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Ossezia, è la guerra annunciata


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Nel Caucaso tornano le fiamme della guerra. Mentre la Cecenia è sempre in stato d’allerta ora esplode l’Ossezia del Sud, territorio situato nell’ambito dei confini della Georgia e che, da anni, rivendica la sua autonomia da Tbilissi dopo aver autoproclamato una sua repubblica, eletto un suo presidente e formato il suo esercito. La situazione è giunta ora ad un punto di non ritorno ed è guerra. Da una parte, in difesa, i sudisti ossetini di Eduard Kokojtym dall’altra, all’attacco, i georgiani di Michail Saakavili. Le truppe di Tbilisi, intanto, varcano i confini e puntano sulla capitale Tskhivali. I georgiani - forti dell’appoggio diplomatico degli Usa e dotati di armi americane - mobilitano anche i riservisti e riescono a colpire i villaggi ossetini con un fitto fuoco di mortai e lanciarazzi. Danno il via a bombardamenti aerei contro la provincia autonoma ribelle: cinque caccia georgiani Sukhoi-25, in due ondate successive colpiscono le postazioni sud-ossetine nei dintorni del villaggio di Tkverneti.

Gli aerei dell’armata di Tbilisi attaccano anche un convoglio umanitario inviato dal presidente dell'Ossezia del nord - che è il territorio situato nell’ambito della Russia - Teimuras Mamsu. Bombardano poi anche il quartier generale delle forze di pace della Csi (per lo più russe). Ed è chiaro, a questo punto, che la guerra è esplosa a tutti i livelli. La parola è alle armi e il Caucaso vive ore drammatiche mentre si cominciano a contare i morti.

In Russia - paese indirettamente chiamato in causa perchè sotto la sua giurisdizione c’è l’Ossezia del Nord - sono già impegnte le unità di crisi al Cremlino e ai ministeri della Difesa e degli Esteri. Le fonti d’informazione ufficiali rendono noto che "sotto la direzione del presidente Dmitri Medvedev", Mosca sta studiando in queste ore "misure d'urgenza" per "ristabilire la pace" nella regione e difendere, di conseguenza, i cittadini russi presenti nella repubblica separatista, che rappresentano circa il 90% circa della popolazione. Impegnato in questa operazione d’emergenza anche il Consiglio di Sicurezza dell’Onu che, su richiesta della Russia, si è riunito per consultazioni in una rara sessione notturna per discutere l'escalation del conflitto.

Si apprende anche che Mosca aveva già messo in agenda della riunione un breve testo di dichiarazione in cui i Quindici del Consiglio erano chiamati ad esprimere "preoccupazione per l'escalation delle violazioni nella zona del confine georgiano-sud osseziano" e si invitavano le parti in conflitto a rinunciare alla violenza. Una frase, quest'ultima, a cui la Georgia è contraria e su cui Stati Uniti e Gran Bretagna avrebbero espresso riserve. Il Consiglio è quindi passato a riunirsi in seduta pubblica senza aver raggiunto l'unanimità.

La situazione, ora, è in piena evoluzione. Continuano infatti i raid aerei e gli attacchi con mezzi blindati. Gli ossetini si difendono con una lotta partigiana che coinvolge, praticamente, tutta la popolazione (gli abitanti della regione sono 65.000). Si combatte ai confini con la Georgia e si cerca di contenere l’avanzata delle truppe di Tbilisi che hanno le loro basi di appoggio nei villaggi di Ergneti e Nikozi. Contemporaneamente nella capitale ossetina il presidente Kokojty annuncia che se la situazione precipiterà sino al punto di mettere in pericolo l’sistenza dell’autonomia dell’Ossezia del Sud farà appello a volontari che potrebbero arrivare da tutto il Nord-Caucaso. Scenderebbero in campo anche i cosacchi el Don. Kokojty, inoltre, accusa gli Usa e l’Ucraina di soffiare sul fuoco perchè avrebbero fornito alla Georgia, rispettivamente, 120 e 40 armi di precisione.

E tutto avviene mentre il presidente di Tbilissi, Saakasvili, (un reazionario di stampo fascista al servizio degli americani) mostra sempre più i muscoli. Certo dell’appoggio occidentale non molla nei confronti di una Ossezia sudista che non vuole restare sotto il tallone di una Georgia che è da sempre nemica di questo popolo di contadini e pastori che ora si trova attaccato.

L’unico appoggio che gli potrebbe venire è quello della Russia, il paese confinante dove, appunto, è collocata la Repubblica autonoma dell’altra Ossezia, quella del Nord. Ma se la Russia dovesse intervenire vorrà dire che Mosca ha scelto la guerra diretta con Tbilissi. Ma nonostante tutte le prudenze e le preoccupazioni di ordine diplomatico il generale Valerij Evtukhovich, che comanda le truppe dei paracadutisti russi di stanza nell’area della Ossezia del Nord, dichiara che «in caso di necessità» i suoi uomini sono pronti a intervenire. E così si comprende bene che il periodo delle astuzie politiche e diplomatiche è già alle spalle. Si è nel pieno di un crisi che non è solo caucasica, ma europea. Con Tbilissi che proprio sull’onda di questa guerra da poco iniziata ritiene sempre più importante rafforzare i suoi legami con la Nato e con gli Usa per assicurarsi la completa e futura integrità territoriale. Intanto le bombe cadono su Tskhivali. Ma l’eco arriva al Cremlino dove si pone, oggi più che mai, il problema del che fare.

Carlo Benedetti
Fonte: http://altrenotizie.org/
Link: http://altrenotizie.org/alt/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=61141&mode=thread&order=0&thold=0
8.08.08


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