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L'economia degli ignoranti


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2211
Topic starter  

Questo post è parte di una serie "libera" dedicata alla disamina di significati che consideriamo "normali" o comunque impliciti rispetto il nostro quotidiano e di cui non abbiamo notizie, quanto piuttosto solide credenze, anche se spesso scopriamo nostro malgrado che le intendiamo così, cioè credenze, perchè siamo stati addestrati a riconoscerle in questo modo.

L’economia mondiale è oggi
un gigantesco casinò.
Fidel Castro

Per vivere
conta più l'amore
verso il prossimo
o verso noi stessi?

@GioCo

Cos'è l'economia? Parto dall'assunto che non ne so nulla. Treccani mi informa che l'etimo significa "amministrazione della casa" (fonte: treccani.it).
Ok, ma a che serve amministrare la casa se non ce l'hai? Una economia ce l'ha pure un senza tetto che per definizione una casa non ce l'ha. Infatti l'enciclopedia della treccani ci informa che l'e. è il "complesso delle risorse (terre, materie prime, energie naturali, impianti, denaro, capacità produttiva) e delle attività rivolte alla loro utilizzazione [...]". Non so a voi, ma a me questa definizione non piace per nulla, per il semplice motivo che non dice niente. Ad esempio, perché dovrei considerare la terra una risorsa che "fa" economia?

Al solito a me importa giocare con il lato cognitivo per osservare cosa succede e allora proviamo a fare un ipotesi: l'economia è la percezione (=l'atto di prendere coscienza di una realtà) soggettiva del valore.

Beh, caspita, una definizione piuttosto ardita, no? Vediamo di puntellarla meglio.

Diciamo per semplicità che tale percezione è suddivisibile in tre parti: valore primario, valore ordinario e valore straordinario. Sempre per praticità diciamo che il valore primario è quello legato ai così detti "bisogni primari", quello ordinario ai bisogni socialmente definiti (come il SUV o lo smartphone) quello straordinario è il valore che non rientra nei primi due, come ad esempio il valore sentimentale che può avere una vecchia foto, quello religioso che riguarda l'intimità del sacro o quello simbolico e creativo, ad esempio di un opera d'arte rinascimentale che ritrae Gesù Cristo. Generalmente il valore straordinario è definibile come un valore primariamente soggettivo, anche condivisibile, spalmato indifferentemente su qualsiasi "ente" su cui l'attenzione può focalizzarsi. Terra coltivabile compresa. Ma anche semplicemente il giardinetto davanti casa dove ci piscia il cane. La parte bella di questa definizione è che è soggettiva, cioè egocentrica, esattamente come l'economia che si esprime in un paese "occidentale" e non oggettiva, come siamo stati abituati a pensarla.

A parte il bisogno primario che è espressione di una funzione fisiologica, tutti gli altri sono bisogni costruiti, cioè sono espressione di una attività cognitiva. Per cui se diamo per scontati i primi, possiamo ridurre il campo delle definizioni alle ultime due categorie di valori (molto più "ampie") ridefinendo una "economia ridotta" al cognitivo, in questo modo: una credenza soggettiva che attribuisce valore.

Ora, cosa definisce il valore? Cioè, perchè a un certo punto dovrei dare valore a qualcosa, renderlo più importante rispetto al resto? Facciamo attenzione che la simiglianza non risolve il problema, nel senso che l'uguaglianza del sensibile non parifica il valore, infatti per noi il valore distintivo permane fondamentale anche tra enti identici. Il "MIO" Suv (se ne possedessi uno) non sarebbe certamente "uguale" a un altro anche se identico financo nella polvere che ci sta sopra, in quanto è quello che mi appartiene e anzi, se mi accorgo che c'è un ente uguale tanto che corro il rischio di confonderlo, cercherò subito di personalizzarlo (magari non il Suv che ha una chiave personalizzata elettronica, ma molti altri oggetti certamente!). Al "MIO" Suv do quindi valore specifico per il semplice fatto che mi appartiene e dal momento in cui inizia ad essere "MIO".

Ora, sia la proprietà che il possesso sono credenze (=astrazioni) nel senso che non c'è un elemento fisico che determina una cosa come "la proprietà" o "il possesso", è l'Uomo che costruisce un idea di possesso e di proprietà. Ad esempio, se prendo a nolo un Suv, non è mio ma nessuno può saperlo solo vedendomi girare per la città a meno che non stia scritto sulle portiere o da qualche parte ben visibile che è una macchina a nolo. Stessa solfa se prendo in prestito il Suv di un amico. Per il possesso la questione è più banale: tutti possono vedere che le unghie che possiedo sono le mie, ce le ho nelle dita, ma quando sarò morto chi le possiederà? Ma poi chi può dire se le mutande che indosso le possiedo? Nei sempre puritani paesi anglofoni del XIX secolo la cintura di castità con lucchetto poteva essere imposta a sbarbati per impedire la masturbazione (fonte: focus.it). A parte l'aspetto tragicomico (che cito apposta per ridere un po') è evidente che l'indossatore del capo di vestiario non poteva essere il possidente, tanto meno il proprietario. Tuttavia se oggi ci fosse in un club sadomaso qualche sbarbato che decidesse di indossarlo per fare il figo non potremmo dire altrettanto: ma quali elementi ci permettono di distinguere? Semplice, il dato storico e sociale che poggiano entrambi sui significati astratti, che per quanto ne sappiamo potrebbero essere rovesciati, nel senso che non stanno scritti su nessuna pietra.

Quindi il valore (e il suo opposto speculare, il disvalore) non è altro che una credenza che si concentra su un ente. Se credo fermamente che la croce sia un valore, in quanto rappresenta la mia fede in terra santa, magari quando vado in pellegrinaggio sarò disposto ad acquistarne una a un prezzo molto maggiore di quello che mi sarebbe costata sotto casa dai cinesi. Comunque l'acquisto dai cinesi non avrebbe di certo lo stesso valore. La parte importante però non è il termine "valore" ma "concentra".

L'atto della concentrazione infatti (per conseguenza logica del ragionamento) "è" il valore.

In un altro mio post ho già discusso come il segno gestito dall'attenzione potrebbe essere il "gessetto" nella lavagna dell'esperienza che crea significato. Quindi l'atto della concentrazione è riferito al segno, che marcato con più decisione (per esempio ripetuto, come nelle litanie ritualistiche o nelle preghiere) impone una significazione più marcata (quindi un valore o un disvalore). La propaganda (=meglio nota come carosello o pubblicità) esegue questo compito in modo egregio, "rinforzando" il valore di tutto ciò che costruisce relazione oggettiva con i beni di consumo. Ma c'è un "ma": il rinforzo non poggia sull'ingegneria emotiva, la propaganda invece si.

Quindi il semplice ripetere "crea" valore (positivo o negativo), sbilanciando la mia geometria di relazioni che sarà in questo modo polarizzata verso il -o in opposizione al- segno (=significato) nella misura in cui entra in @GioCo l'emozione. In particolare l'affetto (=attaccamento) e il timore (=distacco).

Dell'affetto (e del timore) non ho parlato fin'ora nei miei post, mi riserbo di scrivere più avanti un pezzo dedicato, perché l'argomento è troppo delicato e complesso per ridurlo a poche righe. Qui basti il seguente ragionamento per brevità: i passi del processo che produce valore sono sempre tre e sono tre azioni. La prima è il blandimento. La seconda è la minaccia. La terza è l'aggressione fisica. Sono i tre passi dell'educazione classica come l'abbiamo ricevuta e riprodotta in migliaia di anni, cioè per quanto ne sappiamo da quando esiste l'Uomo. La mamma (ad esempio) inizia con gesti affettuosi a guidare il bambino, se si ribella prova con la minaccia, se insiste arriva l'atto fisico "aggressivo". Lo Stato usa esattamente le stesse procedure per fare rispettare le sue leggi e rivediamo riprodotti questi passi persino nelle azioni che tradizionalmente farebbe il demonio per trarre in inganno l'Uomo. Ma la parte curiosa è che lo stesso processo si osserva pure in natura! Non sfuggirà quindi alla persona attenta che si tratta dei tre passi della "procedura standard" educativa ovunque nel mondo. Solo che in anni di studi in educazione non ho trovato qualcuno che la descrivesse in questo modo ... credo perché "implicita".

Andiamo avanti ancora un pochino per concludere il filo del ragionamento. Se l'economia è il prodotto di una credenza soggettiva che modella il valore dei significati è dinamica. Non sta fissa sulle cose, ma si modella sull'onda delle credenze individuali che di volta in volta sono plasmate dalle persone ... che non hanno idea di come modificarle. Quindi, per fargli un favore, gliele modifica qualcun altro.

Chi?

Se l'Uomo moderno fosse il prodotto di un parassitaggio di ordine superiore, come avevamo provato a immaginare in un altro mio post già ripreso in questo, possiamo ipotizzare sia un gruppo di individui privilegiati in quanto eredi di una specifica educazione, umani che si sarebbero trovati al vertice di una struttura gerarchica biocentrata (cioè governata a livello ormonale, endorfinico) lasciata in eredità da ectoparassiti, coscienti di non essere un prodotto innato (=un adattamento ambientale) ma in un processo di "civilizzazione" (=educativo), per ciò di un interferenza educativa "estranea" e alienante. A onor del vero era impossibile per questi presunti (secondo questo ragionamento) privilegiati fare qualcosa di diverso dal proseguire nel loro compito -segretamente-, anche dopo avessero perduto il contatto con le potenziali guide -parassite-. Non fosse altro perchè erano stati concepiti apposta per stare al vertice. Tuttavia è probabile che come per la vita sul resto del pianeta, i nostri progenitori autoctoni avessero nei geni quello che definirei "una prepotente capacità di riadattamento ambientale", meglio noto come "furbacchioneria" che deve aver dato tanto filo da torcere ai parassiti. Questo per un motivo semplice: il pianeta è instabile. Probabilmente la vita di suo ha una durata molto, molto superiore a quella che ci troviamo a condividere su questo pianeta con le creature che abitano qui e si sono adattate insieme a noi. Ma siccome ogni stagione geologica c'è un cataclisma globale che rischia di provocare un estinzione di massa -totale-, per evitare di rimanere estinta, la vita si deve essere riadattata a ricostruire rapidamente la sua presenza a partire dalle poche creature che ogni volta riescono a sopravvivere. A mio avviso, per consentire questo, c'è un solo modo "adatto": accorciare il più possibile il ciclo vitale della specie. Ma questo produce anche un sacco di ricadute molto interessanti. L'esasperazione del tratto della furbizia è uno di questi. Furbo ha come etimo probabile l'essere pulito esteriormente (ma non moralmente) per ingannare il prossimo, oppure vedere chiaro per non essere ingannati. Sia come sia, il fringuello che diventa un vampiro perchè scarseggiano i liquidi nell'ambiente dove si trova, come agisce se non con furbizia? Noi lo chiamiamo "adattamento" , ma è evidente che spicca la rapidità con cui il fenomeno si riproduce, abbastanza estraneo a qualsiasi processo genetico di "adattamento" -di cui non c'è prova-, ma piuttosto vicino a un intuitivo meccanismo cognitivo e (ma guarda!) educativo, che possiamo ben riconoscere in noi: un fringuello commette la furbizia e poi la insegna agli altri. La parte interessante di questo specifico documento è che stiamo osservando un atto ectoparassitario.

In altre parole il fringuello "si adatta" con un atto di furbizia che ha bisogno di riprodursi con l'educazione in quanto fatta a spese di un altra specie. Quindi, se accettiamo che l'educazione si riproduce in contesti simili, possiamo adesso definirla come: "un atto che serve a riprodurre internamente a una specie un comportamento e/o un pensiero parassita" (ovviamente nel solo quadro cognitivo a ad esclusione di quello istintivo, se no dovrebbe valere anche per pulci e zecche). Ma se accettiamo questo allora cos'è l'economia?

L'economia è una ricaduta dovuta all'adattamento (furbo) rispetto a un contesto in rapido cambiamento, che si esprime con la manipolazione del valore percepito di un segno (=significato) individuato nel contesto istante per istante. Manipolata però da un ectoparassita diventa anche: il modello di controllo comportamentale perfetto.

Beh, chennedite? A me piace! 😀


Citazione
comedonchisciotte
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 634
 

Una chiosa.

Per quanto ne so io, economia è un termine che precede i concetti legatti al denaro. La composizione delle due parole "oikos" (casa) e "nomos" (qui lo renderei con "regola" o "regole") tende a portare al concetto primitivo di economia come "regole per gestire la casa". E' ancora insufficiente, ma tutti gli economisti sanno con tristezza che l'economia nasce come scienza della scarsità. Proviamo a ridirlo: l'economia è la scienza che insegna a gestire risorse limitate per conseguire i bisogni di una famiglia.
Questa visione dell'economia come amministrazione oculata, gestione delle scorte, tecniche per coprirsi con una coperta sempre troppo corta, è ancora presente nel nostro vocabolario, per esempio nel termine "economo", solitamente colui che gestisce (con una certa tirchieria) gli acquisti e le scorte.

Manca ancora la parola "polis". L'economia come la intendiamo oggi è di solito quella che andrebbe chiamata "economia politica", cioè economia dello Stato, visto che il termine polis corrisponde oggi più allo Stato che alla città.

Poi l'economia è diventata un delirio. E qui il tuo intervento ci sta.


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BIGIGO
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Registrato: 2 anni fa
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Per vivere
conta più l'amore
verso il prossimo
o verso noi stessi?

L'Amore... non ha un verso e nemmeno due


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BIGIGO
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 162
 

Le parole, e quindi anche "economia" trovano un senso solo se poste in un preciso contesto. Per questo hai dovuto argomentare con pazienza sul contesto per poter definire con precisione la parola "economia". E' la relatività. Ma vale solo nel contesto preso in esame. Già valutare la parola "economia" in un diverso contesto da quello, oggi individualista, ad esempio dell'ape nell'alveare, assume un diverso significato.


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