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La lunga notte di Valpurga


GioCo
Noble Member
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La leggenda-rito comunemente conosciuta come notte di Valpurga, diffusa in numerose aree centro- ed est-europee a partire dall’Alto Medioevo, trova celebrazione, a seconda delle regioni, alla fine di maggio o alla fine di giugno, e prende forma, pur mantenendo un comune nucleo narrativo, in varianti locali. Il convegno delle streghe, culminante in una messa nera e una danza orgiastica, ha ispirato tra Ottocento e Novecento, oltre che letterati e romanzieri, compositori di disparata identità culturale. Le composizioni sinfoniche di carattere programmatico dedicate al soggetto sono più numerose di quanto si possa immaginare: i lavori più conosciuti sono ovviamente la "Symphonie fantastique" di Berlioz, in particolare l’ultimo movimento, "Songe d’une nuit de Sabbat", e il poema sinfonico "Una notte sul monte Calvo" (Noč'na lysoj gore) di Mussorgskij. [...] Uno dei più forti motivi di interesse che la leggenda rituale suscita da un punto di vista socio-culturale consiste nello scontro religioso [...] La denominazione dell’evento leggendario è stata chiarita attraverso differenti elementi storici e mitici: la divinità Walburg, associata spesso a culti della fertilità; la combinazione di due parole alto-germaniche, Wal e Burg, da cui il toponimo Walburg, la parte del Walhalla in cui le vergini della corte di Wotan portavano con sé i soldati da loro scelti tra i caduti sui campi di battaglia; infine, la badessa Valpurga, impegnata dall’anno 748 nella conversione dei pagani in Europa. (fonte accademia.edu) - il grassetto è aggunto da me.

Vikicoipiedi aggiunge nella pagina dedicata all'opera di Mussorgskij una storiografia parallela che "... vedrebbe in realtà la nascita di questa sinfonia legata al soggiorno dell'autore presso Montecalvo Irpino. L'autore venne ospitato dalla duchessa Maddalena Pignatelli, figlia di Pietro Fesenko che era consigliere dello zar Nicola II. Con molta probabilità durante questo soggiorno Musorgskij venne suggestionato dai luoghi limitrofi e, colpito dalla leggenda delle streghe di Benevento, prese ispirazione da essa per scrivere tale sinfonia. Di fatto il tema del poema sinfonico riguarda proprio le streghe che celebrano il loro sabba. Avvalora tale tesi il fatto che Benevento fosse conosciuta dal medioevo come l'unica meta al mondo dove tutte le streghe si riunivano per danzare il sabba ai piedi del noce magico".

Ma come non ricordare l'opera Dysney di fantasia che prende proprio la musica di Mussorgskij e ci fa "Night On Bald Mountain" con Fantasia (1941)? Oppure il brano straordinario del "Walpurgisnacht" del Faust di Goethe (che invito vivamente ad ascoltare in questo sceneggiato radiofonico della RAI) soprattutto nella seconda parte, quella che Goethe lascia in prosa. Ma potremmo anche aggiungere le opere moderne, come questo pregevole "La Notte di Valpurga" di Matteo Perifano.

Il mito della notte di Valpurga è così poco ricordato da far male, anche in considerazione delle straordinarie profonde radici storiche e culturali europee (oltre che ucraine e russe) che nulla hanno da sparire con la sua sorella più giovane e scialba che è la notte di Halloween che cade nel semestre successivo nel periodo del nostro "Ognisanti". Anche lei ha un origine antica celtica ma solo di recente e negli Stati Uniti ha assunto una veste spiccatamente macabra (e commerciale). La notte di Valpurga invece nasce come contrasto tra l'eterna lotta della Chiesa Cattolica (che prendeva le parti del bene) e i nostri miti pagani radicati nel territorio e in questo epico dramma prendono significato marcatamente negativo al fine pianificato di monopolizzare in senso cattolico e cristiano l'immaginario collettivo incarnando il mito della "la mater dolorosa" che darà materiale a Dario Argento per la sua famosa trilogia. Il male diventa quindi il concentrato del piacere materiale, inteso non solo come godimento sessuale, ma di abuso emotivo che si incarna nel ballo e canto sfrenato delle feste rituali d'età precristiana. Si crea quindi una traumatica frattura antropologica tra la necessità di riconquistare un passato mai del tutto estinto e con esso il bisogno di integrità con il lato destro (emotivo) del nostro essere, proprio della potenza magica che irrompe nel mondo ma inizia dal grembo materno e il lato sinistro (razionale) che si impone con la forza spegnendo la dimensione mistica, divenuta per noi (e per editto religioso) voluttà satanica, sostituita poi da una più fredda e meccanica ragione "scientifica" che ha lenito gli spasi di dolore con la medicina "asettica", ancora una volta anti-biotica.

In altre parole Noi (come il Faust di Goethe) tendiamo sempre ad andare oltre, non ci accontentiamo, ma in questa tensione (secondo il mito cristiano-cattolico) se seguiamo volontariamente l'emozione diventiamo inevitabilmente preda delle forze Oscure che governano la realtà che ci circonda. Non bastasse, siccome noi non possiamo evitarlo allora dobbiamo rivolgere tutta la volontà nel richiedere l'aiuto divino e la salvezza che ci è stata promessa dal figlio di Dio, cioè da Dio stesso per tramite della carne in cui si è fatto. La differenza però dal mito classico dei Baccanali a cui risale la festa al mito di una "notte delle Streghe" non è proprio così immediato e scontato. La figura infatti centrale è quella femminile ed è Lei con l'idea di Strega che viene messa al centro nel banco degli imputati della repressione cattolica e della Santa Inquisizione perché era Lei il centro delle feste della fertilità.

Ancora una volta la donna, come contenitore del futuro del genere umano, diventa il vaso di coccio da frantumare, l'Oscurità da esorcizzare, il Babbau che ci deve fare paura proprio per il fascino che è capace di generare nella promessa di eccessi umorali, come il canto della Sirena faceva paura ai marinai. La chiesa non indicava qualcosa che si poteva ignorare, altrimenti nessuno avrebbe seguito i pastori cristiani. Tuttavia con l'allontanamento di quel mondo se ne è anche andato molto più che il pericolo di venire posseduti dai demoni delle emozioni.

Perché insieme a quel pericolo c'è tutta la vastità dell'infinito che si dischiude solo per Grazia del lato destro del nostro essere, quello creativo e femminile, un lato umile dal momento che tende a non imporsi fintanto che noi non vi prestiamo attenzione, ma anche affascinante e (Dio non voglia) terribile. Allora dov'è il demone e dov'è la possessione? Forse era nel suggerimento di lasciare perdere la "via della fertilità", come abbiamo fatto ubbidendo alla colonizzazione dell'immaginario che oltre ogni evidenza evidente punta a toglierci ogni residua velleità di autonomia procreativa.


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