiche, scartando se necessario tutti i principi morali precedenti ). Dopo, una volta passata la crisi, trasforma questi meccanismi per renderli compatibili con la libertà individuale e per inserirli in una politica di sanità democratica.

La pandemia che comincia potrebbe scatenare una di queste paure "strutturanti". Se essa non sarà più grave dei due precedenti "spauracchi" di questi ultimi quindici anni legati a un rischio di pandemia ( la crisi della mucca pazza in Gran Bretagna e l'influenza aviaria in Cina ), essa avrà all'inizio delle conseguenze economiche significative ( crisi nell'attività dei trasporti aerei, ribasso del turismo e del prezzo del petrolio); essa costerà circa 2 milioni di dollari per persona contaminata e farà abbassare i mercati di borsa di circa il 15%; il suo impatto sarà molto breve ( all'epoca dell'episodio dell'influenza aviaria , il tasso di crescita cinese si è abbassato solo nel secondo trimestre del 2003, per poi "esplodere" al rialzo nel terzo; essa avrà anche delle conseguenze in tema di organizzazione ( sempre nel 2003, sono state prese in tutta l'Asia alcune misure di polizia molto rigorose; l'O.M.S. ha messo in atto delle procedure d'allerta su scala planetaria; e certi paesi, in particolare la Francia e il Giappone, hanno accumulato riserve considerevoli di medicinali e di mascherine ).

Se l'epidemia è un po' più grave, cosa possibile, poiché essa è trasmissibile dall'uomo avrà delle conseguenze davvero planetarie: economiche ( i modelli lasciano pensare che ciò potrebbe comportare una perdita di 3 trilioni di dollari, cioè un ribasso del 5% del PIL mondiale ) e politiche ( in ragione dei rischi di contagio, i paesi del Nord avrebbero interesse a far sì che quelli del Sud non si ammalino, e dovrebbero provvedere affinché i più poveri abbiano accesso ai medicinali che oggi sono immagazzinati solo dai più ricchi ); una pandemia maggiore farà allora sorgere, meglio di qualsiasi discorso umanitario o ecologico, la presa di coscienza della necessità di un altruismo, almeno dettato dall'interesse. 

E, anche se, come bisogna evidentemente sperare, questa crisi non è molto grave, non bisognerà dimenticare, come per la crisi economica, di imparare la lezione, in modo che prima della prossima - inevitabile - si mettano in atto meccanismi di prevenzione e di controllo, così come i processi logistici di equa distribuzione di medicinali e vaccini. Si dovrà, per questo, mettere in atto una polizia mondiale, uno stoccaggio mondiale e dunque una fiscalità mondiale. Si converrà allora, molto più velocemente di quanto non sarebbe stato possibile con la sola ragione economica, di dover porre le basi di un vero governo mondiale. D'altronde è attraverso l'ospedale che in Francia è iniziato, nel XVII secolo, la messa in atto di un vero Stato.

Nell'attesa si dovrebbe almeno sperare nella "messa in opera" di una vera politica europea sul tema. Ma, su questo ancora, come su tanti altri temi, Bruxelles è muta.

Per non correre il rischio di sopravvalutare l'importanza di quest'uomo che è stato citato con frequenza crescente in vari siti, forum e canali social, mi voglio limitare a ciò che è desumibile per logica. Occorre precisare che sono state attribuite allo stesso autore anche altre dichiarazioni ancor più pesanti sul controllo della popolazione mondiale che lo hanno costretto ad una smentita ufficiale, credo su Le Figaro. Una mia lontana parente che vive in Francia mi ha detto che si tratta di un personaggio che ama solo far parlare di sè. Limitiamoci dunque a domande di buon senso: perché un economista e banchiere dovrebbe avere tanto a cuore l'"altruismo"? Non si tratterà forse di quel salvifico concetto di "bene collettivo" tanto invocato dai politici per sostituire lo stato di diritto con una sorta di stato etico? Perché le "soluzioni ai problemi" dovrebbero essere in antitesi ai principi morali? Perché già nel 2009 si mettono sullo stesso piano la paura, i discorsi umanitari e l'ecologismo come motori del progresso? Perché invocare in quell'anno ( dell'influenza suina - flop ) una polizia mondiale e un governo mondiale? Perché, in definitiva, invocare una pandemia? Le chiavi di lettura del presente ci sarebbero tutte ( o quasi ). D'accordo, mi faccio domande retoriche ma forse giova conoscere il pensiero di un uomo che ha consigliato e guidato i leader "europei e democratici" del dopoguerra e lo fa tuttora.


oriundo2006 e BrunoWald hanno apprezzato
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oriundo2006
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Cito:''..Perché invocare ... una polizia mondiale e un governo mondiale.. '' ?

Absit injuria verbis, ma quando si parla di una militarizzazione di un mondo i cui popoli sono già abbondantemente iperarmati, ipersorvegliati, ipercontrollati è evidente che si vuole una dittatura militare globale attraverso un colpo di stato globale. 

E' una 'proiezione' psicoanalitica di quanto esiste già in potenza e in certi casi già in atto ? Si, indubbiamente.

E' fattibile con le costituzioni attuali assolutamente 'liberiste' quanto a diritti 'eterni' dei singoli ? No, è chiaro.

Servirebbe a che cosa ? Ad una sola: a rendere eterno e totale il potere che già oggi piccolissime élites detengono sul resto del mondo. Sono vicine al boccon grasso e con la bava alla bocca non vogliono lasciarselo sfuggire e per raggiungerlo sono pronte anche ad un conflitto generale, costi quello che costi. Come ho già scritto altrove, l' eterogenesi dei fini è spinta al massimo grado nel mondo attuale: qui i 'liberisti' come Attalì vogliono la dittatura e la preparano implacabilmente giorno dopo giorno.

Non facciamoci illusioni, la guerra è vicina. E questa volta, sarà chiaro quello che era occulto o dimenticato nella I e II Guerra: sono queste élites occidentali ampiamente eterodirette a volerlo contro i loro stessi popoli. O no ?


BrunoWald e sarah hanno apprezzato
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sarah
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
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Sì. Sì, anche a me sembra plausibile uno sviluppo bellico, in qualche modo. Mi chiedo però che tipo di guerra si potrebbe mai combattere qualora si riconoscesse, più o meno apertamente, ciò che non era chiaro nei due conflitti mondiali del Novecento, ossia che la guerra è apertamente combattuta contro gli interessi nazionali e agli ordini di un'élite apolide ed eterodiretta. Probabilmente dunque, si dovrebbe ricorrere nuovamente ad una narrazione che occulti questo significato esaltandone un altro. Esattamente come si fa ora con l'emergenza "sanitaria". Non è certo impossibile. Ricordo, in occasione delle varie crisi mediorientali e del Golfo Persico segnatamente, le manifestazioni negli USA con slogan tipo " No war for oil", ecc. che mi facevano pensare ad una certa resistenza interna all'idea di uno scontro militare, potenzialmente duro e costoso, condotto al servizio dei petrolieri. Oggi, o in un futuro prossimo, lo scenario potrebbe cambiare rispetto al classico cliché degli Stati Uniti "sceriffi del mondo" ed anzi credo che sia già cambiato. Lei parla saggiamente di eterogenesi dei fini, un fenomeno ormai evidente nell'attualità: considerandolo alla lettera come " conseguenze non intenzionali ad azioni intenzionali" lo osserviamo in seno alla stessa narrazione dominante oggi. La rimozione delle parole, in ossequio al politicamente corretto, non fa sparire né il loro significato né l'uso che se ne è fatto sinora; gli appelli ossessivi al dialogo interculturale e la nascita di sensi di colpa collettivi non fa che esacerbare gli animi, allontanando le persone; l'esigenza di protezione dei cittadini conduce al totalitarismo. Conseguenze, queste, fin troppo intenzionali. Chissà, dunque, se anche i piani di questi signori che scoprono sempre più le proprie carte, non avranno a loro volta "conseguenze non intenzionali" che li possano ostacolare. Io, in cuor mio, credo di sì. Grazie della Sua riflessione.


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