Notifiche
Cancella tutti

Wolfhound


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2205
Topic starter  

Wolfhound (soprannome di "Volkodav" dal Clan del Segugio Grigio) è un film fantasy russo del 2007 di Nikolai Lebedev, tratto da un romanzo di Maria Semyonova.

Ennesima pellicola fantasy russa che segnalo, ha almeno Il pregio (rispetto alle altre) di essere stata interamente doppiata in italiano, direi più che dignitosamente (cioè da professionisti, non da appassionati).

Dico subito che non ho letto il romanzo e non so se lo farò, ma la pellicola direi che porta una esperienza fantasy su schermo godibile, scorrevole e ricca di spunti critici interessanti.
Il finale è forse un po' forzato, anche se non più della media a cui ci hanno abituato i fumetti Marvel & compagnia cantante.
Come il resto delle narravite russe non è nauseantemente zuccherosa (alla Disney per intenderci) ne costruita con riferimenti espliciti al sesso, posti in fittizzi ma obbligatori intervalli regolari. Come per il dentifricio o altra ininita "roba" simile sideralmente distante dal quella associazione cognitiva di senso compiuto.
Le scene cruente non abbondano, ma sono appaganti, i dialoghi sono coerenti e le sceneggiature fanno un uso degli effetti speciali bilanciato con la storia. Al solito però la narrativa russa ci lascia con quell'effetto "what the fuc" nei momenti peggiori e sono certo che rivedento la pellicola più volte tante particolari che mi sono certamente sfuggiti, mi daranno gli indizi per l'interpretazione corretta. Ad esempio quando ci mostra il lungo rituale per preparare la principessa alla partenza, perchè raggiunga la dimora del suo promesso sposo, le immagini si mescolano al rituale del sacrificio del toro, fatto dall'antagonista. Se i colori del rosso dell'abito è palese che siano un rifermineto al sangue versato dalla bestia e che i riso sia un riferimento alla vita opposto alla non-vita del "malvagio" non sono proprio riuscito a capire che diamine volesse dire l'insieme o anche solo perché l'antagonista stesse facendo un rituale così "strano" nel bel mezzo di un bosco.
Per non parlare dell'arma forgiata "a menella" dal padre del protagonista (letteralmente a martellate) nientepopodimeno che in grado di uccidere una "entità" che sembra tutto tranne che una forma vivente.

Devo dire che la storia lascia un po' con l'amaro, perché a differenza delle altre realizzazioni russe è fin troppo prevedibile. Segno che segue schemi molto più occidentali della media che fin'ora ho visionato. A metà avevo capito non solo come sarebbe andata a finire, ma anche con quale ordine i singoli eventi si sarebbero rivelati per raggiungere quel finale.

Tuttavia va detto che contiene quella speranza, quella volontà di rinnovo dell'identità e della dignità umana che non cede al facile guadagno dell'autoincensamento. Il protagonista non nasce schiavo, lo diventa con la forza e con la forza rompe le sue catene, ma questo non lo rende schiavo della tentazione di seguire la sua propria convenienza personale, di seguire l'evidenza che "è un uomo fatto da sé" e può quindi "soddisfare il suo piacere" con il diritto e la superiore forza (se necessario). In ogni occasione infatti, non pretenderà mai per se stesso niente più di ciò che gli spetta o che il prossimo gli riconosce come lecito, persino quando non gli costerebbe nessuno sforzo profittarne (come quando la principessa di cui diventa guardia del corpo personale, lo invita apertamente a giacere con lei).
Non pretende che gli altri seguano la sua legge morale, non si impone se non quando non riesce a farne a meno, come quando libera uno schiavo perchè trattato male dal suo proprietario.

Wolfhound ci parla quindi di un tentativo che abbiamo dimenticato nel nostro incidentale occidente, di tenere viva una identità morale desiderabile di una umanità che può e sa riscattarsi dalla sua condizione molteplice di schiavitù, sia quella esterna del potere, sia quella interiore del desiderio e delle pulsioni animali.
Certo, personalmente vorrei fosse stata un icona meno grottesca di un "cane grigio" che scorrazza per valli incantate in compagnia di un pipistrello molto, molto poco credibile. Tanto che non riesce a non farmi venire in mente alcune commedie cult di hoollywood che avevano come bersaglio la satira sui vampiri tipo il compianto quanto indimenticabile "Amore al primo morso" di Stan Dragoti del 1979, di cui si sono perse quasi tutte le tracce.

Tuttavia Wolfhound sa anche in alcuni passaggi essere epico a sufficienza da non riuscire a relegarlo in soffitta per questi particolari da caricatura parodistica involontaria.
Che altro aggiungere? Se riuscite a trovarlo, provate a ricordare nel vederlo com'erano i film di fantasia fino agli anni '80 e troverete che il messaggio sottostante, carico di aspettativa positiva per il futuro, non era poi così diverso da quello che vediamo in questo prodotto russo.
Se ci facciamo due conti, dato come si sono messe le propettive politiche ed economiche per la vecchia europa, direi che la visione ottimistica russa, riflette quella ottusamente pessimista occidentale.


Citazione
Condividi: