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Opera Vs Attaccamento


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Stamattina il mio demone ci è andato giù pesante. Non lo fa di solito. Nel dormiveglia millanta mila cose si incastravano alla perfezione. Erano le 6 di mattina e volevo solo dormire, ma quando fa così c'è poco da fare a parte sopportare.

Il Cosmo. L'etimo significa "ordine" ma poi l'inquisizione (dei padroni del discorso) l'ha sostituita con "universo" e così oggi è rimasta. La realtà ha quindi perso un Ordine originario semantico e l'Ordine non avendo più padroni autogeni è passato in mani sovrumane, diciamo in un certo senso "divine". Perché nel frattempo la macchina biologica è stata derubricata in "realizzazione fallace".

Perché ? Banale, perché "muore" e lo fa "soffrendo". Ha un tempo e quando questo tempo scade, scade. Un tempo che spesso vive male.

In realtà la morte è una Grazia, l'unica vera Grazia. Ma per capirlo è obbligatorio fare qualche passo indietro e il mio demone vuole siano (umanamente) ricordati questi passi.

Nell'Ordine Cosmico non conta la forza, ma l'Armonia e la Saggezza. La Saggezza è la realizzazione (in pratica) dell'Armonia. Nel disegno di tutte le cose la distruzione è complementare alla costruzione, non conflittuale e come tale andrebbe accettata. Ma allarghiamo ancora un poco il quadro della "visione". Usciamo dal rigido schema della materialità dell'esistenza.

Come ho già avuto modo di accennare non esiste (a livello semantico) nessuna "materialità". Ciò che noi indichiamo con "materiale" è unicamente un illusione dei sensi e quindi un esperienza (specifica) che veicola il corpo. Nulla di più ne di meno. L'esperienza nel corpo innesca quel principio di cui tante volte ho parlato per cui la realtà delle cose "si rovescia" (come nello specchio) ed è per ciò guidata da ciò che manca e non da ciò che c'è. In un cielo stellato notturno è il buio che fa risaltare le stelle, è il buio che prevale ed è sempre il buio che ci permette di avere un unica attenzione concentrata dove occorre. Archetipicamente il buio è incoscienza e allo stesso tempo ignoranza.

Noi nel corpo viviamo un esperienza "unica". Nel senso che la nostra attenzione rimane "univocamente" concentrata in un luogo e in un tempo (tipo raggio laser) e così il nostro sguardo. Seguiamo nel dettaglio un certo tipo di continuità di eventi da un punto di vista che è esclusivamente il nostro. Chi osserva, l'osservatore dietro lo schermo della realtà che si dipana senza posa, non ha "punti di vista" e non ha "un tempo". Come il pubblico in una sala di un cinema è "tutti e nessuno" rispetto gli eventi "sempre e nell'istante" allo stesso modo per chiunque. Praticamente un pensiero collettivo che segue l'Opera più generale attraverso i corpi dei viventi.

Ogni individuo dell'innumerevole pubblico "anonimo" (incorporeo) che forma quella collettività "oceanica" si identifica in quello sguardo, ognuno specifico ed eletto a protagonista della sua propria storia e accade una cosa strana. La proiezione nel corpo inizia a costruire una identità fittizia che è l'immagine di quella realtà illusoria creata dai sensi e quindi un prodotto del corpo e della sua attività. Una identificazione.

Quindi la collettività inizia nel corpo a pensare se stessa come unità a se stante e siccome non può negare la sua natura, si manifesta attraverso il "desiderio" (profondo) di ciò che manca (praticamente tutto il resto) o meglio di ciò che suppone/crede sia carente o del tutto assente. Il buio prevale ovunque ed inizia l'avventura della "identificazione", l'eroe che affronta l'infinito. Perché dove prevale l'incoscienza è il dramma che prende il sopravvento.

Ebbene, l'inizio accade fuori dal Tempo. Il Tempo inizia con il primo corpo, la prima esistenza consumata da una identificazione giovane che avrà una serie di caratteristiche positive, quelle che si osservano nel bambino. Sarà vitale, sarà pieno di desiderio e di certezze incoscienti circa le sue conquiste. A nulla varranno i millemila consigli e avvertimenti. Quindi farà anche un sacco di danni perché nell'incoscienza è ciò che accade. Come già Ercole che secondo Euripide e Seneca reso pazzo da Era uccise moglie e figli e poi passò il resto della sua vita a espiare la sua colpa. Così l'anima giovane agisce: nel pieno delle sue forze commette per volontà di un Ordine Superiore (l'Opera stessa) delitti orrendi che poi nelle sue esistenze successive passerà ad espiare.

Anche Dante ci racconta della regola del contrappasso che fuori dalla metafora dell'Inferno, non ci dice tanto come si entra nell'averno cattolico, ma come se ne esce. L'infinito dei gironi infernali, come tante volte ho detto, finisce quando finisce. Cioé rimane "infinito" nei cicli corporei di una vita dopo l'altra e fintanto che si vive la prospettiva del divenire tramite il corpo e nella proiezione della identificazione.

Secondo la regola originaria si passa attraverso il ciclo sempre nello stesso modo e seguendo la luce. Dopo la fine di un corpo e per prendere le sembianze nell'esistenza successiva secondo quell'Opera già stabilita a priori per il numero esatto prestabilito. Quindi una vita dietro l'altra, come in una specie di telefilm in cui ogni puntata si "carica" degli elementi osservati nella precedente e si arrichisce così di significati. In questo senso ogni nascita non è mai uguale alla precente ma porta dietro "doni" innati, cioè esperienza coltivata in precedenza. Ad esempio saper cantare, suonare o dipingere. Allo stesso "tempo", la carica originaria data dall'incoscienza viene perduta. Si ha sempre meno voglia di "cambiare il Mondo" e sempre più di farla finita con questa pantomima, un po' come quando si sta per arrivare al capolinea. Dopo (per fortuna) basta. Si esce dal cinema e si prosegue altrove.

Ogni esistenza non è affatto detto che stia nello stesso canale temporale della precedente. Segue regole differenti che non attengono a un ordine temporale ma semantico, metanarrativo e simbolico~metaforico. Come se l'intera storia che viviamo sia essa stessa un mito.

Noi viviamo quindi immersi nella miseria più nera e in specie in senso cognitivo~semantico e questo è fatto apposta, in quanto ciò che accade non è e mai sarà minimamente sotto il nostro controllo "mentre accade". Perché banalmente mentre siamo nel corpo, non è ove accade la creazione dell'Opera. Ogni cosa è già stata predisposta e ogni accadimento è già stato studiato per osservare un certo effetto, ne più e ne meno di una "pièce teatrale", un atto di un dramma più vasto. L'esistenza entro un corpo sarebbe quindi niente più di un atto di un dramma più vasto che ci vede protagonisti.

Noi quindi non solo non siamo coscienti di vivere entro una dimensione proiettiva, come se stessimo guardando un film, ma nell'immedesimazione diventiamo il corpo stesso mentre agisce nell'estensione illusoria del Mondo dei Sensi e quindi percepiamo la sua fine come la nostra. Se poi siamo anime giovani, non abbiamo in memoria (negli strati più profondi) le tante e tante volte in cui siamo passati da un atto all'altro, da una puntata all'altra, da una vita all'altra, da una dimensione tempo~spaziale all'altra e per inseguire una specifica evoluzione semantica che riguarda una certa Storia incredibilmente più vasta e di natura mitica. I legami con l'origine sono recisi, come il cordone ombelicale e viviamo la separazione nella sua dimensione più incisiva. Per ciò il corpo e la materia diventano tutt'uno e si deve fare di tutto per preservare ciò che da esso promana, logicamente.

Tra l'altro il piacere è vissuto con specifica intensità, esattamente come il Mondo dell'Infante, ogni esperienza è in un certo senso "totalizzante" (in termini di intensità). Se abbiamo fame è come se il Mondo intero avesse fame e non sentiamo ragioni. Perché dietro a tale schermo illusorio (non scordiamolo) c'è sempre quell'Oceano che non può rinnegare la sua natura, può solo vivere un altro telefilm come se fosse l'unico.

Un anima giovane poi deve ricevere il massimo delle attenzioni (dall'infinito e dall'Ordine originario). Come un infante, i pannolini bisogna cambiarli di continuo perché non fa che navigare nella sua merda e nel suo piscio (altrimenti) mentre frigna e chiede continuamente assistenza greve. Tormenta incessantemente tutti con i suoi lamenti e "bisogni" del tutto slegati dalla realtà che lo circonda (tipo "great reset" o depopolazione) perché concentrati sul mito del corpo che è carente (perché incapace di tutto dato che è troppo giovane e troppo separato dall'origine) e in cambio fornisce infiniti guai perfettamente inutili. Dall'inquinamento industriale, alla confusione tra le parti e le responsabilità, dall'uso indiscriminato e più sbagliato della tecnologia alla pedofilia, fino alla coltivazione di credenze tra le più bislacche immaginabili (stile "caffé latte" preparato in spiaggia con acqua di mare e sabbia) però vissute con estrema serietà... Tutto contribuisce a rendere caotico ciò che per sua natura dovrebbe essere armonico.

Chiaramente il bisogno dell'infante prescinde dalla logica e segue leggi che riguardano le relazioni affettive. Quando il bambino dichiara che i genitori sono cattivi e li vorrebbe morti, non scherza! Poi però se potesse realmente ucciderli condannerebbe anche se stesso. Non è forse questa la relazione che conserviamo con queste "classi dirigenti" ?  Non è forse tutta l'attenzione rivolta verso di loro e i loro "bisogni" assurdi ?

L'Amore originario è uno e uno rimane. Ma filtrato attraverso il tropo del corpo esso si riduce ad attaccamento (perché escludiamo tutto il resto di ciò che esso significa). Così ci attacchiamo a tutto, come l'Amore fosse colla. Partendo ovviamente dal corpo stesso e in estensione verso qualunque altra cosa. Siccome l'Amore rimane uno e scorre dall'Origine sempre uguale, l'attaccamento è potente.

Quando il corpo cede il passo e spira, l'attaccamento lavora in senso contrario e ostacola il processo di rinnovamento. L'identità privata del corpo vuole tornare indietro e paradossalmente rende quasi impossibile ciò che accade di suo senza sforzo. Avere un altro corpo "nuovo" e un altra vita. Naturalmente un sacco di insidie si nascondono in questi passaggi delicati. Creature che traggono a vario titolo beneficio dall'ostacolare il processo e che alimentano l'identificazione. Lo fanno attraverso per esempio l'esacerbazione della sofferenza. Oppure l'elezione dell'ego (come nella ricerca della fama in vita ad esempio). Come non notare che la tecnologia ad oggi disponibile (dalla TV allo smartphone) amplifica proprio questi aspetti ?!

Quindi se vedi che si sta spremendo il tuo cuore per ottenere più "Amore" e riverbera con ciò (semanticamente) certi attaccamenti, magari con un bel film d'azione divertente, cerca di capire bene cosa questo significa per te !

Perché dopo (purtroppo) è tardi per riflettere.


Teopratico hanno apprezzato
Citazione
Teopratico
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 256
 

Si, stavolta il tuo demone ci è andato decisamente giù pesante. Grazie.


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