Ciò che fa Schifo.....
 
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Ciò che fa Schifo...


GioCo
Noble Member
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Ciò che fa schifo, fa schifo. Ciò che produce repellenza, produce repellenza. Ciò che sappiamo sbagliato, lo sappiamo così e basta. Si nasce con ciò che sappiamo sbagliato e non perché sia scritto nel DNA che è solo il corredo materico con cui accettiamo di prendere corpo. Corpo che vediamo e sappiamo riconoscere molto meglio di qualsiasi scienziato già nel seme e che non sarebbe altrimenti accettato.

Ci sono delle regole immutabili di un Ordine che va oltre l'immaginabile. La sua presenza è incontrovertibile, e se qualcosa fa riflettere nell'osservare la tendenza generale, questo è certamente il tentativo ostinato di voler pervertire quell'Ordine. Come fosse possibile. Come fosse assurdo limitarsi ad accettarlo.

Intendiamoci, dei margini di elasticità ci sono. Come per gli ammortizzatori dell'auto, la funzione è simile. Tuttavia da qui a intedere ciò che è concepito nel limite (ad esempio un computer) come potenzialmente in grado di sostituire l'Ordine Superiore in cui è inscritto (ad esempio la Vita) beh ne corre.

Il senso di rigetto o repulsione possiamo (come quasi tutto) dividerlo in due. C'è quello fisico e legato all'evoluzione ma c'è anche quello innato e che viene prima del corpo. Il corpo ha la sua storia e in essa è inscritta la sua stessa genesi. Come un vestito che andate a comperare dal sarto, le stesse stoffe con cui è fatto hanno a loro volta una storia. Però la sua realizzazione, a partire dal progetto che prende queste stoffe e le misure per ricavarne un qualche tipo di indumento, realizzano qualcosa tramite le mani dall'immaginazione. Quindi c'è una sorgente materica e più semplice, da cui si ricava l'elemento grezzo e di partenza e poi c'è un elemento etereo che deriva dalla Luce Interiore e che di fatto modella gli elementi per trarne qualcosa d'altro. Trasforma qualcosa in qualcosa d'altro che prima non esisteva.

Il corpo umano nasce così e nasce come ogni altro oggetto privo di Vita, come un giocattolo rotto, immoto. Perché la Vita sia tale ci deve essere una differenza in ciò che abita il corpo che a sua volta deve però essere adatto ad accogliere quella stessa essenza vitale che poi è un tipo specifico di energia (e informazione) organizzata in modo da rappresentare l'esperienza che è, è stata e sarà. Una esperienza d'Amore. Si parla quindi di "qualità" della essenza che abita i corpi. Quando questa essenza passa di corpo in corpo porta con sé parte dell'esperienza che raccoglie. Se abbiamo imparato ad esempio esattamente perché (emotivamente) è sbagliato uccidere (non in modo dogmatico) e perché la nostra è stata una vita profondamente legata a quel tipo di esperienza, magari in quanto transitata attraverso eccidi, guerre, violenze gratuite e altri orrori del genere che ci hanno messo alla prova, allora moriremo e rinasceremo portando dietro quella conoscienza che si tradurrà nella nuova vita in una sorta di repulsione istintuale e quindi condanna verso l'atto (di uccidere) inteso come soluzione per qualsivoglia questione. Non negeremo la morte, perché se portiamo quel timore è un altra faccenda, ma che l'atto di dare la morte è da ridurre al minimo indispensabile, quando proprio non troviamo altra soluzione. Lo faremo allora non per vendetta o per altri motivi egoistici, ma semplicemente perché al momento non ci è data alternativa di buon senso e più logica.

Lo faremo cioè avendo ben chiaro cos'è la morte e che è l'intento a contare molto di più del gesto per quell'Ordine a cui nulla sfugge. Noi lo sappiamo benissimo, dentro, ma facciamo finta che sia il gesto poi a contare di più nel giudicare, anche perché l'intento non è sempre facile da stabilire se non è il nostro e a dire la verità, spesso non lo è nemmeno il nostro per noi stessi.

Il punto è che noi per agire dobbiamo pensare. Ma la massa quasi totale del pensiero che ci attraversa non ci appartiene. Se potessimo vedere il Mondo così come è popolato dalle forme pensiero, aggiungendo così la loro presenza a quella delle normali altre cose percepite, vedremmo che è pieno di Ombre. Persone che erano vive e che avendo vissuto troppo intensamente la loro vita, sono rimaste appesantite dalle loro esperienze emotive che non vogliono lasciare, perché rimangono ad esse attaccate. Siccome il corpo che rimane dopo quello di carne è emotivo (simile a quello rivestito nel Sogno) quel corpo ci proietterà in un Mondo simile a quello del Sogno. Dove non si muore ma l'esperienza è molto simile a quella fisica che facciamo nel corpo, come nel Sogno (appunto). Ci sono anche in quel Mondo "pericoli". Se rimani in quello stato per troppo tempo (ad esempio) rischi che altre forze si "accorgano" della tua presenza e finiscano per usarti per i loro scopi. Senza che tu voglia o possa, verrai quindi "assunto" e in tale guisa anche se la tua volontà è posivita, ad esempio stare vicino agli affetti rimasti in Vita, sarai obbligato a fare quello che questa volontà desidera ed è sempre per il Male.

Quello che va compreso è che Male o Bene sono effetti di ricaduta che dipendono dalla nostra prospettiva antropocentrica. Per noi risultano assoluti, ma rispetto al Cosmo sono solo parte del necessario Ordine delle cose.

Ora, la parola chiave è: attaccamento. Cos'è ? E' l'intensità con cui rimaniamo ancorati alle nostre Amate identificazioni che poi in soldoni sono forme di ignoranza... Coltivate, come l'insalata nell'orto. Generalmente la loro crescita è selvaggia, per ciò si parla di "foresta interiore". Certe sQuole di pensiero esotico, sostengono che va coltivato interiormente un giardino di identificazioni, perché la cura di questo giardino consente di conoscerlo e quindi gestirlo molto meglio. Dissento. L'Ordine che puoi dare al tuo giardino, qual'è ? Se tu guardi una foresta selvaggia, per caso, è priva di Ordine ? Oppure è solo appartenente a un ordine di complessità di scala molto superiore ? Tanto che non sei in grado di vedere quell'Ordine ? Il tuo giardino è solo una semplificazione che tenta di scimmiottare qualcosa che non comprendi e di certo permettere a quell'Ordine di esprimersi per poterlo osservare non equivale a controllarlo. Ma neppure tanto così...

Attaccamento è Amore. Sempre. L'Amore non è mai positivo "in automatico". E' positivo solo se Armonico ed è tale solo quando riportato alla dimensione selvaggia per tramite della Saggezza che al suo punto più basso è furbizia. Non significa che dobbiamo essere selvaggi, ma che l'armonia si fa rispetto e a partire da quella dimensione selvaggia, sia quando più vicina e magari piacevole (come un animale domestico) che lontana e spiacevole (come un animale selvaggio e magari aggressivo o velenoso).

Non con una dimensione artefatta chiusa e appositamente semplificata, tipo realtà virtuale o giardino del Re.

Allo stesso identico modo, il problema dell'Armonia si riflette anche nella dimensione invisibile. L'Odio ad esempio, verso chi ci fa del Male, ci vincola al corpo emotivo e all'identificazione (l'identità costringe all'Odio contrariamente all'impersonalità) e quando moriremo anche alla Vita mortale. Avvertendo di non essere riusciti ad esempio a vendicarci, l'Odio ci costringerà a desiderare di riavere un corpo per "chiudere i conti". Inzialmente verso qualcuno e poi verso chiunque coltivi a sua volta Odio.

Allora da Vivi avremo a che fare con atti di possessione che vanno da quelli involontari (emotivamente guidati dall'Odio in questo caso) a quelli anche volontari. Per esempio giustificati da pensieri di vendetta. Se noi quindi porteremo astio verso questi sfortunati fratelli guidati dalla loro crassa ignoranza, sia Vivi che no, saremo più facili bersagli della possessione. Tutte le volte che si coltiva malanimo, pensiero negativo, rivalsa personale, si aprono porte interiori che permettono a queste presenze di sfruttare la debolezza e assumerci (di solito temporaneamente) sia in via volontaria (tramite suggerimenti che equivalgono per noi a pensieri che accettiamo come "i nostri" identificati) che involontaria. Avete presente quando ci si fa prendere da un impeto di rabbia, si combina qualche ca%%ata e poi guardando cosa abbiamo fatto ci si sente morire dalla colpa perché non volevamo arrivare a tanto ? Ecco, quello è un perfetto esempio di possessione temporanea involontaria. Ma non vi preoccupate, accade di continuo, spesso senza che ce ne rendiamo conto, accade a noi e al nostro prossimo ed anche ai migliori, basta accettarlo come un Ordine più generale e sapere che coltivare pensiero positivo oltre a tenere lontane queste forme pensiero, ci rende più resistenti alle loro incursioni. Diciamo che se fossero zanzare è un po' come avere messo addosso l'Autan, rimangono scoraggiate (perché assumerci costa loro più energia e quindi andranno verso prede più facili).

Inoltre coltivare pensiero positivo (a prescindere) ha un altro vantaggio. Scioglie l'identificazione, la rende "accessoria" e sempre più marginale, sostituibile, come una maschera di un teatro. Quindi anche le assunzioni abituali che ci accompagnano trovano sempre meno appigli a cui aggrapparsi per seguirci. Come una tellina attaccata allo scoglio che vede lo stesso trasformarsi in sabbia. Questo inizialmente ci fa sentire soli, ma se riusciamo a resistere le condizioni poi migliorano decisamente col tempo.

Va fatta però una precisazione. Tra le incursioni più efficaci del Basso Astrale (le forme pensiero) c'è l'idea che se accetto di permanere in un pensiero positivo, allora avallo il Male che c'è nel Mondo facendo finta di non vederlo, perché non lo condanno. In altre parole se rinuncio a giudicare il Male e non lo condanno per conservare un pensiero positivo (alla Renzi maniera per intenderci) alla fine faccio anche peggio. E' la classica forma di pensiero ipocrita e perbenista che abbiamo visto dilagare in questo periodo spesso dilatato alle sue più estreme conseguenze. Cioè quelle in grado di coprire le peggio cose con una pietosa coperta di omertosità troppo corta e pure cenciosa.

Tuttavia rinunciare alla condanna della persona non significa rinunciare al giudizio dell'atto e soprattutto dell'intento (più o meno furbetto) portato nell'atto.

Un esempio classico è il Woke che pretende di esprimere la militanza di una parte discriminata della società (o che si sente comunque discriminata in quanto "percepisce" la forma latente di giudizio altrui) che finisce per dare una ragione solida perché esista esattamente quello che combatte e che prima non esisteva. Il che non vuol dire che non c'è una parte discriminata della società, che non ha ragioni per sentirsi tale o che non ci sia bisogno di più sensibilità sul tema, ma che la militanza provocatoria e diretta verso chi "non capisce e non vuol capire" (dove più che altro c'è menefreghismo qualunquista) sia la pretesa reazione "giusta" aprioristicamente per affrontare queste rivendicazioni. Come se la "percezione" di un chicchessia qualsiasi (che vuole sia riconosciuta la sua diversità di genere) sia aprioristicamente meglio di quella di un altro (che non gliene frega una ciolla di nulla o che vuole solo vivere a sua volta come gli pare facendosi i ca%%i suoi senza "invasioni di campo"). Questo include i figli, dato che non si capisce perché uno che decide che il genere a prescindere è una percezione universalmente giusta, debba poi imporre il suo punto di vista ai figli di un altro che non ha questa percezione. Cresciti i tuoi porcoca%%o come vuoi tu e non scassare !!!

Un altro esempio classico è la finta pietà o pietismo per i più sfortunati, ad esempio le persone sbarcate dal gommone e provenienti dai paesi africani più centrali o meridionali, come il Senegal o il Niger. Finta perché è palese a chiunque che è del tutto strumentale, dura giusto il giusto che occorre per fare scena, nulla di più. Essa si muove come il Woke per tramite della condanna. Si inventa un nemico che non esiste e si creano i presupposti perché questo nemico sia concretamente poi incarnato, dall'utile idiota di turno che non manca quasi mai e comunque se manca pagare qualcuno perché ne faccia le veci per il tempo che occorre alla telecamera, oggi è persino più facile di ieri. Personalmente provo una pietà estrema per questa gente, sfruttata per interessi che ci corrono ben sopra la nostra come la loro testa.

Tuttavia, se vedo uno di questi commettere un illecito, non me ne frega assolutamente un ca%%o di niente se è di colore. Lo si prende, lo si condanna e lo si giudica secondo le nostre leggi civili e penali perché è sulla nostra (e non sulla sua) terra e deve rispettare le nostre leggi. Punto. Poi ovviamente gli posso riconoscere più attenuanti. Ad esempio difficilmente avrà idea di quali norme sociali vadano rispettate e quindi c'è sicuramente da mantenere più tolleranza. Ma se è qui da qualche generazione, quella tolleranza sparisce. C'è poi il problema della classe sociale. Se è povero e fa del Male perché le sue condizioni di vita sono miserabili e voleva uscire da quelle condizioni, allora gli si dovrebbe concedere anche in questo caso più tolleranza di uno che invece parte da una vita più agiata. I casi sono tanti e vanno valutati di volta in volta, ma non tollero che siccome è di colore... Siccome è di colore un CA%%O. Se è beccato in flagranza deve essere giudicato e deve poter essere tradotto davanti alla legge come tutti gli altri e questo non solo a garanzia mia, di sporco bianco di merda, ma anche sua. Perché se non riesco a garantire Ordine, non lo garantisco nemmeno agli altri di colore che vorrebbero giustizia e vorrebbero vivere in pace e rispettando il prossimo e le leggi del paese in cui hanno messo piede!!! Questo vale per me se vado in Uganda come per un ugandese se viene qui da noi in Italia. Mi pare pacifico. Poi se vado al bar e vedo un altra persona di colore che sta li, beh, allora ? E' un altra persona, PUNTO. Magari ci si può pure fare amicizia, magari no. Chissene...

Cosa centra il colore ?! Certo che esiste una distanza culturale, ma è proprio quello che dicevo all'inizio. La cultura è sempre una cultura delle identificazioni. Essa produce quella foresta interiore che è per ognuno ricca della flora e della fauna che gli restituisce il terreno da cui proviene. Per un africano sarà africana. D'altrone "Umano" deriva da Humus che vuol dire "terreno". Noi temiamo le invasioni aliene perché potenzialmente potrebbero avere caratteristiche (come certe alghe invasive nel Tirreno) che stravolgono i nostri ecosistemi interiori (cioè le nostre abitudini) e questo non ci piace. Ma da qui a pensare che la cultura sia una cosa fissa e non prosperi da sempre attraverso inquinamenti è davvero paradossale. Magari si dovrebbe puntare il dito sulla questione del lavoro. Sul suo forzoso impoverimento al fine di ridurre la classe lavoratrice a schiava. Cioé liberamente sfruttata in modo tale che i diritti concessi siano sempre e solo quelli decisi dai padroni del discorso che fanno le regole come dei piccoli imperatori, adattandole cioè al loro mero capriccio di volta in volta.

Ma (di nuovo) questo cosa centra con il razzismo, palese o latente che sia ? Se vogliamo iniziare a comprendere che "il nemico" è comune e senza metterci insieme non lo si affronta e basta, ma rimaniamo tutti ugualmente vittime, non si farà un solo passo avanti.

Certo, lo so benissimo è dura. No, durissima. Quindi ?


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