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8 miliardi di persone


PietroGE
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https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/15/otto-miliardi-di-persone-sulla-terra-ma-gia-a-luglio-ci-sarebbero-voluti-due-pianeti-la-sfida-della-sostenibilita/6873621/

Otto miliardi di persone sulla Terra, ma già a luglio ci sarebbero voluti due pianeti. La sfida della sostenibilità

 

Per l’Onu, "questa crescita senza precedenti" - nel 1950 si contavano 2,5 miliardi di abitanti - è il risultato di "un graduale aumento della durata della vita grazie ai progressi della sanità pubblica, dell’alimentazione, dell’igiene e della medicina". Ma la crescita della popolazione pone sfide importanti ai paesi più poveri.

La sfida alla sostenibilità e molto più probabilmente alla sopravvivenza futura passa anche da un nuovo dato che riguarda l’umanità della sua totalità: la popolazione mondiale ha superato gli 8 miliardi di abitanti. La stima ufficiale è delle Nazioni Unite che definisce il traguardo “una importante pietra miliare nello sviluppo umano” e un monito, nel pieno della COP27 , della “nostra responsabilità condivisa di prenderci cura del nostro pianeta“. Per l’Onu, “questa crescita senza precedenti” – nel 1950 si contavano 2,5 miliardi di abitanti – è il risultato di “un graduale aumento della durata della vita grazie ai progressi della sanità pubblica, dell’alimentazione, dell’igiene e della medicina”. Ma la crescita della popolazione pone sfide importanti ai paesi più poveri.

Questo perché tutti noi consumiamo più di quanto abbiamo a disposizione. Ci vorrebbero quasi due pianeti, per l’esattezza 1,75, per reggere il ritmo a cui l’umanità sta consumando le risorse naturali. Nel 2022 l’Earth overshoot day, il giorno in cui finiscono le risorse che possono essere rigenerate nel corso di un anno, è infatti arrivato in anticipo ed è scattato il 28 luglio scorso secondo i calcoli del Global Footprint Network. In Italia addirittura la deadline è stata superata il 15 maggio. Quell’orologio virtuale ma drammaticamente reale ora segna il più grande deficit ecologico da quando il mondo è entrato nello sovrasfruttamento delle risorse, all’inizio degli anni Settanta. Le ondate di calore anomale, gli incendi, la siccità e le inondazioni sempre più frequenti sono tutti “sintomi” di questo sovrasfruttamento che ha causato un declino della biodiversità, a un eccesso di gas serra nell’atmosfera e ad una maggiore competizione per l’energia e le risorse alimentari. Le conseguenze di queste pressioni anche economiche sono già visibili: più di 3 miliardi di persone vivono in Paesi che producono meno cibo di quanto ne consumano e generano meno reddito della media mondiale. Hanno quindi una capacità alimentare inadeguata ed un enorme svantaggio nell’accesso al cibo sui mercati globali. Allargando il discorso a tutte le risorse, il numero di persone esposte alla doppia sfida – economica ed ambientale – sale a 5,8 miliardi di persone, il 72% dell’umanità.

Se fino al 1800 la Terra aveva meno di un miliardo di abitanti, sono bastati dodici anni per passare da 7 a 8 miliardi. A dimostrazione del rallentamento demografico, ci vorranno circa 15 anni per raggiungere i 9 miliardi nel 2037. Le Nazioni Unite prevedono un “picco” di 10,4 miliardi nel 2080 e una stagnazione fino alla fine del secolo. Il traguardo degli 8 miliardi è stato raggiunto nel bel mezzo della conferenza sul clima COP27 di Sharm el-Sheikh, che sottolinea ancora una volta la difficoltà dei Paesi ricchi, che sono i maggiori responsabili del riscaldamento globale, e dei Paesi poveri, che chiedono aiuto per farvi fronte, di accordarsi su una riduzione più ambiziosa delle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane.

“La sicurezza delle risorse naturali sta diventando un parametro essenziale della forza economica. Non c’è alcun vantaggio nel temporeggiare. Piuttosto, è nell’interesse di ogni città, azienda o Nazione proteggere la propria capacità di operare in un futuro inevitabile di maggiori cambiamenti climatici e scarsità delle risorse”, aveva affermato il fondatore del Global Footprint Network, Mathis Wackernagel. Invertire questa tendenza, secondo l’organizzazione, “non è soltanto possibile, ma farlo porterà vantaggi economici a coloro che guideranno il cambiamento”. Per esempio dimezzare gli sprechi alimentari a livello globale potrebbe spostare la data dell’Earth Overshoot Day di 13 giorni. Migliorare le infrastrutture ciclabili urbane in tutto il mondo, in linea con gli standard dei Paesi Bassi, ha il potenziale di far spostare la data dell’Earth Overshoot Day di 9 giorni. E produrre energia con eolico on-shore a costi competitivi, come avviene in Danimarca e Germania, ha il potenziale di far spostare la data dell’Earth Overshoot Day di almeno 10 giorni. Per fermare il riscaldamento globale a un grado e mezzo, in linea con gli Accordi di Parigi, è stimato come necessario spostare la data di overshoot di 10 giorni all’anno. La crescita infinita non è possibile come ha sottolineato lo scienziato Luca Mercalli nella prefazione di Un pianeta in crisi di nervi di Fausto Altavilla. “L’idea di una crescita infinita possa mantenersi in un pianeta finito e limitato” è una questione quasi ignorata. E si tratta di un “progetto insostenibile e irrealizzabile proibito dalle leggi fondamentali della fisica. È un pensiero ‘desiderativo’ che gli economisti e i politici di tutto il mondo continuano a perpetrare in modo dogmatico aggravando di giorno in giorno il rischio di un collasso ambientale e climatico”.

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Notare come nessuno abbia il coraggio di individuare la vera ragione del collasso ambientale di molte parti del pianeta : la crescita demografica nei Paesi del terzo mondo e nei Paesi islamici. Il velleitarismo nasce proprio dalla incapacità, molto spesso dettata dall'ideologia, di fare una analisi, non dico corretta, ma almeno realistica della situazione. Quando non si è in grado di fare di fare questo i rimedi proposti sono 'wishful thinking' nel migliore dei casi, vere e proprie bufale più spesso. Il terrore dell'accusa di razzismo ha ormai obnubilato i cervelli anche dei volenterosi che vorrebbero impegnarsi per una difesa dell'ambiente, la quale, con questi numeri, è diventata oggi più necessaria che mai.


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Luca VFR
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Una ferrea politica di controllo delle nascite si scontrerebbe, ed è una battaglia persa in partenza, contro le religioni, credenze che, essendo nate quando non eravamo nemmeno mezzo miliardo e per tre nati ne arrivava 1 solo all'età riproduttiva, non han minimamente preso in considerazione il fatto che si potesse arrivare ad essere in troppi. Non so se hai mai visto il filim Tarantola, del 1955. C'è una scena in cui il solito scienziato beyond the border dice: Siamo due miliardi e mezzo e per il duemila saremo un po' più di tre:bisognerà trovare il modo di sfamare tutta questa gente. In realtà, se non ricordo male, nel 2000 avevano già passato i 6 miliardi, credo, quindi era stato ben "ottimista" il calcolo demografico di allora.

Questo post è stato modificato 1 anno fa 2 volte da Luca VFR

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PietroGE
Famed Member
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L'ONU si è sempre sbagliato per difetto nelle sue previsioni sulla crescita demografica. Le ultime proiezioni che ho visto danno per la fine del secolo una popolazione di 11 miliardi di persone con una moltiplicazione per 4 della popolazione africana, quella asiatica raggiungerò il picco tra qualche decennio, le altre o sono stazionarie o diminuiscono. Quello che stiamo vedendo a Lampedusa è solo la punta dell'iceberg. Il problema è che a questa gente nessuno ha il coraggio di dire la verità e cioè che con questi ritmi di crescita demografica distruggeranno il loro ambiente e il minimo che gli serve per sopravvivere. Sento parlare qui di Piani Marshall dalla mattina alla sera e a nessuno viene in mente che non si possono cambiare con i soldi le abitudini radicate da millenni e cementate, come dici giustamente, nella cultura e religione, nel giro di qualche decennio. Neanche l'ONU, come di vede nell'articolo ha questo coraggio. Gli unici che hanno avuto il coraggio di affrontare il tema demografico sono stati i cinesi, la politica del figlio unico sarà anche stata difficile e penosa per molte famiglie ma i risultati economici in termini di sicurezza economica e reddito pro capite si vedono. Se gli africani credono che non hanno bisogno di imitare i cinesi perché il loro eccesso di popolazione lo spediranno prima o poi in Europa stanno commettendo un errore madornale. Qualcuno glielo deve dire prima che sia troppo tardi.


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oriundo2006
Famed Member
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Calma. Fra poco gli umani si uccideranno in una riedizione moderna dello scontro tra Neanderthal e Cro Magnon. Dopo, il problema non sarà per i troppi che sopravviveranno ma per i troppo pochi ad essere superstiti. Otto è il numero della 'non-regressione'. L'enorme numero deve essere considerato in relazione ai quanti di energia negativa posseduti dal maligno e trasferiti sul genere umano complessivo ex 'peccato originale': il depotenziamento del nefasto demiurgo è la vera ed unica 'Grande Opera'. Se ci sarà un 'dopo' sarà comunque provvisorio come provvisoria è l' intera vita umana: avendo avuto un inizio, avrà una fine. 

Se viaggiate nel c.d. 'terzo mondo' vi accorgete che il nostro è interamente quel 'vecchio' 'mondo' che si avvia alla scomparsa, a prescindere dalla sua soppressione violenta, essendo relativo ad una stagione umana avviata al definitivo suo tramonto: nelle sue ideologie, nei suoi riti, nei suoi miti, nella sua schiavitù ammantata da 'diritti umani', nelle sue religioni monumentali che non hanno saputo riempire il cuore degli uomini, nelle sue chiacchiere insulse e vuote, nella sua mentalità che rinvia sempre al mondo del domani le attese sociali già fruibili da oggi.

Che problema vi fate ? Vi piace così tanto vivere in questa topaia da preoccuparvene anche da morti ? Perchè lo siamo già. Il nostro è già un mondo morto.


LuxIgnis hanno apprezzato
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