Stiamo per perdere ...
 
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Stiamo per perdere tutto e non ce ne frega niente


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Questo piccolo contributo è uno di quelli difficili. Difficile perché vede bene e quello che si vede bene racconta male se stesso. Sempre.

Noi abbiamo la velleità di saperci narratori e raccontiamo di tutto ma alla fine difficilmente diciamo qualcosa che abbia il potere di riempire la vita davvero. In tanti, forse praticamente tutti, credono che sia un problema pratico, che dipenda da quello che dici, dai contenuti.

Da qualche tempo ormai ho capito che i contenuti sono del tutto indipdendenti dai meccanismi che li regolano. Ad esempio, la parola è indipendente dai contenuti che esprime. Il cellulare è indipendente dalla telefonata. Il software che gestisce internet è indipendente dai flussi incessanti di corrente elettrica che porta nella rete l'informazione. Sono perfettamente consapevole che è molto difficile acquisire questa angolazione, questa prospettiva di come stanno le cose e posso anche spiegare bene perché accade tutto questo, dato che non è qualcosa che sta fuori, che sta lontano. E' qualcosa di molto vicino che ci possiede tutti e che agisce in via del tutto indipendente dalla nostra volontà e dalle nostre intenzioni.

Qual'è il grado di interferenza di questa entità, di questa "forza"? Non lo so. So che è invasiva, invadente e pervasiva, cioè si spalma su qualsiasi attività del pensiero e quindi è per sua stessa natura e definizione "invisibile". Ma questo non significa che non possiamo vederla, significa che non abbiamo un luogo dove non si produce e quindi "un luogo del confronto". Se non ho uno sfondo che mi faccia da contrasto, non posso vedere chiaramente il segno che si produce e riconoscere il pericolo, anche se ce l'ho davanti la faccia. Così per milioni di anni hanno agito i predatori e così ancora adesso le cose funzionano.

Non c'è nessun modo di produrre vita e proteggersi allo stesso tempo. Non c'è e basta, anche se sei un computer che genera altri computer perché è una legge della vita stessa. Se sei vita, allora rispetti quella legge se no semplicemente non sei la vita, sei qualcos'altro che è "non vita". L'intelligenza artificiale è esattamente una forma di "non vita" e così dovremmo intenderla, al pari delle figure dell'orrore, come Frankestain, Dracula e gli Zombie. Ognuna presenta degli aspetti della vita che mancano e per questo appaiono "liberi" dai vincoli e dalle condizioni che lo stato vitale comporta, ma non dai vincoli in assoluto e tanto meno da quelli che possono renderli superiori o inferiori.

Noi abbiamo orrore della vita e dei suoi vincoli. In particolare abbiamo in odio profondo l'idea che non possiamo proteggerci ed essere vita nello stesso momento: o viviamo in armonia o viviamo in angoscia. Noi vogliamo vivere in "armonia suprematista" alla Kazimir Malevič per non dover più affrontare l'angoscia, ma la faccenda è ridicola almeno quanto la superiorità delle zanzare e grottesca almeno quanto Frankestain che balla il charleston sul palcoscienico per dimostrare che non è un mostro e non ha il cervello di un assassino.

Ma non siamo ancora nel momento per capirlo e non so quando sarà questo momento. Potrebbe (per quanto ne so) non arrivare mai. Qualcuno ci arriva, ma pochi, anzi direi così pochi che possiamo considerare trascurabile la percentuale. In potenza possono arrivarci tutti ed è tanto semplice, tanto banale, tanto assurdamente vicino e minuto (=piccolino) che è esattamente per questo che nessuno ci arriva e vede. Nemmeno l'intelligente, nemmeno l'esperto, nemmeno il ricercatore anche molto serio e bravo alla "Chomsky", perché dipende più dalla fortuna mi verrebbe da dire che dalla capacità personale. Paradossalmente tutti cercano questa "cosa", tutti la conoscono, tutti ce l'hanno a portata di mano, tutti la vedono, ma proprio per questo "non c'è" e viene cercata con ansia e ci si accanisce per trovarla, riducendo così ogni possibilità di trovarla. Fa impazzire. Paradossalmente per trovarla è necessario un tipo specifico di abbandono, l'abbandono alla vita che corrisponde ad accettarne profondamente i vincoli. Tuttavia, sempre paradossalmente, questo atto così semplice in un certo senso ci rimane "impossibile" perché le premesse instillate nel profondo del nostro incoscio sono fissate bene e perché ogni qualvolta che tentiamo di rimuoverle "accade qualcosa che ci porta alla rinuncia".

Così la rinuncia a rimuovere i principi che ci guidano si sovrappone all'esigenza dell'abbandono al senso della vita e questo produce una serie infinita di attriti e di corbellerie che occorrono per puntellare la fragilità di uno stato psicofisico intrisecamente instabile, dettato da questo conflitto tra la vita e i nostri principi. Così passiamo dalla necessità di educere a quella di formare col manganello, dal bisogno di compagnia e comprensione alla pratica della predazione parassita, dal guadagno emotivo nel donare aiuto agli altri al subire e perpetuare ogni prevaricazione aggressiva giustificandola come necessaria per donare quell'aiuto. La perversione contorta è diventata la nostra divinità, il nostro Dio Unico ed è certamente un Dio molto geloso anche perché non se lo filerebbe nessuno altrimenti, come nell'atichità la Discordia. Deve rompere le balle per esistere.

Così siamo diventati, per vivere abbiamo dovuto imparare bene e in fretta a rompere le balle ma con abile discrezione di un politicamente corretto peloso e velenoso alla radice. Il più bravo quindi, non è quello che "ha dei contenuti", ha qualcosa effettivamente da donare, ma colui che è "abile nel tessere rete" che significa se lo vedi con la chiarezza dello sguardo di un bambino, abile a fottere, dal momento che a tessere la tela è il ragno e il ragno è cieco ma fotte bene ugualmente le sue prede da tempo immemore. Crediamo a Salvini, crediamo nel Papa, crediamo nel bene del prossimo e delle piante da abbracciare, salvo poi ovviamente sparlare allo stesso tempo di tutto questo e dire al momento opportuno in cui il veleno del dissenso viene profuso a morsi "io non credo". Alla fine crediamo di non credere a niente e proprio questo "non credere a niente", questa costante e perversa disillusione di ogni credo è il mito del Dio Unico molto geloso, del ragno al centro della tela che finisce per coglierci nel profondo e instillare porcherie di ogni sorta tutte giustificatissime dentro il bozzolo di seta in cui ci avvolge. Quelle che chiamo con una certa vena satirica "le nostre ragioni ragionevoli" che per forza di cose non sono ne ragionevoli ne tanto meno ragionamenti e ci vuole poco per rendersene conto. Basta vedere in che situazione triste siamo, basta l'evidenza evidente a parlare da sola.

In altre parole, dovremmo smettere di pensare e far pensare per noi le cose che ci circondano. Oltre a guadagnarci (e parecchio) in salute, inizieremmo a vedere quello che abbiamo tentato di modificare come l'evidenza evidente scambiata per qualcos'altro. Tuttavia ribadisco, mi rendo conto che è praticamente impossibile ed è più simile a una fortuna che capita come per caso piuttosto che il risultato di un atto di volontà.

Ma veniamo al titolo. A breve perderemo tutto e quando intendo tutto, intendo tutto, speranze incluse. Questo perché l'evidenza evidente sta nell'osservare che l'avido è avido se no lo chiameremmo in un altro modo. Quando ci rivolgiamo all'Europa a chi ci rivolgiamo? All'avidità che è tutta bella riunita in un gruppetto di suoi alti rappresentanti che sta li a fare solo quello che deve fare: donare generosamente tanta avidità. Lo so è paradossale ma cosa volete farci, il Dio Unico non ha che paradossi e quindi ci dona tanti bellissimi paradossi, come Zio Tibia che ci promette esattamente ciò che ci dona, cioé tante belle storie dell'orrore. Quindi se Conte va a trattare con Zio Tibia non è che poi dobbiamo aspettarci che questo corrisponde a ottenere quello che chiediamo e cioé in buona sostanza il riconoscimento che siamo stati turlupinati e quindi ci spetta qualcosa. Sarebbe come andare da un imbroglione a lamentarci che ci ha imbrogliato o da un ladro perché ci ha derubati. Tutto ciò che possiamo sperare di ottenere e di essere riconosciuti ancora più imbecilli di quanto eravamo già stati giudicati prima di essere imbrogliati e derubati e quindi va da sé che diventa giusto imbrogliarci e rubarci con maggiore attenzione e cura. A cosa serve per ciò discutere se non a fare i collaborazionisti dell'avido officiando i rituali della religione del Dio Unico e molto geloso per garantire fedeltà al paradosso? D'altronde non mi aspetto di più da uno che segue la politica dell'avvocato. Noi quindi dovremmo smetterla di parlare di tradimento, iniziando a vedere le cose come stanno: siamo di fatto una colonia considerata di serie B e schiacciata al ruolo di subalterità perenne perseguita con la tolleranza del disprezzo e se abbiamo qualcosa per ciò ci va rubata perché lasciarla nelle mani di una bestia italiota non è bene e noi (guarda un po') siamo pure d'accordo, cioè siamo d'accordo a collaborare al nostro disprezzo. Per ciò limiamo, un 2% e dai anche un 2,01 che ci accontentiamo suvvia. Ma 2% di cosa? Ma chissenefrega tanto è lo stesso, eravamo pezzenti fino a ieri e possiamo rimanerlo anche per sempre.

Ho pianto molto questa situazione e ho provato anche molta rabbia. Adesso ho capito che se perdiamo tutto c'è un aspetto positivo, perché tra le cose che perderemo ci sarà anche l'illusione di poter essere qualcosa per qualcuno e niente per noi stessi.

L'illlusione che annullarsi corrisponda a fare la differenza alla mensa dell'avido.


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esca
 esca
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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L'importante e' non perdere se stessi. Oggi si rischia proprio questo.


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oriundo2006
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3193
 

Bravo Esca. E' la verità.


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