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GLOBALISMO E COMUNISMO


mystes
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Prefazione al libro con lo stesso titolo pubblicato in Brasile dal quotidiano “Gazeta do Povo”:

 

 

Così come il dibattito mondiale su tutti i comportamenti della vita umana tende ad essere dominato dalle categorie del "politicamente corretto", di riflesso anche in Brasile il dibattito su questo tema internazionale è stato per molti anni soggetto al controllo di quel che potremmo chiamare il "diplomaticamente corretto".

In questo ambito interpretativo, con le sue caratterizzazioni obbligatorie e i suoi cliché facilmente applicabili a qualsiasi realtà, il fenomeno del globalismo non ammette alcuna designazione diversa dalla "teoria del complotto".

Durante una conferenza a cui ho partecipato nel 2017 sulla politica commerciale dell'allora presidente Donald Trump, ho sostenuto che, dagli anni '60, la sinistra americana è penetrata nel Partito Democratico e ha “occupato” il paese dagli anni '90, per attuare una politica economica e commerciale che ha contribuito alla distruzione della società americana rompendo la sua spina dorsale, l'industria manifatturiera, sottolineando che uno degli aspetti del globalismo era proprio il programma di disgregazione del tessuto sociale nei paesi occidentali rendendoli permeabili ad un'agenda progressista di origine marxista.

Ho osservato che la politica di re-industrializzazione promossa da Trump mirava proprio a recuperare la solidità sociale degli Stati Uniti sulla base di un concetto sano di nazione. Nella convergenza tra la globalizzazione capitalista e l'avanzare dell'ingegneria sociale marxista, ho identificato l'essenza del globalismo, e nella politica di Trump una reazione contro un tale progetto.

Nel corso della suddetta conferenza, un professore argentino di Relazioni Internazionali presente in platea ha cominciato a urlare: "Cospirazione, cospirazione!" dicendo di essere molto "spaventato" dalle mie parole. Gli altri diplomatici presenti mi guardavano con un volto incredulo. Ma dal fondo della sala, uno studente, mettendo prima le mani in testa, alzò subito una mano e disse "Eureka": "Non ci avevo mai pensato!" Il mio discorso - basato su fatti, numeri e dati – aveva mostrato il lato oscuro del diplomaticamente corretto e, ancor prima della disapprovazione generale, aveva trovato almeno una mente aperta in grado di rivedere le sue convinzioni e iniziare, chi lo sa, un'indagine che l’avrebbe portato a conclusioni forse diverse dalla mia, forse migliori e più solide, ma certamente diverse dalla riflessione condizionata dell'establishment, nella cui enciclopedia personale, basata alla Grande Enciclopedia Sovietica, il vocabolario "Globalismo" è definito solo come "Cospirazione!"

In seguito a questa esperienza, tra le altre cose, una volta assunta la carica di Ministro degli Affari Esteri, nel 2019 ho chiesto al mio governo che fosse organizzato un seminario sul globalismo, e in seguito una serie di dibattiti virtuali sullo stesso tema, in modo da riunire ricercatori e studiosi di differenti aree su questo fenomeno. Nel corso del mio mandato nel governo brasiliano Il Ministero non si è occultato dietro il confortante paravento del diplomaticamente corretto, e non si è limitato a produrre semplicemente studi e teorie. I pensatori che pensano e non solo ripetono come pappagalli, e gli studiosi che studiano e non solo copiano le cose degli altri hanno trovato modo di discutere e presentare quelle verità che il globalismo tanto odia e teme: le idee. Specialmente le idee sul globalismo stesso.

Tra i molti contributi brillanti dati a questi eventi, spicca quello di Flâvio Gordon. Gordon, nel suo e-book recentemente pubblicato, mostra, attraverso una profonda analisi dei documenti, che il globalismo esiste sotto forma di piani di dominio mondiale in programmazione da molti decenni, e che il globalismo avanza attraverso l'attuazione di questi programmi.

In questo lavoro, che adesso è un riferimento importante per lo studio del globalismo in Brasile, il progetto di una fusione del capitalismo con il socialismo e la creazione di un ordine globale in cui le potenze nazionali trasferiscono, volontariamente o no, le chiavi del comando al potere nazionale e transnazionale degli organismi internazionali mediante l’esistenza di altre entità impegnate nella creazione di società di controllo in tutto il mondo, è chiaramente definito e descritto.

L'interscambio del comunismo esplicitamente marxista-leninista con una nuova forma dello stesso progetto - quella del politicamente corretta – è ben sottolineato nelle pagine di questa magnifica opera. "Le classiche formulazioni sulla dittatura del proletariato" dice Flavio Gordon "(...) cominciano ad essere abbandonate [dagli anni '80] a favore di discorsi generici sul bene comune, la sicurezza di tutta l'umanità, la difesa del clima, la salute pubblica, l’ideologia di genere ecc." E’ un qualcosa di assolutamente cruciale, che l'establishment non capisce e non vuole capire: il comunismo è sempre stato un movimento in metamorfosi permanente, che cambia forma a seconda delle circostanze, senza abbandonare il suo progetto di dominio del mondo con la distruzione delle nazioni e il controllo integrale di tutti gli esseri umani (la cosiddetta" emancipazione" nel linguaggio cinico dei marxisti). Il globalismo, dicevo, è il comunismo del ventunesimo secolo. Il programma del comunismo, dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione dell'URSS nel 1991, ha semplicemente corrisposto a una nuova fase di quella metamorfosi, inaugurando un periodo in cui l'illusione della fine del comunismo è servita, appunto, come uno degli strumenti fondamentali per il consolidamento della nuova fase del progetto, sotto forma di globalismo. E quel che ci mostra Flavio Gordon, basandosi su una vasta ricerca che porta a conclusioni molto chiare (e sorprendenti per molti). Egli scrive: -"Il processo che ha avuto luogo in URSS e in Europa orientale alla fine del 1980 dovrebbe essere meglio inteso come una sorta di implosione controllata, progettato da grandi strateghi politici”; "l'abbandono del comunismo ortodosso a favore di agende globaliste era quindi parte essenziale del piano per distruggere l'immagine tradizionale del nemico.”

Dopo Lenin - dimostra Flavio - il comunismo si è sempre avvalso di metodi che non sembrano intrinsecamente socialisti (parole di Gorbaciov nella Perestroika) per perseguire il suo obiettivo finale e conquistare il potere. Non sono altro che alcuni di quei "metodi che non sembrano intrinsecamente socialisti", e che sono gli strumenti dell'agenda globalista che vediamo oggi impiegati per la conquista del potere: per esempio le risposte liberticide alla pandemia Covid, con l’intento di disarticolare le società democratiche, e il Grande Piano di Reset del Forum Economico Mondiale che predica un mondo senza sovranità nazionale e senza proprietà privata. Il progetto marxista-leninista è vivo e vegeto, questa è la conclusione inevitabile che traiamo dalla lettura dell'opera di Flavio Gordon. Emerge nell'opera altresì il consenso di una parte della scienza e del bene comune... con la Cina in prima linea".

Questa è una delle migliori e più fondate caratterizzazioni del globalismo che io conosca.

Spero che il lettore, dopo una o più letture del testo di Flavio Gordon, abbia la reazione dello studente che stava ascoltando le mie parole nel nel 2017: la percezione di essere di fronte a qualcosa di reale, profondo e minaccioso, il progetto globalista, in modo da acquisire la consapevolezza dell'esistenza concreta e della realizzazione di questo programma, che ci permetta di sfuggire al lavaggio cerebrale della correttezza politica. Alcuni possono rispondere, tuttavia, con l'atteggiamento di quel professore di Relazioni Internazionali: "Cospirazione! Cospirazione!. La suggestione globalista è confortevole. Ma se non sfondiamo quella cortina del criminalità sociale, se non ci svegliamo alla realtà di un mondo in cui il totalitarismo avanza e la libertà si ritira, saremo condannati a vivere una distopia in cui non serve chiudere gli occhi o gridare "cospirazione" contro coloro che li hanno aperti.

ERNESTO ARAUJO ex ministro degli esteri della Repubblica Federativa del Brasile.

https://especiais.gazetadopovo.com.br/lp/globalismo-e-comunismo/

Traduzione dal portoghese di Tommaso Loli

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ekain3
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Ma no, i globalisti non sono certo comunisti, nemmeno socialisti. Tutt'altro.
Quello a cui stiamo assistendo è se mai un mirabile esempio di lotta di classe dall'alto, l'esatto contrario della lotta di classe dal basso, che ha sempre caratterizzato il comunismo. 
Chiudo con una citazione di un pezzo di TheQuieterOne, in cui recensisce l'ottimo libro di Kees van der Pijl, State of Emergency, (è possibile chiedere che venga tradotto in italiano, o l'Italia è destinata ad essere culturalmente terzo mondo? Voi della redazione di come don Chisciotte potete per favore,  fare qualche cosa in proposito?) su substack.com:   
"Stiamo assistendo al consolidamento di un 'collettivismo oligarchico' universale, termine usato da Orwell: una tregua tra le classi dirigenti che tengono prigioniere le proprie popolazioni in uno stato di guerra nominale?"
Il "collettivismo oligarchico" sembra essere ciò che così tanti conservatori scambiano per comunismo/socialismo. Vedi i commenti in uno qualsiasi degli articoli di commentatori di destra (questa è ancora la maggior parte di loro) come esempi di questa assurdità astorica.
Errore facile da commettere se non si ha assolutamente idea di cosa sia il comunismo (per la cronaca, tutti gli sforzi profusi per controllare le persone, che è l'argomento centrale del libro, sono generalmente volti a reprimere e osteggiare gli istinti  socialisti e comunisti che tendono a venire dal basso).
Tutti gli orribili programmi finanziati dallo stato profondo che vengono segnalati ora, compresi quelli rivendicati come bottino di guerra dai nazisti, sono diretti allo stesso fine. Allo stesso modo, la prima e la seconda guerra mondiale furono "episodi in larga misura controrivoluzionari", come spiega il KvdP.
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mystes
Noble Member
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Pubblicato da: @ekain3
Ma no, i globalisti non sono certo comunisti, nemmeno socialisti. Tutt'altro.
Quello a cui stiamo assistendo è se mai un mirabile esempio di lotta di classe dall'alto, l'esatto contrario della lotta di classe dal basso, che ha sempre caratterizzato il comunismo. 
Chiudo con una citazione di un pezzo di TheQuieterOne, in cui recensisce l'ottimo libro di Kees van der Pijl, State of Emergency, (è possibile chiedere che venga tradotto in italiano, o l'Italia è destinata ad essere culturalmente terzo mondo? Voi della redazione di come don Chisciotte potete per favore,  fare qualche cosa in proposito?) su substack.com:   
"Stiamo assistendo al consolidamento di un 'collettivismo oligarchico' universale, termine usato da Orwell: una tregua tra le classi dirigenti che tengono prigioniere le proprie popolazioni in uno stato di guerra nominale?"
Il "collettivismo oligarchico" sembra essere ciò che così tanti conservatori scambiano per comunismo/socialismo. Vedi i commenti in uno qualsiasi degli articoli di commentatori di destra (questa è ancora la maggior parte di loro) come esempi di questa assurdità astorica.
Errore facile da commettere se non si ha assolutamente idea di cosa sia il comunismo (per la cronaca, tutti gli sforzi profusi per controllare le persone, che è l'argomento centrale del libro, sono generalmente volti a reprimere e osteggiare gli istinti  socialisti e comunisti che tendono a venire dal basso).
Tutti gli orribili programmi finanziati dallo stato profondo che vengono segnalati ora, compresi quelli rivendicati come bottino di guerra dai nazisti, sono diretti allo stesso fine. Allo stesso modo, la prima e la seconda guerra mondiale furono "episodi in larga misura controrivoluzionari", come spiega il KvdP.

Infatti sono i marxisti che si stanno convertendo, per interesse o chissà mai per quale diabolico motivo, al globalismo e al neo-capitalismo mondialista fornendo loro il supporto ideologico e totalitario che fino adesso camuffavano sotto l'usbergo delle buone intenzioni socialiste.

 


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