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8 SETTEMBRE. Ottant’anni dalla morte dell’Italia

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BrunoWald
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Volevo pubblicare nel forum un articolo diviso in diverse parti, dedicato alle tragiche vicende che hanno convertito la nostra nazione in un protettorato straniero, e al ruolo essenziale svolto dai traditori che hanno sempre infestato a tutti i livelli le nostre istituzioni civili e militari. In effetti l’articolo è già molto avanzato, ma non sono riuscito a ultimarlo in tempo per questo triste anniversario per cui mi limito a postare le seguenti riflessioni.

L’8 settembre 2023 ricorre l’ottantesimo anniversario della morte dell’Italia come nazione sovrana, perchè da allora siamo diventati un protettorato americano, e come comunità di destino, perchè, dalla tragedia della guerra civile in avanti, abbiamo perduto il senso della fondamentale unità di intenti e d’interessi che caratterizza ogni vero popolo, e la divisione degli italiani in bande e fazioni contrapposte, ognuna perseguendo interessi particolari a scapito del bene comune, è divenuta la nostra normalità. Anche oggi siamo testimoni del cinismo di governanti senza scrupoli che lavorano alla rovina dell’Italia in obbedienza a direttive straniere. Vi è infatti una costante della nostra storia, una consolidata tradizione che ha giocato un ruolo decisivo nella miseria del nostro paese e che, appunto per questo, viene taciuta e nascosta a un punto tale, che essa è stata praticamente rimossa dalla coscienza collettiva degli italiani: mi riferisco al tradimento alla nazione, costume amatissimo dalle nostre classi dirigenti.

Sul finire del 1942, quando le nostre truppe combattevano ancora sul fronte nordafricano, il re e gli alti gradi delle forze armate avevano già deciso di arrendersi al nemico, col quale peraltro mantenevano contatti all’insaputa del governo fascista attraverso l’intermediazione dei circoli massonici. Non vi era, in ciò, nessuna motivazione politica e tantomeno etica, ma soltanto la brutale volontà di sopravvivenza della classe dominante italiana, allora riunita intorno a Casa Savoia e composta dall’alta borghesia, dai vertici militari e civili e dalle gerarchie ecclesiastiche: tutti costoro erano ben decisi a non affondare insieme alla nazione e a mantenere intatti i propri privilegi, ingraziandosi gli angloamericani al prezzo di un tradimento che avrebbe trascinato l’Italia nel fango, spezzato l’unità nazionale e consegnato il paese agli orrori della guerra civile, mentre eserciti stranieri si davano battaglia sul nostro territorio.

Ma nulla di tutto questo fu mai preso in considerazione dai gentiluomini riuniti intorno a Vittorio Emanuele III: l’unico obiettivo per essi pertinente era quello di saltare appena possibile sul carro dei vincitori, evitando nel contempo di farsi scoprire e fucilare dai tedeschi. Per questo, non appena destituito Mussolini con il golpe del 25 luglio 1943, ci si affrettò a proclamare solennemente che “la guerra continuava a fianco dell’alleato germanico”. Raffaele Guariglia, ministro degli esteri del nuovo governo Badoglio, si mostrò “indignato” per la sfiducia dei tedeschi e dette la propria parola d’onore al suo omologo von Ribbentrop, mentre gli emissari da lui inviati prendevano contatti segreti con gli angloamericani.

Nel frattempo il capo di stato maggiore, generale Mario Roatta, ordinava alle truppe di procedere in formazione di combattimento contro “i perturbatori dell’ordine pubblico” “aprendo il fuoco a distanza anche con mortai e artiglierie senza preavviso come se si procedesse contro truppe nemiche”! Mai, durante il Ventennio, il regime fascista aveva fatto sparare sulla popolazione civile: la ritrovata “democrazia” ucciderà invece in pochi giorni 93 cittadini italiani e ne ferirà 563, mentre i tribunali militari, fino all’8 settembre, condanneranno 3500 persone a pene varianti da 6 mesi a 18 anni di reclusione.

Il 3 settembre 1943 alle ore 17,15 il generale Castellano, rappresentante del governo italiano, firmò a Cassibile in Sicilia un armistizio umiliante che consisteva nella resa incondizionata dell’Italia, espressamente pretesa dagli angloamericani: un atto scellerato le cui conseguenze stiamo pagando ancora oggi. Il governo Badoglio avrebbe dovuto darne pubblico annuncio entro poche ore, diramando nel contempo istruzione alle nostre truppe al fronte di passare armi e bagagli dalla parte del nemico, contestualmente opponendo resistenza a qualunque atto ostile da parte dei tedeschi, al fianco dei quali stavano combattendo da tre anni.

Senonchè, la cricca badogliana aveva un tale terrore dei tedeschi, che continuò a temporeggiare accampando pretesti finchè gli alleati, stufi di aspettare, presero l’iniziativa di annunciare essi stessi per radio cinque giorni dopo, l’8 settembre, l’avvenuta resa e cambio di campo dell’Italia: presi dal panico, i nostri governanti si diedero ad una fuga ignominiosa, provocando la dissoluzione dello stato e delle forze armate. Per farsi un’idea della caratura morale di costoro, è sufficiente citare il caso del generale Roatta, quello che ordinava alle truppe di sparare sugli italiani: pur essendo uno dei protagonisti principali degli eventi in corso, la sera dell’8 settembre telefonò al maresciallo Kesselring per manifestargli la sua “sorpresa” nell’apprendere via radio della firma dell’armistizio, assicurando di essere sempre stato all’oscuro di tutto. Commenta Vincenzo Vinciguerra:

«Un modo astuto per garantirsi la pelle nel caso che fallisca la fuga programmata per il giorno successivo.»[1]

All’alba del 9 settembre, infatti, la famiglia reale e il governo al gran completo, insieme a tutti generali e i funzionari che riuscirono a trovar posto in qualche mezzo di trasporto, fuggirono da Roma come topi, abbandonando l’esercito e la popolazione all’inevitabile rappresaglia tedesca. Giunti a Brindisi, i felloni sgomitarono fra loro per salire sulla nave che doveva portarli in Egitto, dove andavano a mettersi sotto la protezione degli inglesi, mentre per l’Italia si apriva il periodo più tragico e funesto della sua storia.

Se all’epoca avessimo avuto una classe dirigente degna di questo nome, che sentisse sulle proprie spalle il peso della responsabilità ed avesse minimamente a cuore il destino dell’Italia, l’unica soluzione dignitosa sarebbe stata quella di proseguire la guerra, anche dopo la deposizione di Mussolini, non solo per mantenere fede agli impegni presi con la Germania, dimostrando che non siamo un popolo di banderuole e voltagabbana, ma anche e soprattutto per impedire che la nazione si spaccasse in due e fosse presa in mezzo, inerme e divisa, tra due contrapposte forze di occupazione: da un lato gli angloamericani, che malgrado l’armistizio continuavano ad esserci nemici e ci bombardavano come e più di prima, e dall’altro i tedeschi esacerbati dal tradimento.

Ma una decisione di questo genere avrebbe comportato la necessità di sacrificarsi per il bene dell’Italia, mentre il tradimento e la capitolazione consentivano non solo di carpire la benevolenza dei nuovi padroni in qualità di servi disposti a tutto, ma anche di creare i presupposti per una delle più indegne mistificazioni della nostra storia: la menzogna per cui la corona e la borghesia italiana sarebbero usciti alla prima opportunità da una guerra voluta dal solo Mussolini, e nella quale erano stati trascinati loro malgrado. Una menzogna che trovò terreno fertile nel contesto delle narrazioni di comodo che dominarono il clima politico e culturale del dopoguerra.

La realtà era ben diversa. Mussolini fu probabilmente il più riluttante a entrare in guerra – come dimostrato dal mancato rispetto del Patto d’Acciaio nel settembre 1939, e dai continui pretesti e rinvii opposti a Hitler nel tentativo di restare fuori dal conflitto. E in ogni caso, mai avrebbe potuto imporre alle forze armate di entrare in azione contro il volere del Savoia: è assai probabile, al contrario, che siano stati proprio Vittorio Emanuele III e la nostra borghesia stracciona ad insistere affinchè non si restasse esclusi dalla spartizione di un facile bottino nel momento in cui la Germania sembrava aver vinto la guerra. Ciò nulla toglie, ovviamente, alle pesanti responsabilità del duce, ma smaschera la vile mistificazione della “guerra fascista”, che i poveri italiani innocenti e brava gente avrebbero subito per colpa esclusiva del malvagio dittatore.

I mali che hanno funestato il nostro paese negli ottant’anni successivi, e in modo particolare negli ultimi tre decenni, hanno la loro radice negli eventi tragici e vergognosi dell’8 settembre 1943, e della guerra civile che ne fu l’ineluttabile conseguenza. Finché il nostro popolo non farà seriamente i conti con quel passato, cercando di ristabilire la verità storica per quanto dolorosa ed umiliante essa possa risultare, anziché rifugiarsi in narrazioni di comodo, ipocrite e menzognere, la decadenza dell’Italia proseguirà inesorabile, obbligando ogni nuova generazione a pagare un prezzo sempre più esorbitante.

 

[1] V. Vinciguerra, “Nemici della Patria”: https://www.andreacarancini.it/2011/12/vincenzo-vinciguerra-nemici-della/

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PietroGE
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La rea incondizionata è stata la logica conclusione di una vergognosa giravolta di furbastri i quali credevano che , visto che il cavallo sul quale avevano puntato stava perdendo, si potesse cambiare cavallo quando la corsa stava ormai per finire. Una cosa che non ti fanno fare in nessuna corsa di cavalli veri, figuriamoci in una guerra con milioni di morti. L'8 Settembre è certamente il giorno della vergogna per l'Italia, ma non per tutti, C'è ancora chi crede che sia stato il giorno del passaggio 'dalla parte giusta' della storia, salvo poi lamentarsi delle servitù militari 40 anni dopo. Alla tragedia, come succede spesso in questo Paese, si aggiunge poi la farsa quando si celebra la 'resistenza' come una specie di vittoria 'morale' della WWII, quando in realtà è stata una sanguinosa guerra civile.


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Martin
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Concordo nella sostanza, ma non completamente. Come attestato dal bombardamento di Roma (effettivamente chirurgico, con "solo" 3000 morti) del 19 luglio 1943, l'Italia non era minimamente in grado di difendersi dai bombardamenti USA e GB dalle nuove base nordafricane: era letteralmente alla merce' dei bombardamenti alleati. Tanto per capire che aria tirava, qualche giorno dopo  inizio' il bombardamendo di Amburgo (24-31 luglio 1943), che fu invece di sterminio indiscriminato, al napalm ed al fosforo, per una intera settimana, incluso sui soccorsi, con oltre 50.000 civili bruciati o cotti vivi. Se l'Italia non si fosse arresa, avrebbe subito lo stesso destino di Germania (800.000 vittime civili da bombardamenti di sterminio) e Giappone (1 milione di vittime civili, incluse le 2 atomiche), ossia bombardamenti di distruzione totale delle citta' e di sterminio indiscriminato degli abitanti, teorizzato e invocato in particolare dal maniaco sanguinario Churchill, e non se la sarebbe cavata con "solo" 65.000 vittime civili da bombardamenti (sempre cmq di molto superiori alle 11-12.000 vittime civili delle rappresaglie nazifasciste).

Questi erano i nemici con i quali avevamo a che fare: hanno molto credibilmente minacciato lo sterminio indiscriminato, e preteso la resa incondizionata. In confronto Hitler nel 1940 fu molto piu' pietoso con la Francia, dato che fino appunto al 1943 aveva lasciato in piedi il Governo non belligerante di Vichy, che poi diede un aiuto fondamentale a USA e GB in Nord Africa (l'infame coltellata alle spalle dei presunti cugini francesi, pur trattati con i guanti bianchi sia da Hitler che da Mussolini, di cui quasi nessuno ancora oggi parla).

La resa, in tali condizioni, era a mio parere militarmente giustificata, e non e' stata una follia. Concordo pero' sul fatto, provato, che il sabotaggio interno da parte di monarchia, massoneria e vari circuiti dell'alta borghesia, era iniziato molto prima, e soprattutto che c'e' modo e modo di arrendersi, anche in quelle condizioni. Non si puo' cedere su tutto, non si puo' scappare come fece il Re e la sua consorteria, e non si puo' addirittura dichiarare guerra all' ex alleato, come fece Badoglio, sia per una questione di onore e sia perche' in tal modo si inaspriva all'estremo la guerra civile.

Attenzione perche' sia il preponderante contributo militare italiano nella resistenza all'invasione in Sicilia pre luglio 1943, sia quello dell' Esercito Repubblicano di Salo' nel 1943-45 vengono continuamente sminuiti e falsificati. La storia nella versione Anglo Sassone parla sempre e solo di resistenza dei Tedeschi, quando le vittime della guerra in Italia nel 1943-45 annoverano anche 40.000 militari italiani dal lato di Salo', costantemente ignorati. Se il Nord Italia e' caduto solo il 25 aprile, ossia solo 15 giorni prima della fine della guerra il 9 maggio, e' perche' in Italia ci fu una guerra reale, con eserciti e popolo italiano divisi in una guerra reale, militare e civile.

Cosi' come la versione dei vincitori continua a ignorare che nel 1915-18, l'Italia fu l'unica degli alleati a vincere militarmente la WW1, grazie a Vittorio Veneto ed all'invasione e occupazione di Friuli e Trentino Alto Adige. Alla data dell'armistizio di Compiegne dell 11 novembre, una settimana dopo l'armistizio italo austriaco, non un solo soldato francese inglese o americano aveva messo piede in territorio tedesco. Ovvio che fummo defraudati della vittoria militare, fu una realta', non un mito mussoliniano. Ma chissa' perche', grazie anche al famoso romanzo dello squilibrato, alcolizzato  e razzista Hemingway, sempre a parlare di Caporetto: Vittorio Veneto per gli Austriaci fu infinitamente peggiore, perche' in quella disfatta "caporettiana" persero non una battaglia, ma la guerra. Ma gli Austriaci non ne parlano in termini simbolici in continuazione, non parlano di Viktorio Veneto anche quando perdono a briscola, come noi con Caporetto, con il risultato di associare falsamente ad una sconfitta una guerra in realta' militarmente vinta.

Da una sconfitta bellica (quale Paese non ha perso una guerra?) e da una guerra civile NON SI ESCE continuando a processare la parte perdente, ed oltre mezzo secolo dopo. Tutti i Paesi prima o poi hanno perso una guerra, ed aver perso la WW2 non equivale ad un eterno marchio d'infamia. Sono passati quasi 80 anni, ma i vincitori vogliono che si continui a ragionare se fossimo nel 1946.

COME NO! Come se la Francia democratica non avesse fatto la guerra d' Algeria - reputata nemmeno una colonia ma territorio francese (!!!!) - e come se i bombardamenti di sterminio di milioni di civili non fossero continuati, in Corea, Vietnam e Iraq.... e come se la seconda invasione dell' Iraq da parte di Bush o la guerra alla Libia non fossero state aggressioni.............

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oldhunter
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Tutto incontrovertibilmente vero. E quel levantinismo della classe dirigente italica da allora si perpetua a danno della nazione e del suo popolo che pure ha dimostrato più volte - almeno nei suoi migliori figli - di far degnamente parte della schiera degli eroi.

Su questo levantinismo, d'altronde, bisogna purtroppo oggi far conto sapendo che costoro salteranno sul carro del vincitore nella guerra in corso quando l'imperialismo degli angli inevitabilmente crollerà vinto dal multipolarismo delle altre nazioni.

In tal senso, mi furono di lezione le parole di uno dei grandi piloti della Luftwaffe, uno dei sopravvissuti alla II Guerra Mondiale, il colonnello Steinhoff a cui ho avuto l'onore di stringere la mano alla NATO Defense College di Roma dove lo conobbi. Parlando della guerra e rammentandomi certe sue esperienze mi disse "Nella prossima guerra voi italiani ci sarete nemici... ma la nostra esperienza ci dice che vi unirete a noi quando staremo per vincere". Johannes Steinhoff nel dopoguerra era diventato Generale e capo di Stato Maggiore della nuova Luftwaffe e, successivamente presidente del comitato militare della NATO. 

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Martin
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Ma bene, come no....quindi l'ex Nazi Steinhoff, quello che non ha perso un solo attimo per fare il classico salto della quaglia, passando immediatamente agli ordini USA, ossia del Paese che aveva appena bruciato vivi 800.000 suoi connazionali, innocenti civili, ha quindi addirittura la faccia di insultare NOI,  in sostanza come "eterni traditori".. eh si, lui in fondo aveva solo cambiato squadra di calcio, vero?

Non e' che poi magari si sia mai domandato chi aveva ragione, quando Mussolini scongiuro' Hitler di non invadere la Polonia, perche' sarebbe stata la WW2, mentre Hitler era convinto che si sarebbe trattato di un' invasione isolata (come quella del tutto gratuita, non provocata e imperialista della Boemia post Monaco); o quando Mussolini lo scongiuro' di ritirarsi in un fronte difensivo dalla Russia, perche' prendere la Russia  sarebbe stato impossibile, e se USA e GB avessero preso il Nord Africa, per l'Italia sarebbe stata finita.....come puntualmente accaduto....

Ci siamo arresi anche perche' nel luglio 1943 era visibile a chiunque non solo che non eravamo in condizioni di difenderci dai bombardamenti, ma anche che alla Germania di Hitler dell' Italia, fascista o non fascista, non gliene e' mai fregato meno di zero.... il signor Steinhoff dovrebbe solo vergognarsi delle stronzate che spara

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BrunoWald
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@Martin

Sono consapevole dell'immane tragedia che la lotta ad oltranza avrebbe significato per la popolazione italiana, e so che è facile per me scrivere queste cose alla tastiera del pc, per così dire "senza impegno". Ma l'essere nati a cose fatte non è nostra responsabilità, e non ci esime da una valutazione obiettiva di quegli eventi.

Certo, i sadici criminali anglosassoni avrebbero probabilmente raso al suolo le nostre città e sterminato la nostra popolazione, come effettivamente fecero in Germania e in Giappone. E tuttavia, tedeschi e giapponesi hanno combattuto fino all'ultimo, non hanno gettato le armi al cadere delle prime bombe. Perché loro hanno potuto, e noi no? Siamo un popolo dappoco? O se vogliamo rigirare la frittata, le nostre vite contavano più delle loro? Le nostre città erano più preziose delle loro?

Non direi. La risposta è un'altra: al contrario di noi, tedeschi e giapponesi avevano dei capi degni di questo nome. I vertici politico-militari italiani non hanno tenuto in alcun conto il benessere della popolazione, né tantomeno gli interessi delle generazioni future: agirono spinti esclusivamente da interesse personale e di casta, come dimostrò la maniera con cui gestirono la situazione, e la codardia con cui abbandonarono la nazione al suo destino, come tu stesso hai messo in evidenza.

Direi che ciò taglia la testa al toro, per quanto riguarda l'intera questione, perché proprio di questo si tratta: le finalità ignobili degli artefici della capitolazione, e le modalità disonorevoli in cui essa ebbe luogo, furono la causa diretta delle sciagure che si abbatterono sull'Italia nei mesi seguenti, e le cui conseguenze continuiamo a scontare ancora oggi.

Attenzione perche' sia il preponderante contributo militare italiano nella resistenza all'invasione in Sicilia pre luglio 1943, sia quello dell' Esercito Repubblicano di Salo' nel 1943-45 vengono continuamente sminuiti e falsificati. La storia nella versione Anglo Sassone parla sempre e solo di resistenza dei Tedeschi, quando le vittime della guerra in Italia nel 1943-45 annoverano anche 40.000 militari italiani dal lato di Salo', costantemente ignorati. Se il Nord Italia e' caduto solo il 25 aprile, ossia solo 15 giorni prima della fine della guerra il 9 maggio, e' perche' in Italia ci fu una guerra reale, con eserciti e popolo italiano divisi in una guerra reale, militare e civile.

Concordo, la sistematica denigrazione della Repubblica Sociale e delle sue Forze Armate è la chiave di volta dell'intera architettura delle mistificazioni su cui si fonda la precaria legittimazione della Repubblica degli sciuscià e delle segnorine, nata dalla Resistenza e battezzata nelle acque purissime di Piazzale Loreto. Ecco la conseguenza della condotta della cricca sabauda: siamo l'unico popolo al mondo che si vanta e celebra eventi di cui si vergognerebbe anche una tribù di selvaggi.

Infatti, per quel che vale mi considero un cittadino in esilio della Repubblica Sociale Italiana, stato legittimamente costituito sul nostro suolo dopo il tradimento e la fuga della monarchia da quei connazionali che non intendevano calare le brache di fronte al nemico, e che col loro sacrificio impedirono che il disonore e la vergogna fossero totali: al giorno d'oggi potrebbero sembrare parole retoriche, invece sono drammaticamente vere.


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oldhunter
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@Martin

Le parole di Steinhoff sono una frustata sul viso di ogni italiano così come lo furono per me, tuttavia allora restai muto e in silenzio perché chi parlava era uno dei grandi piloti della Luftwaffe a cui dovevo rispetto, un integerrimo uomo che - contrariamente a quanto lei afferma per ignoranza dei fatti o superficialità - non cambiò mai casacca, che era quella della fedeltà alla propria patria che lo chiamò nel 1966 a rientrare nei ranghi della sua arma per le grandi e note capacità dimostrate con onore in sette anni di guerra.

Ma chi pronunciò quelle dure parole poteva ben farlo perché nel suo discorso esse erano dirette ai nostri capi, ai generali e all'indegno loro re, quelli sì dei voltagabbana e dei traditori dell'alleato e del loro stesso popolo, e non alla nostra gente o all'italianità in genere come poi specificò. 

La mia domanda è una sola: aveva torto?

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Martin
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@holdhunter:

Temo che tu non conosca bene i Tedeschi, nel bene e nel male...io invece oltre ad essere letteralmente imbottito di cultura tedesca, li ho anche in famiglia..... se Steinhoff si fosse limitato a parlare del passato, il tuo discorso potrebbe reggere, ma uno che ha affermato, come tu stesso hai riportato, che "nella prossima guerra voi italiani ci sarete nemici... ma la nostra esperienza ci dice che vi unirete a noi quando staremo per vincere" , sta evidentemente parlando del tradimento opportunistico non come di un evento della storia del passato, ma come di un destino ontologico insito nell'identita' italiana....qui siamo al livello dell' ewiger Italiener, identico all' ewiger Jude (l'eterno Giudeo).. me l'avesse detto a me nel NATO Defense College di Roma, avrei avuto serie difficolta' per non tirargli la tartina del cocktail in faccia... e per non ricordargli, tanto per fare un esempio, Junio Valerio Borghese o, ancora meglio, il loro Ammiraglio Canaris, il capo della Abwehr, che ancora oggi non si sa quanti segreti militari tedeschi e italiani ha passato alla GB ininterrottamente a partire dal 1941 per 4 anni, prima di essere impiccato come traditore nell'aprile 1945...gli archivi delle Brutish Islands restano guarda che caso chiusi su Canaris, proprio come quelli su Rudolf Hess e quelli sulle informazioni ottenute via decifrazione del codice Enigma in tutta la guerra a partire dal 1943... lo sai perche' Rommel ha spesso vinto? Perche' aveva capito che le comunicazioni venivano decifrate, e quindi all'ultimo momento faceva il contrario di quello che aveva comunicato...ben altro che "il superiore valore e disciplina delle truppe Anglo Sassoni", e delle truppe dei loro schiavi dell' India...

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BrunoWald
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@Martin

Non dimenticare che la Triplice Alleanza si chiamava così perché c'eravamo anche noi, con la Germania e l'Austria-Ungheria, e nel 1915 facemmo un primo salto della quaglia a guerra mondiale già iniziata. Nel 1940 la cosa non si è ripetuta, sospetto, solo per le folgoranti vittorie tedesche in Polonia e Francia, del tutto inattese, che imposero un fuori-programma non molto gradito alla filobritannica borghesia italiana.

Entrati solennemente in un Patto detto d'Acciaio nel maggio 1939, in settembre già ci chiamavamo fuori, e nove mesi dopo entrammo in guerra con un atteggiamento che definirei quantomeno "timido"... I tedeschi ci hanno salvato la pelle in Libia e in Albania, mentre noi nascondevamo depositi di nafta per giustificare l'inazione della flotta da battaglia. Per poi chiudere "in bellezza" nel 1943, dichiarando guerra alla Germania cui, fino al giorno prima, assicuravamo la nostra lealtà.

Uso la prima persona plurale perché sono italiano anch'io, ed è giusto che ognuno di noi affronti questa sordida eredità della storia nazionale come una macchia personale, da lavare con un cambiamento di condotta individuale e collettivo di cui finora, purtroppo, solo pochi connazionali si sono dimostrati capaci. In ogni caso questi comportamenti infamanti della classe dirigente non devono far dimenticare il valore con cui tanti nostri soldati hanno affrontato il nemico, spesso in condizioni pesantemente sfavorevoli.

In quanto ai tedeschi, almeno loro Canaris l'hanno impiccato, insieme a parecchi altri traditori. Da noi invece l'hanno fatta franca quasi tutti, a parte un paio di ammiragli le cui responsabilità erano obiettivamente minori. Anche per questo siamo messi così male.


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Martin
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Comprendo Bruno, ma il discorso e' parecchio complicato. Se osservi come e' caduto il fascismo nel luglio 1943, il percorso e' lo stesso del successivo crollo della Romania: gli Anglo Sassoni, via servizi, massoneria etc si infiltrano nel Paese,  puntando non solo su traditori, oppositori, profittatori etc, ma - attenzione - anche sui settori pacifisti, idealisti, sensibili o semplicemente  deboli, incapaci di reggere agli infiniti orrori della guerra, per favorire il crollo del fronte interno ed in ultima istanza la rovina del Paese.

E nel nostro Paese, caso unico al mondo, c'era il Vaticano,  peggio di cosi'.....non per nulla l'Italia si e' unita con diversi secoli di ritardo su Francia, Spagna Portogallo e perfino Olanda......

Come disse Mussolini: "Adolfo parla facile, ma lui e' da solo solo in Germania, mentre qui a Roma purtroppo siamo in tre: il Re, il Papa ed il sottoscritto"

Lo stesso con il golpe in Jugoslavia: i servizi GB (ed anche Sovietici) aizzarono un gruppo di giovani ufficiali assolutamente idealisti, ed il risultato del golpe fu la rovina totale della Jugoslavia, ossia l'invasione tedesca e italiana, perche' come ovvio ne' la Germania e ne' ancora meno l' Italia potevano tollerare che la Jugoslavia uscisse dalla neutralita' e diventasse una immensa base navale e aerea ostile nella guerra.

Anche Canaris, pare che decise per il tradimento  (durato 4 anni e dalle conseguenze ancora sconosciute ma sicuramente esponenziali a livello militare, dato che era il capo dell' Abwehr, ossia di un ampio settore del controspionaggio militare nazista) dopo aver assistito alle stragi di civili ed Ebrei in Polonia... comprensibie, figuriamoci, di fronte a simili orrori, ma quando dopo qualche anno Amburgo Wurtzburg Rostock Dresda etc etc divennero degli inferni di decine di migliaia di civili bruciati vivi, era ormai troppo tardi per tornare indietro...


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sarah
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Trascorsi ottant'anni da quella data, occorre secondo me un'ulteriore precisazione che quasi sempre sfugge nei discorsi di taglio "storico" che ancora oggi cercano con imbarazzo di trovare una collocazione accettabile ai fatti del 1943 in genere. Ad oggi, e semplicemente per ragioni anagrafiche, sono ormai scomparse quasi tutte le persone che vissero direttamente quegli anni; non è esattamente un dettaglio di poco conto perché la loro scomparsa ha fatto inevitabilmente venir meno tutte le testimonianze davvero obiettive, quelle in cui trasparivano abbastanza bene le tinte chiaroscure degli avvenimenti storici che avete ben ricordato nei vostri interventi. Molti di questi racconti passarono attraverso il vaglio severo degli storici "ufficiali" che nei decenni del dopoguerra si occuparono di cucire la narrazione del mito della fondazione dell'Italia repubblicana. In realtà, il passare del tempo non sta consegnando gradualmente all'oblio quella drammatica fase storica ma la sta tuttora elevando alla dimensione di mito. Essa non pare più nemmeno collocata in un tempo e in uno spazio ma ormai consegnata al "tempo eterno" delle leggende fondative. Oggi è gioco facile servirsi di quell'armamentario di fatti e immagini per prendere solo ciò che interessa senza il timore di essere smentiti da qualche testimonianza autentica. La sanguinosa guerra civile, la grottesca e patetica dissoluzione dello stato con i vertici in fuga, il vergognoso scambio dell'incolumità dei vertici con la vita dei civili inermi sono stati tutti abilmente utilizzati come in un collage per trasformare una disastrosa sconfitta in una sorta di vittoria in extremis sulla quale fondare l'onore della neonata repubblica. Oltretutto, l'atteggiamento fellone che spesso si annida in chi in Italia riesce a mettere le mani su qualcosa di valore ( è doloroso ammetterlo ma ahimè è così ) non solo non fu riconosciuto ma si dimostrò addirittura premiante, visto che chi vendette informazioni all'avversario si ritrovò poi spesso a guidare le istituzioni, le stesse che costituiscono oggi lo stato. Spesso mi sono domandata come sia stato mai possibile fondare una nazione "unita" su principi ricavati da un periodo storico così drammatico, per non aggiungere altri aggettivi coloriti. Poi mi guardo attorno e trovo facilmente la risposta. 


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omega
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Bruno mette il dito nella piaga ormai purulenta dell'8 settembre, la morte della patria, da allora non più risorta. Da allora siamo un volgo disperso calpesto e deriso, come prima del Risorgimento.

Non condivido però alcune delle sue affermazioni, che tendono a circoscrivere la responsabilità del fascismo e di Mussolini e a sottovalutare la sua condotta prima e durante la guerra, come ad esempio la nefasta decisione di attaccare la Grecia; vorrei anche ricordare la decisione della grande maggioranza dei capi del fascismo il 25 luglio, che di fatto sfiduciarono il loro duce.

Ritengo anche sbagliato sostenere che non si doveva prendere atto della situazione e che si doveva continuare la guerra con i tedeschi. Si doveva però agire con più lealtà e onore; si doveva cioè chiedere agli alleati di cercare una soluzione diplomatica del conflitto e successivamente, in caso di risposta contraria, arrendersi senza volgere le armi contro l'ex alleato, ma neanche continuare a combattere al suo fianco come collaborazionista.

Ma soprattutto, Re e governo dovevano rimanere al loro posto e non scappare abbandonando le forze armate e la nazione.

 

 

 


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XaMAS
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vorrei solo precisare che la famosa decisione dell'entrata in guerra non fu presa da Mussolini come la sinistra traditrice e "vittoriosa" ci fa credere scrivendolo nei libri di storia e ripetendolo nei mezzi di informazione ogni qualvolta ne ha la possibilita' dal 1945 a oggi.
fu il re (minuscola voluta) a deciderlo perche era lui il capo delle forze armate, basta cercare in Rete :

Lo Statuto stabiliva anzitutto che il trono fosse ereditario secondo la legge salica, dando poi ulteriori disposizioni circa la successione reale in caso di minorità del re. Il re era capo dello Stato, capo del governo e capo di tutte le forze armate
https://it.wikipedia.org/wiki/Statuto_Albertino

Mussolini semplicemente ci mise la faccia, forse credendo che la guerra si sarebbe risolta in poche settimane (come da sua ammissione) e volendo cosi' prendersi i meriti, mentre il nano savoiardo furbamente aveva fiutato l'aria, magari ben sapendo dei tradimenti che lui ed i suoi compari specie in Marina avrebbero fatto.

io ancora oggi mi domando come sia possibile che sia stato abolito l'esilio per quella famiglia di traditori, l'Italia avrebbero dovuto guardarla solo attraverso google maps....

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Martin
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@Bruno:

In sostanza concordo, ma la storia e' piu' complicata. Il Patto d' Acciaio richiedeva un coordinamento strategico, non certo che l'Italia  seguisse passivamente la Germania in scelte mai valutate e adottate insieme. Hitler fece il patto con Stalin senza mai interpellarci, e decise d'invadere la Polonia sempre senza mai interpellarci. Non che i Polacchi non si meritassero una lezione, ma Hitler pensava di farla franca come nella gratuita occupazione post accordo di Monaco della Boemia, che fu criticata anche da molti Nazisti come quello che effettivamente fu, ossia puro imperialismo. Poi, dare una lezione alla Polonia e' una cosa, ma farla letteralmente sparire dalla mappa, salvo il Governatorato Generale (ossia la nuova versione del Pale of Settlement ebraico zarista), e' ovviamente un'altra.

Mussolini e Ciano erano invece convinti al 100% che dall'occupazione della Polonia sarebbe partita la WW2, ed e' dimostrato che avevano ragione. Volevano arrivare alla Esposizione Universale Romana del 1942, c'e' ancora oggi un intero, enorme quartiere a Roma con quel nome (ma fa lo stesso), ed in piu' sapevano che l'Italia era totalmente impreparata, anche perche' si era letteralmente prosciugata con le guerre in Etiopia e in Spagna. Tralaltro quasi nessuno mai scrive quello che peraltro gli Spagnoli sanno benissimo, anche se lo nascondono, ossia che senza i 70.000 militari italiani e le armi italiane, Franco non avrebbe mai vinto la guerra civile. Dal 36 al 39 la meta' del bilancio pubblico italiano fu usata per finanziare la guerra in Spagna, ove inoltre lasciammo una quantita' di armi allucinante. Ma ancora oggi si tratta il contributo italiano alla guerra civile spagnola come uno dei tanti, quando fu l'unico rilevante e decisivo.

Nel suo secondo libro (Zweites Buch) del 1928, autentico, scoperto nel 1945 e letto da quasi nessuno, Hitler aveva rivelato di ritenere l'espansione territoriale ed imperiale nell' Est Europa e in Russia l'unica misura possibile per competere con gli USA: gli untermenschen di Est Europa e Russia dovevano solo servire la razza ariana, c'e' poco da negare. Somiglia alla nuova visione di Dem USA e Commissione UE: per competere con la Cina, bisogna sfasciare la Russia.

Come poi Hitler decise invadere la Russia senza interpellarci (anche se e' ormai dimostrato che Stalin stava per attaccare, ma si fa finta di niente anche su questo), e si rifiuto' di ritirarsi difensivamente perche' la Russia era imprendibile, e se gli Alleati avessero preso il Nord Africa, per l' Italia sarebbe stata finita (come Mussolini continuo' a ripetergli inutilmente dalla fine del 1942). Il Patto d' Acciaio fu un errore perche' Hitler fece sempre quello che gli pareva: era ossessionato dalla Russia e dal nuovo impero tedesco in Russia. E nel luglio 43 apparve chiaro a tutti a cosa aveva portato l'ossessione di Hitler con la Russia: all' Italia esposta al 100% ed INERME ai bombardamenti USA e GB dalle nuove, vicine basi nordafricane.

Poi certo, la nostra classe dirigente post 1945 e' stata composta anche da una ampia quota di traditori, e' fuori discussione. Basterebbe controllare le biografie REALI di Pertini, Amendola, Spadolini, Scalfari, etc per non parlare di Luigi Longo, il segretario del PCI dal 1964 al 1972, un autentico criminale, il regista occulto di almeno l'80% dei crimini della Resistenza. 

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Martin
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Xamas: Comprendo l'intento, ma non e' esatto. I Savoia quasi ci obbligarono ad entrare nella WW1: il Parlamento italiano era neutralista, ma molti votarono a favore dell'entrata in guerra perche' se avessero votato contro, si sarebbe aperto un profondo e pericolosissimo conflitto istituzionale con la monarchia, gia' apertamente schierata a favore della guerra. In tutta la WW2, certo che ci furono enormi responsabilita' dei Savoia, dal'inizio alla fine, ma la disgraziata decisione di entrare in una guerra che al tempo sembrava a tutti finita, con il crollo della Francia e con la GB isolata, fu principalmente di Mussolini, che ripeto pensava, come tutti al tempo, che si sarebbe trattato di una mera "coda", almeno in Europa.  Ne' vale la storia dello Statuto Albertino, perche' Mussolini insisti' per avere il comando delle FA, ma il Re si rifiuto' di mollarlo e si fece il compromesso classico all'italiana, per cui il Comando delle FA restava al Re, che lo "delegava" a Mussolini.

Mussolini negozio' per un mese in segreto con Churchill, anche se non sapremo mai come e su cosa, perche' il carteggio e' sparito e gli Inglesi non parlano, tanto per cambiare. Evidentemente non ottenne quello che voleva, molto probabilmente Suez. In ogni caso, non solo Churchill, ma anche il francese Reynaud e Roosevelt cercarono i tutti i modi di convincere Mussolini a non entrare in guerra, fino al 27 maggio: gli furono proposte e consegnate diverse assicurazioni. Mussolini, secondo Ciano, rifiuto' tutte le proposte dei citati e decise per la guerra il 28 maggio.  Vedasi in merito perfino Wikipedia nella versione italiana, ossia Entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale - Wikipedia. C'e' poco da girarci intorno, la decisione, anche secondo Ciano, la prese Mussolini e ne porta la piena responsabilita' storica.

Una volta entrati in guerra, quello che Mussolini voleva era l'invasione dell' Egitto, per prendere Suez e poi asseritamente negoziare la pace con la GB da una posizione di forza. Il piano non era per nulla illogico, ma resta il fatto che l'entrata in guerra dell'Italia determino' la mondializzazione di una guerra fino a quel momento solo europea, allargandola a Mediterraneo, Nord Africa, Corno d' Africa e Medio Oriente. La decisione di Mussolini, come quella giapponese in Asia, fu importantissima ai fini di uno dei risultati piu' esponenziali della WW2: la fine dell'Impero Britannico.

Gli Inglesi lo sanno, e non ce l'hanno MAI perdonato: basta che discuti con gli storici inglesi - i piu' bugiardi del mondo....Se gli dici le cose "giuste", dopo qualche minuto perdono sempre le staffe. Prima della WW2, erano quelli che comandavano nel mondo: dopo la WW2, comandano gli USA: un bilancio magrissimo, per non dire catastrofico!!! Ergo, a mo' di compensazione, dal 1945 gli Inglesi pretendono che tutti, stile coretto religioso, celebrino il "loro sacrificio per salvare la democrazia", quando si erano solo fatti come sempre gli affaracci loro, ed alla fine e' andata male anche a loro, non solo a noi...

 

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