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Le illusioni di Sisifo e del Grande Reset


GioCo
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Un colpo al cerchio e uno alla botte ... ecco, dopo aver scritto diverse cose che appaiono contrastare le tendenze incoerenti dei nostri tempi, sento di doverne fare uno che possa smorzare le corde del dissenso al fine di percorrere con la massima lucidità possibile ogni aspetto di quanto accade, anche se non ci piace leggerlo.

Quindi porto una riflessione dura, molto dura, ma che spero venga compresa nel suo significato corretto: dall'ecologia all'economia, noi come umanità cosa abbiamo fatto fin'ora per cercare di gestire in modo armonico il nostro rapporto con l'ambiente?

Lasciamo perdere lodevoli quanto marginali tentativi di ripensare integralmente il modo in cui pensiamo e intendiamo quel rapporto, ad esempio con il bosco commestibile di cui mi sono occupato in contributi di diverso tempo fa in questo forum (QUI un esempio italiano applicato sull'appennino romagnolo). Sono certamente tentativi virtuosi e molto promettenti ma distanti anni luce dal bisogno di risposte che ha un pianeta con più di 7,83 miliardi di persone che vorrebbero il benessere, escludendo ovviamente qualche milione di persone che vive ancora troppo lontano dalla seducente modernità per poterla desiderare.

La Cina e l'India hanno all'incirca 1miliardo e 400milioni di abitanti ciascuna. Sono entrambe nazioni "emergenti", nel senso che il progresso tecnologico di mondi che 50anni fa erano ancora rurali e fermi al medioevo è in fortissima accelerazione e per molti aspetti ormai decisamente più avanti dei paesi occidentali da cui proviene la mentalità del progresso tecnologico attuale. Solo queste due nazioni insieme rappresentano il 35% della popolazione mondiale e se sommiamo un altro miliardo circa rappresentato da Stati Uniti, Europa e Russia, dove esiste comunque un grado di benessere generale piuttosto elevato arriviamo a circa il 50% della popolazione mondiale che ha bisogno di accedere alle fonti primarie come acqua, cibo, energia, terre rare in quantità sufficienti a sostenere almeno il livello di benessere già raggiunto. Se all'equazione aggiungiamo la popolazione di Giappone, Australia e Canada che non stanno certo peggio, dobbiamo aggiungerne 190 milioni c.ca. Infine abbiamo 395 milioni in medio oriente e 800 milioni c.ca in Africa e 580 milioni circa di abitanti in America latina. Queste ultime aree (come in generale il resto del pianeta) hanno situazioni di sviluppo non omogenee ma è ovvio immaginare che chi rimane escluso per i più disparati motivi non possa che desiderare accedere a tutti i vantaggi che la modernità offre.

C'è solo un piccolo dettaglio: o muore tanta di quella gente che non si riuscirebbe a chiamarla nemmeno apocalisse (ci dovremmo inventare un altro termine che non abbiamo) o torniamo a un modello dove il 10% (bene che vada) avrà accesso a un modello di vita moderno al prezzo della totale perdita di ogni diritto all'autodeterminazione (sopratutto riproduttiva) a favore di una percentuale irrisoria (diciamo lo 0,0equalchecosa) che non fa statistica, mentre il 90% viene escluso (a forza) del tutto o in buona parte, oppure l'unica alternativa è una guerra.

Siccome il mondo non ha un unico governo mondiale che decide per tutti e siccome ci sono gigantesche differenze di distribuzione della densità abitativa, con territori immensi e praticamente deserti come la Russia (9 ab./Km²) e territori dove la gente vive con una densità 15 volte superiore come in Cina (137 ab./Km²) o 42 volte superiore come in Giappone (340 ab./Km²) è chiaro che le esigenze dei differenti paesi non sono le stesse, sia in termini politici e amministrativi che in termini di accesso alle risorse (almeno) per mantenere i rispettivi stili di vita.

A questo quadro che già di per se è estremamente allarmante e ci richiama all'urgenza di intervenire per evitare un disastro che COMUNQUE è inevitabile oltre che imminente (non ci sono semplicemente abbastanza risorse per sostenere questi stili di vita già adesso, figuriamoci quelli prossimi venturi anche ammesso che domani ci svegliassimo con il mondo che va a energia rinnovabile, dato che la conversione massiccia alle nuove tecnologie è energivora, oppure pensate davvero che tutta l'infrastruttura 5g -da sola- sia ecosostenibile?! Beh, riformattatevi allora le idee velocemente se non volete proprio saperne del reset globale del World Economic Forum) se ne aggiungono altri due se possibile immensamente peggio.

Il primo riguarda il modello industriale (diciamo quello "classico" e fordista per intenderci) che nasce e si sostiene sul una idea competitiva. Questo vuol dire che alla base della produzione non esiste nient'altro che il profitto oppure l'azienda semplicemente muore, indipendentemente dalla bontà della sua produzione o l'impegno per rendere eco-sostenibile i processi produttivi, tant'è che per continuare a produrre senza costi aggiuntivi "inutili" (per il calcolo del profitto) tutta la produzione è andata dove poteva inquinare liberamente senza restrizioni di sorta, in paesi poveri come la Cina. Sopra il modello competitivo se ne è poi aggiunto un altro che lungi dal risolvere i problemi mai affrontati veramente del primo ne ha aggiunti altri immensamente più gravi. Trattasi del modello speculativo, a cui non interessa affatto il destino dell'Uomo (che era comunque il centro del benessere sostenuto dalla propaganda alla "Happy Days") a meno che non rientri in una scommessa (praticamente clandestina e criminale "per statuto"). Non importa quanto ributtante, basta che ne siano al corrente solo i disumani, cioè quelli che tengono in piedi il botteghino delle scommesse e lo fanno funzionare più o meno correttamente, perché il contratto quando scade sia onorato.

Noterete che in quest'altro quadretto "confortante" quanto un gustoso pranzetto arricchito all'uranio impoverito, tenga ben lontano il discorso del denaro che di fatto oggi equivale esattamente a delle fiche virtuali di una casa da @GioCo d'azzardo. Ne più e ne meno. Bene, di questi due argomenti "leggeri" quando l'opinione pubblica si è interessata?

Mai? Quasi mai? Direi che siamo su per giù vicini all'interesse che avrebbe il drogato in crisi d'astinenza per iniziare a smettere: altissima però da domani, sempre domani.

Pero, però, manca il terzo quadretto, "last but not least", forse il peggiore. Nella visione globale c'è un problema serio, molto serio, strutturale di difesa: in che rapporto sta la difesa di ogni paese che abbisogna delle risorse necessarie a mantenere lo stile di vita raggiunto se non proprio a migliorarlo, tra i differenti paesi che si rifanno alle loro specifiche popolazioni?

Allora, noi possiamo cinciare di tante cose, del fatto che esiste un élite che vuole questa e quella soluzione inaccettabile, che ci prova con questo e con quello schifo di idea, che ha una religione luciferina a guidarlo e tante, tante altre cose brutte che possiamo anche considerare scontate. Tanto siamo in una comunità ai margini dei margini che se la canta e se la suona in perfetta autonomia "da riserva indiana", quindi poco ci cambia.

Ma il problema è: messo e non concesso (e sono il primo a sostenerlo per semplice coerenza) che questi leader siano i più discutibili di sempre sotto tutti i profili, da quello morale a quello intellettuale, ma cosa intendiamo fare noi al loro posto? Ripristinare la normalità precedente? Quale normalità, per Dio? Togliere le restrizioni che ci vengono imposte con la forza per tornare a produrre come prima? Evitare il futuro di una società da neofeudalesimo tecnocratico, liberi di usare come ca%%o ci pare smarphone e SUV? Restituire dignità ai lavoratori o ricostruire un modello economico da lavoro salariato concepibile esclusivamente entro una società competitiva del profitto? Salvare capra e cavoli e avere il benessere dello stile di vita di questo esatto momento e non pagarne il prezzo?

Insomma, se da una parte non possiamo rinunciare al frigorifero e gli altri elettrodomestici, come al riscaldamento, all'illuminazione, ai mezzi di trasporto, alla telecomunicazione e a tutte le altre comodità che consideriamo scontate (e sono davvero troppe) perché semplicemente ci siamo nati dentro queste rivoluzioni tecnologiche e non sapremo come tornare alla vita preindustriale, non ne siamo proprio capaci, auto-sostenibilità o meno (se poi ti si fulmina una lampadina e non c'è l'industria che le produce a chi ca%%o ti rivolgi, a Dio?! Per favore, smettiamola di arrampicarci sugli specchi pur di non vedere in faccia la realtà nuda e cruda!!!) dall'altro dipendere dalla tecnologia e quindi dall'industria che la sostiene, poco o tanto che sia, significa rendere inabitabile il pianeta per TUTTI. Significa che solo una frazione irrisoria dell'attuale umanità può seriamente credere di poterlo fare e tu che mi leggi con certezza quasi matematica (mi dispiace) ma come me non ne fai parte.

Punto e a capo.

Se vogliamo davvero essere responsabili senza comportarci da carogne o da futili drogati di sogni e propaganda, non possiamo che esserlo per tutti, per il pianeta, per la Vita che su di esso in milioni di anni ha trovato modo di prosperare, al netto dei vari cataclismi che si sono succeduti nelle diverse ere geologiche. Per ciò è davvero triste pensare che l'Uomo sia oggi il vero promotore indiscusso di una situazione insostenibile che non riesce a fare propria, ne ad affrontare con la necessaria lucidità di pensiero.

Cioè, fondamentalmente, rimaniamo irresponsabili al massimo grado e al massimo livello possibili ed è per questo che non avremo scampo, proteste o meno di piazza. Personalmente non temo così tanto il "grande reset" quanto quello che potrebbe accadere se non verrà attuato, perché (orrore degli orrori) è l'unico piano concreto che abbiamo che ci piaccia o no per affrontare l'inevitabile presente ed è per questo che verrà messo in pratica, in tutto o in parte. Io lo so, tu lo sai e anche se ci fa schifo (e mi fa schifo) cos'hai da proporre di meglio? Nell'esatta misura in cui non potrà essere realizzato allora sarà guerra aperta e sarà con sicurezza matematica un massacro a livelli mai visti prima a memoria d'Uomo. Siccome vedo il genere umano diviso su tutto e impegnato esclusivamente ad affrontare ca%%ate cosmiche che considera spesso "geniali" come l'eolico o quella specie di monopattino a carbonella elettrica con il preciso scopo di eludere quelle più ripugnanti ma centrali che oggettivamente oltre ogni evidenza evidente mettono a rischio il futuro di tutti noi e della maggioranza degli altri esseri viventi da cui comunque dipendiamo, non posso che vedere all'orizzonte un orrore senza confine avanzare inarrestabile.

Non perché sono catastrofista, semplicemente è quello che vedo e che tutti possono vedere se solo smettessero di continuare a sognare utopiche quanto irrealizzabili restaurazioni del progresso senza limiti.


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R4dic4
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Postato da: @gioco

Un colpo al cerchio e uno alla botte ... ecco, dopo aver scritto diverse cose che appaiono contrastare le tendenze incoerenti dei nostri tempi, sento di doverne fare uno che possa smorzare le corde del dissenso al fine di percorrere con la massima lucidità possibile ogni aspetto di quanto accade, anche se non ci piace leggerlo.

Quindi porto una riflessione dura, molto dura, ma che spero venga compresa nel suo significato corretto: dall'ecologia all'economia, noi come umanità cosa abbiamo fatto fin'ora per cercare di gestire in modo armonico il nostro rapporto con l'ambiente?

Lasciamo perdere lodevoli quanto marginali tentativi di ripensare integralmente il modo in cui pensiamo e intendiamo quel rapporto, ad esempio con il bosco commestibile di cui mi sono occupato in contributi di diverso tempo fa in questo forum (QUI un esempio italiano applicato sull'appennino romagnolo). Sono certamente tentativi virtuosi e molto promettenti ma distanti anni luce dal bisogno di risposte che ha un pianeta con più di 7,83 miliardi di persone che vorrebbero il benessere, escludendo ovviamente qualche milione di persone che vive ancora troppo lontano dalla seducente modernità per poterla desiderare.

La Cina e l'India hanno all'incirca 1miliardo e 400milioni di abitanti ciascuna. Sono entrambe nazioni "emergenti", nel senso che il progresso tecnologico di mondi che 50anni fa erano ancora rurali e fermi al medioevo è in fortissima accelerazione e per molti aspetti ormai decisamente più avanti dei paesi occidentali da cui proviene la mentalità del progresso tecnologico attuale. Solo queste due nazioni insieme rappresentano il 35% della popolazione mondiale e se sommiamo un altro miliardo circa rappresentato da Stati Uniti, Europa e Russia, dove esiste comunque un grado di benessere generale piuttosto elevato arriviamo a circa il 50% della popolazione mondiale che ha bisogno di accedere alle fonti primarie come acqua, cibo, energia, terre rare in quantità sufficienti a sostenere almeno il livello di benessere già raggiunto. Se all'equazione aggiungiamo la popolazione di Giappone, Australia e Canada che non stanno certo peggio, dobbiamo aggiungerne 190 milioni c.ca. Infine abbiamo 395 milioni in medio oriente e 800 milioni c.ca in Africa e 580 milioni circa di abitanti in America latina. Queste ultime aree (come in generale il resto del pianeta) hanno situazioni di sviluppo non omogenee ma è ovvio immaginare che chi rimane escluso per i più disparati motivi non possa che desiderare accedere a tutti i vantaggi che la modernità offre.

C'è solo un piccolo dettaglio: o muore tanta di quella gente che non si riuscirebbe a chiamarla nemmeno apocalisse (ci dovremmo inventare un altro termine che non abbiamo) o torniamo a un modello dove il 10% (bene che vada) avrà accesso a un modello di vita moderno al prezzo della totale perdita di ogni diritto all'autodeterminazione (sopratutto riproduttiva) a favore di una percentuale irrisoria (diciamo lo 0,0equalchecosa) che non fa statistica, mentre il 90% viene escluso (a forza) del tutto o in buona parte, oppure l'unica alternativa è una guerra.

Siccome il mondo non ha un unico governo mondiale che decide per tutti e siccome ci sono gigantesche differenze di distribuzione della densità abitativa, con territori immensi e praticamente deserti come la Russia (9 ab./Km²) e territori dove la gente vive con una densità 15 volte superiore come in Cina (137 ab./Km²) o 42 volte superiore come in Giappone (340 ab./Km²) è chiaro che le esigenze dei differenti paesi non sono le stesse, sia in termini politici e amministrativi che in termini di accesso alle risorse (almeno) per mantenere i rispettivi stili di vita.

A questo quadro che già di per se è estremamente allarmante e ci richiama all'urgenza di intervenire per evitare un disastro che COMUNQUE è inevitabile oltre che imminente (non ci sono semplicemente abbastanza risorse per sostenere questi stili di vita già adesso, figuriamoci quelli prossimi venturi anche ammesso che domani ci svegliassimo con il mondo che va a energia rinnovabile, dato che la conversione massiccia alle nuove tecnologie è energivora, oppure pensate davvero che tutta l'infrastruttura 5g -da sola- sia ecosostenibile?! Beh, riformattatevi allora le idee velocemente se non volete proprio saperne del reset globale del World Economic Forum) se ne aggiungono altri due se possibile immensamente peggio.

Il primo riguarda il modello industriale (diciamo quello "classico" e fordista per intenderci) che nasce e si sostiene sul una idea competitiva. Questo vuol dire che alla base della produzione non esiste nient'altro che il profitto oppure l'azienda semplicemente muore, indipendentemente dalla bontà della sua produzione o l'impegno per rendere eco-sostenibile i processi produttivi, tant'è che per continuare a produrre senza costi aggiuntivi "inutili" (per il calcolo del profitto) tutta la produzione è andata dove poteva inquinare liberamente senza restrizioni di sorta, in paesi poveri come la Cina. Sopra il modello competitivo se ne è poi aggiunto un altro che lungi dal risolvere i problemi mai affrontati veramente del primo ne ha aggiunti altri immensamente più gravi. Trattasi del modello speculativo, a cui non interessa affatto il destino dell'Uomo (che era comunque il centro del benessere sostenuto dalla propaganda alla "Happy Days") a meno che non rientri in una scommessa (praticamente clandestina e criminale "per statuto"). Non importa quanto ributtante, basta che ne siano al corrente solo i disumani, cioè quelli che tengono in piedi il botteghino delle scommesse e lo fanno funzionare più o meno correttamente, perché il contratto quando scade sia onorato.

Noterete che in quest'altro quadretto "confortante" quanto un gustoso pranzetto arricchito all'uranio impoverito, tenga ben lontano il discorso del denaro che di fatto oggi equivale esattamente a delle fiche virtuali di una casa da @GioCo d'azzardo. Ne più e ne meno. Bene, di questi due argomenti "leggeri" quando l'opinione pubblica si è interessata?

Mai? Quasi mai? Direi che siamo su per giù vicini all'interesse che avrebbe il drogato in crisi d'astinenza per iniziare a smettere: altissima però da domani, sempre domani.

Pero, però, manca il terzo quadretto, "last but not least", forse il peggiore. Nella visione globale c'è un problema serio, molto serio, strutturale di difesa: in che rapporto sta la difesa di ogni paese che abbisogna delle risorse necessarie a mantenere lo stile di vita raggiunto se non proprio a migliorarlo, tra i differenti paesi che si rifanno alle loro specifiche popolazioni?

Allora, noi possiamo cinciare di tante cose, del fatto che esiste un élite che vuole questa e quella soluzione inaccettabile, che ci prova con questo e con quello schifo di idea, che ha una religione luciferina a guidarlo e tante, tante altre cose brutte che possiamo anche considerare scontate. Tanto siamo in una comunità ai margini dei margini che se la canta e se la suona in perfetta autonomia "da riserva indiana", quindi poco ci cambia.

Ma il problema è: messo e non concesso (e sono il primo a sostenerlo per semplice coerenza) che questi leader siano i più discutibili di sempre sotto tutti i profili, da quello morale a quello intellettuale, ma cosa intendiamo fare noi al loro posto? Ripristinare la normalità precedente? Quale normalità, per Dio? Togliere le restrizioni che ci vengono imposte con la forza per tornare a produrre come prima? Evitare il futuro di una società da neofeudalesimo tecnocratico, liberi di usare come ca%%o ci pare smarphone e SUV? Restituire dignità ai lavoratori o ricostruire un modello economico da lavoro salariato concepibile esclusivamente entro una società competitiva del profitto? Salvare capra e cavoli e avere il benessere dello stile di vita di questo esatto momento e non pagarne il prezzo?

Insomma, se da una parte non possiamo rinunciare al frigorifero e gli altri elettrodomestici, come al riscaldamento, all'illuminazione, ai mezzi di trasporto, alla telecomunicazione e a tutte le altre comodità che consideriamo scontate (e sono davvero troppe) perché semplicemente ci siamo nati dentro queste rivoluzioni tecnologiche e non sapremo come tornare alla vita preindustriale, non ne siamo proprio capaci, auto-sostenibilità o meno (se poi ti si fulmina una lampadina e non c'è l'industria che le produce a chi ca%%o ti rivolgi, a Dio?! Per favore, smettiamola di arrampicarci sugli specchi pur di non vedere in faccia la realtà nuda e cruda!!!) dall'altro dipendere dalla tecnologia e quindi dall'industria che la sostiene, poco o tanto che sia, significa rendere inabitabile il pianeta per TUTTI. Significa che solo una frazione irrisoria dell'attuale umanità può seriamente credere di poterlo fare e tu che mi leggi con certezza quasi matematica (mi dispiace) ma come me non ne fai parte.

Punto e a capo.

Se vogliamo davvero essere responsabili senza comportarci da carogne o da futili drogati di sogni e propaganda, non possiamo che esserlo per tutti, per il pianeta, per la Vita che su di esso in milioni di anni ha trovato modo di prosperare, al netto dei vari cataclismi che si sono succeduti nelle diverse ere geologiche. Per ciò è davvero triste pensare che l'Uomo sia oggi il vero promotore indiscusso di una situazione insostenibile che non riesce a fare propria, ne ad affrontare con la necessaria lucidità di pensiero.

Cioè, fondamentalmente, rimaniamo irresponsabili al massimo grado e al massimo livello possibili ed è per questo che non avremo scampo, proteste o meno di piazza. Personalmente non temo così tanto il "grande reset" quanto quello che potrebbe accadere se non verrà attuato, perché (orrore degli orrori) è l'unico piano concreto che abbiamo che ci piaccia o no per affrontare l'inevitabile presente ed è per questo che verrà messo in pratica, in tutto o in parte. Io lo so, tu lo sai e anche se ci fa schifo (e mi fa schifo) cos'hai da proporre di meglio? Nell'esatta misura in cui non potrà essere realizzato allora sarà guerra aperta e sarà con sicurezza matematica un massacro a livelli mai visti prima a memoria d'Uomo. Siccome vedo il genere umano diviso su tutto e impegnato esclusivamente ad affrontare ca%%ate cosmiche che considera spesso "geniali" come l'eolico o quella specie di monopattino a carbonella elettrica con il preciso scopo di eludere quelle più ripugnanti ma centrali che oggettivamente oltre ogni evidenza evidente mettono a rischio il futuro di tutti noi e della maggioranza degli altri esseri viventi da cui comunque dipendiamo, non posso che vedere all'orizzonte un orrore senza confine avanzare inarrestabile.

Non perché sono catastrofista, semplicemente è quello che vedo e che tutti possono vedere se solo smettessero di continuare a sognare utopiche quanto irrealizzabili restaurazioni del progresso senza limiti.

 


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R4dic4
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Registrato: 2 anni fa
Post: 3
 

Come al solito ciccioso e stimolante.

E' evidente la mancanza di una teoria rivoluzionaria, questo concetto stesso è impastoiato in un passato ovviamente improponibile. Ma non avrei così paura a ritirar fuori questa dicitura "inattuale"...certo la storia insegna che una teoria rivoluzionaria attecchisce quando il terreno è già bagnato e cioè c'è un "Noi" da lanciare contro un "loro" ....e cioè, anche , una consapevolezza diffusa di quali sono i termini del problema, che qui dentro, magari sono più o meno noti, ma come giustamente dici, a nulla serve rimarcarli all'infinito fino a farli diventare un loop rincoglionente...

Ora, accettato doverosamente che questo luogo è un'incontro /scambio di info e ragionamenti...cosa c4zzo abbiamo tra le mani in quest'epoca che potrebbe essere foriero di un inizio ?

IL sovranismo. Poteva non esser male anni fà, adesso io, sinceramente, non saprei che farci.

La fede cristiana? mooolto parziale !

Eppure a volte... mi sembra che ...le uniche chance ?..boh, sicuramente ho visto male !

INtendi bene,sono daccordo con quello che dici e condivido sulla pelle  le angosce, cerco maldestramente una domanda successiva che sappia comprendere la complessità del reale e che sia comunicabile, perchè di informazioni e di far girare le rotelle ormai ne abbiamo...

Grazie


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Simsim
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 194
 

Naturalmente non ho una soluzione.

Ma quello che sta uccidendo la ricerca di una soluzione é la luciferina azione di nascondersi dietro ad etichette giuste con intenzioni sbagliate.

Le problematiche che il mondo affronta sono globali, e globali dovranno un giorno essere le risposte. Ne si deduce che il problema é QUESTO Globalismo, non il globalismo in sé come concetto, e su questo potrei argomentare fino a perdere le dita.

Oggi peró hanno preso il termine Globalismo, ci hanno appiccicato in maniera ineludibile tutti i concetti piú cari del neoliberismo e del capitalismo piú becero te lo hanno servito come biscotto. Ma dentro non c´é la cioccolata bensi...

Il problema non é solo fermare la deriva, ove fosse possibile. Il problema é anche ristabilire la sanitá del dibattito il giorno in cui la deriva é stata fermata e i suoi colpevoli confinati dove non posson piú far danni.

Pensateci bene un secondo: Black Lives Matter, Unione Europea, Ong. Sono tutte cose che a leggere l´etichetta non potremmo che sostenere tutti senza batter ciglio. Peró sappiamo bene cosa c´é dentro. Il giorno che la realtá sará descrivibile ad un bambino in maniera quasi perfetta, quello sará il giorno in cui saremo tornati in un mondo normale. 


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R4dic4
New Member
Registrato: 2 anni fa
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Naturalmente neanch'io ho una soluzione,

ma non posso impedire al mio cervello di arrovellarsi su qualche idea che poi passo al vaglio e che di solito scarto, le mie come quelle altrui...

Sul globalismo come contenitore neutro riempito di neoliberismo cattivo, devo ancora arrivarci...ovviamente una risposta dev'essere globale e saper prendersi carico della totalità, quindi...forse è così...

Però l'etichetta buona con il vino cattivo dentro non è la sola caratteristica del globalismo. C'è anche e soprattutto l'aver spostato il campo di battaglia nel cyberspazio e nel corpo del vivente senza aver dichiarato guerra alcuna.

Sul non avere una risposta al Gran Reset e quindi -ahimè- benvenga, il mio istinto si ribella e dice "meglio un limbo di attesa ad libitum..." che ci permetta di prendere ancora tempo..già ma poi per far chè? informazione,informazione, informazione. E quella non ci manca, per ora...

Quello che manca invece è un bordone di base unificante capace di farsi carico dell'immenso casino e di - intanto- provare a teorizzare un inversione di marcia.

Questo è quello che, tra l'altro, io leggo sottotraccia negli articoli di Gioco, da anni, nei quali trovo lo stimolo per arrovellarmi ancora e che mi spinge a scrivere ora. Certo mi rendo conto che sganciare 4 commenti in un anno non è che sia molto coerente, ma..  si fà quel che si può..

Grazie dell'attenzione

 


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