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Come va la guerra in Iraq?


Tao
 Tao
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L'esecuzione di Saddam Hussein riporta all'attenzione la guerra in Iraq, che continuava ad apparire solo sporadicamente sui notiziari. A più di tre anni dall'invasione del 2003 , forse si può provare a fare una valutazione della situazione.

Su questo punto, ci può aiutare uno schema riassuntivo pubblicato su "econbrowser", riprodotto nel seguito.

Econbrowser è un sito "neutrale" non particolarmente sovversivo nè conservativo e questi dati, da varie sorgenti ufficiali, sembrano affidabili. Li trovate riassunti QUI'
Dai dati, appare chiaro che la guerra non va bene, comunque si vogliano vedere le cose. La guerra non mostra il minimo segno di arrestarsi, anzi sembra aumentare in intensità. Il costo monetario di tutta la faccenda è spaventoso. Secondo Econbrowser i soli Stati Uniti spendono circa 8 miliardi di dollari al mese per l'occupazione dell'Iraq (vedi la figura sopra, sempre da Econbrowser, dove i dati sono riportati in miliardi di dollari)

Inoltre, le spese militari americane sono in costante aumento; si parla di oltre 9 miliardi per il 2007 che potrebbero aumentare a oltre 11 miliardi se il progetto di "surge" (balzo), ovvero di 20.000 uomini in più in Iraq, del presidente Bush sarà approvato. Fra Iraq e Afghanistan, il budget militare americano ammonta a circa 170 miliardi di dollari per il 2006, con ottime prospettive di passare i 200 miliardi per il 2007 (questa è solo una frazione del budget militare totale degli Stati Uniti). A questa somma vanno aggiunti i costi per i contingenti militari di altri paesi e, dopo tutto, anche gli insorti devono avere un loro budget anche se è molto probabilmente assai minore..

Tanto per dare un idea di queste cifre, 170 miliardi di dollari sono, approssimativamente, il 15% del PIL di una nazione come l'Italia. Sempre per dare un'idea dell'ordine di grandezza di cui si parla, suddivisi fra i 300 milioni di cittadini americani, sono 560 dollari (circa 420 euro) a persona all'anno. Ogni famiglia americana si accolla in media la spesa di circa 2000 dollari (1500 Euro) all'anno per sostenere le guerre in Iraq e in Afghanistan.

Il costo umano della faccenda è anche peggiore di quello monetario. Dai dati di Econbrowser emerge una realtà drammatica. Considerando solo i civili, il numero di morti fra gli iracheni ha raggiunto i 4000 al mese; ci sono ormai oltre 600.000 profughi interni, quasi due milioni di persone sono scappate dall'Iraq per sfuggire ai continui attentati, bombardamenti e povertà. La vita degli iracheni rimasti è sempre più difficile, senza lavoro, senza soldi, sempre più senza energia elettrica, senza combustibili e - più che altro - senza speranza. Su una popolazione che, prima della guerra, era di 26 milioni di abitanti, queste perdite sono spaventose, tenendo conto anche che chi riesce a scappare sono probabilmente le persone più istruite e quelle che sarebbero più necessarie per ricostruire il paese.

Dare un giudizio su questa disgraziata situazione dipende da quelli che erano gli scopi dell'invasione del 2003. Se lo scopo dell'attacco era l'eliminazione delle "armi di distruzione di massa", la cosa si è rivelata come il più grande spreco di soldi e di vite umane della storia dal tempo della torre di Babele (per rimanere con un esempio iracheno).

Se, invece, l'attacco all'Iraq era correlato al petrolio, come è stato detto più volte e confermato ufficialmente negli ultimi tempi anche dall' "Iraq study group" è particolarmente significativo il dato di Econbrowser sulla produzione petrolifera. Fra attacchi, sabotaggi, incertezze, mancanza di investimenti, la produzione petrolifera irachena è ferma e le proiezioni di grande espansione di prima dell'invasione si sono rivelate totalmente sbagliate. Inoltre, ci sono dati che indicano che i pozzi iracheni sono stati sovrasfruttati e mal gestiti, cosa che potrebbe averli danneggiati irreparabilmente, riducendone grandemente la capacità produttiva totale. Qualcuno ci aveva raccontato che lo scopo della guerra era di ridurre il prezzo del petrolio, ma questo è risultato un pochino ottimistico

E' difficile dire che cosa possiamo aspettarci adesso. La situazione sembra sempre più insostenibile sia in termini monetari che umani. Potrebbe semplicemente rallentare per progressivo esaurimento dei contendenti; oppure potrebbe aumentare di intensità ed espandersi anche ad altre regioni. Come si dice, al peggio non c'è mai fine.

Ugo Bardi
Fonte: http://www.aspoitalia.blogspot.com/
30.12.06


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marzian
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4.000 civili morti al mese? Cifra fasulla e assurda.

Minimo minimo siamo sui 20.000


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bstrnt
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Come va la guerra in Irak?

USA la più "grande democrazia" occidentale sta dimostrando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l'alto grado della sua civiltà.
Mi sento veramente rammaricato per gli americani intelligenti e veramente democratici come i Blum, i Chomsky, i Goodman, i Vidal e tanti altri che combattono questa dittatura direttamente dall'interno di questo quarto Reich che si sta consolidando.
Come nel terzo Reich le leve del potere di questa nazione sono in mano a dei criminali con gravissimi problemi psichici.
Questa se dicente e indecente "democrazia" apparentemente retta dall'idiota del villaggio globale, figlio di ex-presidente additato come ignobile pedofilo, con il suo vice, lo stupratore, Big Dick (vedi denuncia su Trance-Formation of America di Phillips e O'Brien), ha però ben altri Armand Jean Du Plessis (in arte Richelieu) che ne determinano le politiche.
I fantocci come Bush, Cheney, Rumsfeld sono esecutori poco intelligenti e alquanto incompetenti di direttive che vengono dall'alto; di qui la completa disfatta di un impero che mai ha saputo imporsi per moralità e alti principi.
Molti avevano previsto che alla caduta dell'Unione Sovietica e del comunismo sarebbe corrisposta la fine del capitalismo.
Mai nessuno si sarebbe immaginato che dalle ceneri del vecchio capitalismo sarebbe nato in mostro neo-cons, che purtroppo tutti conosciamo e che dobbiamo sopportare, che avrebbe riportato l'umanità indietro di parecchi secoli.
Il terzo millennio si è aperto all'insegna dell'oscurantismo e dell'ignoranza e gli USA, soprattutto questi USA, ne sono il vessillo e le stimmate.
Gli USA nelle loro stupide politiche si sono fatti terra bruciata intorno, non possono neppure illudersi in prospettiva del supporto (di convenienza) dell'Europa servile e prona degli attuali vertici europei, poiché la cultura europea sviluppatasi dopo secoli bui, di base è illuminata e ben distante dalla bassa cultura (da bullo da strapazzo) dell'americano medio.
Non passeranno 20 anni che gli americani malediranno la stupidità dei loro vertici e forse faranno subire a dei cow-boy da strapazzo la stessa fine che tanto arrogantemente questi hanno decretato per Saddam Hussein.
Non ci vuole un genio per capire che nel futuro prossimo non solo non vi sarà posto per 2 americhe, nemmeno per una Cina e un'America, figuriamoci poi se si mette di mezzo anche l'Europa!
La verità è che non ci sarà posto nemmeno per una sola America come quella che si sta delineando sotto l'amministrazione Bush.
Più dura l'attuale situazione, più vicina sarà la data della resa dei conti, e per noi occidentali (USA inclusi) non saranno certamente né rose né fiori.
Queste guerre infinite di bassa intensità (in Afganistan e in Irak, non ostante i trionfalismi delle oche starnazzanti), non solo stanno logorando il morale dell'esercito USA, ma stanno logorando anche l'economia USA.
Due nazioni, una dilaniata da una guerra che durava 20 anni e un'altra stremata da un vile embargo, stanno mettendo a dura prova l'esercito più "forte" del mondo!
Si aspettavano forse gli idioti neo-cons che nazioni che non avevano nemmeno le cose indispensabili per sostenersi, che potessero accettare uno scontro frontale contro l'esercito più equipaggiato del mondo?
Adesso se la prendano pure con l'Iran, così la debacle sarà ancora più completa, ma penso che i Richelieu attuali stiano tarpando alla grande le ali della anatra zoppa, se fino ad ora la guerra ha implementato i loro profitti, un prosieguo sulla stessa lunghezza d'onda non avrà decisamente lo stesso risultato, visto che attualmente la tendenza si sta invertendo.
Ma per gli USA, ritengo che l'unica salvezza sia quella di rifuggire i candidati siano essi repubblicani che democratici presentati dai poteri forti e magari cominciare a rivalutare candidati come Ralph Nader che per lo meno hanno una loro idea e una loro moralità.


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vraie
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se lo scopo era distruggere un Paese,
leader dell'economia mediorientale,
e un po' troppo vicino a Israele,
lo scopo è pienamente raggiunto
purtroppo


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Tao
 Tao
Illustrious Member
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E’ proprio vero che non si finisce mai di stupirsi. Nel dicembre del 2006, Bardi propone un consuntivo della guerra irachena tratto da un sito “neutrale, non particolarmente sovversivo né conservativo”.
In medio stat virtus, parrebbe l’imperativo da seguire: peccato che da tempo siamo a conoscenza di dati più affidabili di quelli citati da Bardi.
Uno dei dati più importanti riguarda il numero dei feriti, spesso ignorato o svilito per importanza: chi si occupa di questioni militati sa bene che è invece un indicatore importantissimo per valutare le sorti di una guerra.
Ebbene, al riguardo abbiamo addirittura le cifre fornite dal dottor Gene Bolles a Lakshmi Chaudhry, articolo pubblicato nel novembre del 2004 da Megachip con la traduzione di Simona Schimmenti. Perché la testimonianza di Bolles è importantissima?

Poiché Gene Bolles è stato primario del reparto di neurochirurgia di Landstuhl, in Germania, dove rimase fino al 1° febbraio 2004 per curare i feriti che giungevano dall’Iraq. La testimonianza di un americano che lasciò il suo posto in ospedale per venire in soccorso al suo paese dopo l’11 settembre: un americano – però – della “generazione del Vietnam”, e quindi “vaccinato” contro i trionfalismi dei politici e del Pentagono.
Landstuhl è l’ospedale dove vengono curati o smistati in altri ospedali i feriti dell’Iraq: sin dai tempi del Vietnam, le “rotte” dei feriti americani passano per la Germania, mentre le basi italiane sono per lo più utilizzate per lo smistamento dei materiali.

Cosa raccontò Bolles?
“Ho visto cifre che superano i 30.000 feriti. So che almeno in 20.000 sono stati evacuati per via aerea a Landstuhl.” Questo fino al gennaio del 2004!
“Ho visto che tra quei 33.000 (che hanno chiesto assistenza allo stato) c'è un alta percentuale di lesioni alla spina dorsale. Come neurochirurgo, ho visto tutte le denunce fatte in quella zona e posso solo dire che ce n'è un numero impressionante.”
Perché così tante lesioni vertebrali?
Perché elmetti e giubbotti antiproiettile riescono spesso a salvare la vita ai militari, ma nulla possono per i traumi che subiscono dagli scoppi o nel rovesciamento dei veicoli. Il giubbotto antiproiettile salva la vita a chi riceve un colpo di Dragunov in pieno petto, ma non serve a niente se l’Humvee sul quale il soldato viaggia viene colpito da un RPG.
Risultato: il numero dei morti viene in qualche modo contenuto, ma aumenta esponenzialmente quello dei feriti: riflettiamo che le cifre fornite da Bolles s’arrestano al gennaio 2004!

Fra l’altro, vengono dichiarati “feriti in combattimento” soltanto coloro che sono direttamente offesi da armi da fuoco o da esplosivi: se l’Humvee sul quale viaggia una pattuglia viene colpito e si rovescia, i feriti saranno soltanto feriti in un “incidente stradale”. In pratica, si sono “scontrati” con una mina o con un RPG e non rientrano nel computo generale dei feriti (wounded in combat).
Soltanto un terzo dei feriti riesce a rientrare nei ranghi, mentre un altro terzo è mutilato ed i rimanenti sono colpiti da varie sindromi depressive: ascoltiamo ancora Bolles:
“Così quando vengono feriti, per prima cosa si sentono in colpa di non essere con i propri commilitoni. Ma col passare del tempo, si rendono conto del prezzo che hanno pagato per la guerra e allora arriva la rabbia. E dopo la rabbia c'è la frustrazione, poi la tristezza, e infine la depressione. Si rendono conto che non potranno camminare mai più o che sono talmente sfigurati, che il resto della loro vita sarà difficilissima. Ma quando attraversano questa fase depressiva, nessuno scrive più nulla su di loro, non vengono mostrati.”
Questo avveniva a febbraio del 2004. Quale potrebbe essere – oggi – la situazione dei feriti e dei mutilati?
Compiendo una semplice proporzione, se in dieci mesi ci furono 33.000 feriti, nei rimanenti 34 dovrebbero essere stati circa 112.000. Una cifra attendibile? Non possiamo affermarlo con certezza, ma nel frattempo la situazione è peggiorata, c’è stata la battaglia di Falluja e – da tempo, oramai – le campagne di reclutamento negli USA sono diventate forsennate: nonostante i cospicui fondi (ed i “premi” per i reclutatori) non si riesce a trovare altra “carne da macello” per l’Iraq.
Qualcuno ricorda che, durante l’alluvione di New Orleans, la Guardia Nazionale della Louisiana non intervenne? Semplicemente perché non c’era! Era in Iraq.

Ora, negli USA, la Guardia Nazionale non è propriamente considerata una forza combattente: ha compiti di riserva e di protezione civile. Se si è giunti ad inviare la Guardia Nazionale, significa che si è già andati oltre ogni “raschiatura” di barile. Oggi, Bush promette altri 20.000 effettivi per l’Iraq, ma siamo curiosi di sapere dove li andrà a prendere: nelle scuole militari? Nelle carceri?
Siamo coscienti che lo zio Sam non si lascia fare i conti in tasca facilmente quando non gli conviene ma, almeno, nella ricerca delle fonti siamo un poco più attenti!

Carlo Bertani
bertani137@libero.it
www.carlobertani.it
3.12.06


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