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Vivere o Morire ?


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Topic starter  

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Vi sono tanti tipi di "morte" e quella corporea non è ne la peggiore, ne la più importante. Una morte già più sottile è quella psichica, ad esempio quando per l'abuso di sostanze si raggiunge lo stato vegetativo. Poi c'è pure lo stato di incoscienza ed anche in questo caso la morte non è tanto corporea quanto nervosa e cerebrale.

E' l'attività del cerebro che ha attirato l'attenzione di folosofi, letterati e scienziati degli ultimi due secoli ed è ancora questa parte del nostro corpo che continua, nell'era della scienza, ad attirare l'attenzione... Più sbagliata.

Ad esempio tramite i simulanti come le moderne "demenze artificiose". Amo creare contro-narrazione e le parole (d'uso comune) sono sfruttabili bene tanto quanto le formule di un incantesimo. Ad esempio con la storpiatura. Se vengono usate per inebetire, un adeguato contro-incantesimo può svolgere il compito opposto. Certo, il veicolo non è secondario, sia che si tratti di un corpo che di interdet.

Un eventuale canale di diffusione come la TV ha un potere addizionale che è quello di raggiungere una massa di persone incredibilmente superiore rispetto una voce nel deserto. L'influenza non è tanto quella verso un singolo individuo, per quanto questo possa contare nel suo peso relativo, ma quella verso un pensiero collettivo. La famigerata teoria della centesima scimmia serve tanto per vendere merda alla Mente quando per indurre a riflettere.

La Mente che mente è poi molto ricettiva e tende a funzionare come una spugna. Per capire il fenomeno dobbiamo scendere negli inferi delle realtà sottaciute della stessa psiche. Cioè le regole con cui funziona usate per produrre perversione, pena e contorcimento della stessa Mente. Come quello del serpente.

Un bambino che dovesse essere abusato dai genitori ripetutamente e in età precoce, intenderà l'abuso come norma e come forma di affetto "doverorsa" e quindi necessariamente trasmissibile. In un certo senso quindi il dolore, il disagio e tutto ciò che comporta l'abuso diventeranno parte della dimostrazione di affetto e quindi "evidenza d'amore". Dato che le dinamiche sono infantili, scavalcano qualsiasi rigore logico possiamo contrapporre e sfociano nella costante continua contraddizione. L'emozione che è la penna con cui viene inscritto il codice etico di comportamento nelle strutture nervose in età evolutiva, non può non tenere conto che la relazione d'abuso è fatta da chi è chiamato ad avere un ruolo (opposto) di responsabilità e di cura intrinseco, essendo il bambino totalmente dipendente da chi lo ha in affido. Tuttavia il senso di colpa diventa il perno attraverso cui la responsabilità che è tutta dell'adulto per forza di cose e senza riserve, si rovesci sul bambino, cioè sul più debole che diventa colui che porta la colpa di non essere amato abbastanza.

La dinamica non è dissimile da quella che un tempo vedeva nello stesso ruolo le donne nei confronti delle violenze domestiche. Con la postilla che il bambino ha di suo tanti mezzi per difendersi quanti ne avrebbe un cucciolo di qualsiasi altro animale, cioé nessuno. Per ciò diventa preda ideale e in specie per tutte quelle forme di predazione che si annidano fuori dall'ambito famigliare, quello che conserva (con tutti i limiti che possiamo intendere) un interesse specifico nella protenzione della sua stessa prole, rinforzato dall'istinto selvatico (oggi nel mirino di tutte le inquisizioni immaginabili). Quanto ho appena scritto è semplicemente lapalissiano, anche se pare rivoluzionario.

Per ciò questa "evidenza evidente" deve essere repressa in ogni forma e con violenza dai lupi famelici che non vedono l'ora di mettere "istituzionalmente" le mani sui bambini di "la qualsivoglia" famiglia.

Ciò che cambia è (come sempre) il significato delle parole, foneticamente identiche ma diversamente intese nel sottaciuto. "Amore" è una parola che si presta ad assumerne molteplici e di certo nel caso della pedofilia quella parola non è intesa nel senso comune come sarebbe coerente ed etico supporre.

Tuttavia nelle costanti contorsioni della serpe e con il tempo i significati prendono per forza ad avere un senso che si rivolge contro chi brandisce le parole per i suoi propri tornaconti personali e per seguire quelle insopprimibili pulsioni selvagge distruttive sempre giustificate. Potremmo chiamarli "colpi di frusta" di ritorno e non ci andremmo molto lontano.

Ovviamente possiamo essere accorti e rendercene conto oppure fare finta che no, le intenzioni siano quelle comuni e siano le migliori. Alla "Renzi", adagiarsi sulla placida poltrona ideale del "tutti siamo buoni e tutti ci vogliamo bene" e se tu gufi sei un portasfiga di merda e devi essere isolato come ogni complottista. Ti si rigira contro la contorsione che è propria del contorto. Così il bimbo che grida "il re è nudo" diventa un portasfiga coplottista di merda e viene giustiziato prontamente con il silenziamento forzato decretato per una legge di moralità superiore: il "bene" comune, la libertà imposta con la forza di potersi vestire nudi senza tanti straca%%i.

Un tempo, in guerra, sfilare nudi per entrare in un campo di lavoro forzato era visto per quel che era, un obrobrio. La gente non era felice, ma disperata. Oggi si spendono capitali perché il padrone ci infili il suo guinzaglio al collo come cagnolini in calore ben sapendo che tutto ciò ci riduce allo stesso identico modo. Ormai basta poca fantasia.

Uno smarphone di ultima generazione può arrivare a costare anche oltre millecinquecento euro e in giro ne ho visti tanti. Sfoderati non con laida vergogna e prostrazione, ma con orgoglio. Come dire "il mio collare è d'oro massiccio e il tuo ?"... Difficile rispondere. Non perché sia difficile la risposta ma perché il contortume ha raggiunto livelli che oltrepassano l'oltrepassabile e non accennano a scendere. Tutt'altro !

Ben lungi da me dal condannare anche solo un gesto di tutto questo. Constato e mi limito a questo. Ogni volta che affronto argomenti di questo genere vengo ricoperto dalle più improbabili giustificazioni: "hai ragione ma devo per lavoro", oppure "se non me l'avesse regalato mia cognata"...

Vedete, a me non me ne fotte un beneamato straca%%o di niente di come avete deciso di morire. Sono questioni vostre ed è la vostra colla mentale di cui mi importa giusto un assoluto... NIENTE.

Ma è più forte di Voi come è più forte del bambino non condannare il genitore per l'oscenità a cui lo costringe l'abuso. La relazione stabilita con le istituzioni è quindi identica.

Rifletteteci...


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