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Quando gli angeli sbagliano


GioCo
Noble Member
Registrato: 1 anno fa
Post: 1969
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Probabilmente la più antica forma di verosimiglianza è la cosiddetta "legge del taglione" di cui abbiamo notizia addirittura nel codice di Hammurabi (XVIII sec. a.C.).

Non a caso in ambito sacro si parla invece di "legge del contrappasso" che non è esattamente la stessa cosa. La prima è stabilita per gestire norme di governo del Mondo degli umani e cambia a seconda del modo in cui è interpretato un certo gesto in una certa società, la seconda per uno escatologico e non cambia al cambiare degli usi e costumi, come il principio di gravità che non cambia al cambiare del pianeta.

Così se era lecito stabilire che l'omicidio in Babilonia avesse come pena la morte, però ammetteva allo stesso tempo che fosse convertita in un ammenda se la vittima era uno schiavo. Il passaggio nell'aldilà invece non fa sconti e se hai agito per il Male, avrai il tuo peso da portare con te... Cercheremo di approfondire il concetto in questa sede.

Fin dai tempi più antichi a noi noti c'era comunque una umanità divisa in classi che prevedeva una disparità di trattamento e di prospettive e all'interno di un idea più generale e culturale che stabiliva un certo ordine sociale. Diciamo per semplicità che c'è da sempre stata per noi una umanità di serie A e una si serie B che va implicitamente riconosciuta di volta in volta.

A noi però interessano meno le leggi che definiscono tali ordinamenti e più la mentalità con cui osserviamo il prossimo, perché è qualcosa che ci trasciniamo dai tempi antichi e che domina, nonostante le varie rivoluzioni culturali e lo stile di vita medio in un epoca, quella moderna, che si affanna a ribadire i diritti inalienabili e naturali dell'individuo, fallendo miseramente quando tenta di difenderne la logica di fondo.

Bene, cerchiamo quindi di fare una nuova "scoperta dell'acqua calda" e vediamo perché certe idee sul nostro prossimo non è bene coltivarle ne pubblicizzarle.

Ci interessa in questa ennesima opera di Sisifo a cui mi accingo a dare il mio contributo per volontà del mio demone, sottolineare come l'incoerenza abbia la meglio in ogni tentativo di imporre la verosimiglianza.

Taglio corto: quante volte mi capita di vedere e sentire persone deboli che ce l'hanno con chi in epoca recente ha discriminato, tormentato senza ragione, abusato della sua posizione sociale, violato diritti fondamentali e naturali che era tenuto a difendere e che per ciò apostrofa in tanti modi creativi questi reprobi, tentando di ribaltare la situazione da perseguito a persecutore?

Diciamo che c'è nell'aria una intensa volontà di vendetta e rivalsa?

Ma @GioCo ci stai dicendo che dovremmo perdonarli?! No, ovviamente no! Perché non vanno condannati ma compresi in quando più fragili rispetto a una situazione più complessa e generale, cioè più Grande rispetto i nostri miseri orticelli prossimali. Se hai "superato" la prima fase aggressiva della psyops ma lo hai fatto per timore, ad esempio dei sieri e di ciò che avrebbero potuto comportare, non hai agito diversamente da chi li ha accolti per lo stesso motivo. Per ciò come i primi si sono bevuti la verosimiglianza che "i sieri erano salvifici" per te non sarà diverso berti la verosimiglianza che "la colpa è tutta di chi ha accettato acriticamente la situazione".

Il risultato è lo stesso, dividere chi era unito per renderlo colpevole e rivolgere gli uni contro gli altri in una spece di liberatoria azzuffata da O.K. Corral. La si butta in caciara perché non si riesce a vedere come sia la similitudine a gestire meglio che la differenza.

Così i 4 scalzacani che non avrebbero potuto nemmeno costituire un problema per il pensiero più remoto di un bambino, possono aggirarsi tra di noi con piglio signorile e dare ordini. Il peggio di noi, una volta che ci saremo macchiati dell'onta di non aver compreso nulla della condizione che ci ha dominato dentro, potrà procedere con orgoglio vedendo bene come il resto, che pensava se stesso migliore per pura ipocrisia, si è reso nel frattempo degno suo pari in nefandezza, condannando chi ha ceduto prima al ricatto. Ci faremo così abbastanza schifo (dentro) da esternare la debolezza che avevamo nascosto con cura fino a quel momento.

L'errore però non è nalla condanna di fatti, come vorrebbero far credere coloro che hanno da sfogare dentro tutta la rabbia repressa nel tempo. L'errore è nel ridurre all'offesa personale un torto che ha carattere globale. Evidentissimamente.

Se da una parte ha senso condannare un gesto che produce un danno, senza motivo, dall'altro però va anche rimesso tale gesto nel contesto e valutata (o più spesso rivalutata) la "forza" morale della persona che si è resa responsabilie di quel gesto.

Primo Levi ci descrive ad esempio come la sua propria debolezza, cedendo totalmente alla crudeltà del campo di concentramento e quindi abbracciata acriticamente, abbia consentito la sopravvivenza a lui e ad altri che come lui, al prezzo però di cancellare la sua umanità e di portarne con ciò la colpa per il resto della vita. Chi aveva posto moralmente la sua umanità sopra i doveri del campo, era stato sterminato senza pietà, confermando che la sopravvivenza stava unicamente nell'ubbidienza cieca.

Chi s'azzarda a condannare Primo Levi?! Lui stesso. Ecco chi.

Onguno di noi ha in sé questo potente richiamo all'ubbidienza. Non lavora in tutti allo stesso modo e non ha su tutti ha la stessa presa. Ma agisce indistintamente su ognuno e conserva una forza infinitamente superiore alla nostra volontà individuale. Perché non è lagata alla volontà ma al corpo, al Mondo dei sensi e della materia e all'ordine naturale delle cose. Il corpo è sede per le emozioni che lavorano e plasmano la nostra indole. Ci strutturano e al contempo danno al luogo che abitiamo un carattere, un impronta che poi si mescola con le altre.

Tanto più siamo (inconsciamente) legati al corpo, tanto più siamo deboli davanti alle situazioni drammaticamente miserabili. Un campo di concentramento è un esempio portato all'estremo che ci aiuta a capire i principi sottostanti che sono propri di una logica ferrea.

Come reagiremo in tale situazione? Con la fantasia, siamo tutti commandos che si infiltrano e fanno giustizia di tutte le tirannie sanguinarie che non possiamo sopportare.

Ma una parte di noi non può non essere accanto a Primo Levi. Non quello che ci racconta dopo i fatti e di quanto sta male per ciò che ha fatto, perché è facile farlo con il senno di poi, ma durante e ben sapendo che il biasimo è meglio lasciarlo per il tiranno.

Non per chi ha ceduto, anche subito, alla tirannia, ma per noi stessi e per le nostre miserie. Perché nell'esatto instante in cui quel biasimo si estende alla vittima, condanneremo noi stessi a diventare disumani, come è acccaduto a Primo Levi. Ricordiamoci che non sono mai i deboli, gli stupidi o i cattivi ad essere quelli che hanno la responsabilità per tutti. Sono gli angeli, quelli che si definiscono e vedono "buoni", perché quando sbagliano loro e con ciò si lasciano corrompere dalle lusinghe della verosimiglianza, sono dolori per tutti.

Indistintamente.

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