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Robot Vs Uomo


GioCo
Noble Member
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Imagine inquetante, vero? A me mette i brividi alla schiena, non so voi, soprattuto se penso che la macchina è stata creata e voluta esclusivamente per essere messa in competizione con l'Uomo e nessuno ancora si è chiesto perché vi sia tanto dispendio di denaro ed energie intellettuali per una cosa così tremendamente inutile. Più inutle che il sacrificio dei bambini al Dio Moloch.

Ma, prima di affrontare il tema in oggetto, devo doverosamente fare alcune premesse che mi riguardano: la mia preparazione nasce come elettrotecnico e programmatore, poi come educatore. Quindi ho una conoscenza discreta del mondo delle scienze fisiche legate all'elettronica e una simile per le scienze umane. Questo per quando riguarda la teoria. Per quanto riguarda la pratica, ho svolto per molti anni l'attività di programmatore e fatto sia lavori di microprogrammazione (quella più vicina alla macchina, per intenderci) che di programmazione complessa, come quella orientata agli oggetti e web. Ho tenuto anche corsi in cui mi sono occupato di orientamento agli oggetti e altri argomenti "astratti", ho fatto attività di analisi e progettazione di sistemi (che chiamerei "proto-i-cloud", cioè quel mondo nato con il nuovo millenio dall'open source e dalla telefonia cellulare, dove i clienti non pagano per il possesso del software bensì per l'utilizzo dello stesso). Proprio nei primi anni del nuovo millennio ho iniziato a occuparmi per curiosità e incoscienza di educazione. Senza volere ho finito per fare il percorso rovesciato rispetto quello informatico, iniziando come volontario e utilizzando il @GioCo come mediatore relazionale gestendo una ludoteca frequentata da persone con disabilità sociali, poi ho fondato insieme ad altri alcune associazioni senza fini di lucro e infine mi sono laureato in scienze dell'educazione. Per ciò per cause del tutto "storiche" mi trovo nella posizione di capire abbastanza bene il mondo dell'informatica e quello delle scienze umane, nonché dell'enorme divario che separa questi due universi.

Da quel che capisco, la maggior parte delle persone ha una visione del mondo elettronico e informatico "pratica" minima e un idea delle sue potenzialità "immaginabili" poco o per nulla aderente alla realtà. Per ciò per introdurre temi di attualità e il rapporto conflittuale che abbiamo con la macchina, spesso uso opere di fantasia, tipo "Terminator" o "Matrix", entrate nell'immaginario collettivo. Tuttavia se da una parte questo aiuta, dall'altra di certo ostacola la comprensione, rendendo tutto più complicato.

Un aspetto che completa questa introduzione è l'approccio che la persona formata in scienze umane e/o con una formazione classica e con la passione per la storia e la letteratura, ha rispetto una persona con formazione tecnico-scientifica fisica e matematica (anche molto avanzata) tipica del mondo dell'elettronica professionale di alto profilo. Diciamo che questi ultimi vivono la "sindrome di Michelangelo", quando gridava contro la statua del Mosé appena ultimata: "perché non parli?!" (fonte arttrip.it). In passato vi sono infatti stati studiosi che per tramite della programmazione hanno tentato di simulare la vita "elettronicamente" e tutt'ora gli stessi sono concentrati nel tentare di mettere in comunicazione le loro creature elettroniche con l'Uomo. La procedura parte con una definizione schematica, ad esempio di cosa sia la vita, l'intelligenza, il linguaggio, oppure la comunicazione, quindi si inserisce quella descrizione nel computer sotto forma di istruzioni e dati e si osserva cosa succede "mettendola in moto". Se quello che succede si comporta come il sistema schematizzato, se ne deduce che quella è una riproduzione della cosa in sé (ad esempio la vita) anche se si tratta di un risultato esclusivamente "estetico", che simula. L'idea alla base è che non sia l'ambiente a determinare la vita ma semplicemente l'informazione isolata. In altre parole si assume il principio che il comportamento osservabile di dati che sono elaborati da istruzioni eseguite da una unità di calcolo è sufficiente a ricreare "coscienza" e ci racconta "il tutto". Attenzione che questo concetto non è confinato alla cibernetica, riguarda gran parte della moderna ricerca, della medicina come il neuroimaging funzionale per il cervello, la simulazione di strutture atomiche per l'ingegneria dei nuovi materiali, la chimica per nuovi composti, l'ingegneria per nuove strutture (pensiamo alla ricerca spaziale) e tanto altro.

Probabilmente Platone avrebbe qualcosa da ridire su questa confusione del particolare con il tutto, ma non scomodiamo un uomo vissuto in un tempo che pensiamo libero dall'idiozia tecnofrenica (sempre che questo QUI fosse un libro e non un portatile, ovviamente).

Cosa succede quindi in chi ha una formazione classica e umanistica e potrebbe criticare la posizione del pensiero transumanista? Che rimane annichilito da questo tsunami di "nuova cultura" e "stili di vita". L'uomo colto si sente in media come perso nel deserto di strumenti concettuali, al punto che fatica a criticare la posizione tecnofrenica, nonostante quest'ultima parte dall'essere indifendibile. Siamo così lasciati inermi e disorientati ad affrontare l'intuizione che sia stato nascosto dietro una patina accettabile di verosimiglianza qualcosa di profondamente sbagliato. Senza però riuscire a scorgerlo e dargli un identità chiara.

Per capire quanto questa "intuizione" sia corretta è necessario partire dalla macchina di Turing. Leggiamo su wiki: "L'importanza della MdT deriva dal fatto che permette di compiere tutte le elaborazioni effettuate mediante le macchine (elettroniche o meccaniche) apparse nella storia dell'umanità, incluse le elaborazioni che oggi si eseguono con le tecnologie più avanzate e gli odierni computer, e perfino le dimostrazioni matematiche che l'umanità ha raccolto nel corso della sua storia. Infatti, tutte le macchine che si conoscono possono essere ricondotte al modello estremamente semplice di Turing" (fonte wiki 26-01-18).

Quindi, primo passaggio cruciale: tutte le macchine "intelligenti" che oggi conosciamo, sono a base elettronica e possono essere ricondotte al modello di Turing. Ce ne sono altre a livello sperimentale che tentano di superare quel modello e i suoi limiti, come i famosi computer quantici o quelli organici. Ma per adesso oltre che poco più che esperimenti di laboratorio, sussiste un ostacolo pratico (non solo economico) al loro successo: cosa ce ne facciamo di tecnologie sostitutitve a quelle già esistenti? Una beneamata mazza, perchè l'esistente va benissimo per i compiti che abbiamo immaginato di assegnargli. Quindi queste ricerce sono studi fantastici quanto i motori all'antimateria di Star Trek: anche fossero già realizzabili, non si tratta comunque di niente con cui dobbiamo confrontarci adesso e di certo sarà così per molti decenni a venire.

Per ciò quando si parla di "intelligenza artificiale", se ne parla con linguaggio transumanista, un po' come Michelangelo che voleva chiacchierare con il suo Mosé. Per esempio superando allegramente l'evidenza che il Mosé era una statua, per quanto perfetta e impeccabile, certamente priva di organi interni. Ma anche solo a livello di superficie, l'epidermide umana è un organo infinitamente più complesso di qualsiasi opera artistica, in una scala che mette la "perfetta" opera di Michelangelo a livello di totale insignificanza. Aggiungiamo che l'epidermide non è dissociabile dal corpo, senza che l'una e l'altra smettano di funzionare a meno che non ti chiami San Bartolomeo. Quindi il corpo umano non è una superficie, ma il risultato di un complesso organico straordinario. Teniamo bene a mente questo punto perché poi ci servirà più avanti.

Aggiungiamo che l'epidermide come ogni singolo tessuto, cresce, si rigenera, ha una sua propria intelligenza atuonoma che si manifesta nelle risposte alle sollecitazioni ambientali e con forme di autoconservazione capaci di evolvere: la pelle del bambino non è quella dell'adulto esattamente come la pelle che abbiamo prima di un trauma, non è quella che avremo dopo. I nervi sottocutanei poi, sono recettori così complessi che un qualsiasi apparato che volesse simularli costerebbe oggi uno sproposito, eppure crescono in modo spontaneo e non "costano" niente. Essi rilevano saparatamente dolore, temperatura, pressione su tutta la superficie corporea con distanze millimetriche. Queste cose che forse sono già note al lettore, le dico solo per rispondere al problema della valutazione di ciò che è "migliore". Non passa giorno senza che la macchina non ci venga proposta come "migliore" rispetto all'Uomo. Ma già solo da queste pochissime righe si capisce che se l'Uomo è una macchina, si tratterebbe di una macchina talmente complessa e meravigliosa da non avere rivali nemmeno nella fantascienza. La questione però non è se si tratta di una macchina o no, ma cosa stiamo indicando con "Uomo" e di quale eventuale macchina stiamo parlando rispetto la cosa indicata.

Iniziamo dal chiederci: "Uomo" è il suo corpo? Oggi si tende a dire che "Uomo" è il cervello, quindi nemmeno tutto il corpo ma una sua parte, un singolo organo. Perché? Facciamo un passo indietro: negli anni 30 del '900 Hilbert si chiedeva se potesse esistere un algoritmo che potesse decidere circa la verità o la falsità di qualsiasi enunciato matematico. Alonzo Church e Alan Turing cercarono indipendentemente l'uno dall'altro una risposta e arrivarono a conclusioni simili: Turing arrivò a definire la sua macchina, ma ciò che non dobbiamo dimenticare era l'assunto che riguardava la domanda di Hilbert. In sostanza Turing fece una "macchina per determinare verità" di algoritmi, ma le cose non stanno "poeticamente" come potremmo immaginare, non riguardano cioè la verificabilità (cioè la possibilità di controllare i processi) e la veridicità (l'autenticità e la sincerità dei dati elaborati) ma solo la calcolabilità, che è tutt'altra cosa. In altre parole, se sommo algebricamente 01 con 01 in base binaria ottengo di sicuro 10, ma se immetto dati fasulli o fornisco istruzioni che falsificano i calcoli, oppure supero i limiti della macchina, non ho più modo di contrallare il processo, non posso cioè accorgermi della "follia" dei risultati, posso solo subirli. Questo lo osserviamo in tutte le produzioni elettroniche e iniziamo solo adesso a prenderne coscienza. Per esempio nella falsificabilità delle immagini (pensiamo ai trucchi con cui vengono corretti corpi e visi delle modelle), della voce (pensiamo agli scandali dei cantanti famosi che non sapevano cantare), del video (pensiamo agli effetti speciali o ai falsi documentari). Certamente stiamo soltanto sfiorando la superficie, però se iniziamo a collegare tutta questa falsificabilità, diviene evidente che l'unico vero mezzo che la consente è l'elettronica.

Putroppo nel tempo ha preso piede una certa tendenza (sapientemente eterodiretta dall'ingegneria sociale, secondo gli interessi e i voleri del mercato opposti a quelli della specie umana) di semplificare la ricerca della verità fisolosofica in ricerca della verità algoritmica, associando l'idea aristotelica di logica con la logica matematica (che è tutt'altra cosa) e in specifico booleana. Questo ha creato la falsa promessa della "certezza del risultato", dato che è sempre vero che 01 più 01 equivale a 10 in base binaria, come già detto. Ogni critica si scontra con la verità ineludibile di questo principio. Peccato che la realtà non sia fatta di principi teorici, ma siano i principi teorici che tentano in modo molto grossolano di dirci qualcosa della realtà. Per ciò in un circuito elettronico i transistor (le porte logiche che hanno segnale 0 o 1) possono tanquillamente essere manipolati dall'esterno (ad esempio per effetto di cariche elettrostatiche) così come il segnale può essere alterato da disturbi sulla linea. Questo fa si che in ingresso non posso mai sapere con certezza se il segnale è pulito o riconducibile a quello emesso dalla fonte ed inoltre l'attività dei singoli transistor non è predicibile se non entro una soglia che corrisponde alla pulizia dell'ambiente operativo. In soldoni, significa che un microchip può fonodere per un non-nulla, mandando a gambe all'aria qualsiasi sistema informatico.

Se associamo questo concetto a Sophia, l'unità cibernetica avanzata e molto sofisticata sviluppata da Hanson Robotics possiamo sorridere all'ultima perfofnance imbarazzante dopo una domanda sull'Ucraina a Davos. Tuttavia vorrei ricordare un altro episodio abbastanza esilarante, quel famoso blocco "su schermata blu", durante la presentazione di window '98 da parte di Bill Gates che fece il giro del mondo. Questo per dire che ogni "intelligenza artificiale" (cioè prodotto sofisticato della moderna elettronica) oggi si compone di due parti, una fisica di calcolo e una virtuale di dati e istruzioni, ma sia l'una che l'altra sono estremamente complesse, estremamente fragili e molto poco sicure, diversamente da un corpo organico che rispetto a quello elettronico rimane infinitamente più robusto e sicuro nell'esecuzione del compito. Per rendere un qualsiasi sistema informatico abbastanza sicuro occorre fare molti interventi (nessuno dei quali con risultati soddisfacenti) che appesantiscono sia il lato fisico che quello logico senza aggiungere nulla alla funzionalità pratica, ad esempio con la ridondanza della memoria o i controlli diagnostici; tali interventi a prescindere dalla loro bontà hanno una efficacia piuttosto scarsa, non nel senso che non funzionano, ma nel senso che illudono l'osservatore che siano risolutivi quando la loro presenza ha l'effetto pratico più evidente di aumentare il consumo di energia e occupare memoria e tempo di elaborazione. In altre parole, un sistema informatico illude di essere sicuro e robusto al punto che gli abbiamo affidato il nostro futuro, cioè qualsiasi compito pubblico "delicato" (pensiamo ai cellulari e i navigatori) ma in effetti è tutto il contrario e ciò che conta non è la concreta fragilità e porosità della struttura o la sua incredibile inefficienza (=costo energetico) ma la propaganda che ci illude che tale fragilità e porosità sia compensabile e tutto sommato nemmeno troppo importante, mentre sull'inefficienza si glissa allegramente. Intendiamoci, non è che i transumanisti (coscienti o meno di seguire i dogmi di tale ideologia) abbiano troppa difficoltà a convincere il mondo civile, economico e militare della bontà delle loro proposte, dato che sono i primi (come già Michelangelo) ad esserne sinceramente e religiosamente convinti, in quanto proiettano in un ipotetico futuro di fantascienza ogni soluzione ai problemi pratici che pone la tecnofrenia.

Qui arriviamo all'ultimo punto, il più importante e che da il titolo a questo intervento. Il confronto con l'essere umano. Non c'è angolo del mondo dove il confronto con l'essere umano non veda primeggiare la macchina, ma che sia tutta una operazione sapiente di propaganda è talmente evidente che non dovrei neppure passarci un secondo sopra. Tuttavia la propaganda è manipolazione del consenso che ha dato prova nel tempo di funzionare fin troppo bene, quindi siamo costretti a procedere ad un paziente smantellamento di quelle totali stupidaggini che vengono prese per vere, solo perché "sembrano verosimili", arrivano tutte insieme e velocemente. Pensiamo a Big Blue Vs Kasparov, una operazione cristallina di propaganda che aveva lo scopo di promuovere le idee transumaniste di "macchina è meglio" dell'Uomo. Si prende il migliore giocatore di scacchi e lo si fa giocare con un computer "intelligente" che lo batte. Quindi è vero?
Portiamo pazienza e pensiamo a questo: se mi metto a correre più forte che posso, quanto posso correre? Più o meno veloce di una bicicletta da corsa? Quindi significa che la bicicletta da corsa "è meglio delle mie gambe"? Vi fareste impiantare una bicicletta al posto delle gambe perchè così andate "più veloce"? Un amico alla domanda mi ha risposto "si, certo, anche un razzo nel c....o". Che è la risposta che tutti dovremmo avere verso qualsiasi tecnofrenia, per esempio la tecnologia 5G dei cellulari. E' evidente che non posso far volare un aereo con manovelle e pulegge, ma qui non si parla di una tencologia obbligatoria per certi compiti particolari, quanto una tecnologia onnipresente per risolvere qualsiasi compito, anche quelli che è bene non lasciare assolutamente che siano gestiti da sistemi fregatura -elettronici- così fragili, insicuri e inefficienti. Anche se ci sono stati presentati come "simpatici" e "affascinanti", dovremmo ricordarci ogni volta che si tratta di cose "simpatiche" e "affascinanti" come l'orrido impianto fisico della bicicletta al posto delle gambe.

Oggi siamo arrivati addirittura al paradosso dentro il padarosso, come fossimo dentro la supercazzola di Tognazzi e Monicelli, per cui si straparla del lavoro che l'intelligenza artificiale porterà via all'Uomo. Si tratta di una assurdità così grossa da fare apparire un viaggio LSD in deprivazione sensoriale un rigoroso calcolo di logica binaria. Come il mondo virtuale, la realtà si mescola all'assurdità digitale in eterni cicli di centrifuga a 1800 giri che lavano più bianco del bianco i pensieri e questo lo chiamiamo "evoluzione umana", come fosse un applicazione darwinista, per voce dei vari Mi(n)chio Kaku (mai "nomen omen" fu per l'italica lingua più solare di questo). Perché? Come diavolo si può pensare che una macchina così strutturalmente inutile compia lavori che la società non chiede di sostituire, che non serve sia sostituito, che è uno svantaggio sociale (un "lose to lose") sostituire e che mette a rischio ogni singolo aspetto sociale umano? Cosa succede se dovesse bloccarsi un autoarticolato in autostrada come si è bloccata Sophia? Oppure dovesse impazzire un sistema militare satellitare? Oppure un sistema di gestione dei trasporti su rotaia dovesse smettere di funzionare per "carenza energetica" o "strutturale"?

Semplice, che sarà data colpa all'Uomo qualsiasi cosa punti il dito sui problemi della macchina, perché si sa, tutto quello che accade di sbagliato, non può essere colpa della macchina: tutti sanno che la macchina è perfetta per definizione, tutti sanno che per statuto religioso l'intelligenza digitale è dedita alla difesa della verità, per ciò ogni errore, ogni "falso", non può che essere d'origine umana.

Noi stiamo per entrare in un mondo allucinante, distorto, orrendo oltre ogni possibile immaginazione; un mondo dove la sofferenza supera il concetto stesso di sofferenza, fatto da oceani di umani allo sbando. Un mondo totalmente privo di compassione a diviso in compartimenti stagni, dove la perfetta macchina dominerà ovunque la coscienza di ogni singolo vivente, riducendo in poltiglia consapevolezza di esistere e ragione di vita organica, per il solo motivo che risulteranno tra le cose incalcolabili e quindi inutili. Tutto quello che è desiderabile per l'Uomo farà parte delle "cose vecchie", da superare, di cui sarà logico e giusto oltre che buono, disfarsene come "pesi del passato" che ci hanno resi "peggiori delle mecchine". Con essi, spariranno le relazioni minime vitali, come la procreazione, l'infanzia, l'affetto, la morte. Si, persino la morte diventerà desiderabile, entro i confini virtuali dei nostri allevamenti intensivi. Come accade negli allevamenti intensivi, dove ogni mattina sono raccolti e gettati via i cadaveri degli animali che hanno gettato la spugna rinunciando alla vita "spontaneamente". Ovviamente si parlerà di epidemia di suicidi, come accade gia ora nell'era dell'addestramento a non reagire ne a questo ne ad altri segnali cristallini dell'orrendo mondo che avanza.

Il futuro dell'Uomo, ce lo dicono le candide ammissioni pubbliche di chi ci governa, sarà votato alla macchina che avrà il compito esatto di rendere inutile ogni resistenza "che lo vogliamo oppure no".


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